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Linguistica Italiana - Lezioni

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Linguistica italiana 3/10, non fare capitoli 1 e 10

Geosinonimo: parola non dell’italiano standard che designa un qualsiasi prodotto


che in altre regioni si chiama in un altro modo. Es: gomma cicles in piemonte o
momma in sicilia.
Geo-geograficamente limitata
L’italiano assorbe i dialetti, ricca di “dialettismi” cioè una parola che viene prese in
prestito dal dialetto all’italiano. L’italiano ha bisogno dei dialetti.
Nell’italiano si ha avuto una selezione di alcuni termini dialettali perché all’inizio
l’italiano era povera di termini e quindi è nato il bisogno di prelevare dei termini dei
vari dialetti.
Il piemontese, o emiliano, è un dialetto gallo-italico perché ha una serie di elementi
di origine celtica a differenza del dialetto italico o gallo-romanzo.
La gorgia toscana è un fenomeno fonetico dove la C si sente come una H, tipica dei
toscani. In questo caso si perde d’intensità, o addirittura caduta, nella pronuncia
della parola stessa. La H deve trovarsi tra due suoni vocalici, se proceduta da
consonante la gorgia non vale perché la consonante le dà forza.
Es: La mi Hasa; A Casa.

Il fenomeno di sostrato è l’insieme delle lingue che si trovavano prima del latino, con
quest’ultimo che le ha cancellate. Queste lingue “cancellate” influenzarono il latino
di area in area.
Il dialetto è una LINGUA, una stessa lingua può presentarsi in varie varianti, il dialetto
è proprio un’altra lingua perché una persona NON locale può non capire il dialetto.
Es: Piemontese con un palermitano.

All’interno di una stessa regione si possono parlare dialetti diversi.


Gergo: lingua segreta o usata da un particolare gruppo. Cicchetto è un gergo dal
“piccolo”, piccolo bicchierino in questo caso.
Geo-omonimi: stessa parola che ha significati diversi ma limitata in un’area.

Derivanze:
“assassino” deriva dall’arabo: hashish, nel 12esimo secolo si indicava una setta di
assassini;
“CIAO”, è una parola dialettale, deriva da schiavo e dal veneziano (sclavus), passa poi
nel 800’ alla Lombardia e perde il suo originario significato.
“melanzana” deriva dall’arabo.

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La linguistica è una scienza del linguaggio e delle lingue
(linguaggio: competenza innata attraverso i simboli, lingue: la
realizzazione pratica attraverso la voce o la scrittura).
La linguistica italiana si concentra in particolare sulla lingua del
territorio italiano. Essa approfondisce più campi di ricerca quali la
-fonetica (studio dei suoni dell’apparato fonatorio);
-morfologia (studio dei morfemi, le parole formali);
-la sintassi (struttura della frase, parole che si uniscono per
formare una frase o un insieme di frasi di senso compiuto);
-semantica (combinazione delle parole e significato);
- lessicologia (studia le parole di una lingua);
-lessicografia (produzione di strumenti che raccolgano e
definiscano il lessico di una lingua ossia i dizionari).
La linguistica si suddivide in ulteriori sottoinsiemi:
-Linguistica interna: senza considerare i rapporti che la lingua può
avere in un contesto esterno, sociale;
-Linguistica esterna: relazione ad altri aspetti come il territorio,
gruppo sociale o momento storico;
-Linguistica sincronica: studia una determinata lingua in un
determinato momento storico, ampio o meno ma determinante
(sin-cronos: con il tempo, contemporaneo);
-Linguistica diacronico: attraverso il tempo (dia-cronos), e studia
l’evoluzione della lingua nel tempo;
-Linguistica storica: fenomeni evolutivi della lingua nel proseguo
della storia;
-Linguistica comparata: studio di due o più lingue seguendo un
processo di comparazione tra esse, per esempio la linguistica
romanza si occupa dello studio comparato delle lingue romanze
(latino).
-Dialettologia: scienza del linguaggio che si occupa dello studio
dei dialetti in Italia;
-Geografia linguistica: studio della distribuzione geografica delle
lingue;
-Etnolinguistica: lingue remote, cultura di un territorio o parlanti;
-Sociolinguistica: culture moderne;
-Psicolinguistica: lingua della psicologia, meccanismi psicologici
che sono alla base dell’acquisizione e uso della lingua;
-Neurolinguistica: studio e problemi del sistema nervoso che
causano patologie.
La linguistica scientifica nasce nel ‘800/’900 ma esiste anche una
linguistica pre-scientifica con il primo sistema alfabetico molto più
antico attraverso segni o simboli. Il primo alfabeto che associa un
segno ad un suono è quello greco, di modello fenicio, seppur
simbolico, tutto ciò grazie a Platone e Aristotele.
A Roma, invece, l’opera di Quintiliano punta a formare nuovi
oratori.
Nel Medioevo si hanno tante altre lingue, le lingue romanze.
Tra la fine del 200 e l’inizio del 300 si ha una vera e propria
“questione della lingua” iniziata da Dante dove si chiede, nel De
Volgari Eloquentia, quale fosse l’origine della lingua italiana,
escludendo quelle del nord-ovest. Nel 1525 si ha la nascita della
lingua italiana sul modello fiorentino 300esco del modello di
Dante, Petrarca e Boccaccio.

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La linguistica diventa moderna nel corso del 800’ con Franz Bopp,
mette in relazione tra loro lingue remote con collocazione
geografica diversa ma manifestano tratti comuni, si somigliano
derivando da una lingua comune. Il suo è un sistema di
comparazione dimostrando che le lingue non nascono per caso
ma derivano tutte da una lingua comune ma sconosciuta: il
protoindoeuropeo.
Sanscrito, avestico, Zend, greco, latino, gotico e tedesco la sua
opera più importante dove attua una comparazione tra queste
lingue che appartengono ad una famiglia di protoindoeuropeo.
In Italia, Graziadio Isaia Ascoli studia l’origine delle parole delle
diverse lingue e studia le lingue romanze e indoeuropee. Scopre
inoltre due ceppi linguistici: la lingua ladino (dialetto italiano
dolomitica) e lingua francoprovenzale (valle d’aosta), che fino ad
allora era considerata solo una lingua francese ma Ascoli dimostra
il contrario... una lingua indipendente.
Ascoli è stato il primo a dimostrare che i dialetti non sono semplici
varianti della lingua nazionale ma vere e proprie lingue a sé
perché hanno una propria sintassi, lessico e morfologia.

Lingue indoeuropee: le lingue parlate al mondo sono considerate


più di 7 mila, nella linguistica non importa chi parla una
determinata lingua o la distribuzione geografica ma conta la
genealogia, cioè lo studio delle lingue attraverso i rapporti di
parentela che ci sono tra le lingue (linguistica comparata). Un
modello da cui abbiamo sottofamiglie e altri ceppi minori come
un albero genealogico. Una tra le famiglie più importanti è quella
della famiglia indoeuropea di cui fanno parte altre lingue.

Le sottofamiglie sono: lingue romanze/italico (blu); germaniche


(rosso); celtiche (arancione); slave (verde); baltiche (verde
chiaro); albanesi (azzurro); greco antico (giallo); indoiranico (india
e Iran); Caucaso (tra lingue slave e indoiranico); Ugrofinniche
(ungheria ecc..); nipponiche; basco. Lingue creole nascono dalla
combinazione tra una lingua indoeuropea e locale.
Lingue neolatine (italiano e lingue romanze) derivano o, meglio,
continuano, tutte dal latino.
Un progressivo passaggio da una lingua all’altra, varietà moderne
del latino. Derivano dal latino volgare, parlato a Roma.
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Nell’oralità ci sono delle anomalie rispetto al classico, perché le
frasi avranno delle ripetizioni o altri errori imprecisi. A livello
parlato il latino era meno sorvegliato che però tutti usavano, in
questo modo alcune regole vennero eliminate e perse, spariscono
i casi e il risultato finale è un latino più semplificato di cui
derivano tutte le altre.
Il latino differisce nel tempo (cambia nel tempo), nello spazio
(territorio), dal centro culturale, Roma, partivano tutte le
variazioni tranne per i casi isolati che possono rimanere ad un
livello precedente e arcaico. Il francese è la lingua che si
differenzia più degli altri dal latino, causa vari flussi linguistici
come la lingua celtica o le invasioni germaniche.
“Duomo=casa di dio, tra le varie chiese è quella più importante.”
Nei diari storici, come quelli di Cicerone, abbiamo delle prove di
un volgare parlato.
Anche nei testi letterari o trattati tecnici, manuali, murales a
Pompei conservano tratti di latino volgare.
Appendix Probi (appendice di un’opera di Probo) nel 4/5 secolo
d.C contiene una doppia lista di parole A non B per 227 volte in
colonna, la parte A contiene 227 parole del latino
classicoseguite da NONe la parte B contiene 227 parole del
latino volgare (Auris non Oricla, si dice Auris Non Oricla). Lista
composta da un professore per correggere gli alunni che
parlavano male il latino.
I romanzi derivano dagli errori del latino, negli errori si
riconoscono gli sviluppi delle attuali lingue.
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Lingue romanze:
un solo latino parlato ma tante lingue romanze: portoghese,
spagnolo, catalano, francese, provenzale, italiano, dialetto,
dalmatico ecc..
Il latino stava subendo pian piano un cambiamento graduale per
diventare un neo-latino, tutto ciò è avvenuto per differenziazione:
-periodo e durata della romanizzazione: non tutti i territori la
lingua è stata introdotta nello stesso momento e in base
all’occupazione di un determinato territorio incide la durata delle
lingue romanze;
-Intensità: Nella Gallia meridionale, per esempio, i romani
invasero con un’intensità maggiore e dove la conquista fu
meno intensa, anche la romanizzazione si diffusa con più
difficoltà.
-Tempo;
-Spazio: varia da territorio a territorio;
-Socioculturale: varia alla competenza linguistica dei parlanti;
-Reazioni etnico-linguistiche: il latino cambia perché entra a
contatto con altre lingue di diverse popolazioni, tramite legge del
più forte una lingua influenza l’altra fino quasi a farla scomparire
ma lascerà sempre dei tratti che rimarranno nella lingua più forte.

->Sostrato: lingue che si parlavano nei territori conquistati dai


romani prima della romanizzazione, prima che i romani
promuovessero la loro lingua (Es. Etrusco, ligure, celtico, italico,
paleosardo) Il latino ha avuto la meglio sull’etrusco, cancellandolo
ma comunque ha lasciato la sua traccia nel latino.
Superstrato (lingue germaniche, arabo): Inventata da Ascoli, sono
costituiti da popolazioni diverse dal latino (barbari, germaniche) e
occupano l’Impero Romano dando vita al regno romano-
barbarico dominato da Odoacre e stanziando una lingua
germanica, ognuno porta la propria lingua portando via dei
territori dai romani. Le popolazioni barbariche vedono il latino
una lingua prestigiosa e il latino rimane, senza bisogno di lottare
con un’altra lingua avversa. In poche parole, consiste in delle
lingue che si sovrappongono e convivono MA si modificano a
vicenda. Influenzano il lessico, importano parole (Guerra di fisicità
e Bellum fatta di schieramenti) ma col tempo han tenuto la parola
germanica “guerra” oltre a “spia”, “elmo”, “tovaglia”, “zuppa”,
“scarpa”.
Prestito esterno: prestito di una parola estera, non della lingua.
Prestito linguistico di necessità (lingue germaniche): una lingua
trasmette una parola ad un’altra lingua perché servono per
denominare un referente che nella lingua di arrivo (latino) manca.
Dialettismi sono prestiti interni
Prestiti di moda: non c’è necessità di avere un’altra parola di
un’altra lingua.
La lingua araba influenza e modifica in modo lessicale il latino
soltanto in alcune zone: Spagna e Sicilia (es. algebra, zero e
numeri arabi)
Arabismi anche taccuino, magazzino, dogana, divani (perché la
dogana richiedeva tempi lunghi e la gente si riposava in dei
divani)... termini per uso commerciale.
Tutte le parole che iniziano con “al” sono arabismi (albicocca,
algebra…) si ha un univerbazione.
Toponomastica (nomi di luogo): tutti i nomi di luogo o di città che
hanno la parola “calà(castello)” sono arabismi (caltagirone,
caltanissetta)
Gibilterra=montagna di Tariq per la conquista degli arabi guidati
da Tariq.
Etna: Mongibello (banalizzato)
Adstrato: Lingua o aree che confinano e si influenzano (greco),
senza entrare a contatto diretto
Il volgare è una lingua romanza che deriva dal latino parlato, non
ancora dialetto perché non esisteva nemmeno la parola al tempo.
Inizialmente le lingue erano parlate e non scritte.
Romanzo deriva da romanice loqui (come si parla a Roma, non
latino ma lingua che la gente usava tutti i giorni).
Più avanti in Francia, romantz cioè un testo scritto in volgare e
non in latino.
Da qui l’italiano romanzo per esempio.
Romània: territorio ampio dove sono nate le lingue romanze
Romània perduta: territori che hanno perso la lingua causa
conquiste estere di altre popolazioni.
In origine le lingue romanze nascono in Europa ma poi importate
nel resto del mondo (francese in Canada e Africa, Spagnolo in
America centro-meridionale).
Romània nuova: le lingue romanze diffuse nel mondo.

Oltre 1 miliardo e mezzo di persone parla almeno una lingua


romanza
Alcune lingue sono più “vitali” di altre e diverse dal latino.
Quasi tutte le lingue romanze hanno perso i “casi” e la perdita del
genere neutro: per esempio la parola “mare” è stata
categorizzata, in italiano si usa col maschile, in francese col
femminile, braccia/bracci, mura/muri..
Le lingue romanze hanno però sviluppato caratteristiche che il
latino non aveva: gli articoli (dai pronomi dimostrativi latini),
tempi verbali (passato prossimo), modo verbale (condizionale),
Le lingue romanze si classificano in 4 gruppi:
-Gruppo italoromanzo: italiano (varietà letteraria: fiorentino delle
tre corone), dialetti, sardo
-Gruppo balcanoromanzo: romeno (dacoromeno: romeno della
dacia, usato in ambito letterario: varietà letteraria),
dalmatico1(era una lingua romanza parlata in dalmazia), istro-
romena ( il romeno parlato nell’Istria, in via d’estinzione),
Macedo-romeno (romeno parlato tra grecia e macedonia),
Megleno-romeno (valle meglena, grecia)
-Gruppo iberoromanzo: spagnolo (catalano, galician, castigliano:
varietà letteraria, basco), portoghese (varietà letteraria: gallego
cioè una linga tra il portogallo settentrionale e il galician al di fuori
del portogallo), catalano (malliorchino, barcellonese e valenciano)
-Gruppo gallo romanzo: francese (varietà letteraria: franciano),
francoprovenzale: varietà lionese (val d’aosta, piemonte e
puglia) , provenzale/occitano: varietà limosino (sud della francia,
piemonte per i monti che creano contatto tra i popoli, calabria)
Il dalmatico1 è sparito perché ha subito la potenza di altre lingue
come l’italiano e il veneto.
Nella penisola iberica si pensa ci siano dialetti come leonese e
aragonese.
Le lingue retoromanze si inizia a parlare nell’antica rezia (svizzera,
italia, austria, slovenia)
Il sardo è particolare per la sua posizione isolata dalla terraferma
soprattutto da Roma e ha subito molte correnti linguistiche varie (greco,
arabo, latino, genovese, pisano, spagnolo e catalano) la sua varità sardo-
campidanese viene parlata nella sardegna del sud, il gallurese è un
dialetto diverso dal sardo
Tabarchino (da tabarca in tunisia) lingua parlata nelle due isolette a sud.
Nella Corsica si parlano dialetti italiani tipicamente toscano (corso) e
controllata dai pisani
L’isola d’Elba è un ponte naturale per collegare la Corsica con la toscana
Il dialetto di bonifacio, estremo sud dell’isola, è un dialetto genovese

Il principato di monaco è un territorio piccolissimo con diverse


nazionalità, tra cui italiano: genovese fin dall’medioevo, Monegasco è la
lingua co-ufficiale che è un dialetto ligure.

Linguistica:
Un repertorio linguistico è l’insieme delle lingue di un parlante (repertorio
individuale) o comunità (comunitario), essi usano una lingua diversa in
base al contesto.
Tra le lingue del repertorio c’è un livello gerarchico tra uso e ambiti di una
lingua: una lingua “alta” (acroletto) è per contesti formali, più prestigiosa;
una lingua “bassa” per situazioni più colloquiali (basiletto)
ognuno può incrementare o ridurre il proprio repertorio linguistico, per
invecchiamento o eliminazione di una lingua
Bilinguismo: parlanti di due lingua individuale o comunitario anche chi ha
la competenza passiva: chi lo capisce ma non lo parla bene.
Bilinguismo bilanciato: pari competenze nelle altre lingue a differenza di
quello sbilanciato che hanno diversa competenza.
Bilinguismo simultaneo: acquisire due lingue nello stesso momento a
differenza del NON simultaneo.
Bilinguismo additivo: aggiungere lingue
Bilinguismo sottrattivo: eliminare lingue
Diglossia: parlante di due lingue.
Diverso dal bilinguismo, è una particolare forma del bilinguismo
Dilalìa: una sovrapposizione tra due lingue di un repertorio, solitamente in
un contesto basso (italianodialetto)
Repertorio linguistico italiano
L’italia non è un blocco unitario di lingue, ma ha anche lingue straniere
(provenzale, franco-provenzale, francese, ladino e friulano, sardo e
catalano, sloveno, tedesco, serbo croato, albanese, greco).
Una lingua quando diventa subordinata ad un’altra, questa diventa un
dialetto.
Due (dia)sistemi: italiano e dialetto perché sono lingue “parenti” e
endogene: interne ad un territorio nazionale
Perché in italiano c’è un caso di diglossia: per la presenza dell’italiano e
dialetto (lingua lata e bassa)
A Firenze dialetto e italiano coincidono (fiorentino trecentesco)
Roma per la devastazione dai paesi stranieri e si svuota, vieni ripopolata
dai fiorentini grazie a Papa Clemente (De Medici) che riporta la sua coorte
papale fiorentina: d’ora in avanti toscano in bocca romana
Un romanesco non è capace di differenziare, perché è difficilmente
marcabile, la sua lingua con l’italiano (bilinguismo ???)
Non tutti i territori hanno un bilinguismo, anche tre, quattro o cinque
lingue (minoranze linguistiche) es. Otranto che ha lingue come italiano,
salentino, pugliese +
In italia c’è una questione unica in Europa per quanto riguarda il
repertorio linguistico
Per lingue “basse” si intende anche minoranze linguistiche (ceppi
linguistici diversi dalla lingua originaria) ma non sono dialetti perché per
essere una minoranza bisogna essere completamente diversi dalla lingua
d’origine
Alloglossia: lingua straniera affiancata alla lingua ufficiale
Le minoranze linguistiche non possono essere parlate ovunque ma in
alcuni territori specifici
109 statuti che hanno minoranze linguistiche in Italia
14 secolo carlo d’angio per difendere i territori adriatici colloca nella
puglia soldati francesi e per questo motivo in quella zona si è stabilito
Una minoranza francoprovenzale
Arberesh (minoranza linguistica albanese): la lingua non è l’albanese di
oggi ma l’albanese all’epoca dell’emigrazione
Legge 482/1999 che tutela le minoranze linguistiche in Italia
“parole baule” parole dialettali che contengono tanti significati,

dialetto: sistema linguistico (lingua, propria grammatica e lessico) usato in


zone geograficamente limitate (non parlato ovunque) e in ambito
socialmente e culturalmente ristretto (usato soltanto da alcune persone,
in diversa situazione comunicativa), divenuto secondario rispetto ad un
altro sistema dominante e non utilizzato in ambito ufficiale o tecnico
specialistico
1525 questione della lingua: dibattito tra intellettuali che cercano una
lingua unitaria per tutti, da qui nasce l’italiano. Prima c’era una situazione
di tanti volgari tutti sullo stesso piano, dal 1525 in poi abbiamo una lingua
uguale e dialetti di un rango inferiore all’italiano
Il dialetto si impara oralmente e non sui libri, a differenza dell’italiano che
ha un livello standard per ragioni storico-politico-culturali dal 1525 in poi..
passando dall’uso limitato ai ceti alti all’utilizzo per tutte le fasce sociali,
arrivando ad altre regioni solo dopo l’unità d’Italia.
La differenza tra lingua e dialetto è una differenza socio-politica
Dialetti primari: indipendenti e autonome, subordinata all’italiano.
Dialetti secondari: varianti minime di una lingua dovuta alla diversa
provenienza geografica (spagnolo di cuba diverso da quello di madrid), in
italia dialetti regionali.

Classificazione dialetti italiani:


- Dante nel “De vulgari eloquentia” riconosce 14 volgari e li colloca nel
territorio;
-Geografia linguistica (inchieste sul campo): studia la distribuzione
geografica di determinati fenomeni linguistici, per avere dei dati precisi è
necessario avere delle informazioni alle persone di una determinata area
(chiamare un male con un nome di un santo si credeva di poter
esorcizzarlo): epilessiamal san guan (male di san giovanni)
I dialetti italiani si sono disposti nel territorio senza la presenza di confini
netti, sfumando l’uno nell’altro (continum).
Gerhard Rohlfs comincia all’ AIS (atlante italo-svizzera) e si era reso conto
che i dialetti da nord a sud cambiavano molto.
L’italia viene suddivisa in quattro macro-aree (isoglosse) la variazione
principale avviene lunga la linea Spezia-Rimini, Roma-Ancona, Diamante-
Cassano.
Dialetti gallo italici (nord occidentale), Dialetti veneti: differenti per il
sostrato celtico, dialetti centrali, dialetti centro-meridionali.
Chi parla dialetto? Oggi il dialetto è meno parlato rispetto all’italiano,
soprattutto tra i giovani.
Inizialmente il dialetto era parlato principalmente a casa, abbandono degli
studi fin dalle elementari.
Il fenomeno dell’urbanizzazione verso le città ha indotto più
alfabetizzazione per quasi obbligaria scelta di una lingua comune a tutti in
città. Gli anni successivi al 1954, con l’avvento della televisione, si parla
sempre più italiano nelle varie regioni.
Stigma=marchio
Dagli anni 70 in poi sempre più gente parla solo in italiano e una
decrescita del dialetto: i giovani sono ormai monolingui.
Tra le varie regioni ci sono differenze.
L’italiano cresce come numero di utilizzi ma alcune parole dialettali in
base al contesto vengono tutt’ora dette (code switching): quando si parla
italiano ma per alcune parole si usano termini dialettali attuando un
passaggio interfrasale.
Quando all’interno di una stessa frase si inserisce una parola.
Il code switching è voluto, il code mixing no.
Il nostro patrimonio lessicale è ricco di parole di origine dialettale che
sono entrati nella lingua italiana (prestiti interni ed esterni).
Prestito esterno: italiano che prende dei termini da lingue straniere;
Prestito interno: italiano che prende dei termini dai dialetti nazionali.
I prestiti non sempre sono necessari (prestiti di lusso), altri sono necessari
(prestiti di necessità)
Nel passaggio dal dialetto all’italiano, i termini dialettali subiscono un
adattamento alla nuova lingua perdendo la vecchia forma dialettale.
L’ambito culinario ha più parole dialettali.
Il passaggio da dialetto all’italiano si ha soprattutto in epoca moderna.
Italiano contemporaneo:
L’italiano non è una lingua monolitica ma ha diverse varietà.
Sociolinguistica: studio della lingua in relazioni sociali
La lingua ha diverse facce, ha varianti casuali tramite fattori esterni o
sociali:
-tempo: variazione diacronica (variazione nel tempo);
-spazio/area geografica: variazione diatopica (diverso italiano nelle
regioni);
-collocazione/gruppo sociale: variazione generazionale diastratica
(attraverso lo strato sociale dei parlanti);
-situazione comunicativa: variazione diafasica (attraverso la fase o
situazione linguistica);
-mezzo fisico/ambientale: variazione tra lingua scritta e parlata
(diamesica).
Una lingua viene analizzata attraverso questi cinque punti e ognuna è
marcata, non presentano neutralità: peculiarità che ci permette di
studiare una lingua nei suoi diversi punti e analizzata.
Nella seconda metà del 900 si ha un’evoluzione dell’italiano: da standard
a neo-standard diventando poco a poco una lingua parlata da tutti anche
da contesti bassi dovendosi anche adattare ad una moltitudine di parlanti,
ad una nuova realtà. L’italiano per la prima volta si è spostata da un
ambiente formale ad uno più informale. L’italiano neo-standard viene
parlato da tutti, caratterizzata anche da errori (es. “a me mi”) di uso
quotidiano.
L’italiano neo-standard presenta alcuni tratti:
-Morfologia: ci possono essere tratti accettabili nel parlato ma che nello
scritto potrebbero essere un errore. Inoltre non tutti i verbi e i modi
vengono usati correttamente, con l’uso del presente sempre più
frequente (imperfetto di cortesia: l'imperfetto è avvertito come una
forma attenuata, più prudente, più rispettosa “Volevo ancora dire
qualcosa (al posto di voglio o vorrei) Venivo a controllare come stai (al
posto di vengo o sono venuto).”
-Sintassi marcata: modifica dell’ordine dei costituenti frasali
Es. io prendo le sigarette;
-dislocazione a dx: “le prendo io le sigarette”;
-dislocazione a sx: “le sigarette le prendo io”;
-fase scissa: “è Gigi che prende le sigarette”.

-il “Ma” iniziale;


-paratassi sull’ipotassi (principale e subordinata).

Le parole hanno più significati: polisemiche

Nell’italiano neo-standard troviamo il superlativo assoluto


Neo-standard: si affianca allo standard e lo rinnova, più mobile e ha regole
grammaticali diverse e a volte anche sbagliate.
Variazione diamesica: varia a seconda del mezzo o del canale che viene
adottato (canale fonico-acustico): si parla attraverso il canale e si riceve
attraverso l’udito.
-Lo scritto ha una progettazione del discorso, il parlato non ha
pianificazione;
-modo pragmatico diverso: minimo nel parlato, massimo nello scritto;
-diverse modalità di intonazione, volume.
Differenze tra scritto e parlato
-fenomeni solo scritti;
-fenomeni solo parlati;
-fenomeni comuni a entrambi ma che si manifestano in forme
diverse.
Diverse forme di distinzione: parlato-parlato;
parlato-scritto (sms,chat,mail);
scritto-parlato (copioni,testi).
La testualità è la caratteristica di un testo, di un’unione di frasi fra loro.
In un contesto testuale la scrittura e l’oralità si allontanano a livello
massimo. Testo orale viene fatta in diretta e che sembra funzionare.
Un testo parlato trascritto presenta dei piccoli blocchi, frammentati. Nel
parlato si inizia una frase ma più avanti possono capitare degli errori da
correggere tramite delle pause o riformulazioni.
In una frase orale ci sono parole che possono essere usate in una diversa
funzione di quella che hanno (segnali discorsivi), l’uso di parole che non
hanno un significato nell’orale ma che introduce un discorso.
I segnali discorsivi sottolineano la struttura di un testo e sono demarcativi
(marcano il punto specifico di un discorso di inizio o di fine: allora,
comunque, insomma, ecco..) e attenuazione: serve a rendere meno
diretto un concetto (diciamo, in realtà…).
Fatismi: capito? Vero?
Altri connettivi per formulare una frase: tipo, boh, vabbè…
L’intercalare non è una funzione di strutturazione del discorso perché
senza quello si ha un blocco, non è segno però di incompetenza
linguistica.

Il parlato subisce una varietà della lingua per avere una semplificazione
del discorso
Usiamo molti aggettivi quando parliamo: parlando, raramente becchiamo
l’aggettivo giusto col significato preciso di ciò che voglio dire

Nuova lingua: e-italiano, nuovo codice dell’italiano digitalizzato per mezzi


di comunicazioni nuove (sms ,email, chat), una lingua DIASTRATICA, una
lingua che nasce dal basso e si diffonde attraverso i social
Neografia: è una scrittura privata attraverso la scrittura con un rapporto di
parità di ruolo (percepito non reale). Lingua generata dai media e usata
per comunicare nei mezzi di comunicazione nuovi. Chi usa questa nuova
“lingua” è un nativo digitale.
Lingua più fluida di quella normale.
Estremismo interpuntivo: METTERE “?” tante volte, piu del necessario (piu
ne metto meglio è).
La lingua dei social è accompagnata da iconismi (meme, video, emoji).
-Turpiloquio: parolacce.
La lingua dei social NON è alla deriva, una lingua che si basa di ipotesti
(parte di un testo) con ipoalfabetizzati che caratterizzano la lingua che
verrà.
L’italiano neo-standard è la prima forma di italiano scritto digitato e
comunica subito, una lingua per semi-colti.
L’estrema familiarità nel digitale non ci fa riconoscere a pieno quali sono i
nostri differenti codici.
A determinare la variazione sociale sono dei fattori diastratici:
-Grado di istruzione dei singoli;
-famiglia come riferimento comportamentale;
-scuola un modello non rilevante;
-social network modello rilevante di educazione;
-età;
-genere;

italiano aulico-formale forma più alta, italiano popolare + basso (coloro che hanno
una conoscenza limitata dell’italiano)
Lettere, elenchi sono esempi di un italiano popolare.
Non esistono piu gli italiani di un tempo
Ipercorrettismo: aggiunta di doppie non volute

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