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Critica Della Ragione Liberale Una Filos

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Andrea Zhok

Critica della ragione liberale


Una filosofia della storia corrente

MELTEMI
Meltemi editore
www.meltemieditore.it
[email protected]

Collana: Visioni eretiche, n. 8


Isbn: 9788855191531

© 2020 – meltemi press srl


Sede legale: via Ruggero Boscovich, 31 – 20124 Milano
Sede operativa: via Monfalcone, 17/19 – 20099 Sesto San Giovanni (MI)
Phone: +39 02 22471892 / 22472232

In copertina: immagine di Giorgio Perich


Indice

Sezione prima
9 Genealogia del capitalismo e della ragione liberale
9 1. Introduzione: Apogeo o capolinea?
13 2. Nota metodologica di filosofia della storia
15 3. Genealogie della ragione liberale
15 3.1 La genealogia del trionfo liberale in Fukuyama
18 3.2 La genealogia del trionfo liberale in Foucault
21 4. Il “liberalismo reale” e le origini del capitalismo
27 5. Genealogia dell’individualità
30 5.1 La mente alfabetizzata
33 5.2 L’accelerazione moderna
36 5.3 La mente individuale e i suoi limiti
38 6. Genealogia della tecnoscienza
39 6.1 Concetti portanti della rivoluzione scientifica
42 6.2 Il ruolo della scrittura numerica alle origini
della tecnoscienza
44 7. Genealogia del denaro e del mercato
45 7.1 I prodromi funzionali del denaro:
la riserva di valore
46 7.2 Il medio di scambio
47 7.3 L’unità di conto (o misura del valore)
48 7.4 La nascita del denaro
51 7.5 Le origini del denaro e del mercato
56 8. La grande convergenza
Sezione seconda
61 Nascita della ragione liberale
61 9. Nascita della ragione liberale
62 9.1 Hobbes e la nascita dei “diritti naturali”
65 9.2 La trasformazione delle idee di “libertà”
e “diritto”
65 9.2.1 Sul diritto di natura
68 9.2.2 Sull’idea di libertà
70 9.3 Locke e il diritto di proprietà
76 9.4 Adam Smith e la socialità involontaria
81 10. Il nucleo della ragione liberale e i liberalismi

Sezione terza
87 La consacrazione della ragione liberale
nell’economia neoclassica
87 11. La nascita dell’economia di mercato
91 12. La nascita della “scienza economica”
97 13. Lo scambio originario e gli assiomi
del comportamento del consumatore
104 14. I principi della concorrenza perfetta
106 14.1 Sulla massimizzazione
107 14.2 Sulla mutua indipendenza delle decisioni
108 14.3 Le normatività del mercato perfetto
112 14.4 La costituzione economica degli enti
non-economici
116 15. L’imperialismo economico e la distopia liberista

Sezione quarta
125 Per una storia dello Stato liberale
125 16. Dalle città-stato allo Stato nazione
129 17. Dallo Stato nazione allo Stato imperialista
131 18. Dal collasso dello Stato liberale allo Stato
neoliberale
139 19. Il neoliberismo come destino o come incidente
Sezione quinta
149 I “luoghi naturali” della ragione liberale
154 20. Il mezzo come fine: mobilità e sradicamento
159 21. Il prezzo come valore e l’orizzonte
del nichilismo
171 22. La disgregazione dell’individuo
182 23. La disgregazione delle comunità umane
187 23.1 La perdita dell’unità sociale
189 23.2 L’impoverimento del tessuto morale
194 23.3 Il degrado della funzione pubblica
196 24. Nota sul degrado ambientale
199 25. Revisione e sintesi
200 25.1 La “grande convergenza”
201 25.2 In principio fu Hobbes
202 25.3 Da opinione politica a scienza del capitalismo
204 25.4 Lo Stato liberale tra “classe” e “popolo”
205 25.5 Lo Stato neoliberale come funzione accessoria
del mercato
208 25.6 Tre contraddizioni materiali
215 25.7 Quattro “distruzioni creative”:
del valore, dell’essere, dell’identità, del limite

Sezione sesta
219 Regimi della ragione liberale
221 26. Ragione liberale e obiettivismo naturalistico
221 26.1 L’ascesa della Tecnica e l’ipostasi del mezzo
225 26.2 Naturalismo filosofico e stilemi analitici
235 27. Ragione liberale e postmodernismo filosofico
235 27.1 Preambolo
237 27.2 Il postmodernismo filosofico e il ’68 francese
238 27.3 Foucault
241 27.4 Deleuze
242 27.5 Lyotard
244 27.6 Derrida
246 27.7 Baudrillard
248 27.8 Il postmodernismo come liberalismo
inconsapevole
252 27.9 Nietzsche, patrono del postmodernismo
255 28. Ragione liberale e diritto naturale soggettivo
255 28.1 L’insufficienza fondativa della ragione liberale
257 28.2 Prodromi storici dei “diritti umani”
260 28.3 La Dichiarazione Universale
dei Diritti dell’Uomo (1948)
265 28.4 La logica traviante dell’appello ai diritti umani
268 28.5 L’individualismo metodologico dei diritti umani
270 28.6 La logica “rivendicazionista” dei diritti umani
274 28.7 La strutturale manipolabilità dei diritti umani
280 28.8 L’era dell’arbitrio dissimulato
283 29. Ragione liberale e liquefazione sociale
(dal second-wave feminism al postumanismo)
284 29.1 Le origini
288 29.2 Rivoluzione industriale e primo femminismo
290 29.3 Il femminismo della “seconda onda”
204 29.3.1 Sul “patriarcato”
298 29.3.2 Sesso e genere
307 29.4 Sulle “politiche dell’identità”
312 29.5 Sul “politicamente corretto”
315 29.5.1 La sacralizzazione della “vittima”
317 29.5.2 La guerra rivendicativa di tutti contro tutti
320 29.5.3 La politicizzazione del vero
323 29.5.4 Il “politicamente corretto”
come egemonizzazione etico-politica
326 29.6 La ragione liberale come “disumanismo”
340 30. Elogio funebre della ragione liberale
341 30.1 Elogio del progresso liberale
343 30.2 Le due globalizzazioni
344 30.3 Logica e struttura della disgregazione
347 30.4 Ideologie della disgregazione:
la prima falsa opposizione
352 30.5 La seconda falsa opposizione
354 30.6 Quali uscite dal vicolo cieco della storia corrente?
358 30.7 Marcia funebre

363 Bibliografia
Sezione prima
Genealogia del capitalismo
e della ragione liberale

1. Introduzione: Apogeo o capolinea?

Cercar di comprendere le tendenze di fondo di un proces-


so storico entro cui si è collocati è un’operazione complessa,
rischiosa, ma nondimeno eticamente necessaria. Il periodo
storico in cui si trovano collocati lo scrivente e il suo cortese
lettore è generalmente riconosciuto come un periodo infor-
mato da una prospettiva ideologica liberale e da un indiriz-
zo economico capitalista. Gli ultimi dieci anni dello scorso
millennio sono apparsi ai più come gli anni del trionfo del
liberalismo e del capitalismo, in Occidente prima e poi sulla
strada dell’espansione planetaria. Oggi, a quasi tre decenni di
distanza, quell’apogeo potrebbe sembrare un capolinea, un
punto terminale, che mostra punti di frattura e crisi diffuse, e
dove la stessa (recente) supremazia del modello liberalcapita-
listico occidentale viene messa in discussione. Se questi venti
di crisi annuncino un capovolgimento storico, e se sì, di quale
natura, è per noi impossibile da determinare, e l’esibizione di
facoltà profetiche non è tra le ambizioni di chi scrive. Ciò che
però si può, e anzi si deve tentare, è una comprensione delle
faglie apparenti nel contemporaneo modello liberal-capitali-
sta, a partire da un’identificazione della sua essenza storica.
La maggiore difficoltà nell’uso di termini come “liberale”
e “capitalista” sta nella loro sostanziale ubiquità. Almeno in
Occidente è arduo trovare istanze etico-politiche che non
10 CRITICA DELLA RAGIONE LIBERALE

si dicano in qualche modo “liberali”, e ordinamenti socio-


economici che non si dicano in qualche modo “capitalisti”.
Questi termini sono perciò difficili da maneggiare proprio
per la loro diffusione tanto sulle bocche dei sostenitori che
dei detrattori: come l’aria che respiriamo sono difficilmente
identificabili proprio per la loro onnipresenza. Pochi potreb-
bero contestare che l’attuale storia occidentale (e in seconda
battuta la storia globale) sia tributaria a processi che hanno
preso le mosse dall’imporsi di una visione liberale, e pochi
potrebbero contestare che gli ultimi decenni siano inqua-
drabili in una storia segnata da processi “neoliberisti” (o
“neoliberali”). La principale difficoltà qui non è convincere
della plausibilità di queste idee, quanto di sostanziarle con
un chiaro contenuto che non suoni logoro, stantio o retorico.
Come cercheremo di mostrare, la vaghezza semantica
di queste espressioni, e in particolare del termine “libera-
le”, rappresenta uno dei maggiori ostacoli a sviluppare una
discussione che non sia superflua o stancamente elogiativa
(“siamo tutti liberali, complimentiamoci l’un l’altro”). L’in-
tento del presente lavoro è innanzitutto quello di spostare la
discussione sul liberalismo dal piano tradizionale della storia
delle dottrine politiche a quello della filosofia della storia.
Ciò che ci preme esaminare è il senso del movimento storico
associato alla nascita e diffusione delle prospettive liberali,
mentre ci interessa poco l’enumerazione esaustiva di tutte le
elaborazioni che a vario titolo possono esser dette “libera-
li”. L’ampiezza, vaghezza e multiformità delle tesi ascrivibili
a qualche titolo a un’ispirazione liberale tende a occultare
quel nucleo storico del “liberalismo reale” che ha rappre-
sentato la cellula generativa e il propellente delle maggiori
trasformazioni degli ultimi tre secoli, nel bene e nel male. Il
nostro interesse va tutto all’identificazione di questo noccio-
lo di efficacia storica, che non include tutto ciò che a vario
titolo è stato messo sotto il cappello “liberale”. Esiste una
linea di sviluppo centrale che si è tradotta gradualmente in
istituzioni, comportamenti, pratiche sociali, costumi, sistemi
economici, manifestando sempre più nettamente il proprio
Genealogia del capitalismo e della ragione liberale 11

carattere di fondo: identificheremo questa linea fondamen-


tale con l’espressione “ragione liberale”.
Nelle pagine che seguiranno, dopo una premessa meto-
dologica, procederemo con un tentativo di individuare una
genealogia delle motivazioni di lungo periodo sfocianti nella
nascita della visione liberale (capp. 3-8). Nella seconda se-
zione (capp. 9-10) identificheremo il nucleo teorico di ciò
che chiameremo “ragione liberale” e che si sovrappone ori-
ginariamente con ciò che va sotto il nome di “liberalismo
classico”. Nella terza sezione (capp. 11-15) esamineremo il
passaggio storico in cui il liberalismo classico si innesta nel
nuovo modello economico “neoclassico”, fornendo alle for-
me argomentative della ragione liberale una nuova efficacia,
con pretese di “scientificità”. Nella quarta sezione (capp. 16-
19), cercheremo di chiarire il rapporto storico complesso tra
la formazione dello Stato moderno, la sovranità democratica,
e la maturazione della ragione liberale. Questo rapporto ri-
chiede un’analisi a parte in quanto la confusione circa i rap-
porti tra Stato e mercato da un lato, e democrazia e “società
civile” (la bürgerliche Gesellschaft di Hegel) dall’altro è stata
all’origine di molti fraintendimenti contemporanei.
Le ultime due sezioni coprono più di metà del testo e si
dedicano a un’analisi delle espressioni della ragione libera-
le nella contemporaneità. La quinta sezione (capp. 20-25)
prende in esame alcuni meccanismi strutturali portati alla
luce dalla ragione liberale; si tratta di implementazioni socio-
economiche che producono sistematicamente processi de-
generativi sul piano etico, assiologico, psicologico, sociale,
politico e ambientale. In questa sezione si faranno emergere
le ragioni di fondo all’origine di un’ampia parte delle ten-
denze disgregative del mondo contemporaneo, dalla crisi
dell’identità personale a quella delle identità collettive, dal
degrado della politica come funzione pubblica a quello degli
equilibri ecologici. La sesta sezione (capp. 26-30) si dedica in
maniera analitica a esaminare le modalità ideologiche, spesso
inconsapevoli, in cui l’egemonia della ragione liberale trova
espressione nel mondo contemporaneo. Questa è la sezio-
12 CRITICA DELLA RAGIONE LIBERALE

ne destinata probabilmente a sollevare più controversie, in


quanto il carattere egemonico della ragione liberale da un
lato ha “santificato” alcune istanze, ponendole virtualmente
al di là della “contendibilità” e dall’altro ha creato potenti
meccanismi a loro difesa. Verranno qui sottoposti a critica gli
stilemi del naturalismo scientifico e quelli del postmoderni-
smo filosofico, l’impianto giustificativo del “discorso sui di-
ritti umani” e quello del second-wave feminism, il moralismo
“politicamente corretto” e l’immoralismo postumanistico.
Per intendere le argomentazioni di questo lavoro bisogna
tenerne fermo l’intento sistematico, unitario – che peraltro si
radica in un retroterra di analisi particolari dispiegatesi in la-
vori precedenti1. Intendere questa o quella critica particolare
come estemporanea ed estrapolabile dal contesto argomen-
tativo, crea le condizioni per un fraintendimento. Al fine di
rendere la lettura utile anche per chi poi ritenga di contestarla,
è opportuno accostarsi a queste pagine avendo chiaro il senso
complessivo dell’analisi. Come verrà ribadito in più punti, non
si tratta mai di esprimere una critica liquidatoria forfettaria di
tendenze culturali che hanno avuto, e continuano ad avere,
ampio seguito. Si tratta invece di mostrare come tali tendenze
(in forme e misure molto variabili) siano abitate inconsape-
volmente da istanze della ragione liberale, istanze che si sono
appropriate nel tempo di propositi spesso condivisibili, con-
ferendovi però una forma peculiare e altamente problematica.
Come sempre accade quando si cerca di affrontare in modo
critico un’egemonia culturale consolidata, che ciò possa susci-
tare un congruo grado di irritazione è da mettere in conto. Ma
questo è un rischio naturalmente connesso a ogni prestazione
di tipo riflessivo che non si limiti a essere innocua o ridondante.

1
Chiedo venia in anticipo per i frequenti rinvii a miei testi precedenti,
dove sono stati elaborati i presupposti di natura ontologica, epistemologica e
assiologica qui operanti. Il presente scritto è intelligibile senza quei riferimen-
ti, ma acquisisce piena fondatezza solo alla loro luce.

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