Tesi+ECONOMIA
Tesi+ECONOMIA
ECONOMIA CIRCOLARE
CIRCULAR ECONOMY
Introduzione………………………………………………………………...4
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Capitolo 3 – l’economia circolare nelle imprese
Conclusioni ………………………………………………………………………………88
Bibliografia ………………………………………………..……………………………92
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INTRODUZIONE
Il lavoro realizzato nasce con l’intento di parlare del modello economico, che punta al
miglioramento, nonché al superamento delle inefficienze del classico modello lineare, il sistema
delle risorse naturali e l’aumento smisurato della popolazione stanno portando l’uomo a cercare
delle soluzioni alternative, c’è la necessità di un nuovo modello più sostenibile e razionale.
Successivamente, si passerà all’analisi dei principi su cui è fondata, gli obiettivi a cui sta
europeo ed italiano e l’unione delle diverse scuole di pensiero che hanno portato alla formazione
della circular economy. Verrà analizzata la situazione attuale ed i vari punti critici da migliorare
per arrivare all’attuazione del modello. Seguirà una spiegazione della creazione di valore
all’interno dei cicli produttivi e verrà spiegato in che modo è possibile misurare la circolarità di
un prodotto o di un’impresa. Il capitolo continuerà parlando dei nuovi modelli di impresa che
stanno andando a formarsi per entrare a far parte dell’economia circolare. Non è però solo
importante il mutamento delle imprese, oltre la produzione serve un cambiamento anche per
quel che riguarda il modello di consumo. Nell’ ultimo capitolo verrà analizzato il caso
dell’azienda Ikea che è molto impegnata nella sostenibilità ambientale e tiene molto alla salute
del pianeta.
Negli ultimi anni il modello basato sull’economia circolare si è molto evoluto. Molti temi come
distribuzione e il consumo più sostenibili, sono diventati temi chiave per l’economia circolare.
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In un futuro sempre più prossimo si cercherà di progettare e sviluppare sistemi di rigenerazione,
riuso e riparazione di beni in maniera sempre più efficiente con lo scopo di facilitare la
manutenzione dei prodotti e aumentarne la vita . Si proverà a far concepire agli operatori una
consapevolezza che i propri prodotti una volta utilizzati saranno destinati ad essere riparati e
riutilizzati.
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CAPITOLO 1 - QUADRO GENERALE DELL’ECONOMIA CIRCOLARE
L'economia circolare prende spunto dai meccanismi che contraddistinguono i sistemi viventi e
assume che i sistemi economici debbano funzionare come organismi, in cui le sostanze nutrienti
sono elaborate e utilizzate, per poi essere reimmesse nel ciclo sia biologico che tecnico.
A causa dell’aumento demografico mondiale, della crescita di domanda di materie prime, negli
anni è venuto sempre più necessario il bisogno di un nuovo modello economico, basato su una
gestione delle risorse naturali più sostenibile e razionale. In questo momento stiamo usando le
risorse naturali molto più velocemente del tempo che gli ecosistemi impiegano per rigenerarsi.
In una situazione tale c’è bisogno di cambiare il modello economico e la circular economy
modello economico più attraente, basato sulla creazione di valore economico, ambientale e più
positivo a livello sociale. C’è bisogno di un cambiamento a monte, dove bisogna migliorare la
gestione delle risorse naturali, aumentando la loro efficienza produttiva nei processi di
produzione e consumo, riducendo gli sprechi e cercando di mantenere il più alto possibile il
valore di prodotti e materiali. Anche a valle occorre evitare di far smaltire ciò che possiede
ancora una qualsiasi possibile utilità e anzi, cercare di recuperarlo e reintrodurlo nel sistema
che punta a far diventare le attività economiche più efficienti e a meno impatto sull’ambiente
economico basato sull’economia circolare che possa gestire in maniera più razionale ed
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sensibilizzazione di tutti i partecipanti al sistema sociale (imprese, pubblica amministrazione,
consumatori, associazioni).
La circular economy è quindi un sistema economico pianificato per il riuso dei materiali in cicli
produttivi successivi, riducendo gli sprechi al minimo. Un’economia con zero rifiuti, o quasi,
dove ogni prodotto viene consumato e smaltito senza lasciare scarti. L’idea che sta alla base
della Circular Economy è rappresentata dalla formula “Fare di più con meno”. Questo tipo di
economia non solo protegge l’ambiente e permette un risparmio sui costi di produzione e
gestione ma produce anche un utile. L’economia circolare mira a promuovere un uso più
appropriato e sostenibile delle risorse, al fine di conseguire un migliore equilibrio tra la sfera
L’applicazione del concetto di Economia circolare ai sistemi economici odierni è ancora ad uno
di nascita precisa o ad un autore specifico, trae origini negli anni ’60 e ’70 da discipline quali
La fondazione Ellen MacArthur spiega le principali scuole di pensiero sviluppate nel corso
degli anni:
continuare ad essere riutilizzato all’interno del proprio ciclo produttivo. I prodotti, una
volta reinseriti nel ciclo produttivo successivo possono perfino aumentare il proprio
valore. Il concetto di rifiuto viene eliminato. E’ una teoria che porta maggiore rispetto
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o ECONOMIA DELLA PERFORMANCE: Questo approccio comprende 4 scopi
principali: allungare il ciclo di vita dei prodotti, creare prodotti di valore che durino nel
studio e l’emulazione della natura; Nature as Measure, l’uso di uno standard ecologico
valutazione della natura per capire cosa poter apprendere da essa e non cosa poterne
ricavare.
scienza della sostenibilità, si basa sulla considerazione dei rifiuti come l’input da cui
partire per attuare un piano industriale che possa sfruttare l’ambiente e al tempo stesso
rispettarlo.
o CAPITALISMO NATURALE: si riferisce a tutte le cose viventi che formano gli asset
sistema che garantisce una serie di servizi e reinvestire sul capitale naturale.
il rifiuto di un prodotto diventa l’input per iniziare un nuovo sistema a cascata. Il rifiuto
iniziale non viene utilizzato per tornare all’inizio del suo ciclo ma viene utilizzato per
produrre qualcos’altro, e i rifiuti di questo nuovo prodotto a sua volta verranno utilizzati
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o DESIGN RIGENERATIVO: considerato la cornice dell’economia circolare. Un
sistema produttivo che rigeneri prodotti e risorse in tutti i comparti produttivi prendendo
Figura 1
L’economia circolare, basandosi sulla definizione data dalla Ellen MacArthur Foundation, si
basa sul massimo sfruttamento delle risorse naturali ed è volto all’obiettivo di massimizzare il
profitto attraverso la riduzione dei costi di produzione. Un’impostazione circolare volge alla
L’Economia Circolare si basa sui Principi delle tre “R”: Ridurre, Riusare, Riciclare, che
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➢ Ridurre: produrre e consumare usando la minore quantità possibile d’input (energia e
aumentare l’efficienza del sistema economico. Questo primo principio presta attenzione
➢ Riutilizzare i prodotti dopo che sono già stati immessi nel mercato, “consumati” e
dismessi, per lo stesso scopo per il quale sono stati progettati, evitando che possano
trasformarsi in rifiuti pericolosi. Il sistema, deve decidere quali risorse utilizzare e deve
il flusso.
➢ Riciclare: usare più volte un prodotto o parte di esso, recuperando materiali di scarto
altri. Questo principio parla della differenza tra cicli biologici e tecnici. I cicli biologici
gestiscono tutti i nutrienti rinnovabili che devono essere reintegrati nella biosfera in
modo che con la decomposizione tornino ad essere materia prima per altri cicli
successivi. I cicli tecnici invece gestiscono tutti i materiali non rinnovabili che non
possono essere reimmessi nella biosfera e che devono quindi essere progettati per
circolare il più a lungo possibile, non necessariamente soltanto tramite riciclo. Così
facendo non si progetta soltanto per riciclare ma anche per ristrutturare e rigenerare.
Il riutilizzo comporta maggiori benefici ambientali rispetto al riciclo perché necessita di meno
risorse, energia e lavoro, inoltre la sua diffusione genera un ciclo virtuoso, tale che, a un
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Il riciclo rappresenta la soluzione meno sostenibile tra le tre, sia in termini di efficienza sia di
profittabilità perchè è limitato dalle componenti stesse di cui è fatto un prodotto, che possono
Figura 2
Negli ultimi due decenni, l’Economia Circolare ha acquisito una rilevanza crescente in tutto il
mondo, come valida alternativa per superare i problemi del prevalente modello economico di
tipo lineare, basato sul concetto neoclassico di produzione e consumo, pur avendo generato un
livello di crescita senza precedenti a partire dalla Rivoluzione Industriale, si è rilevato fonte di
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Nelle economie agricole antecedenti la rivoluzione industriale veniva riutilizzata o riciclata
qualsiasi cosa potesse essere riconvertita. Successivamente si attuò un sistema economico che
si fondava sullo sfruttamento immediato, i beni avevano un ciclo di vita abbreviato che divenne
un ciclo lineare. L’economia odierna è basata sull’approccio lineare (prendi, produci, usa e
getta). Si parla di “lineare” in quanto una volta terminato il consumo termina anche il ciclo del
prodotto che diventa un rifiuto. I prodotti sono pensati per rispondere ad un solo bisogno e la
diversificazione sembra essere più importante del bisogno stesso. I beni vengono acquistati,
usati e gettati di continuo invece di essere riparati o riusati. Questo a livello ambientale ed
economico è insostenibile per via delle materie prime e delle energie limitate, ma anche per la
volatilità del prezzo delle materie prime e dei rischi che ne comporta. Nell’ecosistema naturale
non esistono discariche, tutto quello che è scarto per una specie è un alimento per un’altra
specie. Il ciclo ricomincia da capo ogni volta. Questo modello naturale funziona da millenni in
maniera impeccabile, ed è proprio a questa tipologia di economia che si sta cercando di ispirarsi.
all’interno del ciclo di produzione invece di gettarle in discarica e facendole diventare rifiuti.
Negli ultimi anni, nel mondo, diverse multinazionali stanno avviando piani diretti ad
un’economia circolare.
In un’economia circolare i flussi , di materiali sono di due tipi: biologici cioè possono essere
reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici che son rivalorizzati senza entrare nella biosfera”.
Immaginiamo di progettare prodotti che dopo averli usati riconsegno i materiali di cui sono
l’ipotesi che questi prodotti siano creati e trasportati utilizzando solo energie rinnovabili e
pulite. Un sistema perfetto di economia circolare dovrebbe funzionare così. Per quanto riguarda
i rifiuti biologici dovremmo iniziare a riprogettare i prodotti nelle loro parti e nelle loro
confezioni, usando materiali sicuri e compostabili che possano aiutare le piante a crescere
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meglio. Quando invece si parla di materiali tecnici ci si riferisce a prodotti non costruiti con
materiali biodegradabili, qui avviene un recupero di un altro tipo, un sistema capace di riciclare
metalli, leghe, in maniera che continuino a mantenere le loro qualità e che possano essere ancora
utili oltre il loro progetto di utilizzo originale. Così facendo i prodotti dei giorni nostri
potrebbero diventare le risorse del domani. Con il termine “circolare” si indica appunto questo
flusso continuo che prevede un sistema basato sul prendi, produci, usa e riusa o ricicla. Una
strategia tale comporta un passaggio da una gestione dei rifiuti “cradle to grave” (dalla culla
alla tomba) ad una gestione “cradle to cradle” (dalla culla alla culla) con una diminuzione di
concezione che farebbe bene all’ambiente, alla società e all’economia. Un tipo di economia
strettamente legato a quella circolare è la “Green Economy”, che si basa su un’efficiente uso
dell’inquinamento. La green economy può quindi considerarsi anche circolare in quanto l’uso
efficiente delle risorse è strettamente correlato alla minimizzazione degli scarti e alla loro
trasformazione in nuove materie prime. In un’economia circolare prendono sempre più piede
dell’economia circolare non è solo di approccio ambientale o etico, può anche, favorire
l’innovazione che dia un vantaggio competitivo e una maggiore protezione per persone e
ambiente di cui l’Europa possa andare fiera, offrendo contemporaneamente ai consumatori beni
più durevoli nel tempo e innovativi, che possano creare risparmi e migliorare la qualità della
vita. Inoltre, con la riduzione dell’utilizzo delle risorse non rinnovabili, l’economia circolare, è
uno dei modelli strategicamente più efficace per combattere le calamità ambientali come la lotta
della biodiversità.
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1.4 Benefici che porta l’economia circolare
La fondazione Ellen MacArthur rivela che, l'Economia Circolare sarà in grado di apportare in
Europa benefici diretti: beneficio economico, risparmio sui costi delle materie prime, aumento
del Pil, incrementare la produttività annua delle risorse. Inoltre genera, effetti positivi indiretti,
conducendo l’Europa verso una maggiore competitività nel mercato globale. L’Economia
Circolare ha bisogno di molta manodopera in diversi settori, per esempio dove è necessario
complesso processo di riciclo e riuso, ugualmente nel processo di raccolta e riciclaggio dei
rifiuti urbani. Questi professionisti necessitano di una formazione specifica e capacità operative
avanzate. Il Circular Economy Network (2018), promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo
almeno 50.000 nuovi posti di lavoro, per la gestione dei rifiuti e nel settore delle riparazioni,
qualora le imprese italiane si adeguassero agli standard di quelle francesi, tedesche o spagnole.
il loro prezzo più elevato e volatile limitano l’uso del modello di produzione lineare e un
incentivano quello circolare in cui le merci di oggi sono le risorse di domani. Le nuove
prodotto durante l’uso. I Social Network favoriscono la diffusione di una nuova cultura fondata
sulla condivisione, sul riuso e sulla responsabilità nella produzione e nelle pratiche
Circolare preserva e rafforza il Capitale Naturale, incentivando l’uso delle energie rinnovabili,
Mission dell’ Economia Circolare sono incentrate su un Codice etico, che, promuovendo
responsabilità sociale, economica e ambientale, risponde alle esigenze delle nuove generazioni,
sensibili a un agire economico centrato sulla sostenibilità. L’Economia Circolare offre alle
industriale fondata sullo scambio, condivisione e la gestione congiunta delle risorse. Cosi si
hanno vantaggi ambientali, perché ciò che è un rifiuto per un’azienda diventa input per un’altra,
e vantaggi economici con riduzione dei costi di transizione e la possibilità di creare nuove
prodotti, alla rigenerazione dei componenti, al riciclo e al recupero di energia, offre il vantaggio
di risparmiare sul costo netto dei materiali e la diminuzione dei volumi dei materiali e prodotti
comporta una diminuzione delle esternalità negative. Un aumento della produttività dei
Riducendo la dipendenza verso il mercato delle risorse, diminuisce il rischio di esporsi agli
competitivo crescente, perché capaci di creare più valore da ogni unità di risorsa.
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1.5 Costi, debolezze e minacce dell’economia circolare
ricerca e sviluppo, nel settore degli investimenti da parte delle aziende per implementare i nuovi
cicli di produzione e nelle nuove infrastrutture digitali. Sono quindi da considerare ostacoli i
costi di transazione che devono essere affrontati per consentire il passaggio verso il modello
analizzate per contenere i danni derivanti da esse. La barriera più difficile da superare è la
riutilizzo, recupero e riciclaggio e una difficoltà nel coinvolgere partner che possano supportare
le aziende per ottimizzare l’uso delle risorse. A ciò si aggiungono un eccesso di burocrazia,
competenza .
Le aziende italiane, in particolare le PMI, hanno difficoltà ad accedere al credito per sostenere
Ulteriori ostacoli allo sviluppo dell’Economia Circolare in Italia sono una crescita della
domanda dei prodotti riciclati più lenta dell’offerta e la mancanza di uno sbocco adeguato per
la gestione degli scarti che le aziende producono. Vi sono quindi diverse barriere che possono
ostacolare il cammino verso un’Economia Circolare alcuni ostacoli possono svanire da soli
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con il tempo; altri, invece, potrebbero richiedere nuovi quadri specifici, in termini di corporate
modificare le regole e le linee guida in campo ambientale, soprattutto per ridurre le esternalità.
rappresentate da tutti quei fattori interni che generano peggioramenti e svantaggi in termini
non rinnovabili possono essere non riciclabili; anche nel caso di risorse riciclabili, vi sono dei
limiti al riciclaggio dettati dalla richiesta di grandi quantità di energia che è a sua volta causa
di un elevato prezzo di alcune materie prime secondarie. Alcuni limiti biofisici e termodinamici,
propri dei sistemi tecnologici e degli ecosistemi, sono imposti dalla scarsa quantità delle risorse
non rinnovabili e dalla capacità di carico e rigenerazione dei rifiuti e d’inquinanti della natura,
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CAPITOLO 2 - PERCORSO NORMATIVO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE
L’economia circolare richiede un ampio sostegno politico sul piano europeo, nazionale,
universitario, gli istituti di ricerca e le altre parti interessate, a tutti i livelli di governo.
Nella transizione verso un’economia circolare, questi soggetti possono operare come
soggetti facilitatori. È necessario un intervento anche per comunicare alle persone nella
vita di ogni giorno (sul luogo di lavoro, nelle scuole, fra le comunità locali) le idee e i
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bassa, in particolare se questi implicano modifiche dei comportamenti e perché spesso
i prezzi non rispecchiano il vero costo dell’uso di risorse ed energia per la società. Infine
i segnali politici per la transizione verso un’economia circolare non sono abbastanza
Perciò il cambiamento è già in atto ma deve passare attraverso una revisione normativa
Inoltre serve la collaborazione di tutti gli attori della circular economy (governi,
Il modello di economia circolare è la risposta proattiva alla crisi del sistema economico lineare,
spesso inefficiente e costoso, che si affida esclusivamente sullo sfruttamento delle poche risorse
per soddisfare molti bisogni dei consumatori. È evidente però che per promuovere la transizione
In Europa ci stiamo abituando a sentir parlare sempre di più di economia circolare. Nel nostro
continente si punta molto al settore “verde”, più specificatamente sul riciclaggio di rifiuti e
risorse.
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agli approcci su base volontaria nei settori chiave. Per riunire tali elementi e collegarli
all’agenda per l’efficienza nell’impiego delle risorse, l’UE ha fissato un obiettivo che
garantisca un aumento della produttività delle risorse di ben più del 30 % entro il 2030. Il
e dai suoi Stati membri nel 7° programma d’azione per l’ambiente: “La nostra prosperità e il
nostro ambiente sano, sono frutto di un’economia circolare innovativa, dove nulla si spreca,
dove le risorse naturali sono gestite in modo sostenibile e dove si tutela, si apprezza e si
ripristina la biodiversità con modalità che migliorano la tenuta della nostra società”.
La transizione verso un’economia circolare per un uso efficiente delle risorse è tra le priorità
Recentemente, dal Consiglio, dalla Commissione e dal Parlamento Europeo, è stato approvato
corrispondenza della prevista revisione della legislazione europea sui rifiuti, ha elaborato un
Tali misure sono contenute nella Comunicazione “Verso un’economia circolare: programma
per un’Europa a zero rifiuti“ che ha stimolato l’ingresso della tematica nel dibattito pubblico
europeo.
La commissione europea ha chiesto ai Paesi membri che riciclino almeno il 65% dei rifiuti
e riciclabili, ha richiesto una diminuzione del 50% degli sprechi di cibo e un aumento della
responsabilità dei produttori. Le norme dovrebbero essere pienamente in vigore tra il 2030 e il
2035 per dare tempo ai Paesi membri di potersi adeguare, inoltre l’UE fornirà diversi incentivi
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scarti e l’ottimizzazione dei processi produttivi non porterà soltanto l’economia verso una
crescita sostenibile ma creerà nuovi posti di lavoro, creerà sfide competitive per le aziende ma
Il pacchetto di norme fa una previsione sugli obiettivi richiesti, presume che il riciclo di rifiuti
urbani possa alzarsi al 55% nel 2025, al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035. Verrà rafforzata la
comunicazione di dati riguardanti la gestione di rifiuti dei loro prodotti. Un’altra norma prevede
che lo smaltimento dei rifiuti urbani gettati in discarica non debba superare il 10% del totale
dei rifiuti urbani prodotti. Infine entro il 2025 lo spreco alimentare deve ridursi del 30%, mentre
Figura 3
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Un nuovo passo avanti è stato fatto il 2 dicembre 2015 con la Comunicazione “L’anello
mancante: un piano d’azione europeo per l’economia circolare“, documento che ha iniziato ad
analizzare l’interdipendenza di tutti i processi della catena del valore: dall’estrazione delle
materie prime alla progettazione dei prodotti, dalla produzione alla distribuzione, dal consumo
al riuso e riciclo. Si tratta di un articolato pacchetto di misure che comprende l’elaborazione e/o
Il piano d’azione individua misure chiave e aree specifiche di intervento tra cui: la progettazione
ecologica, lo sviluppo dei mercati delle materie prime secondarie, l’adozione di modelli di
rifiuti possono generare, in tutta l’UE, risparmi netti per le imprese fino a 604 miliardi di euro,
ovvero l’8 % del fatturato annuo, riducendo al tempo stesso le emissioni totali annue di gas a
effetto serra del 2-4 %. In generale, attuare misure aggiuntive per aumentare la produttività
delle risorse del 30 % entro il 2030 potrebbe far salire il PIL quasi dell’1 % e creare oltre 2
milioni di posti di lavoro rispetto a uno scenario economico abituale. I cittadini europei sono
l’efficienza nell’impiego delle risorse. Un recente sondaggio Eurobarometro ha svelato che una
forte maggioranza di persone pensa che l’impatto di un impiego delle risorse più efficiente
produrrebbe un effetto positivo sulla qualità della vita nel loro paese, sulla crescita economica,
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2.3 lo scenario italiano
La legislazione italiana radica i propri principi in materia di economia circolare in quella che è
circolare entrassero a far parte dell’ordinamento Italiano. Il documento agisce con ampio raggio
su tutto ciò che riguarda l’ambiente, dalla gestione dei rifiuti fino alla mobilità sostenibile.
Negli ultimi anni, in Italia, la sensibilizzazione verso il fronte rifiuti è cresciuta molto.
Il 26 settembre 2020 entra in vigore il d.lgs. 116/2020 – “Decreto Rifiuti” – che recepisce in un
unico decreto due delle quattro direttive europee (la 2018/851 e la 2018/852) contenute nel
Sul piano normativo, con il d.lgs. 116/2020 vengono recepite le prime due direttive europee che
riguardano i rifiuti, gli imballaggi e i rifiuti di imballaggio e sono questi, gli ambiti sui quali
viene modificata in modo sostanziale la parte quarta del d.lgs n.152/2006, ovvero il cosiddetto
TUA (Testo Unico Ambientale) e a questo nuovo testo saranno tenuti ad adeguarsi tutti i
soggetti pubblici e privati che producono, trasportano e trattano i rifiuti. Le novità sono molte
ed impattano e cambiano sia l’economia strettamente connessa al mercato dei rifiuti, che in
generale l’approccio economico di ogni singolo stato, con scenari oggi in corso di definizione
La prima sostanziale trasformazione riguarda l’assimilazione dei rifiuti speciali a quelli urbani
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La Direttiva Europea chiedeva, che i rifiuti urbani e quelli industriali, quando sono simili,
fossero considerati assimilabili al fine del conteggio generale del materiale riciclato. Dunque,
nella percentuale di rifiuti che, l’Italia dovrà destinare al riciclo potranno essere considerati sia
i rifiuti urbani che quelli industriali. Perciò i rifiuti speciali e quelli urbani, quando sono simili,
obiettivi di riciclo nazionale definiti dalla comunità europea. Il comma 2 bis dell’art. 198 del
D.Lgs. 152/06 ribadisce che le aziende non sono obbligate a scegliere il gestore pubblico per
la gestione dei rifiuti da loro prodotti, ma dovranno solo comprovare di aver avviato i rifiuti al
recupero tramite attestazione rilasciata, dal gestore scelto.Quindi le aziende che scelgono un
operatore privato per la gestione dei propri rifiuti saranno detassate in proporzione a quanti
rifiuti avviano al recupero tramite l’operatore scelto. Le aziende potranno comunque avvalersi
degli operatori pubblici ma saranno vincolate a questo operatore per i successivi 5 anni, senza
possibilità di recesso ed eventuale passaggio ad una gestione tramite operatore privato. Per i
meccanismi di tracciabilità dei rifiuti vi è il nuovo registro elettronico dei rifiuti, il Rentri, che
sostituisce il Sistri. In attesa che il nuovo registro elettronico sia operativo, il decreto stabilisce
le modalità di compilazione dei registri di carico e scarico, riporta in maniera più estesa l'elenco
La Responsabilità estesa del produttore del bene, nasce dal principio secondo il quale
l’inquinamento ha un costo che deve essere sostenuto dal soggetto che produce il bene
maniera diretta dal punto di vista finanziario e organizzativo i produttori e distributori dei beni.
Questo approccio ha la finalità di stimolare l’internalizzazione dei costi del fine vita
includendoli nel prezzo del prodotto ed incentivare i produttori, al momento della progettazione
dei loro prodotti, a tenere conto in maggior misura della riciclabilità, della riutilizzabilità e della
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riparabilità. Questo principio veniva esposto a suo tempo nella direttiva europea n. 98 del 2008
sui rifiuti e la direttiva europea 2018/851 (una delle quattro del Pacchetto Economia Circolare)
lo rafforza, stabilendo che la responsabilità del produttore debba essere estesa anche ai beni
durevoli.
Importanti aziende italiane già impegnate nell’economia circolare si sono riunite e hanno
dello Sviluppo Economico è un importante atto per la strategia nazionale per lo sviluppo
sostenibile. Con questo documento si definiscono gli obiettivi per i modelli di produzione e
consumo sostenibili e sull’uso delle risorse in modo efficiente. L’Italia conserva tra le
principali economie dell’Unione europea la medaglia d’oro per l’economia circolare ma questo
primato è a rischio. Nella produzione circolare il nostro Paese ottiene 26 punti, con un distacco
di 5 punti dalla Francia. Rispetto al 2020 l’Italia è stabile al primo posto ma senza miglioramenti
Figura 4
25
Il primo febbraio 2018 dall’unione di FISE (Federazione Imprese di Servizi) e UNIRE (Unione
Imprese del Recupero) nasce Unicircular (Unione delle Imprese dell’Economia Circolare).
Unicircular nasce con l’obiettivo di far crescere la “cultura circolare” e si propone come punto
di riferimento per tutte le imprese che sono interessate al modello di economia circolare con
l’intento di aiutarle nel loro percorso rappresentando le loro esigenze con le istituzioni e
L’Unione europea si candida al ruolo di capofila globale nella transizione verso l’economia
circolare. La Commissione nel Circular Economy Action Plan scrive: "gli sforzi dell'UE
possono essere coronati da successo soltanto se trainano anche la transizione globale verso
un'economia giusta, a impatto climatico zero, efficiente sotto il profilo delle risorse e circolare.
Vi è una crescente necessità di portare avanti il dibattito sulla definizione di uno "spazio
operativo sicuro" per far sì che l'uso delle diverse risorse naturali non superi determinate soglie
a livello locale, regionale o globale e che l'impatto ambientale rimanga entro limiti che il nostro
circolare globale e portare avanti iniziative di partenariato, anche con le grandi economie.
Per i paesi con una prospettiva di adesione all'UE e le economie emergenti, i nuovi modelli
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o guidare gli sforzi a livello internazionale per raggiungere un accordo globale sulla
o esaminare la fattibilità di definire uno "spazio operativo sicuro" per l'uso delle risorse
o assicurare che gli accordi di libero scambio rispecchino gli obiettivi rafforzati
dell'economia circolare;
occidentali e nel contesto dei dialoghi politici, dei consessi e degli accordi ambientali a
quadro del Green Deal e le missioni sull'economia circolare, e collaborare con gli Stati
La transizione verso un’economia efficiente nell’uso delle risorse, con basse emissioni di
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mondiale per raggiungere una crescita sostenibile. Con una popolazione mondiale di più di 9
miliardi di persone prevista per il 2050 e la rapida crescita economica dei paesi in via di
numerosi studi e ricerche dalle quali emerge l’assoluta necessità e l’obbligo di cambiare rotta e
imboccare la strada verso una maggiore efficienza nell’uso delle risorse. Tra questi ricordiamo
lo scenario progettato dal lavoro dell’UNEP 2017, il quale evidenzia che l'uso delle risorse
naturali aumenterà da 85 miliardi a 186 miliardi di tonnellate nei prossimi anni fino al 2050,
nelle regioni urbane dell’Africa e dell’Asia e un aumento del 71% del consumo pro capite delle
impatti ambientali e climatici qualora non si adottino politiche e misure per un uso più efficiente
produzione economica e del benessere sociale dall'uso delle risorse e dell'energia, e dai relativi
impatti ambientali deve essere il principale obbiettivo della politica internazionale. A tal
Il 2 agosto 2015 è stato raggiunto un accordo tra i 193 Stati membri dell’Onu per fissare
dal 1° gennaio 2016 al 2030. La gestione delle risorse è fondamentale per l'eliminazione
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Figura 5
non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. In questo modo
viene superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si
afferma una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo. Tutti i paesi sono
chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più
problematiche possono essere diverse a seconda del livello di sviluppo conseguito. Ciò
vuol dire che ogni paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo
componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle
e della cultura.
vincolante sui cambiamenti climatici. Stabilisce un quadro globale per evitare pericolosi
proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1.5°C. Inoltre punta a rafforzare la capacità dei
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paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e a sostenerli nei loro sforzi. In
Il vertice G7 tenutosi in Germania nel giugno 2015, come parte del loro maggiore impegno
a migliorare i loro sforzi per facilitare la transizione verso un modello economico circolare
basato sulla gestione sostenibile dei materiali, ha chiesto di elaborare una relazione per
individuare le soluzioni più promettenti per l'efficienza delle risorse per tutti i paesi
rapporto è che muoversi in direzione dell’economia circolare offre vantaggi sia dal punto
immediatamente e di sostenerla in diversi settori e a più livelli. Emerge che il ruolo centrale
gerarchica nella gestione dei rifiuti, maggiore responsabilità del produttore, l’aumento del
valore dei prodotti, ecologia industriale, costituiscono altri tasselli per raggiungere il
I grandi del G20 nel Luglio 2021, hanno approvato il documento finale di lavori su Clima,
Ambiente ed Energia nel quale viene adottata la visione per l’economia circolare per
inoltre, rafforzare gli investimenti nelle attività del capitale naturale, promuovere sinergie
tra i flussi finanziari destinati al clima, alla biodiversità e agli ecosistemi e allineare gli
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su una roadmap pluriennale sulla finanza sostenibile portato avanti dal Sustainable Finance
L’incontro mette insieme i cosiddetti grandi della Terra, ovvero i 20 Paesi che
producono l’80% del Pil mondiale e l’85% delle emissioni di anidride carbonica.
Nel G20 la grande ambizione dell’Italia è conciliare la tutela dell’ambiente con il progresso
politica, con un approccio coordinato per affrontare le crisi globali, anche dopo il Covid-
19, e con un percorso scientifico comune. La Presidenza italiana, consapevole del proprio
ruolo, ha presentato proposte importanti sul piano globale per stimolare la comunità
dell’avvenuto slittamento di alcuni vertici chiave a causa dallo scoppio della pandemia.
Presidenza italiana pone particolare attenzione al tema della tutela degli Oceani e dei Mari,
ripristino del suolo, alla tutela delle risorse idriche e alle soluzioni basate sulla natura e
contribuire in modo significativo alla sostenibilità dei consumi e delle produzioni, con un
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prevenzione dello spreco alimentare, sui settori della moda e del tessile, al fine di
3. Finanza verde in cui si mira a supportare il riallineamento dei flussi finanziari in linea con
Inoltre puntiamo a rafforzare gli investimenti da tutte le fonti verso le attività che rafforzano il
ecologica del settore finanziario attraverso l'organizzazione di un dialogo per contribuire alla
Per ottenere i risultati per una transizione verso un sistema economico e finanziario sempre
più sostenibile, sono necessari sempre più investimenti sia pubblici che privati, volti a
europeo è stata riconosciuta la priorità di impegno verso un obiettivo target di impatto climatico
neutrale entro il 2050. A questo scopo nel 2020 in una sua dichiarazione, la Presidente della
Commissione Europea, Ursula Von der Leyen ha presentato un nuovo piano di investimenti, il
Patto Verde Europeo, (Green Deal), nel quale riconosce la necessità di una maggiore
investimenti verdi. La Commissione, tuttavia, aveva già avviato un piano di orientamento dei
flussi di capitale pubblici e privati verso investimenti sostenibili, istituendo nel dicembre 2016
un gruppo di esperti al quale era stato assegnato il compito di produrre delle linee guida per lo
sviluppo della finanza sostenibile in Europa, l’High Level Expert Group on Sustainable
32
Finance. Le raccomandazioni principali possono essere ricondotte alla definizione di un sistema
comune di classificazione delle attività definite sostenibili, come è possibile leggere dalla
relazione del gruppo, allo scopo di incrementare la fiducia da parte degli investitori e permettere
alle imprese di “comprendere meglio quali attività possono essere considerate investimenti
finanziarie e delle imprese e migliorare la trasparenza sarà quindi l’aspetto chiave e sarà
del gruppo costituiscono l’input alla realizzazione di un lavoro che vede protagonista la
d’Azione per finanziare la crescita sostenibile. L’Action Plan aiuta a delineare una strategia
europea verso la transizione green e sottolinea il ruolo della finanza in questa direzione, è
articolato in 10 punti:
per la finanza sostenibile, ovvero una classificazione condivisa delle attività economiche
ritenute sostenibili.
2. creare standard ed etichette, (green labels), con l’ausilio di certificazioni che attestino la
3. promuovere, aumentare gli investimenti in progetti sostenibili tramite una efficace politica
investimenti, includendo le preferenze del cliente in termini di scelta al momento del servizio
di consulenza;
33
5. sviluppare parametri di sostenibilità con il miglioramento della trasparenza tramite lo
rating all’implementazione dei criteri ESG (environmental, social and governance) nella
propria attività di mappatura e calibrazione del rischio funzionali all’elaborazione delle proprie
scale ordinali;
7. chiarire i doveri degli investitori istituzionali e dei gestori patrimoniali; proponendo una
legge che includa i criteri di sostenibilità nella definizione di “dovere fiduciario”, al fine di
8. Possibilità di introdurre delle riduzioni dei requisiti patrimoniali minimi sugli investimenti
sostenibili.
Disclosure del Financial Stability Board e migliorare cosi la qualità e trasparenza della
10. favorire un modello di governance aziendale sostenibile mediante l’integrazione dei criteri
ESG nel processo decisionale del CDA ed attenuare la visione a breve termine degli investitori
nel mercato dei capitali con l’intento di promuovere un approccio di lungo periodo compatibile
In tali criteri è possibile individuare tre finalità prevalenti. Le prime cinque sono finalizzate a
riorientare i flussi di capitale verso gli investimenti sostenibili , le successive sono improntate
all’integrazione della sostenibilità nella gestione del rischio e le ultime sono volte alla
promozione della trasparenza e della visione di lungo termine delle attività economiche e
34
finanziarie. La Commissione gradualmente ha cercato di portare attuazione a ciascuno dei
punti dell’Action Plan iniziando con il primo punto, la creazione di una tassonomia europea
Al fine di aprire una finestra di dialogo tra i rischi derivanti dai cambiamenti climatici e le stesse
organizzazioni del mercato e di pervenire ad un dissolvimento dei rischi climatici , a fine 2015
è stata costituita, ad opera del FSB (Financial Stability Board), la Task Force on Climate-related
Financial Disclosure (TCFD). La principale iniziativa perseguita dal FSB era quella di
procedere ad una progressiva ed efficace valutazione dei rischi finanziari indotti dai
carbonio. I rischi transitori associati, come il calo della domanda di prodotti ad alta intensità di
stanno già influenzando gli investimenti. Tramite questo organismo è stato dunque possibile
sviluppare una serie di raccomandazioni, che individuano i principi guida per le imprese da
seguire nella redazione della rendicontazione non finanziaria. In questo modo, grazie alla
diffusione di una “non-financial disclosure”, aumenta l’informativa fornita agli investitori e più
a scenari eterogenei. La Task Force nel 2017 ha divulgato delle raccomandazioni da integrare
aziendali :
1. Governance;
2. Strategia;
4. Metriche e obiettivi.
35
Lo schema si articola in undici raccomandazioni specifiche relative alle quattro aree
individuate. Relativamente alla prima area, quella della governance, il testo raccomanda di
sottolineare la struttura della governance aziendale e il ruolo del management sui rischi e le
opportunità collegati al clima. Fondamentale è quindi capire quale è il compito del CDA nella
gestione e nella supervisione in questa direzione. In secondo luogo, è necessario, nella propria
reportistica, andare a rendere pubblica la strategia aziendale di breve, medio e lungo periodo in
relazione agli impatti attuali e prospettici derivanti da rischi ed opportunità legati al clima. Il
framework si basa sulla distinzione tra i rischi fisici e i rischi di transizione derivanti dalla
sull’analisi di scenari per comprendere il potenziale impatto dei rischi futuri. Il presidio quindi
di scenari alternativi, storici o prospettici, sono basilari al fine di pervenire alla definizione di
una strategia. É facilmente intuibile quindi che il tema alla base della pianificazione finanziaria
e strategica non dovrà essere più quello tradizionalmente condiviso della reciprocità, il dare e
l’avere, quanto più si fa strada il tema della responsabilità, una maggiore consapevolezza degli
impatti futuri delle azioni quotidiane. Attuare una strategia attrattiva e responsabile sarà quindi
Fondamentale sarà, come raccomandato dalla Task Force nel terzo ambito, fornire una
rendicontazione del processo mediante il quale l’azienda identifica, quantifica e gestisce i rischi
legati al clima e di come questi processi vengono integrati nel rischio complessivo dell’azienda.
Per ultimo, le aziende sono tenute a pubblicare le metriche ed i relativi obiettivi per valutare e
gestire i rischi e le opportunità, fornendo una valutazione in relazione alla performance rispetto
CDSB, hanno pubblicato una documentazione supplementare alla reportistica per facilitarne
36
un’intervista pubblicata sul sito di Borsa Italiana alla CEO della Sustainability Accounting
Standards Board, Madelyn Antoncic, "Le aziende, stanno dimostrando un forte interesse nel
gestire la propria esposizione al rischio legato al clima aderendo alle raccomandazioni della
TCFD. Tuttavia, pochi hanno una chiara comprensione di come implementare tali
Figura 6
37
La definizione corretta di investimento sostenibile e responsabile viene data dal Forum per la
Finanza sostenibile, organismo non profit italiano che si occupa di promuovere la divulgazione
degli investimenti sostenibili con l’obiettivo di integrare i criteri relativi ai tre pilastri della
Responsabile è una strategia di investimento orientata al medio lungo periodo che, nella
valutazione di imprese e istituzioni, integra l’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale
e di buon governo, al fine di creare valore per l’investitore e per la società nel suo complesso”.
C’è da precisare però che, nonostante la definizione faccia riferimento all’ambito ambientale
sociale e di governance , nella pratica risulta più comune accostare tali tipologie di investimenti
prettamente al primo pilastro, quello ambientale. Gli altri due ambiti necessitano sicuramente
applicazione. L’orizzonte temporale che l’investitore deve considerare quando decide di attuare
una strategia sostenibile tende ad aumentare a discapito di strategie perseguite da investitori che
Chi sceglie infatti di considerare i criteri ESG nei propri investimenti si servirà, al fine di
creazione del valore dell’impresa. La Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), a questo
proposito, ha individuato per la prima volta nel 2012, all’interno del suo report biennale, la
investimento sostenibile e responsabile si può applicare a tutte le asset class e secondo diverse
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strategie, adottabili anche contemporaneamente per uno stesso portafoglio di investimento, di
cui le più diffuse sul mercato italiano risultano le seguenti illustrate nell’immagine sottostante:
Figura 7
39
Le prime tre strategie elencate fanno riferimento ad un approccio basato sulla selezione, positiva
o società, o più in generale a contesti eticamente e moralmente ritenuti non responsabili. Si può
inquinante. Tale strategia risulta di semplice attuazione da parte dell’investitore e può essere
primo fondo di investimento etico-sostenibile, il Pioneer Found, realizzato a Boston nel 1928
utilizzava, quale strategia di gestione del fondo proprio l’esclusione del settore del tabacco e
degli alcolici.
La seconda strategia citata è quella che ha alla base l’inclusione nello stock picking di prodotti
in questo caso, una selezione positiva degli emittenti. Ultima strategia che può essere
considerata in termini di valutazione negativa o positiva degli emittenti è quella del Best in
Class. In questo caso si vanno a considerare realtà parallele in termini di settore, attività,
termini di osservanza ESG. Vengono selezionate solo le aziende più virtuose per ogni settore
economico. Nessun settore viene escluso dall’analisi, neanche quelli più controversi.
L’investitore sceglie le società che fanno il massimo sforzo per integrare criteri ambientali,
sociali e di governace nella propria attività, indipendentemente dal settore di appartenenza, oltre
che a valutare la performance finanziaria. Questo approccio, come intuibile, aiuta a favorire la
concorrenza e sprona le società di ogni settore all’integrazione dei criteri ESG, anche allo scopo
di essere incluse nei migliori indici di sostenibilità . Secondo Ecofin, negli ultimi otto anni
questa strategia ha visto una forte crescita di portafogli coinvolti, con un tasso di crescita
40
annuale composto CARG del 20% solo in Europa, questa strategia risulta essere una delle più
La quarta strategia individuata è quella degli investimenti tematici. Questa strategia si traduce
nella selezione, da parte dell’investitore di asset collegati ad aspetti specifici della sostenibilità.
Come è possibile osservare dagli studi di Ecofin, gli investitori negli ultimi anni stanno
relativamente al tema idrico. Sebbene la strategia sia di facile attuazione, e si osserva un CAGR
in crescita, la sua diffusione, almeno in Europa risulta essere irregolare, con una concentrazione
Più relativamente orientata alla sfera societaria invece, risulta essere la strategia
dell’engagement. L’investitore in questo caso, o nel caso del risparmio gestito, l’asset manager
cerca di trovare un punto di incontro, un dialogo diretto con l’emittente. L’obiettivo è di influire
attivamente nei vari ambiti aziendali o mediante l’attuazione del diritto di voto, in termini di
interazione con il management in relazioni a tematiche ESG. La strategia però, che sposa bene
la volontà degli investitori che per la prima volta approcciano agli investimenti sostenibili è
investing è aumentata significativamente negli ultimi anni, anche grazie al GIIN (Global Impact
investimenti facilitandone così la diffusione tra gli investitori. Caratteristiche alla base in questo
caso, che vanno a differenziare questa da altre strategie di investimento responsabile sono
nostro paese questa strategia ha trovato largo campo di applicazione rispetto altri paesi.
41
2.6 Tassonomia dell’UE
Le emissioni globali di gas serra dovrebbero subire una riduzione del 50% nel prossimo
nuovi strumenti per consentire la transizione verso un’economia più sostenibile. A questo fine
declinato dall’Action Plan della Commissione Europea. Obiettivo della Commissione è quindi
fare chiarezza nel mercato, evitando che si possano includere nella definizione di sostenibile
Il Final report of the Technical Expert Group on Sustainable Finance, definisce la tassonomia,
è stato reso pubblico nel marzo del 2020 da parte del TEG, un gruppo di 35 esperti e 100
Commissione Europea. All’interno del documento reso noto sono elencati i sei obiettivi
ambientali che sono alla base del contributo che le attività devono implementare al fine di
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Un’attività economica può essere ritenuta eco compatibile qualora riesca a contribuire in
maniera positiva ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali sopra citati, non implichi danni
significativi rispetto ad uno qualsiasi degli altri cinque obiettivi ambientali e rispettino
alcune garanzie minime (ad esempio, le Linee guida OCSE sulle imprese multinazionali e i
Per ogni attività eco compatibile la tassonomia stabilisce delle soglie di performance, ovvero
dei criteri tecnici di screening al fine di andare ad individuare le attività sostenibili e quindi
che possono essere considerate allineate in relazione ai primi due obiettivi ambientali,
periodi di applicazione, nella prima fase vi è la tassonomia relativamente alle attività che
aspettare almeno un anno in più per l’adozione della tassonomia relativamente alla parte dei
contributi agli altri quattro obiettivi ambientali. Analizzando il profilo della mitigazione dei
rischi climatici, ovvero quel processo finalizzato alla riduzione delle emissioni di gas serra,
CO2, il TEG ha individuato tre attività in base alla relazione delle stesse con le emissioni
1. Attività che prevedono già basse emissioni di carbonio (low carbon), in quanto il
livello di Co2 emessi risultano essere bassi o pari a zero, perfettamente compatibili
tassonomia può in questo senso venire in soccorso a tutti quei settori che non
attività che non arrechino danni agli altri obiettivi ambientali. Il TEG ha quindi
44
Figura 8
Nel settore manifatturiero sono individuate attività volte a perseguire l’obiettivo ambientale
della mitigazione, quindi relative alla produzione di presidi a bassa emissione, come nel caso
pesante, in transizione, che necessitano di una forte riduzione delle emissioni prodotte. Invece
guardando al settore energetico, vengono considerati allineati con la tassonomia quelle attività
in cui la produzione di elettricità con emissioni lungo il ciclo di vita sono inferiori a 100
grammi di Co2 per KWh prodotto. Sono incluse quindi per esempio le attività del settore
solare, idroelettrico, eolico. Il settore nucleare viene invece escluso dalla tassonomia, non
per perché non vada a rispettare i criteri relativi alle emissioni, quindi la soglia individuata di
100 grammi di Co2 equivalent per KWh prodotto, ma in quanto le scorie radioattive prodotte
da tali attività possono essere nocivi per la salute e per le biodiversità, andando quindi ad
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intaccare negativamente quelli che sono alcuni tra i sei obiettivi ambientali. La tassonomia
può essere definita quindi come un insieme di attività economiche che favoriscono la
mitigazione e l’adattamento ad affrontare le criticità dei futuri eventi climatici avversi. Essa
risulta però essere al momento incompleta, gli altri quattro obiettivi ambientali necessitano di
uno sviluppo articolato da implementare alla documentazione già esistente. Per questo
Europea ha previsto l’allungamento del periodo di attività del TEG e la costituzione di una
Platform on Sustainable Finance, che sostituirà il TEG proseguendone i lavori. Nei mercati
finanziari, l’utilità della tassonomia risulta essere rilevante per tutti quegli operatori finanziari
che desiderano calcolare la sostenibilità delle attività a cui rivolgono i propri investimenti, sia
a livello individuale che collettivo, e quindi andare a calcolare l’allineamento alla tassonomia
del proprio portafoglio di investimenti. Al fine di arrivare ad una corretta valutazione, relativa
la consultazione dell’allegato tecnico fornito dal TEG, che contiene, un elenco completo dei
criteri di screening tecnico rivisti o aggiuntivi per le attività economiche che possono
In un esempio, del TEG final report on the EU Taxonomy 2020, di valutazione dell’allineamento
alla tassonomia di un portafoglio titoli, costituito da 3 titoli, che investe in società A, B e C con
ponderazioni 25%, 25%, 50%, si vanno ad analizzare i settori ricoperti da tali società e si
valuta poi, in base ai criteri tecnici di screening quali tra questi settori possono essere
considerati allineati con la tassonomia. Inoltre, se è dimostrato che l’azienda non produce
danni significativi agli altri obiettivi ambientali, tenendo conto delle ponderazioni di ciascun
complessivo alla tassonomia del 42,5% nell’esempio citato. Questo dato aumenta
46
positivamente qualora tutte o alcune attività detenute siano state emesse da società totalmente
Figura 9
Tutte le documentazioni che il TEG ha elaborato potranno essere tradotte dalla Commissione
Europea in quella che sarà la legge europea che andrà a definire ufficialmente la tassonomia
delle attività eco compatibili e funzionali ad effettuare scelte di investimento più sostenibili e
Europea. La pandemia mondiale dal punto di vista climatico ha portato ad una riduzione
47
CAPITOLO 3 - L’economia circolare nelle imprese
mercati dell’usato e i tassi di riciclo sono elementi da migliorare su scala globale. L’economia
circolare può svolgere un ruolo vitale per risolvere la scarsità delle risorse, nonché i problemi
ambientali e sociali, ma ha bisogno di peculiari modelli di business, poiché quelli esistenti non
sempre sono efficienti in tale prospettiva. Bisogna, dunque, migliorare il metodo e il processo
di innovazione del modello di business circolare. Ciò vale soprattutto per le grandi imprese,
nate con una decisa impronta produttiva all’economia lineare, mentre, le start up sono favorite
perché esse nascono già “circolari” e non devono implementare modelli e processi in una
I modelli di business aziendali non sono impostati per introdurre pratiche virtuose
di responsabilità sociale e ambientale che generino rispettive ricadute sul territorio. Molto
per l’ambiente, per i consumatori, per le imprese e i governi, in quanto può ridurre gli sprechi
Le aziende provano a coniugare la crescita economica con la tutela dell’ambiente, delle risorse
48
raccoglie valore per un obiettivo di mercato e allo stesso tempo cattura da esso un valore
Nel report “Circular Advantage Innovative Business Models and Technologies to Create Value
in a World without Limits to Growth”, sono stati individuati cinque modelli di business da
implementare con i quali perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile e integrare il paradigma
rispetto dell’ambiente e degli ecosistemi, dunque, non va in contrasto con la crescita economica,
Figura 10
49
1. Forniture circolari (Circular supplies). Il modello di business incentrato sulle forniture
circolari è particolarmente rilevante per le aziende che usano materie prime scarseggianti,
poiché questo modello prevede che tali risorse vengano sostituite con input di risorse
uso minore di risorse non rinnovabili e inoltre spinge alla riduzione della produzione di
rifiuti.
delle risorse, sfrutta le innovazioni tecnologiche per recuperare e riutilizzare gli output di
dalla culla alla culla, per le quali i materiali di scarto vengono rielaborati in nuove risorse.
In questo modello il prodotto giunto a fine vita viene ritirato dall’azienda per essere
reimpiegato nuovamente. Può essere riutilizzato intero, anche dopo un’eventuale fase di
manutenzione, o possono essere utili solo alcune delle sue parti. Il ritorno dei flussi di
risorse è fondamentale per questo modello e inoltre potenziali rifiuti vengono trasformati
50
tecnologia di riciclaggio si sta evolvendo rapidamente e consente la produzione di prodotti
Un esempio dell’applicazione di questo modello è la Walt Disney World Resort, che invia
parchi a tema del Walt Disney Resort. Un altro esempio è Starbucks che trasforma i fondi
di caffè in prodotti di uso quotidiano usando batteri per generare acidi che possono essere
3. Estensione della durata del prodotto (Product life extension). Il modello di estensione
della vita del prodotto aiuta le aziende a estendere il ciclo di vita dei propri prodotti per
garantire che essi rimangano economicamente utili. Il materiale che altrimenti andrebbe
prodotto il più a lungo possibile, le aziende possono tenere il materiale fuori dalla discarica
e scoprire nuove fonti di reddito. In questo modello i prodotti vengono progettati per avere
un ciclo di vita più lungo. Fase fondamentale è la progettazione del prodotto, dove può
addirittura per un restyling estetico. I materiali e i prodotti della prossima vita funzionano
quando un’azienda può recuperare e ricondizionare in modo efficiente i suoi prodotti dopo
l’uso e quindi immettere gli stessi prodotti sul mercato per guadagnare un secondo o un
terzo reddito.
51
Ad esempio l’attività di rigenerazione di Caterpillar, attraverso la restituzione dei
quelle preesistenti, si riduconio così costi, sprechi, emissioni di gas serra e necessità di
condivisione è incentrato sulla condivisione di prodotti e assets con basso tasso di utilizzo.
Le aziende che sfruttano questo modello possono massimizzare l’uso dei prodotti che
utenti che utilizzano tra loro piattaforme di condivisione per tipologie di prodotti, prodotti
specifici o per la proposta di idee. Negli ultimi anni grazie all’avanzamento prorompente
della digitalizzazione questo modello ha preso sempre più piede. Gli attori di questo
sistema sono individui, enti pubblici, organizzazioni e imprese che insieme partecipano
informazioni. Ad esempio Airbnb è il servizio online che abbina persone in cerca di case
allo scambio di sfridi, avanzi di magazzino e cespiti aziendali per far incontrare aziende e
business del servizio, i clienti utilizzano i prodotti con un accordo di leasing o di tipo pay-
le aziende che hanno costi operativi elevati e la capacità di gestire la manutenzione di quel
servizio e di ricatturare il valore residuo alla fine del ciclo di vita del proprio output. Il
52
modello in questione viene utilizzato ad esempio per auto, streaming multimediale,
attrezzature sportive. Piano piano si sta facendo largo anche nei settori di abbigliamento,
contratto chiamato “pay per use”, un sistema che permette di pagare un servizio in base al
suo utilizzo, dove i prodotti non vengono più acquistati ma vengono utilizzati da uno o più
utenti. Per questo modello di business, i venditori di prodotti abbracciano l’idea di vedere
se stessi come fornitori di servizi di leasing, noleggio, affitto e non più vendita della
proprietà di un oggetto. In alcuni casi ciò ha portato non solo a una copertura efficace
contro la volatilità dei costi, ma anche a una relazione con i clienti più stabile e a un
come servizio, l’azienda mira a raggiungere più clienti, mantenendo la proprietà delle luci
e delle attrezzature in modo che i clienti non debbano pagare i costi iniziali
a cambiarlo con una versione più recente. Vodafone agisce come raccolta dei vecchi
prodotti e servizi. Anche i consumatori e i responsabili politici hanno un ruolo centrale. Ma ciò
che dimostrano questi modelli di business è che è possibile ripensare il modo in cui produciamo
e utilizziamo gli oggetti. Le aziende che stanno iniziando ora potrebbero definire il futuro delle
attività sostenibili, consentendo la prosperità globale su un pianeta affollato con risorse limitate.
53
In questo periodo sono tante le imprese, gli imprenditori e i nuovi progetti d’impresa che si
proprio i fondi di investimento su cui la finanza sta puntando in questo periodo sono legati a
queste aziende.
economici, nuove partnership strategiche e nuovi servizi / prodotti che guardano a un mercato
e ad un audience tutta nuova e sempre più attenta alle tematiche della sostenibilità. L’economia
circolare è un concetto olistico. Coinvolge tutti gli aspetti strategici e operativi di un’azienda.
Fare economia circolare significa coinvolgere tutta l’azienda e non un solo comparto o una
business unit. Tutte le risorse aziendali devono essere consapevoli rispetto a ciò che l’economia
circolare può rappresentare nel cambiamento dei modelli di consumo ed erogazione di servizi
economici, ambientali e sociali, di grande impatto. Fare economia circolare non è un’attività
dove viene coinvolto un solo ambito o settore dell’impresa ma coinvolge tutti i reparti aziendali,
Di seguito vi sono le azioni che un’impresa può intraprendere per cominciare ad approcciare a
54
o Formare i collaboratori. Si realizzano dei workshop in azienda e si utilizzano diversi
business e di prevedere anche i cambiamenti a cui dovrà guardare. Bisogna aiutare gli
cambiamento epocale e di aver chiari i target che l’azienda si sta ponendo al fine di
facendo), si fanno emergere quelle che sono le problematiche e allo stesso tempo le
soluzioni a problemi già individuati in alcuni reparti: dalla customer care, logistica,
L’Unione europea nel Libro verde della Commissione (2001) definisce il Bilancio di
delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.
Mentre l’Italia ha fissato una definizione nazionale per questo impegno aziendale: “Il Bilancio
Sociale è l’esito di un processo con cui l’amministrazione rende conto delle scelte, delle
d’impatto sociale. Questo strumento consente di comunicare sia esternamente agli stakeholder
l’ impegno e gli obiettivi, oltre che a puntare l’attenzione di tutte le risorse aziendale allo scopo
sostenibile dell’attività aziendale. Queste attività hanno ricadute sia sul territorio sia sulla
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società circostante. Dunque è importante sottolineare quale sia la visione dell’azienda e
evitare sprechi, una fase molto importante del ciclo di vita di un prodotto è proprio
la progettazione.
La progettazione in ottica Ecodesign deve tener presente proprio del ciclo di vita degli oggetti
biodegradabili, riciclabili e non tossiche, alla loro lavorazione nel processo produttivo e alla
termini di efficienza energetica (ridotto consumo energetico nella fasi produttive) e di ridotto
impatto ambientale.
Nella fase di progettazione sono utili strumenti tecnici e riconosciuti a livello internazionale
come ad esempio l’LCA. Grazie ad un LCA – Life Cycle Assessment (analisi del ciclo di vita
conoscenze.
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E’ un modello che, dovrebbe nascere naturalmente come necessità per evitare
sprechi. Purtroppo però viene spesso ignorato a causa delle complesse dinamiche aziendali sui
questo dialogo.
Considerare nuovamente i distretti industriali e un nuovo rapporto tra aziende che producono
Avere degli scarti che possono essere utili per altre aziende sul territorio locale o nazionale, è
un ottimo modo per realizzare processi di risparmio aziendale e tramutare uno scarto in una
risorsa per altre realtà che potrebbero prendere quel residuo come nuova materia prima.
Per un’azienda di servizi non è sempre immediato comprendere come fare economia circolare
e non sapendo da dove cominciare, si concentrano sulla digitalizzazione dei documenti cioè
tener presente che il mondo digitale viene fruito attraverso dispositivo come pc, tablet,
smartphone. Spesso le imprese si trovano a dover cambiare i propri device per aggiornare la
tecnologia e i software che utilizzano. I dispositivi hanno un utilizzo tra i 3 e i 5 anni e vengono
generalmente smaltiti o mandati a riciclo, però questi oggetti possono ancora trovare un mercato
Infatti nel mercato dei ricondizionati è offerta la possibilità a quell’oggetto di essere utilizzato
per tutta la sua via utile, e si evitano anche gravosi costi di smaltimento per l’azienda. Per
a provvedere alla cancellazione dei dati sensibili aziendali e controllare quali sono i corretti
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Inoltre fare economia circolare in azienda significa anche coerenza in ogni aspetto, anche
su invenduto, cespiti, oggetti e asset aziendali. Il poter mettere a sistema tutti quelli che possono
essere gli oggetti di proprietà di un’azienda, si dimostra un modo per evitare costi di
smaltimento e impatti ambientali. Un sistema basato sulla condivisione interna all’azienda per
riutilizzare oggetti è un ottimo modo per responsabilizzare tutti gli utenti ed evitare anche nuovi
L’esempio dell’azienda Sfridoo ha studiato una soluzione per la condivisione interna dei cespiti
e asset aziendali attraverso una piattaforma aziendale in cui possono partecipare tutte le risorse
Fino ad ora si è analizzato come dovrebbe essere il modello ideale dell’economia circolare, un
modello chiuso che purtroppo però alcune volte non riflette la realtà del sistema produttivo reale
dell’azienda. Nonostante vengano attuate molte iniziative volte alla circolarità, enormi quantità
di scarti e rifiuti vengono comunque prodotte in ogni fase del modello circolare. Per questo
motivo si è ancora molto lontani dall’idea di poter recuperare, riutilizzare o riciclare tutto ciò
che finisce per essere scartato, la chiusura del ciclo quindi non viene raggiunta. Nel sistema
produttivo circolare reale vi è quindi una fuoriuscita di materiale che potrebbe essere utile e di
grande valore se riutilizzato, recuperato o riciclato. Oltre ad esserci ancora un grande limite
nella capacità di recupero vi è anche un quantitativo in eccesso di materie prime utilizzate nella
recuperare o riciclare gli scarti, ma anche per l’opportunità di prevenirli con una riduzione di
quantità e flusso di materie prime e risorse naturali nel ciclo economico. Bisognerebbe quindi
58
diminuire il flusso di materie prime in ingresso per far aumentare la possibilità di recuperare
una quantità maggiore di scarti. Il GEO (Green Economy Observatory) ha fatto una ricerca
relativa alla circular economy incentrata sulla scoperta delle cause dell’inefficienza del modello
circolare. Esse sono molteplici e possono riguardare varie fasi del modello circolare:
• Asimmetrie informative cioè mancanza di conoscenza riguardo gli impatti ambientali causati
• Maggiori priorità ad obiettivi di breve periodo e mancanza di progettazione sul lungo termine,
• Barriere di mercato, una delle più grandi barriere è sicuramente la distorsione del prezzo dei
prodotti che non riflette i costi di impatto ambientale delle filiere produttive. Le imprese che
inquinano di più non investono nell’innovazione per diminuire l’impatto ambientale e quindi
hanno dei costi inferiori, di conseguenza possono applicare a prodotti e servizi dei prezzi minori
ed essere avvantaggiati nella scelta del consumatore che preferisce un prodotto o un servizio
più conveniente.
• Abitudini e cultura, molti consumatori hanno l’abitudine di acquistare prodotti non riciclati
perché hanno la convinzione che abbiano una performance migliore rispetto a prodotti creati
con materie riciclate. Inoltre vi è ancora una profonda cultura del consumo che crea difficoltà
dovuta alla globalizzazione intralciano la gestione e il movimento dei prodotti a ritroso nella
supply chain. Risulta complesso per il produttore iniziale recuperare, smaltire o riutilizzare i
circolarità.
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• Possono essere poste limitazioni di natura normativa che complicano la chiusura del ciclo e
Il design ricopre un ruolo fondamentale per lo sviluppo di beni la cui produzione sia improntata
ai principi dell’economia circolare. Con un design appropriato, o ancora meglio, con un “eco-
design”, la vera innovazione circolare parte già dalla fase di concezione, progettazione e
sviluppo di un prodotto o di un servizio, quando sono adottate decisioni che possono incidere
significativamente sulla sostenibilità del prodotto durante il proprio ciclo di vita. Pertanto, nella
fase in cui il prodotto è concepito e progettato devono essere condotte delle opportune
valutazioni preliminari, nelle quali devono essere configurati possibili scenari di mercato, oltre
fondamentale basarsi su approcci di Life Cycle Thinking, cioè compiere analisi e valutazioni,
applicando metodologie che tengano conto degli impatti generati lungo tutto l’intero ciclo di
vita del prodotto e non solo focalizzando l’attenzione sulla fine del suo ciclo di vita. Lo sviluppo
di un nuovo prodotto concepito alla luce dei principi della circular economy deve avvenire,
di valutarne i diversi impatti ambientali. L’eco-design prevede che il prodotto sia possibile
smontarlo agevolmente nei suoi diversi componenti per poterli recuperare e reimpiegare, anche
in relazione alle tipologie di materiali impiegati. Con questo tipo di design ogni prodotto deve
essere concepito come modulare perché ciò consente la sostituzione delle parti, il recupero e
riuso, sia del prodotto che dei suoi componenti presi singolarmente. La riparabilità e la
manutenzione sono parte essenziale del progetto, in quanto il prodotto deve poter essere riparato
60
con la sostituzione delle parti tecnologicamente obsolete o danneggiate e deve poter essere
mantenuto in modo da consentire l’allungamento del suo ciclo di vita. Le sostanze pericolose,
tossiche o altamente inquinanti devono essere sostituite con altre che non contengano sostanze
nocive, in modo da rendere più facilmente riciclabili i prodotti. Tuttavia, per molti prodotti,
ancora permane la presenza di specifiche sostanze pericolose, poiché essa è dettata dalla
base delle attuali conoscenze e tecnologie disponibili, non possono essere raggiunte con
sostanze alternative. Concludendo, per quanto il design non possa da solo salvare il mondo,
l’80% dell’impatto ambientale esercitato dai prodotti, dai servizi e dalle infrastrutture viene
determinato sempre allo stadio progettuale. Le decisioni prese in questa fase innescano processi
che determineranno la qualità dei prodotti, i materiali e le energie necessarie per la loro
produzione, le modalità del loro utilizzo, la loro destinazione a fine ciclo di vita. Per questo il
dell’obiettivo finale, ovvero l’allungamento della vita del prodotto e puntualizzi i requisiti a cui
la progettazione del prodotto dovrebbe attenersi. Tra i requisiti principali vi sono : il “design
for attachment and trust”, che indica un bene creato per essere esteticamente amabile anche nel
lungo termine cosi che il consumatore non senta la necessità di rimpiazzare per seguire le
tendenze; il “design for maintenance and repair”, che determina la facilità di riparazione di un
mira a realizzare articoli con elementi compatibili anche con altri prodotti; il “design for
61
3.5 Misurare l’economia circolare
La misurazione di ogni attività economica è necessaria per valutarne i risultati, bisogna definire
di ciò e per una corretta misurazione occorrono dei parametri precisi su cui basarsi, altrimenti
sarebbe impossibile misurare i risultati in termini economici o di salvaguardia delle risorse. Per
economica, ambientale e sociale in riferimento alla gestione delle risorse. Per calcolare al
meglio la circolarità di prodotti, servizi o aziende è necessario determinare dei parametri che la
quantifichino, in base alla gestione delle risorse rinnovabili e non rinnovabili. E’ più semplice
è meno la misurazione dell’estensione della vita del prodotto o l’attività di condivisione. Per
la misurazione della circolarità esistono vari metodi nel mondo, tutti legati però da un principio
che li accomuna, la redazione di un bilancio input – output. In questo bilancio ci sono 5 elementi
indicatori. Per facilitare l’identificazione economica del risultato finale è opportuno che venga
rapportato con un unico indice di circolarità, che deve tenere conto di:
o Circolarità del flusso di risorse impiegate, ad esempio se gli input saranno materiali ed
energia rinnovabili, oppure materiali da riciclo o provenienti dalla filiera del riuso. Per
gli output guardo se saranno materiali che verranno riciclati, riusati o che finiranno
semplicemente in discarica.
o Circolarità nella fase d’uso di un prodotto o servizio. Per l’estensione della vita del
62
un’azienda, un paese o qualsiasi altra organizzazione operante nella circular economy.
un’immagine positiva sul profilo ambientale distogliendo l’attenzione dalle azioni o dai
Figura 11
63
La misurazione della circolarità è a livello Macro da applicare al sistema del Paese, invece
private. Il livello macro guarda la produttività delle risorse e consumo di materie prime,
generazione, gestione e riciclo di rifiuti. A livello micro, vanno valutate le imprese, la Pubblica
Amministrazione ed altri soggetti privati grazie ad un bilancio che prevede il numero di risorse
naturali utilizzate per quel che riguarda la sostenibilità economica e ambientale. Le imprese
che il livello macro e il livello micro abbiano un termine di misurazione comune per facilitare
miglioramento delle filiere dei prodotti. Misurare la circolarità di un prodotto o servizio deve
essere l’obiettivo di tutte le aziende per prendere atto delle quantità e tipologie di risorse naturali
impiegate.
e regolatori, sia a livello europeo che nazionale. Si tratta di fattori di rischio strettamente
correlati fra loro perché la minore dipendenza da materie prime scarse e la riduzione dei
essere sempre più allineate con gli orientamenti normativi europei e nazionali. La riduzione
Inoltre il rischio di business è attenuato perché tali approcci permettono di adattare l’offerta ai
64
cambiamenti nell’orientamento dei consumatori che sono sempre più attenti al consumo di beni
La fase di transizione dai modelli di business lineari a quelli di business circolari comporta un
aumento dei costi legati ad ingenti investimenti iniziali per ricerca e sviluppo, istituzione di
specifiche. Superata la fase iniziale, vi è una complessiva diminuzione dei costi sostenuti.
Per quanto riguarda il profilo dei ricavi, i modelli di business circolari portano a un loro
aumento nel medio-lungo periodo. Tale crescita dipende in massima parte dall’aumento della
competitività aziendale, dal migliore posizionamento sul mercato dal punto di vista qualitativo
I modelli di business circolari, nel loro complesso, determinano significativi cambiamenti nei
flussi di cassa in entrata e portano ad un loro incremento nel lungo periodo. I flussi di cassa in
uscita, al contrario, aumentano nel breve periodo, in riferimento agli investimenti, per poi
ritornare stabili nel lungo termine. Le dinamiche dei flussi di cassa sono influenzate dal tipo di
modello di business circolare adottato. Ad esempio, i modelli del prodotto come servizio e della
condivisione determinano una radicale redistribuzione dei flussi di cassa, diluendo le entrate in
tempi lunghi e determinando quindi una modifica sostanziale dei profili di reddittività.
L’adozione di modelli di business circolari, può mettere al riparo da aumenti della pressione
fiscale legata all’utilizzo di risorse vergini e di sistemi inquinanti. Permette, inoltre, di ridurre
l’impatto ambientale aziendale negativo e, di conseguenza, di ridurre gli eventuali oneri fiscali
applicati a tali impatti. Esistono anche opportunità di accesso a benefici fiscali nel caso in cui i
modelli circolari siano implementati in partnership con organizzazioni del Terzo Settore, le
65
quali beneficiano di agevolazioni fiscali in quanto attive nell’erogazione di servizi di interesse
generale.
profili di proprietà dei beni e degli asset e, di conseguenza, delle relative responsabilità civili.
Si presenta quindi la necessità di gestire i rischi con prodotti assicurativi innovativi. Per
degli oneri per il mantenimento della proprietà degli asset in capo al produttore. Sui costi
stessi, con situazioni che possono essere valutate solo caso per caso. Complessivamente, la
Negli ultimi anni, le decisioni d’investimento di molti investitori, sia istituzionali che privati,
sono sempre più legate ai temi della sostenibilità, e in maniera crescente all’economia circolare
nello specifico.
affidabili, nasce l’innovativa filosofia di pensiero Life Cycle Thinking (LCT) che considera un
associati a tutti gli step del suo ciclo di vita, dalla progettazione all’utilizzo, fino al fine vita. Da
questo concetto si sviluppa come principale strumento operativo, specie in campo ambientale,
la metodologia Life Cycle Assessment (LCA). L’approccio Life Cycle Thinking (LCT) e la
metodologia Life Cycle Assessment (LCA) sono alla base delle politiche ambientali e a
66
Il Life Cycle Assessment (valutazione del ciclo di vita) è un metodo che valuta un insieme di
interazioni che un prodotto o un servizio ha con l'ambiente, considerando il suo intero ciclo di
vita che include le fasi di preproduzione (estrazione dei materiali), produzione, distribuzione,
grande supporto alla sostenibilità dei prodotti e all’economia circolare, poiché permette
di confrontare strategie diverse e scegliere le soluzioni più vantaggiose per attuare una politica
La metodologia è perciò una base affidabile per la valutazione di tali impatti ambientali e per
ottenere informazioni sulle prestazioni energetico-ambientali dei prodotti lungo il loro ciclo di
vita e individuare opzioni di miglioramento delle prestazioni ambientali dei prodotti. La LCA
permette di avere una visione globale del prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita includendo
anche taluni impatti normalmente ignorati o trascurati come quelli connessi allo smaltimento.
La LCA rappresenta uno dei pilastri principali delle politiche Europee volte all’uso sostenibile
loro riciclo.
L’analisi del ciclo di vita serve ad identificare le opportunità di migliorare gli aspetti ambientali
dei prodotti nei diversi stadi del loro ciclo di vita e scegliere indicatori rilevanti di prestazione
ambientale con le relative tecniche. L’Analisi del Ciclo di Vita è una compilazione e
valutazione attraverso tutto il ciclo di vita dei flussi in entrata e in uscita, nonché dei potenziali
67
Di seguito sono elencati alcuni risultati ottenibili tramite LCA:
o Miglioramento delle prestazioni ambientali di prodotti, ai vari livelli del ciclo di vita e
di Prodotto
prodotti processi) e
contribuire, con dati quantitativi robusti e verificabili, ad orientare le scelte dei decisori
1. Definizione degli obiettivi e del contenuto: è la fase preliminare in cui sono definiti gli
definiti i confini del sistema studiato, il fabbisogno di dati, le assunzioni e i limiti, chi
qualità dei dati. Si stabilisce quindi il contesto in cui la valutazione deve essere effettuata
valutazione.
2. L’analisi d’inventario consiste nella raccolta di dati e nelle procedure di calcolo volte
68
energia, acqua, materiali e le emissioni nell’ambiente (ad esempio, le emissioni
3. Valutazione degli impatti del ciclo di vita ha lo scopo di valutare la portata dei
vita. Quindi consiste nel valutare i potenziali effetti umani ed ecologici dall’utilizzo di
dell’inventario.
verifica e valutazione dei risultati delle fasi di inventario e di valutazione degli impatti,
raccomandazioni.
Figura 12
69
Una valutazione LCA aiuta a selezionare un prodotto o un processo che determina il minimo
impatto per l’ambiente. Perciò in fase di scelta si ha più consapevolezza delle prestazioni
altro (ad esempio, processi che eliminano le emissioni dall’aria spostandole nelle acque reflue)
o da una fase all’altra del ciclo. Questa capacità di spostare e documentare gli impatti ambientali
aiuta un qualsiasi decisore o gestore ambientale nel processo di selezione di prodotti o processi.
Però la valutazione LCA può essere molto dispendiosa in termini di risorse e di tempo
Pertanto, è importante valutare la disponibilità dei dati, il tempo necessario per condurre lo
studio e le risorse finanziarie richieste a fronte dei benefici previsti dalla valutazione del ciclo
di vita.
Le origini del Life Cycle Thinking risalgono agli anni ‘60, quando furono redatti i primi bilanci
energetici, sotto la spinta di una crescente preoccupazione per i problemi relativi all’esauribilità
delle risorse e alla produzione di reflui industriali. A fine anni ’60, alcuni ricercatori intuiscono
occorre utilizzare metodi scientifici che esaminino tutti gli step della filiera dall’ estrazione
delle materie prime, produzione, imballaggio, utilizzo, fine vita, comprese le fasi intermedie di
trasformazione e trasporto. La denominazione LCA arriva solo più tardi, quando ci si rende
conto che l’interesse deve spostarsi dai singoli step produttivi al sistema nella sua interezza e
incentrata sull’analisi dei singoli processi o componenti separatamente. Si trascura il fatto che
i benefici ottenuti localmente in una fase possano influenzare le prestazioni altrove, all’interno
70
del sistema tecnologico o al di fuori della filiera (sfera ambientale). Il rischio di una visione
riduttiva è quello di non ottenere risultati migliorativi nel complesso, o addirittura di peggiorare
il bilancio generale. Quindi per effettuare un valido bilancio occorre tenere presente tutte le
Negli anni ’70, negli Stati Uniti, si sviluppano le prime applicazioni della teoria LCT. Uno dei
primi studi di LCA è stato sviluppato dalla Coca Cola Company nel 1969 con l’obbiettivo di
impiego a fine vita del contenitore (a perdere o a rendere) fosse migliore dal punto di vista
ambientale cioè con il minor impatto in termini di emissioni, consumo di risorse e più
ecocompatibili. Lo scopo era in ultima battuta confrontare le prestazioni dei diversi materiali
una prima descrizione della procedura che trova ancora la sua validità nell’attuale procedimento
LCA. Negli anni ’80 e ’90, le crisi petrolifere, le emergenti problematiche ambientali, la
destinazione dei rifiuti, il riscaldamento globale, la limitatezza delle risorse, le crisi energetiche,
concetto di “sviluppo sostenibile”. I ritmi con cui l’umanità sfrutta le risorse ambientali
superano il tasso di rigenerazione delle stesse perciò l’interesse delle aziende nei confronti
dell’ambiente cresce e cominciano così ad affermarsi diverse tecniche per analisi di tipo
ambientale come l’analisi LCA, e altri metodi basati sull’approccio Life Cycle Thinking, quali
71
Gli anni ’80 riscontrano una situazione di grande confusione perché rapporti ambientali
effettuati sugli stessi prodotti contengono risultati spesso contrastanti questo perché tali studi si
delle linee guide chiare per l’applicazione delle differenti metodologie. Conseguentemente,
negli anni ’90 prende il via il processo di standardizzazione dei vari metodi, sotto il patrocinio
della Society of Environmental Toxicology and Chemistry che fornisce un contributo rilevante
a tale processo, elaborando le prime linee guida LCA raccolte in “A code of practice” (1993) e
costituisce diversi gruppi di lavoro in Europa e in Nord America, con l’intento di diffondere la
conoscenza e promuovere sviluppi ulteriori della metodologia LCA. Nello stesso anno la
International Organization for Standardization (ISO) prende la leadership del processo. I due
trovano un valido partner per questa missione nell’UNEP (United Nations for Environmental
Programme) che nel 1996 pubblica un rapporto dettagliato sullo stato di applicazione
pubblicazione, nel 1998, delle norme tecniche della serie ISO 14040, che costituiscono un
accettato al livello internazionale. La prima definizione del termine Life Cycle Assessement
Chemistry) nel 1990: “un processo oggettivo di valutazione dei carichi ambientali connessi con
dell’energia e dei materiali impiegati e dei rifiuti rilasciati nell’ambiente, per valutare l’impatto
72
smaltimento finale." Una definizione standardizzata si può oggi trovare nella norma UNI EN
ISO 14040 (2006): “A compilation and evaluation of the inputs, outputs and the potential
73
CAPITOLO 4 - AZIENDE ALLE PRESE CON L’ECONOMIA CIRCOALRE
processi interni che da altre fonti esterne. Inoltre punta all’incremento dei servizi
rifiuti non sono considerati tali ma possono essere trasformati in nuove risorse
La sigla IKEA è l’acronimo delle iniziali del nome e cognome del suo fondatore,
Ingvar Kamprad, più le iniziali del villaggio dove è cresciuto Elmtaryd Agunnaryd
(Svezia).
con Kamprad (deceduto nel 2018), con la Svezia e con lo stile e la filosofia del
fondatore ovvero tagliare i costi superflui, sprecare poco o nulla, vendere prodotti
74
accessibile a tutti. Attualmente i prodotti IKEA sono venduti in 345 negozi sparsi in
nella quale cominciò a costruire mobili, realizzò il primo catalogo di sole sedici
pagine con le illustrazioni dei mobili in vendita. Da quel momento la società iniziò
assortimento esclusivo che forniva articoli di design a prezzi accessibili per qualsiasi
ceto sociale. La prima innovazione di IKEA fu quella di vendere i mobili che i clienti
di magazzino giacché un mobile smontato non occupa lo spazio dello stesso già
assemblato. Kamprad improntava il suo business già in modo più sostenibile degli
altri produttori dell’epoca, anche perché il legno (di betulla, di larice e di pino) usato
da rapido accrescimento, per cui l’impiego di questi tipi di legname non comporta
rischio di deforestazione. Nel 1963 la società apriva il primo negozio fuori dai
confini svedesi, nella vicina Norvegia. Per ridurre ulteriormente i propri costi e
proporre prodotti ancora più economici, dal 1968 la società iniziò a sostituire il legno
con il più economico truciolato per molti dei suoi mobili e nel decennio successivo
iniziò ad espandersi in tutti i Paesi del mondo, anche al di fuori dei confini
dell’Europa. In Italia il primo negozio IKEA è stato aperto nel 1989 e, ad oggi, sul
territorio nazionale sono presenti ben 21 negozi. L’Italia è il terzo Paese, dopo Cina
degli arredi.
75
Kamprad ha sempre seguito la stessa filosofia IKEA per tutta la sua vita ovvero
quella consumata per lo svolgimento delle proprie attività. Dal 2009 il Gruppo IKEA
ha investito 1,7 miliardi di euro nell’energia rinnovabile con 416 turbine eoliche
proprie e circa 750.000 pannelli solari installati sui tetti degli edifici dei propri store.
76
1) la ricerca di modalità innovative di design, approvvigionamento, produzione e
riutilizzo di un prodotto nel tempo così il rifiuto diventa uno status da evitare. Le
soluzioni che IKEA offre, vanno da istruzioni chiare e semplici per la manutenzione
e la riparazione dei prodotti, alla fornitura di parti di ricambio, fino alla possibilità
l’Italia, già da diversi anni è attivo il servizio di “Ritiro dell’Usato IKEA”, i soci
IKEA possono riportare il proprio mobile usato nei punti vendita dell’azienda per
cliente può spendere per nuovi acquisti, mentre l’azienda rivende il mobile rivalutato
Recovery, che ha come obiettivo quello di evitare che prodotti difettosi o lievemente
Recovery, ha evitato che oltre 20.000 metri cubi di materiale diventasse rifiuto.
venga creato pensando al suo fine vita, o meglio facendo sì che non finisca in
77
Deve valere il principio da rifiuto a nuova risorsa.
risorse ovvero tutto ciò che può essere riutilizzato all’interno del sistema IKEA deve
all’interno della catena del valore, consentire a IKEA di essere flessibile nella scelta
una buona azienda che ispiri fiducia nei collaboratori e nei consumatori. I risultati
generato nei negozi e centri di distribuzione IKEA che viene riciclato al fine di
opportunità e le sfide per la chiusura dei cicli di materiali. Il progetto rivelò che il
riciclo viene valutato sulla base dei volumi, del peso e delle percentuali di recupero,
ma il focus sulla qualità dei materiali è basso. I cicli di riciclaggio che incrementano
la qualità e il valore dei materiali nel tempo sono preferibili e sono uno dei
78
Questo vale purché si analizzino anche tutti gli eventuali impatti sociali, ambientali,
I rifiuti in cartone e in plastica sono tra i materiali con il maggiore potenziale per
essere re-impiegati come materie prime seconde, nei cicli produttivi, compresi la
cominciato a ripensare i propri processi, dai materiali usati, al tipo di energia per
rinnovabili e riciclate nel modo più efficiente possibile, per creare valore anziché
rifiuti. Inoltre, si aumenta il ciclo di vita dei prodotti dandogli nuova vita quando i
Cambiare una linea di produzione richiede investimenti notevoli e ciò deve avvenire
progettazione di intere linee di prodotti, pensando non solo a tutto il loro ciclo di
vita, ma anche alla loro seconda vita e, in più, si comincia a produrre anche usando
senso circolare parte già dalla fase di progettazione e sviluppo di un prodotto che
deve tenere conto della sua sostenibilità durante il proprio ciclo di vita, del suo riuso
e della sua adattabilità a soluzioni che invitino il consumatore a non disfarsene. Nella
79
consapevolezza che per essere circolari bisogna considerare i rifiuti una risorsa,
IKEA sta cercando di riciclare il più possibile materiali residuati delle sue
ad esempio, sono state realizzate in legno riciclato, rivestito con una lamina in
In IKEA si lavora per allungare il ciclo di vita dei prodotti offrendo ai clienti diverse
possibilità per dare una seconda vita ai mobili come ad esempio rinnovarli
reputazione del marchio e della customer satisfaction. Il ritiro dei mobili usati per
essere rivenduti, è un’iniziativa IKEA che prende il nome di Second Life, ai clienti
vengono dati in cambio dei buoni da spendere nello stesso store dove i mobili erano
stati conferiti.
I componenti per alcune linee di cucine vengono prodotti da plastica dalle raccolta
differenziata, che viene fusa e applicata a pannelli di legno riciclato dando vita ad
riciclato che possiede gli stessi requisiti di qualità del materiale vergine, e ad un eco-
business circolare che garantisca nuove possibilità di utilizzo per materie prime
seconde.
Sviluppo e l’azienda cosi facendo non introduce al suo interno nessun nuovo
80
impianto, né modifica quelli esistenti per dare il via ad una nuova linea produttiva.
Potrà farlo dopo che la domanda del prodotto si sarà consolidata o lasciare che il
venire meno una delle barriere che ostacolano alla transizione delle imprese già
circolare.
attingere sempre più a materie prime seconde per la realizzazione dei suoi prodotti
Initiative) sono i due standard applicati rispettivamente a legno e cotone. Nel corso
economy ed un guadagno elevato. IKEA non solo ricicla, ma aiuta a riciclare. Per
tutti i clienti IKEA riciclare diventa facile grazie ai servizi forniti dall’azienda, che
incentivati a portare nei negozi tutti i loro articoli di cotone, come ad esempio
lenzuola e coperte. Per ogni articolo riportato è stato consegnato un voucher che ha
81
permesso ai clienti di acquistare nuovi prodotti IKEA e di dare una seconda vita ai
vecchi articoli. Inoltre, il reparto “recovery” come accennato prima, offre un servizio
Barilla è una multinazionale italiana che opera nel settore alimentare, è presente ed
esporta i suoi prodotti in più di 100 Paesi. L’azienda nasce nel 1877 a Parma
dall’idea di Pietro Barilla. Oggi Barilla è leader mondiale per quanto riguarda il
mercato della pasta inoltre in Europa è la migliore per quel che riguarda la
produzione di sughi pronti, in Italia per i prodotti da forno, in Francia nel mercato
del pane morbido e nei paesi scandinavi nel mercato dei pani croccanti.
riscaldamento globale e la riduzione degli sprechi lungo tutte le filiere. Barilla, con
la strategia “Buono per Te, Buono per il Pianeta”, cerca di raggiungere degli
82
serra e dei consumi d’acqua e lo sviluppo di progetti atti alla promozione di pratiche
Nel 2009 la Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) ha elaborato
il modello della Doppia Piramide che tratta le principali questioni riguardanti il cibo
nella situazione ambientale, economia e sociale, e riguardo alla salute delle persone
e del Pianeta. Lo scopo è di ricordare l’importanza delle scelte alimentari che vanno
salute della persona. Alla base della piramide, vi sono alimenti più nutrienti e sani,
nella punta invece sono presenti alimenti con maggior apporto energetico e che
Nella piramide ambientale i cibi sono disposti in base alla loro impronta ecologica
ovvero in base al loro impatto ambientale, riguardo alla quantità d’acqua utilizzata,
piramide vuole dimostrare che gli alimenti che dovrebbero essere consumati con
maggiore frequenza per la propria salute sono gli stessi alimenti che hanno un minor
impatto ambientale, mentre i cibi che hanno un maggior impatto sul Pianeta sono gli
ai propri clienti soltanto prodotti che stanno alla base della piramide ambientale.
83
Figura 13
Per gestire in modo efficace gli impatti sul Pianeta, è fondamentale considerare tutta
la filiera dai fornitori ai clienti. Barilla parla di filiera integrata, ovvero le fasi di
gestite nel loro complesso, così da lavorare in modo sinergico e ottimizzare le azioni.
Anche il controllo del ciclo di vita dei prodotti risulta un’analisi importante per
84
Rubbiano che rispetto a stabilimenti analoghi produce emissioni CO2 del 39% in
meno, consumi idrici del 72% in meno e inoltre ricicla il 95% dei rifiuti che produce.
minor costo.
Per quel che riguarda gli imballaggi o le confezioni del marchio Barilla vi è un dato
ambientale durante il ciclo di vita del prodotto. L’azienda inoltre punta ad utilizzare
soltanto materiali riciclati. Per fare questa scelta è necessario individuare dei
materiali che posseggano le capacità per poter essere riciclati. Barilla per aiutare ed
packaging mediante l’uso dell’LCA (Life Cycle Assessement o Analisi del Ciclo di
di progetto “CartaCrusca” iniziato nel 2013. Questo progetto consisteva nel recupero
della crusca, proveniente dalla macinazione di grano, orzo, segale e altri cereali, e
nella sua successiva lavorazione, insieme alla cellulosa, per farla diventare materia
85
prima nella produzione della carta. Fu un progetto innovativo, non era semplice
riciclo della carta, ma era molto più legato al concetto di circolarità. Consisteva nella
proveniente dalla macinazione dei cereali che altrimenti sarebbe stato destinato alla
materia prima utile ad altri processi di produzione. Barilla per realizzare questo
progetto divenne partner della cartiera Favini che era ideale per aiutare nel processo
adatto, purificandolo, per renderlo compatibile con il tessuto fibroso della carta. Il
risultato fu che il 20% della cellulosa proveniente da albero viene sostituito dalla
materia prima seconda alla cartiera Favini, che trasforma il sottoprodotto in materia
prima per la produzione di una carta di alta qualità. Oggi Barilla utilizza CartaCrusca
dell’Unione Europea nel luglio del 2014, proprio perché applica alla lettera un
industrie separate con il fine di portare dei vantaggi competitivi ad entrambi grazie
allo scambio di materia, energia, acqua e sottoprodotti, grazie alla collaborazione tra
86
economica. E’ una strategia per l’ottimizzazione dell’uso delle risorse attraverso la
87
Conclusione
L’elaborato ha avuto per oggetto l’economia circolare e vuole dare una panoramica su che cos’è
questo fenomeno e sui modelli di business che le aziende possono adottare per essere in linea con il
nuovo paradigma. Il nostro pianeta manda dei chiari messaggi, stiamo sfruttando l’ecosistema
più di quanto esso possa offrire. Si sono sfruttate materie prime indiscriminatamente, come se
il pianeta, avesse riserve illimitate e le mettesse a disposizione per sempre, e sempre in maggiori
quantità ed in più, non ci si è curati della mole crescente di rifiuti che l’ecosistema non è in
grado di smaltire. Ecco che serve un cambio di rotta, produrre meno rifiuti con una gestione
più responsabile di questi. Il continuo sfruttamento delle risorse naturali, il crescere della
popolazione, le eccessive emissioni di CO2, i consumi sempre più esagerati e gli sprechi
continui di materia ci stanno portando alla distruzione del nostro Pianeta. Risulta sempre più
modello dell’ Economia Circolare. La circular economy oltre a poter generare vantaggi dal
punto di vista ambientale può allo stesso tempo incrementare i profitti delle imprese, e portare
benefici anche allo stile di vita dei consumatori. Il riciclo dei rifiuti e la loro reintroduzione nel
ciclo produttivo è un passo importante dell’economia circolare, ma non esiste un modo unico
per partecipare alla circular economy che sia più giusto degli altri. Le aziende possono attuare
una politica circolare scegliendo il modello di business più adatto a loro, non bisogna
dimenticarsi l’importanza del design per prodotti che possono essere disassemblati, la
concezione del prodotto come servizio, l’impiego di risorse disponibili, il recupero, il riuso,
Questo nuovo modello cerca di eliminare il concetto di “rifiuto” riconoscendo che tutto ha un
valore.
88
Dal lato delle imprese, pertanto, sono necessarie innovazioni di sistema in quanto vi è bisogno
che esse transitino, in termini di innovazione di prodotto e di processo, verso modelli più
sostenibili di produzione, modelli che prevedano la diminuzione dei rifiuti fino alla loro totale
scomparsa. L’economia circolare sta ricevendo un’attenzione crescente in tutto il mondo, quale
unico modo per superare il modello di produzione e consumo dell’economia lineare, basato
sulla crescita senza freni, sull’aumento costante dello sfruttamento delle risorse e sulla
una maggiore armonia tra economia, ambiente e società. Il processo di transizione verso
top down che coinvolga tutti i livelli, comprendendo anche l’educazione dei cittadini-
progettare processi e prodotti che partano dall’impiego, come materia prima, di quello che
prima era considerato rifiuto. I prodotti dovranno essere ripensati, in chiave di eco-design, di
allungamento del loro ciclo di vita e di riparazione e riuso. In questo modo si aiuta anche
l’economia e l’occupazione; infatti, si creano posti di lavoro nella filiera del trattamento dei
rifiuti che diventano materie prime seconde. L’innovazione sta alla base del cambiamento del
dell’investimento. Sicuramente le start up sono favorite poiché esse nascono già con una
accompagnano a sviluppare il loro business plan. Anche le grandi imprese che decidono di
89
innovare sono favorite, perché ad esse non mancano le risorse per implementare nuovi business,
come si è visto per IKEA, potendo fare affidamento su capitali propri o di rischio e debito. Nel
panorama della transizione verso una produzione che preveda la chiusura del cerchio, quelle
che appaiono penalizzate sono le piccole e medie imprese e questo, è frequente nel caso
dell’Italia, il cui tessuto imprenditoriale è costituito per la maggior parte proprio da questa
aiutare le imprese piccole già esistenti a trasformare la loro attività improntandola ai canoni ed
ai principi dell’economia circolare, altrimenti rischierebbero di uscire dal mercato in tempi non
che porti alla circolarità, le sfide che ancora rimangono aperte non possono e non devono
intralciare gli sforzi verso la ricerca di un modello che possa arginare l’urgente problema
90
RINGRAZIAMENTI
Mi sento in dovere di dedicare qualche riga in questo spazio del mio elaborato alle persone
che hanno contribuito, con il loro supporto, alla realizzazione dello stesso e che mi sono stati
Un sentito grazie al mio relatore la professoressa Camilla Mazzoli, per la sua immensa
pazienza, disponibilità e tempestività ad ogni mia richiesta, per i suoi indispensabili consigli,
guidarmi, con suggerimenti pratici, nelle ricerche e nella stesura della tesi, mi ha seguita in
ogni step della realizzazione dell’elaborato, fin dalla scelta dell’argomento dandomi cosi’ la
possibilità, tramite questo elaborato, di approfondire un tema che è sempre rientrato tra i miei
interessi.
Ringrazio infinitamente i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto, appoggiando ogni mia
decisione, fin dalla scelta del mio percorso di studi, e per avermi permesso di portare a
Un grazie di cuore a mio marito, che grazie a lui ho superato i momenti più difficili, senza i
suoi consigli e senza il suo supporto morale non sarei mai potuta arrivare fin qui.
Grazie a tutta la mia famiglia per esserci sempre stati soprattutto nei momenti di sconforto.
Infine, dedico questa tesi a me stessa, ai miei sacrifici e alla mia tenacia che mi hanno
91
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