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Classificazione Delle Lingue

Il documento tratta della classificazione delle lingue nel mondo, evidenziando la grande varietà e le difficoltà nel conteggio delle lingue esistenti. Viene presentata la distinzione tra classificazione genealogica e tipologica, con esempi di famiglie linguistiche come le lingue indoeuropee e romanze. Infine, si discute l'importanza di criteri come il numero di parlanti e l'uso internazionale per valutare il prestigio delle lingue.

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Classificazione Delle Lingue

Il documento tratta della classificazione delle lingue nel mondo, evidenziando la grande varietà e le difficoltà nel conteggio delle lingue esistenti. Viene presentata la distinzione tra classificazione genealogica e tipologica, con esempi di famiglie linguistiche come le lingue indoeuropee e romanze. Infine, si discute l'importanza di criteri come il numero di parlanti e l'uso internazionale per valutare il prestigio delle lingue.

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Appunti di Linguistica Generale_Classificazione delle Lingue

Corso di laurea in Lingue per l’Interpretariato e la traduzione – UNINT, a.a. 2021-2022 – Francesca Di Salvo

LE LINGUE DEL MONDO


• Le lingue storico-naturali nel mondo sono varie migliaia, delle quali moltissime in via di estinzione;
• il loro computo è variabile (da circa 2.000 a circa 5.000). Il sito www.ethnologue.com ‘Languages
of the world’ censisce addirittura 7.097 (2018) lingue.

Ragioni di questa disparità sono varie.


1. in base ai criteri adottati,
2. per l’avanzamento degli studi nel settore,
3. per la difficoltà non indifferente di distinguere una lingua da un dialetto.

Es. la stessa situazione italiana, quando si voglia rispondere alla domanda «quante lingue si parlano in Italia?».
• Occorre tener presente una serie di elementi.
• Distinzione tra lingua nazionale comune e lingue delle minoranze.

Distinzione tra lingua e i vari dialetti italiani.


• La distanza strutturale non è un criterio usato in modo uniforme.
• Per mettere ordine nel gran numero di lingue esistenti o esistite in passato, si sono elaborati vari sistemi
di classificazione, basati su criteri differenti.

Tra i tanti tipi di classificazioni le più significative da un punto di vista scientifico sono 2:
1. La classificazione genealogica;
2. La classificazione tipologica

Classificazione in famiglie di lingue; è il metodo principale di classificazione.


Secondo questa classificazione, due o più lingue appartengono alla stessa famiglia quando “discendono” da
una stessa lingua “madre” (attestata storicamente o ricostruita).

Inglese e italiano sono due lingue indoeuropee, la prima appartenente al gruppo delle lingue
germaniche, la seconda al gruppo delle lingue romanze o neolatine.

Uno dei metodi usati per individuare la parentela linguistica è la comparazione del cosiddetto lessico
fondamentale (circa 200 termini designanti nozioni comuni). Il lessico fondamentale è considerato un
elemento diagnostico valido perché i termini che lo costituiscono sono considerati meno esposti a interferenze
linguistiche.

> significanti simili in lingue diverse rimandano a una forma originaria comune esistente in una fase
cronologicamente anteriore (nella lingua madre).

Ad esempio:

1
Questa fase è detta comparazione

Tutte queste parole che abbiamo visto sono riconducibili al latino:


sōl, lūna, terr, mare, caelum, capra, campus, texere, cantare, herba.

L’italiano è una lingua romanza o neolatina, che deriva dal latino, così come francese, provenzale od
occitano, spagnolo (castigliano), gallego, catalano, portoghese, sardo, ladino, retoromanzo, romeno…

Le lingue romanze

Le lingue romanze insieme ad altri rami linguistici costituiscono la famiglia delle lingue indoeuropee.
Cfr. Cartina.

2
Esempio 2: le lingue germaniche

In questo caso però la situazione è diversa.


Nel caso delle lingue germaniche la fase unitaria precedente non è documentata (come per il latino) ma è
presupposta.
In questo caso, per sopperire alla mancata documentazione, si fa ricorso alla ricostruzione.
Es: ingl. sing e ted. Singen < germanico comune *siŋwan

Lingue indo-europee

3
Esempio: l’italiano (insieme ai dialetti) è classificabile come una lingua del sottogruppo italo-romanzo del
gruppo occidentale (insieme ai sottogruppi ibero-romanzo e gallo-romanzo) del gruppo neolatino (o romanzo)
della famiglia indoeuropea.

• Lo studio delle parentele linguistiche nel passato è pertinenza della linguistica storico-comparativa.
• Essa individua le somiglianze tra le lingue (soprattutto a livello fonetico e morfologico) > origine
comune.

Esempio. Serie lessicale ‘fratello’ nelle lingue indoeuropee di antica attestazione


irlandese antico brāthir slavo antico bratrŭ

gotico brōþar armeno ełbayr

venetico vhrater- indiano antico bhrā́ tar-

latino frāter avestico brātar-

4
greco phrḗtēr tocario A pracar

prussiano antico brāti indoeuropeo *bhrātēr

La linguistica comparativa riconosce un massimo di diciotto famiglie linguistiche, più alcune lingue singole
isolate (ad esempio, il basco).

Lingue pidgin e creole


• A quanto illustrato vanno aggiunte alcune decine di lingue pidgin o creole.
• Si tratta di lingue «nate dall’incontro e dalla mescolanza in situazioni particolari di lingue per lo più
tra loro assai diverse e distanti, e sviluppatesi secondo loro tratti peculiari di ristrutturazione […]»
(Berruto-Cerruti, 2011: 231).
• > difficoltà di collocarle in una famiglia precisa (criterio di predominio lessicale).

Pidgin: sistema linguistico semplificato che non ha parlanti nativi.


Pidgin > creolo quando diventa la lingua materna in una comunità.

Tra tutte le lingue del mondo solo alcune decine possono essere considerate grandi lingue < numero
sostanzioso di parlanti e tradizione culturale di ampio prestigio.
• Molte lingue si stanno estinguendo.

5
Criteri per giudicare l’importanza di una lingua sono vari. Ricordiamo: numero dei parlanti, numero
di paesi e nazioni in cui è lingua ufficiale o è parlata, l’impiego nei rapporti internazionali di vari ambiti,
importanza politica dei paesi dove una lingua è parlata, tradizione culturale e letteraria e prestigio,
l’insegnamento nella scuola come lingua straniera; numero dei parlanti non nativi.

Lingua transglottica o superlingua è una lingua come l’inglese nel mondo occidentale o l’arabo nel mondo
islamico che serve per comunicare tra nazioni e stati linguisticamente molto diversi.

Famiglie linguistiche
1. Lingue indoeuropee
2. lingue uraliche (tra le quali le ugro-finniche)
3. lingue altaiche
4. lingue caucasiche
5. lingue dravidiche
6. lingue sinotibetane
7. lingue paleosiberiane
8. lingue austroasiatiche
9. lingue kam-thai
10. lingue austronesiane
11. lingue australiane
12. lingue indo-pacifiche
13. lingue afro-asiatiche (compr. lingue semitiche)
14. lingue nilo(tico)-sahariane
15. lingue niger-cordofaniane
16. lingue khoisan
17. lingue amerindiane
18. lingue isolate

In Europa: lingue di cinque diverse famiglie e una lingua isolata (basco).


Le cinque famiglie sono:
1. lingue indoeuropee;
2. lingue uraliche (comprendenti, tra le altre, le lingue ugro-finniche);
3. lingue altaiche;
4. lingue caucasiche;
5. lingue semitiche (fam. afro-asiatica).

Si riconducono alla famiglia indoeuropea le seguenti lingue:


1. indiano: l’antico indiano è rappresentato soprattutto dal vedico (X-VI a.C. circa): lingua dei Veda
(inni e prescrizioni che costituiscono i testi sacri della religione brahamanica) e della letteratura ad essi
collegata. Poi abbiamo il sanscrito, lingua della tradizione culturale e letteraria dell’India antica.
Mentre le lingue della fase media sono detti pacriti (più importante> il pāli, lingua del canone
buddista).
Dai pacriti > le moderne lingue indoarie (hindī, urdū, bengālī, pañjābī)

2. Iranico
Fase più antica: avestico (lingua dell’Avesta, testo sacro della religione zoroastriana) e antico persiano lingua
del vasto impero dominato dalla dinastia Achemenide.

6
Filiazione del persiano antico, attraverso la fase del medio persiano: persiano moderno, lingua ufficiale della
repubblica dell’Iran.
Indiano e iranico presentano una strettissima somiglianza nella fase antica (fase indo-iranica)

3. Armeno
Primo documento in armeno: traduzione della Bibbia (V sec. d.C.)
Fase moderna: armeno occidentale (lingua delle comunità armene insediate in occidente) e armeno orientale
(lingua ufficiale della repubblica dell’Armenia)

4. Lingue anatoliche
Tutte estinte.
La meglio conosciuta è l’ittita (lingua del potente imperatore che assoggettò una vasta regione dell’Anatolia
e del Medio Oriente (1500 a.C.)

5. Greco
Lingua indoeuropea di più lunga tradizione.
II millennio =miceneo
I millennio (frammentazione dialettale): ionico-attico, arcadico-ciprio, eolico e dorico
Più importante: attico di Atene (koiné, IV sec. a.C.)

6. Albanese
Due varietà dialettali: tosco e ghego a partire dal XVII sec.
Molti elementi di provenienza latina o straniera, ma il suo fondo più antico potrebbe risalire all’illirico,
lingua degli illiri (abitanti della sponda orientale del mar Adriatico)

7. Latino
VII-VI sec. a.C.
>Lingue neolatine (portoghese, spagnolo, catalano, francese, provenzale, italiano, sardo, ladino, rumeno…)
collegato al latino: falisco, parlato a Falerii (45 km a nord di Roma)
Collegata a queste lingue: venetico (o paleoveneto)

8. Osco-Umbro
Lingue di diverse antiche popolazioni dell’Italia centrale.
Italia meridionale: osco (lingua dei Sanniti e di altri popoli del sud Italia)
Fanno da cerniera tra i due i dialetti sabellici (volsco, peligno, marsico, equo, marrucino) e il sud-piceno.
Tutte rientrano sotto l’etichetta di lingue italiche.

9. Celtico
Fase più antica: lingue celtiche continentali (gallico e celtiberico)
Fase successiva: celtico insulare che si divide in:
a. Gaelico (Irlandese, scozzese)
b. Britannico (cimrico o gallese e il bretone)
A quest’ultimi si aggiungono le varietà cornovagliese e manx oggi estinte)

10. Germanico
Suddivise in tre gruppi:
a. Orientale (gotico)
b. settentrionale (antico nordico e iscrizioni runiche)

7
c. Occidentale (antico inglese, dialetti tedeschi > antico sassone e antico alto tedesco)

11. Baltico
Varietà più importante: lituano, lettone e antico prussiano (oggi estinta, conosciuta attraverso i testi del XVI-
XVII sec. di carattere religioso)
12. Slavo
Tre gruppi:
a. meridionale (serbo-croato, sloveno, bulgaro, macedone)
b. Occidentale (polacco, ceco-slovacco e altre lingue minori)
c. Orientale (russo, bielorusso ucraino)
Tutte queste lingue risalgono ad una fase comune: il paleoslavo

Paleoslavo = lingua utilizzata dagli apostoli ed evangelizzatori del mondo slavo, Metodio e Cirillo, per la
traduzione della Bibbia.
Tra lingue slave e lingue baltiche ci sono molte affinità (lessico e morfologia) tanto che si parla di una fase
comune antica: balto-slavo

13. Tocario
Due varietà: tocario A e B
Lingua in cui sono scritti i testi buddhisti rinvenuti a partire dalla fine del XIX sec., in manoscritti del V-VIII
sec. d.C. conservati in monasteri dell’Asia Centrale.

CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA
La tipologia linguistica studia il modo in cui le lingue del mondo sono organizzate e strutturate, le somiglianze
e le differenze,
• tramite l’analisi e la comparazione tra le differenti strutture delle lingue, così da individuare “tipi”
diversi in cui le vari lingue del mondo possono essere classificate.

Nel corso della storia della linguistica sono stati elaborati differenti criteri di classificazione tipologica che
hanno portato all’individuazione di “tipi” differenti.

Studiosi che se ne sono occupati: W. Von Humboldt, ai fratelli Schlegel, ad E. Sapir.

La tipologia linguistica prevede alla base delle sue analisi la considerazione dei princìpi generali che
governano le ‘lingue possibili’.

Proprio per questo la classificazione tipologica è strettamente collegata alla teoria dei cosiddetti “universali
linguistici”.
Per “universali linguistici” si intendono «delle proprietà ricorrenti nella struttura delle lingue
(indipendentemente dai loro rapporti genetici e dagli eventuali condizionamenti reciproci), sia sotto forma di
invarianti necessariamente possedute dalle lingue in quanto tali, sia sotto forma di un repertorio di possibilità
cui le lingue si rifanno in maniera diversa l’una dall’altra» (Berruto-Cerruti, 2011: 238-239).

Prima pioneristica ricerca su questo argomento: Greenberg, J. H. (1963), Some universals of Grammar, with
particular reference to the order of meaningful elements.
Due tipi principali di universali.
Il primo tipo (universali assoluti) si suddivide in:

8
1. universali sostanziali, proprietà in qualche modo insite nel linguaggio come facoltà umana che, a
quanto si sa, non conoscono eccezioni; es. vocali e consonanti; nome e verbo…

2. universali formali: concernono più direttamente i principi sui quali è organizzata la grammatica delle
lingue naturali;
• sono restrizioni di carattere generale condizionanti il funzionamento delle lingue umane sui vari
livelli.
• Es. affermazione che l’apice sillabico coincide sempre e comunque con un elemento non
consonantico (vocali o sonanti), a prescindere dall’inventario fonologico che ogni singola lingua
utilizza.

• Il secondo tipo di universali: "universali implicazionali".


• Si tratta di quelle proprietà ricorrenti nelle lingue naturali, la cui presenza è condizionata (o
condiziona a sua volta) dalla presenza di altre proprietà.

Es. se l’inventario di una lingua contiene vocali nasalizzate necessariamente dovrà contenere vocali orali;

es. se una lingua possiede un ordine basico delle parole prevalente VSO, allora ha sempre preposizioni.

Rappresentano un repertorio di possibilità.

Gerarchie implicazionali
1. Es. Gerarchia del numero:
singolare >plurale > duale > triale > paucale.

2. Es. Gerarchia di animatezza:


pronomi di prima e seconda persona > pronomi di terza persona > nomi propri > nomi comuni umani
> nomi comuni animati > nomi comuni inanimati.

Tipo linguistico «insieme di tratti strutturali correlati gli uni con gli altri» (Berruto-Cerruti, 2011: 239).
Concetto idealizzato → una certa lingua realizza fondamentalmente un certo tipo, ma non in modo assoluto.

Si considera la struttura della parola → 4 tipi fondamentali:


1. Isolanti;
2. Agglutinanti;
3. Fusive o flessive;
4. polisintentiche

Lingue isolanti
Nelle lingue isolanti la struttura della parola è la più semplice possibile: i linea di principio non esiste né
declinazione né derivazione (tendenzialmente 1 morfema = 1 parola) → indice di sintesi, cioè rapporto numeri
di morfemi-parole, è 1:1).
Tali lingue, solitamente, non possiedono morfologia flessionale, usano ordine delle parole o lessico; le parole
sono spesso anche monosillabiche.

• Lingue isolanti al 100% non esistono (la più vicina è il vietnamita, lingua austrasiatica).
• Es. vietnamita ‘noi’ chúng tôi
chúng tôi

9
PLUR. 1a pers.

Es: cinese: ogni parola ha struttura monosillabica e ogni sillaba corrisponde quasi perfettamente ad un
morfema.

Lingue Agglutinanti
Nelle lingue agglutinanti le parole possiedono una struttura complessa, sono formate dalla giustapposizione
di più morfemi (radice lessicale + morfemi grammaticali), ciascuno dei quali si mantiene ben distinto dagli
altri ed esprime una nozione ed una soltanto → indice di sintesi è alto, vicino o superiore a 3:1.
• Es. turco ev- ‘casa’ > evlerime ‘alle mie case’

ev- ler- im- e


a
CASA Pl. Poss.1 sg. Dat.

Lingue Fusive (o Flessive)


In queste lingue le parole sono abbastanza complesse internamente, cioè sono costituite tendenzialmente da
una radice lessicale semplice o derivata e da uno o più affissi flessionali che spesso sono morfemi cumulativi
→ indice di sintesi è, solitamente, circa 2:1 (o fra 2:1 e 3:1).

n.b. differentemente dalle lingua agglutinanti:


a. i confini tra i morfemi possono non essere ben distinti per fenomeni di allomorfia e di fusione → sono
dette lingue "fusive";
Es: italiano dic-o, dic-iamo, dic-e, dic-ono
es. ital. bell-o, fatto…

b. sono frequenti i fenomeni di polisemia, omonimia e sinonimia dei morfemi;

c. la radice può subire modifiche al suo interno (es. apofonia).

Apofonia: alternanza vocalica in funzione morfologica.


• Es. greco antico léipō, élipon, léloipa.
• Anche l’italiano è una lingua sostanzialmente flessiva.

Lingue Polisintetiche
Nelle lingue polisintetiche (o incorporanti) la struttura della parola è molto complessa; la parola è una
“megaparola” che assomma in sé più radici lessicali (“parola-frase”) → indice di sintesi molto alto (4:1 o
superiore): un’unica parola può esprimere concetti complessi, corrispondenti a più parole o a un’intera frase.
Es: inuit (lingua aleuto-eschimese parlata in Alaska, Labrador e Groenlandia)

tusaatsiarunnanngittualuujunga ‘non sono in grado di sentire bene’

tusaa- (radice) ‘sentire’ + -tsiaq- ‘bene’ + -junnaq- ‘essere in grado’ + -hhgit- (negazione) + -tualuu- ‘molto’+-
junga (prima persona singolare presente)

Anche in questo tipo di lingue si constatano fenomeni di fusione tra morfemi.

10
Sono dette, talvolta, lingue "incorporanti", perché in una stessa parola spesso sono attestate una radice
verbale e la radice nominale che le fa da complemento diretto.

Es. groenlandese occidentale (varietà di eschimese)

illuminii(p)puq ‘è a casa sua’

illu- mi- nii(p)- puq


‘casa’ Poss. ‘essere in’ 3a sg.
3a sg. Rifl.

Lingue Analitiche vs. Sintetiche


Questo tipo di distinzione si collega alla classificazione su base morfologica ora osservata.
a. Le lingue analitiche ‘sciolgono' il contenuto da esprimere in più parti;
b. le lingue sintetiche, viceversa, sintetizzano più contenuti nella stessa parola.
• Questa distinzione è usata anche per riferirsi ai tipi di costrutti o procedimenti delle lingue; cf., ad
esempio, guidai rispetto a ho guidato.

L’italiano è una lingua fondamentalmente flessiva o fusiva. Tuttavia troviamo esempi di caratteristiche di
altri tipi morfologici:
• isolante: auto civetta;
• agglutinante: cf. cumuli di suffissi e/o prefissi, quali ristrutturazione, probabi-listicamente ecc.
• polisintetico: retrocederemmo ecc.

E l’inglese?
1. Caratteristiche “tipo isolante”
2. Caratteristiche “tipo agglutinante”
3. Caratteristiche “tipo flessivo”
4. Caratteristiche tipo analitico.

Es. di (1): aggettivi invariabili, a tall child. n.b. 3 parole monosillabiche e monomorfemiche;

Es. di (2): presenza di morfemi flessionali ben distinti e che esprimono una sola nozione, quali, ad esempio,
-er del comparativo, -s del plurale ecc.

Es. di (3): pronomi di III persona: he, she, it esprimono persona, numero e genere;

Es. di (4): forme analitiche (comparativo e superlativo, futuro, ecc.)

TIPOLOGIA SINTATTICA

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Il secondo criterio di classificazione tipologica delle lingue rientra invece nel campo della sintassi, dal
momento che considera il cosiddetto ordine basico (non marcato) dei costituenti principali della frase
(Soggetto, Oggetto, Verbo o predicato verbale = S, O, V).

Teoricamente, sono possibili 6 ordini diversi; in realtà, le percentuali in cui tali ordini sono attestati sono ben
diverse.

• SOV (da un terzo a due terzi)


• SVO (poco meno rispetto a SOV)
• VSO (11/15%)
• VOS (5/10%)
• OVS (1/5%)
• OSV (1% ?)

N.B.: almeno 2/3 delle lingue del mondo mostra S in prima posizione; almeno 4/5 mostra S prima di O.

• In genere, la rigidità relativa dell’ordine delle parole è inversamente proporzionale alla quantità di
morfemi flessionali presenti → meno morfologia flessionale è presente, più è fisso l’ordine delle
parole per meglio consentire l’individuazione delle diverse funzioni sintattiche.

Il prevalere dei tipi SOV e SVO è spiegata anche ricordando che

1. il Soggetto è il tema e il tema, solitamente, sta in prima posizione;


2. ‘principio di precedenza’: il Soggetto, per prominenza e priorità logica deve precedere l’Oggetto;
3. ‘principio di adiacenza’: Oggetto e Verbo devono essere contigui, per la stretta relazione semantica
e morfosintattica esistente tra i due costituenti.

Esistenza di correlazioni tra ordine basico dei costituenti di frase e ordine di altri elementi.

Cf. universali implicazionali:

es. SOV ⊃ (AN ⊃ GN)

cf. lat. fortunatus homo ‘uomo ricco’


A N
pacis foedus ‘trattato di pace’
G N

es. VSO ⊃ (NA ⊃ NG).

Altri schemi, che considerano solo le posizioni reciproche di V e O, hanno individuato due tipi fondamentali:

1. lingue VO, che ‘costruiscono a destra’ o postdeterminanti o ‘a testa iniziale’;


2. lingue OV, che ‘costruiscono a sinistra’ o predeterminanti o ‘a testa finale’.

1. lingue VO avrebbero anche NA, NG, NPoss, NRel, VAvv, AusV, preposizioni…; es. gaelico;
2. lingue OV, al contrario, avrebbero anche AN, GN, PossN, RelN, AvvV, VAus, posposizioni…; es.
turco.

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n.b. Si tratta sempre di tendenze statistiche prevalenti! In ogni lingua, si constata una certa percentuale di
incoerenze tipologiche.
Es. italiano è lingua SVO con molti tratti VO.

Tra i parametri tipologici rientrano anche l’ergatività e la prominenza topicale.

a) Ergatività
1. sistema nominativo-accusativo;
2. sistema ergativo-assolutivo.

b) Prominenza topicale
Un altro parametro considerato in tipologia si basa sulla considerazione del fatto che alcune lingue ordinano i
costituenti nella frase (a) esclusivamente in base alla loro funzione sintattica, (b) altre in base alle funzioni
pragmatico-informative, (a) altre ancora sulla base di entrambi i tipi di funzione.

a) lingue ‘subject-prominent’ (es. lingue europee occidentali); (b) lingue ‘topic-prominent’ (es. cinese); (c)
lingue sia ‘subject-prominent’ che ‘topic-prominent’ (es. giapponese).

LINGUISTICA AREALE
Che cos’è la Linguistica areale??

Linguistica areale: «studio delle caratteristiche comuni che lingue non imparentate, ma coesistenti o contigue
nello spazio geografico, hanno sviluppato nel corso dei secoli» (Basile et alii, 2010:30).
Es: inglese
Lingua germanica che ha sviluppato, nel corso della storia, moltissime affinità con le lingue romanze (es.
moltissime parole latine e romanze all’interno del lessico)
Rumeno: lingua romanza che è stata influenzata dalle vicine lingue della penisola balcanica

La linguistica genealogica e quella areale hanno una finalità molto simile: collocare in una giusta dimensione
e dare prospettiva adeguata a vicende che hanno toccato la storia di una lingua.
 La linguistica areale studia le affinità e le convergenze tra lingue vicine appartenenti a famiglie
linguistiche differenti.
 Il massimo di convergenza si ha nella cosiddetta Lega linguistica (trad. ted. Sprachbund): «quando
lingue contigue elaborano una serie consistente di procedimenti comuni, senza tuttavia perdere la loro
fisionomia originaria» (Gobber&Morani, 2010: 274)

Lega linguistica: insieme di lingue che condividono dovute principalmente alla contiguità areale. Es. più noto
è quello della Balkan Sprachbund (lega balcanica).
Lingue slave (macedone e bulgaro), una lingua romanza (rumeno) e altre lingue i.e. come l’albanese e il greco
hanno sviluppato, nel tempo, un numero consistente di innovazioni comuni. Ad esempio:

13
Alcune caratteristiche comuni alle lingue della lega balcanica:
a. Articolo posposto (albanese, bulgaro, macedone e rumeno; quest’ultima è l’unica lingua romanza ad
avere l’articolo posposto);
b. Sincretismo tra dativo e genitivo (greco, albanese, bulgaro, macedone, rumeno);
c. Formazione perifrastica del futuro (albanese, greco, bulgaro, macedone, serbo, rumeno), spesso con
particelle il cui valore primitivo era quello di ‘ho’ o ‘voglio’;
d. Perdita dell’infinito (albanese, greco, bulgaro, macedone, serbo, rumeno), sostituito da perifrasi con
congiuntivo o simili.

Norme di Linguistica Areale (Bartoli, 1873-1946)


 Cercare di stabilire «quali parti del territorio erano più conservative e quali più esposte a correnti
innovative.
Possono essere considerate un’applicazione pratica della teoria delle onde («le aree marginali o più
difficilmente raggiungibili conservano una fase anteriore» poiché il mutamento si irradia dal centro verso
l’esterno)
Le norme sono 5:
1. Le aree isolate conservano, solitamente, una forma linguistica precedente.
(es. isole, Sardegna [k] > [tʃ])

2. Le aree laterali conservano, generalmente, la fase anteriore.


Es:
Iberia e Dacia (grossomodo: territorio corrispondente all’attuale Romania e Moldavia) > aree laterali
conservano per ‘cavalla’ il tipo equa (> sp. yegua, rum. iapă) mentre le aree centrali (Italia e Gallia) hanno
l’innovazione caballa

3. anteriore, laddove l’area minore presenta un’innovazione


Es:
Per ‘figlia’ la maggior parte delle lingue i.e. conserva un lessico che deriva direttamente dalla forma i.e., mentre
il latino (filia) e le lingue celtiche (irlandese iníon) mostrano un’innovazione.

Secondo questa norma, quindi, latino e lingue celtiche sono aree innovative.

14
4. L’area seriore (cioè quella che non costituisce la zona nativa di una lingua, ma che deve l’introduzione
di una determinata lingua a processi di colonizzazione o di conquista) conserva spesso la fase anteriore.
Es.:
Penisola iberica (seriore rispetto all’Italia, dal punto di vista del latino) conserva per ‘mangiare’ il tipo latino
comedere (da considerare antico) mentre l’italiano possiede la forma più innovativa che si sviluppa da
manducare.

5. Dove sono in competizione due tipi, dei quali l’uno conserva la sua vitalità mentre l’altro è in procinto
di essere sopraffatto, generalmente è il tipo moribondo ad essere più antico.
La validità di questa quinta norma è comunque inferiore e più discutibile rispetto a quella delle 4 precedenti.

Riferimenti bibliografici
Basile G., Casadei F., Lorenzetti L., Schirru G., Thornton A.M. (2010), Linguistica generale, Roma: Carocci.
Berruto G. (2006), Corso elementare di linguistica generale. Torino: UTET.
Berruto G. & M. Cerruti, (2017), La linguistica. Un corso introduttivo, seconda edizione. Torino: UTET.
Gobber G. & M. Morani, (2014), Linguistica generale, seconda edizione, Milano: McGrawHill.

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