GEO - Classe Terza - Approfondimenti - Testi - Geopolitica
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Geopolitica
Il termine “geopolitica” è stato coniato all’inizio del Novecento dal politologo, sociologo e
geografo svedese Rudolf Kjellén, per indicare quel complesso di problemi politici che traggono
origine da fatti d’ordine territoriale, in particolare quando si considera lo Stato come un organismo
che nasce, si sviluppa e decade, e che, al pari degli esseri viventi, ha bisogno di uno spazio vitale in
cui estendersi, crescere e trovare risorse utili alla propria sopravvivenza.
Il termine ebbe larga fortuna tra le due guerre mondiali, soprattutto nella geografia politica
tedesca, da cui si sviluppò una scuola guidata da Karl Haushofer, che negli anni successivi alla
Prima Guerra Mondiale viaggiò in Estremo Oriente e Giappone. Tale scuola, dopo aver enunciato
alcune apprezzabili teorie, subì un’involuzione verso forme esasperate di determinismo e verso
un’azione di legittimazione della politica espansionista e razziale del nazismo, avvenuta nel corso
degli anni Trenta all’interno degli stati europei di lingua tedesca e dell’Europa Orientale, che
l’ideologia nazista considerava come il proprio Lebensraum (“spazio vitale”). Proprio dal fatto che
la geopolitica venne impiegata per giustificare l’espansionismo tedesco, il concetto stesso di
geopolitica venne visto con sospetto e non fu accolto dalla comunità scientifica internazionale.
Dagli anni 1970 in poi, si è assistito a una ripresa della geopolitica, soprattutto in forma di studi
delle relazioni internazionali, fondate su rapporti di forza, per il controllo dello spazio e delle
risorse.
Le vicende della geopolitica hanno complicato il dibattito sulla sua collocazione nei campi del
sapere, tanto che essa non ha una definizione precisa ed univoca: alcuni studiosi hanno di fatto
identificato la geopolitica con la geografia politica; altri hanno assegnato alla geopolitica lo studio
delle tendenze espansive di Stati e nazioni, lasciando alla geografia politica la descrizione
esplicativa delle situazioni in atto; altri ancora ritengono che la differenza consista nella diversità
dei ruoli tra le diverse discipline geografiche (applicativo quello della geopolitica, più astratto
quello della geografia politica).
L’accennata ripresa d’interesse per la geopolitica negli anni Settanta nasce da una
riconsiderazione, soprattutto in Francia, negli USA e nell’allora Unione Sovietica, dei rapporti
internazionali in chiave geografica. In tal senso, il ritorno dell’interesse per la geopolitica non ha
comportato una rottura con la tradizione, ma piuttosto una rivalutazione di taluni alcuni (quelli
legati alle posizioni reciproche tra Stati e all’accessibilità alle comunicazioni, alle risorse, ai mercati)
che le analisi di politica internazionale avevano trascurato.
Il risveglio della geopolitica si è poi trasformato in moda culturale, con una fioritura di iniziative
in campo editoriale (per l’Italia, è da segnalare la nascita, nel 1993, della rivista Limes, diretta da
Lucio Caracciolo).
Il campo di applicazione delle analisi geopolitiche si è indubbiamente ampliato: accanto al
tradizionale ambito delle relazioni tra gli stati, per il quale il riferimento obbligato continua a
essere lo Stato, sono apparsi i problemi dei gruppi etnico-linguistici; i temi demografici e dello
sviluppo umano, con speciale riguardo ai flussi migratori di popolazione e alla diffusione del
benessere; le questioni relative all’allocazione delle risorse; l’esame dei flussi di materie prime,
capitali e informazioni; lo studio della competizione per le risorse naturali e le politiche ambientali.
Anche nell’ampliarsi di questo quadro di interessi, la definizione di geopolitica rimane
sostanzialmente la medesima espressa nel momento della sua prima elaborazione: e cioè che dalla
distribuzione e dalla disposizione di climi, biomi, risorse, popolazione e fenomeni nello spazio
geografico, derivi almeno una parte dei comportamenti politici e che, perciò, in base all’analisi di
quella disposizione sia possibile interpretare gli eventi verificatisi nel passato e immaginare scenari
futuri.