Make Time How to Focus on What Matters Every Day Knapp - The 2025 ebook edition is available with updated content
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Make Time How to Focus on What Matters Every Day
Knapp Digital Instant Download
Author(s): Knapp, Jake, Zeratsky, John
ISBN(s): 9780525572428, 0525572422
Edition: Illustrated
File Details: PDF, 4.81 MB
Year: 2018
Language: english
A portion of this book includes the authors’ thoughts on diet and exercise. It is supplied for
informational purposes only and is not meant to take the place of a doctor’s advice. Before
embarking on any regimen of diet and exercise you should first consult your own physician.
CURRENCY and its colophon are trademarks of Penguin Random House LLC.
ISBN 9780525572428
Ebook ISBN 9780525572435
v5.3.2
a
CONTENTS
INTRODUCTION
Most of Our Time Is Spent by Default
Meet the Time Dorks
The Backstory, Part 1: The Distraction-Free iPhone
The Backstory, Part 2: Our Dorky Quest to Make Time
Four Lessons from the Design Sprint Laboratory
FIND FLOW
48. Shut the Door
49. Invent a Deadline
50. Explode Your Highlight
51. Play a Laser Sound Track
52. Set a Visible Timer
53. Avoid the Lure of Fancy Tools
54. Start on Paper
OPTIMIZE CAFFEINE
70. Wake Up Before You Caffeinate
71. Caffeinate Before You Crash
72. Take a Caffeine Nap
73. Maintain Altitude with Green Tea
74. Turbo Your Highlight
75. Learn Your Last Call
76. Disconnect Sugar
MAKE IT PERSONAL
81. Spend Time with Your Tribe
82. Eat Without Screens
SLEEP IN A CAVE
83. Make Your Bedroom a Bed Room
84. Fake the Sunset
85. Sneak a Nap
86. Don’t Jet-Lag Yourself
87. Put On Your Own Oxygen Mask First
This is a book about slowing down the crazy rush. It’s about
making time for things that matter. We believe it’s possible to feel
less busy, be less distracted, and enjoy the present moment more.
Maybe that sounds a little hippy-dippy, but we’re serious.
Make Time is not about productivity. It’s not about getting
more done, finishing your to-dos faster, or outsourcing your life.
Instead, it’s a framework designed to help you actually create more
time in your day for the things you care about, whether that’s
spending time with your family, learning a language, starting a side
business, volunteering, writing a novel, or mastering Mario Kart.
Whatever you want time for, we think Make Time can help you get it.
Moment by moment and day by day, you can make your life your
own.
We want to start by talking about why life is so busy and chaotic
these days. And why, if you feel constantly stressed and distracted,
it’s probably not your fault.
In the twenty-first century, two very powerful forces compete for
every minute of your time. The first is what we call the Busy
Bandwagon. The Busy Bandwagon is our culture of constant
busyness—the overflowing inboxes, stuffed calendars, and endless
to-do lists. According to the Busy Bandwagon mindset, if you want to
meet the demands of the modern workplace and function in modern
society, you must fill every minute with productivity. After all,
everyone else is busy. If you slow down, you’ll fall behind and never
catch up.
The second force competing for your time is what we call the
Infinity Pools. Infinity Pools are apps and other sources of endlessly
replenishing content. If you can pull to refresh, it’s an Infinity Pool.
If it streams, it’s an Infinity Pool. This always-available, always-new
entertainment is your reward for the exhaustion of constant
busyness.
But is constant busyness really mandatory? Is endless distraction
really a reward? Or are we all just stuck on autopilot?
Jake
It was 2012, and my two sons were playing with a wooden train
in our living room. Luke (age: eight) was diligently assembling
the track while Flynn (age: baby) drooled on a locomotive. Then
Luke picked his head up and said:
Other documents randomly have
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se V. S. si fusse ritrovata a Ferrara averia mandato in ogni modo
alcuno de' suoi a far tal effetto, e che risapendo poi che ritrovandomi
io in loco dove l'avessi potuto fare e fussi mancato, ne averei da V. S.
avuto riprensione. Il Cardinale prefato mi fece gratissima accoglienza
e carezze assai per amore di V. S., e poi mi disse avere a' dì passati
mandato un suo sescalco per visitare in campo V. S., e che dopo la
partita di quello mai non ne avea inteso novella e ne dubitava molto,
e mi pregò ch'io ne scrivessi a V. S. e ch'io intendessi se quella ne
sapeva cosa alcuna. Appresso mi disse di un levorero che aveva
inteso che'l Mastro da stalla di V. S. avea bellissimo, mostrando nel
dir suo avere desiderio di averlo. Io gli feci intendere che uno del
prefato Mastro da stalla avea V. S. a' dì passati donato ad un
Spagnolo e dubitavo che fusse quello che era stato a Sua Sig.
laudato, perchè altro cane non sapea che fusse del Mastro da stalla
di quella bellezza. Egli vide, stando io lì, una mia bracca ch'io avea
molto cara per la sua bellezza perchè io la volea da eredi, [183] e me
la domandò in dono. Io non gli la seppi negare, benchè me ne dole
ancora. Sabato si partì per andare a Roma, e mi lasciò in
commissione ch'io lo raccomandassi a V. S. Ill.ma come a suo
patrone, con mille parole umane e di servitù, che serìa longo a
scrivere. La differenza ch'avea con li uomini di Nonantola, che erano
decaduti, ha commesso a Mess. Teodosio Brugia, il quale essendo io
lì ha come adattata, che quelli uomini riaveranno le loro investiture
pagando singulatim chi assai, chi poco secondo le facoltà e il tempo
delle decadute loro; e credo, secondo il principio c'ho visto, che il
Cardinale ne trarrà parecchie centinara di ducati.
Venuto in questa terra, ho trovato due Siciliani che hanno avuto
campo dal Duca per combattere. Un Marino da la Maitina ha
chiamato un Francesco Salamone [184] per provargli di certa causa
matrimoniale, di che credo che V. S. sia informata. Quando io
credessi che V. S. non la sapesse, me ne informarei meglio e
pienamente le ne darei avviso. Vèneri prossimo si dice che
combatteranno se seranno d'accordo, ma sino adesso sono in
discordia, e questo è che quel Marino ha scritto volere provare a quel
Francesco quattro cose: l'una ch'una certa sua nipote o figliastra è
moglie di questo Francesco; alla quale Francesco risponde, che
questo che la ragione civile o sia canonica può decidere non vole
ponere in fortuna di arme. All'altre tre si attacca, che una è che
Marino dice che esso pose questo Francesco a dormire con la prefata
sua nipote; l'altra che questo Francesco ha malmessi e dilapidati li
beni de la prefata; la terza che questo Francesco non avrà ardire di
venire in campo perchè è codardo e che è un giudeo. A queste tre
querele risponde Francesco, che Marino mente: ma questo Marino
par che si attenga alla prima, per la quale Francesco non vuol
combattere. Questo è quanto sino a questa sera è successo di
questa cosa. Così Ercole il quale fa compagnia a quel Francesco mi
ha detto. Di questa cosa che a Ferrara ho trovato di novo, se non
fusse per darne a V. S. avviso, avrei poco pensero, verso un'altra che
mi dispiace assai, perchè tutto oggi si è andato per li Massari in
volta, facendosi comandamento alli cittadini che in termine di due dì
ognuno abbia portato al Tesorero del Comune li denari che gli
toccano de la colta imposta novamente per il Duca, come se tutti
fussimo bancheri che avessimo denari in cassa. E tutto il popolo dal
maggiore al minore dice male e peggio; e io ho odito dire da alcuno
che se V. S. fusse in questa terra, non seriano queste cose; e che poi
che quella ha adattati li fatti del Duca col Re di Francia e con
l'Imperatore, serìa necessario anco che tornasse a Ferrara per
adattare le cose del popolo col Duca. Oltra questa colta è stata
imposta sopra li feudatarî un'altra gravezza, che è circa il quarto de
la intrata. Io chiamo feudatarî tutti quelli che riconoscono roba de la
casa da Este; ma questa non appartene a me perchè non ho roba di
tal sorte; ma se io ne avessi non mi gravaria già a pagare. Nanti
ch'io andassi a Nonantola, un dì vidi un tumulto di contadini che si
lamentavano a M. Antonio di Costabili di infiniti lavoreri che ogni dì
multiplicavano, e minacciavano di fuggirsi di Ferrarese; e odii un
nodaro d'argini [185] che attestava che de la sua guardia n'erano già
fuggite tre o quattro famiglie. Per Ferrara si ragiona, ma noi dico già
ch'io lo sappia certo, pur si dice publicamente, che a questo Natale
Mes. Antonio serà casso del giudicato de' Savi, e in suo loco andarà
Benedetto Brugia. Quelli che credono che tal cosa abbia a succedere
estimano da lungi a che effetto serà fatta. Io scrivo cose di fastidio a
V. S. perchè non ho da piacere: alla quale humiliter mi raccomando.
Ferrarie, XXII octob. MDIX.
Ill. et R. D. V.
Servitor fidelis,
Ludovicus Ariostus.
IV [186]
Al medesimo
Al medesimo
a Parma.
Ill. Sig. mio. Lorenzo di Pasti è giunto or ora qui in cittadella dove io
mi trovavo a parlar col Capitano, e mi ha detto che venendo ha
ritrovata una spia che gli ha fatto intendere, che subito che 'l Campo
nostro si levi da Carpi, quello di Modena è per venire alla volta di
Reggio, credo lasciando Rubiera da parte: e perchè detto Lorenzo ha
dubitato che se andasse prima a Carpi per tornare poi a Sassuolo e a
Rubiera, non fusse poi tardo col soccorso, ha mutato proposito, e ha
mandato un messo a posta al Sig. Enea [194] con una sua,
informando Sua Sig. del caso e del parer di V. S. circa a poner 200
fanti di quelli di Rubiera e Sassuolo in questa cittadella, acciò che 'l
detto Sig. Enea abbia a dimandarne licenza a Monsignore Gran
Maestro [195] e mandar subito la lettera a Sassuolo, dove si trovarà
questa notte Lorenzo per non perder tempo; e così il messo direttivo
al Sig. Enea è già in via, e similiter Lorenzo ora che sono XXIII ore e
mezza. Il Capitano qui de la cittadella prega V. S. che lo voglia
soccorrere di alcuno de li suoi che stiano seco qui per quattro o
cinque giorni, finchè si veda a chi riescono queste cose, e dimanda
Domenichino, Giacomo da le Sale, Pier Moro, [196] Francesco Maria
da Sassuolo e tali di che se ne possa fidare e valere. Lorenzo di Pasti
ha già incaparrato di venire domani a V. S., alla quale mi
raccomando.
(Regii,... octobris) [197] MDX.
Servus,
Lud. Ariostus.
VI
Al medesimo
a Parma.
Ill. Sig. mio. Questa mattina si sono radunati dodici primi cittadini di
Reggio, che questa Comunità ha eletti provveditori de la guerra, alli
quali io ho parlato acciò che facciano elezione di cinque o sei uomini
che stiano appresso il Sig. Gran Maestro, secondo che da V. Sig. mi è
stato imposto; li quali mi hanno fatto intendere aver già fatto
provvisione di più numero di questo. Prima hanno dato l'impresa di
vendere il pane che va in campo, ed essergli assistente, a due
cittadini che hanno due famigli con loro. La cura del vino a Gian
Giacomo Messore con autoritade e patente di comandare a tutti li
uomini del distretto. La cura de le spelte ha uno Gian Francesco
Camonchiela, il quale ha due compagni. Sopra li guastatori hanno
fatto che ogni villa vi ha li suoi Massari, e Giambattista Cassola con
due famigli ne ha la cura. Oltra di questo gli hanno dato carico di
parlare per le cose che occorreno al Gran Maestro, e tenere avvisato
di continuo la Comunità di quanto serà di bisogno, e questo ieri andò
per tale effetto. Quattro beccari tengono di continuo in campo, e
molti venditori di altre robe. Ne la terra hanno messo grande ordine
che le vittuarie vadano abbondantemente in campo, e vi sono
officiali salariati sopra questo. Di mandare oltra questi altre persone
a stare presso al Gran Maestro, si sono molto ritirati indietro,
allegando non esser possibile a patire maggiore gravezza di quella
che hanno, perchè tutti questi e li famigli c'hanno sono salariati con
gran provvisione da la Comunità, imperocchè per li mali portamenti
che gli usano Francesi si trovano pochi che vogliano andare a tal
cure, perchè nel vendere le robe spesso rilevano di bone bastonate.
M'hanno fatto intendere ancora che gran difficoltade è a trovar
spelte per mandare in campo, perchè prima li contadini non hanno,
avendo già pagato e dato al Duca quelle che ogni anno gli sono
obbligati: [198] li cittadini autem ascondono quella che hanno o
negano di darla, e questo avviene perchè prima valeva dieci soldi il
staro, e ora gli è dato metà, chè non la ponno vendere in campo più
di nove soldi; e quando l'hanno condotta in campo, la vogliono alla
misura di Rubiera che è maggiore della Reggiana; poi li pagano di
moneta e vogliono che corra secondo che fa a Parma, che secondo
la ragion loro (di che io poco mi intendo) gli ritorna in gran
detrimento, e molto gli è meglio venderla qui a Reggio, che far spesa
di mandarla in campo con tanta iattura. Oltra di questo ognun pensa
che partito il campo valerà molto in Reggio, e con speranza di
venderla poi, la tengono occulta, e che quando lasciassero vendere
la roba il prezzo suo, sponte portariano le persone la roba dove
valesse con speranza di guadagno; così de la spelta come de l'altre
cose. Oltra di questo bisognaria provveder che li conduttori che
vanno in campo, vadano securi: ma li togliono spesso li buoi e li
fanno lavorare in altro. Oltra di questo li rompono le casse e brusano
in che la portano. Così ancora accade a li guastatori, che da li soldati
sono tirati a nettare le lor stalle, e per questo avviene che chi va una
volta in campo non gli vole tornare l'altra; nè questa Comunità può
avere un carro se non manda li balestrieri a pigliare li villani per
forza, e così ancora li guastatori se ne fuggiono, e di questo mi son
trovato in fatto. Vorrìa ancora che V. S. scrivesse al conte Gian
Boiardo che facesse condurre del vino in campo per esserne nel suo
paese gran quantitade e prossimo al campo; così al Sig. Mess. Ercole
per San Martino e Campogaiano, e a questi Castellani di Manfredi
che tutti l'aiutasseno e mandassero vittuaglia in campo, perchè il
distretto di Reggio per sè non basterà a provvedere al tutto: e
mandare del pane, chè, oltra l'altre incomoditadi, sono pochi forni in
questa terra. Io del tutto dò avviso a V. S. la quale farà poi il parer
suo. Del mandare altre persone in campo si escusano
gagliardamente, e m'hanno pregato ch'io avvisi V. S. de le provvisioni
che han fatto, sperando che quella abbia a rimanere satisfatta. Se
quella vuol che di novo insti che mandino altri, mi avvisi, ch'io lo
farò. Ma mi par bene che sarà difficultade a disponerli. Io aspettarò
la risposta di V. S., alla quale mi raccomando.
(Regii... octobris MDX). [199]
Servitor fideliss.,
Ludovicus Ariostus.
Qui è nova giunta or ora, e si parla per vera, che 500 Spagnoli sono
fuggiti dal papa nel campo nostro.
Vorriano e che V. S. mandasse qui uno con autorità e patente di
poter comandare a tutti li gentiluomini e Castellanze che avessero a
far la rata sua in questi bisogni, perchè il Capitano gli pare che li
vada con troppo rispetto.
VII
Al medesimo
a Parma.
Illustrissimo signor mio. Come ieri fui a Reggio, intesi che'l signor
Alberto si ritrovava a Carpi: e volendo andar a ritrovarlo, fui avvertito
che li Stradiotti ecclesiastici erano corsi a Correggio, e avean preso
un figlio del signor Borso, e che erano etiam corsi a San Martino le
due vie per le quali si va a Carpi. E per questo subito mandai a posta
uno a piedi con una lettera al signor Alberto, avvisando Sua Signoria
ch'io ho da parlargli d'una sua faccenda importantissima, e di quella
medesima di che più volte avessimo insieme ragionamento a Roma.
E nella lettera non ho nominato V. S., e l'ho pregato che veda qual
loco gli pare dove gli potessi parlare senza pericolo; e non si potendo
altramente, mi mandi un suo fidato ch'io conosca, con una sua di
credenza. Mentre ch'io l'aspetto, V. S. mi avvisi se mandandomi un
suo fidato, io gli ho da parlare circa ecc. Ed a Vostra Signoria mi
raccomando.
Questa notte gli Ecclesiastici sono corsi a San Martino, e questa
mattina sono venuti presso due miglia a Reggio, e hanno menato via
il bestiame. Si dice che sono stati alle mani con Badino, e gli hanno
presi due o tre balestrieri.
(Regii, 29 octobris 1510). [200]
Servitor,
Lodovico Ar.
VIII
Al medesimo
a Parma.
Ill.mo Sig.re Io dubito che'l mio messo non sia stato preso, perchè a
questa ora non è tornato ancora e lo spazai sin da ieri a 19 ore, ed è
uomo c'ha bisogno di tornare presto: pur quando sia così è manco
mio danno che non sería s'io stato fussi in suo loco. Li inimici son
corsi presso a Reggio un miglio pur a la via di Carpi e hanno menato
via gran numero di bestiami. Questi franciosi si sono tandem armati
o che s'armano tuttavia: se escono non credo che vadano a tempo.
Dum hoc scribo mi è detto che Mess. Sigismondo de' Santi segretario
del sig. Alberto da Carpi è venuto, e sono ito a parlarli. E da lui ho
inteso, poi che averia parlato col Gran Maestro, avere commissione
di venire a Vostra Signoria. Io gli ho dimandato se per nostre
faccende, e m'ha detto per quella medesima causa per la quale io
ero mandato a lui: per il che dimattina veniremo. Egli, per quello che
m'ha detto, ha l'ultima intenzione del Signor suo circa l'effetto ecc.
Tornando a casa ho trovata una squadra di francesi menare prigioni
circa XXX tra uomini d'arme e cavalleggeri ecclesiastici che avevano
preso a S.ta Agata, loco presso San Faustino. Quelli che sono iti
verso S. Martino non sono tornati ancora: ben si dice, ma credo che
non sia vero, che li nostri qui insieme con Badino hanno assediati
parecchi cavalli in S. Martino. Il mio messo ornai son certo che sia
preso, chè sono presso XXIIII ore e non è tornato ancora. A Vostra
Signoria mi raccomando.
Regii, XXX octobris MDX.
Servus,
Ludovicus Ariostus.
IX
Al marchese di Mantova
XI
in Mantova.
V. S. Eccellentissima ha certamente della fada e del negromante, o di
che altro più mirando, nel venirmi a ritrovar qui con la sua lettera del
XX augusti, or ora che sono uscito dalle latebre e de' lustri delle
fiere, e passato alla conversazion degli uomini. De' nostri periculi non
posso ancora parlare: animus meminisse horret, luctuque refugit, e
d'altro lato V. S. ne avrà odito già. Quis jam locus quae regio in terris
nostri non plena laboris? Da parte mia non è quieta ancora la paura,
trovandomi ancora in caccia, ormato da levrieri, da' quali Domine ne
scampi. Ho passata la notte in una casetta da soccorso, vicin di
Firenze, col nobile mascherato, [204] l'orecchio all'erta e il cuore in
soprassalto. Quis talia fando etc. l'illustrissimo signor Duca, con il
quale ieri ha conferito longamente il C. Pianelli, parlerà de' duo affari
al Cardinale, [205] il quale fra giorni si aspetta da Bologna, ed io
medesimo, per quanto sia bono a poterla servire, adoperrò ogni
pratica, essendo dell'onore di Vostra Signoria, qual affezionato
servitore, bramosissimo. Quello sia da fare e da sperare saprà da
Mess. Rainaldo, [206] e fido che ne sarà satisfatta, quantunque io non
sia troppo gagliardo oratore. Il cielo continua tuttavia molto obscuro,
onde non metteremoci in via così subito per non aver ancora da
andar in maschera fuori di stagione e col bordone. Voglia V. S.
recarmi alla memoria della illustriss. sig.a Principessa Flisca [207]
quanto è permesso a observantissimo e deditiss.o Servitore, e a
quelle in buona grazia mi raccomando.
Florentiae, I octobris MDXII.
XII
Mes. Benedetto mio onor. Ho avuto per il mio ragazzo una vostra
lettera molto tarda, perchè da Firenze, dove si è fermato qualche
giorno, è venuto in qua a piedi ed è stato assai per via. Del negozio
vostro non ho fatto ancora nulla; non perchè non me lo sia
raccordato, ma perchè non vi ho saputo capo nè via. Io son arrivato
qui in abito di staffetta, [208] e per non aver panni ho schivato di
andare a persone di dignità, perchè qui, più che in tutti gli altri lochi,
non sono estimati se non li ben vestiti. [209] È vero che ho baciato il
piè al Papa e m'ha mostrato di odir volontera: veduto non credo che
m'abbia, chè dopo che è Papa non porta più l'occhiale. Offerta
alcuna nè da Sua Santità nè da li amici miei divenuti grandi
novamente [210] mi è stata fatta; li quali mi pare che tutti imitino il
Papa in veder poco. Io mi sforzarò e oggi cominciarò, che non serà
più longo, a vedere se io potrò aver mezzo alcuno con quel Mes.
Paris. [211] Usar Mes. Bernardo [212] per mezzo, credo poter male,
perchè è troppo gran maestro, ed è gran fatica a potersegli
accostare; sì perchè ha sempre intorno un sì grosso cerchio di gente
che mal si può penetrare, sì perchè si convien combattere a X usci
prima che si arrivi dove sia: la qual cosa a me è tanto odiosa, che
non so quando lo vedessi; nè anco tento di vederlo, nè lui nè uomo
che sia in quel palazzo: pur per vostro amor sforzarò la natura mia;
ma potrò far poco, perchè fatta la coronazione, che serà fra 4 dì,
faccio pensiero di venirmene a Ferrara. Io intendo che a Ferrara si
estima che io sia un gran maestro qui: io vi prego che voi li caviate
di questo errore, cioè quelli con che vi accade a parlare, e fategli
intendere che son molto da manco che non ero a Ferrara, acciò che
richiedendomi alcuno qualche servicio, e non lo facendo per
impossibilità, e non lo sapendo essi, mi accusassino di asinità. Altro
non m'accade, se non che a voi mi raccomando.
Romae, 7 aprilis MDXIII.
Vostro,
Ludovicus Ariostus.
Fuori — Al Mag. come fratello hon. M. Benedetto Fantino Cancellero
dell'Ill.o et R.o Card. de Ferrara,-in Ferr.
XIII [213]
Al doge di Venezia
Consiliarii:
Marcus de Molino
Petrus Marcello
Hieronymus Teupulo
Franciscus Bragadeno.
XIV
XV
Al marchese di Mantova
XVI
Al medesimo
XVIII
XIX
A papa Leone X
XX
A Messer Mario Equicola
XXI [224]
Al capitano di Barga
Mag.ce tanq. fr. hon. Avendo lo Ill.mo mio S.re duca di Ferrara fatta
elezione di me al governo di questa provincia sua di Carfagnana, e
sapendo io quanto sua Ecc.a è desiderosa che li sua sudditi stiano in
pace ed abbino a conversare senza sospetto con li circonvicini e
precipuamente con li sudditi della Eccelsa Repubblica di Firenze,
attenta la integra amicizia che sempre fu ed è fra prefata Eccelsa
Rep. e sua Eccell.a, mi è parso essere mio debito nel gionger mio qui
visitare con questa mia V. S. con pregarla che nelle occorrenze del
governo di questi sudditi a noi dato voglia essere meco ed io con
quella, sicchè con ogni industria e possibilità ci sforziamo di ridurli in
quella pace, unione e quiete in la quale li Eccelsi ed Illu.mi nostri
Signori sempre sono stati e di presente sono.
Appresso perchè alli dì passati un Giovanni Baricca da Barga a tempo
di notte venne a Castelnovo con uno bandito di qui, ed alcuni uomini
di commissione de' loro superiori andando per pigliar detto bandito,
per caso vi si ritrovò in compagnia un Battistino forastiero, ma che
abitava qui, il quale feritte detto da Barga, contro però la volontà di
tutti gli uomini di Castelnovo; e sì come ho detto, essendo pur debito
di noi ufficiali ridurre li sudditi in buona pace, oltre che ne ho
espressa e particolar commissione di tal cosa dal mio Ill.mo S.r Duca,
prego V. S. che in questo sia contenta di fare ogni opera dal canto
suo per disporre ad accordo detto suo da Barga con li parenti suoi e
questi di Castelnovo, dalli quali ne è riferito che si chiama offeso (e
veramente a torto), perchè loro incresce tal caso quanto dir si può,
acciò che inveterando non sortisca alfine maggior male: e se 'l
delinquente fusse in mani nostre ne faremmo tale dimostrazione che
questo da Barga ne resteria satisfatto in modo che anche V. S.
conoscerebbe essermi dispiaciuto tale eccesso; ed in questo mi
governerò secondo il consiglio e buon parere di V. S. ed in
qualunque altra mia occorrenza. Alla quale offrendomi dispostissimo
sempre mi raccomando.
Ex Castelnovo Carfignane, 2 martii MDXXII.
E. M. V.
Tanq. fr.ter LUDOVICUS ARIOSTUS
Duc.lis Com.s gen.lis in Carf.na
XXII [225]
XXIII
Ai medesimi
XXIV
Al duca di Ferrara
XXV
XXVI
Ai medesimi
XXVII
Ai medesimi
XXVIII [227]
XXIX
Agli Anziani della Repubblica di Lucca
XXX
Al duca di Ferrara
XXXI
XXXII [230]
Al duca di Ferrara
Ill. ed Ecc. Sign. mio. Oltra quello che per un'altra mia ho scritto a V.
Ecc. circa i disordini che sono in questo paese, alli quali senza l'aiuto
di quella non è possibile, non avendo più forza di quello ch'io
m'abbia, io possa rimediare; benchè non manco di tutti quelli rimedî
ch'io posso: prima ho fatto fare contra li assassini di Pontecchio e
suoi seguaci (tra quali è quel Battistino Magnano, il quale fu causa
de la discordia tra quelli di Barga e di questa terra) una grida, [231]
de la quale mando a V. Ecc. qui inclusa la copia, acciò che a quella
piaccia di confermarmela per sue lettere: e appresso ho scritto al
Commissario fiorentino da Fivizzano e alli Signori Lucchesi acciò che
tutti insieme mettiamo in ordine una bella caccia, sicchè da ogni
banda si dia addosso a questi ladri, li quali tuttavia non cessano di
far ogni dì assassinamenti e por taglie a chi lor pare, e hanno
ardimento di mandare a dire a gli uomini qui di Castelnovo, che se
non mandano loro certi denari che domandano, li verranno a tagliare
a pezzi fin in questo Castello: e forse avriano ardire di farlo, perchè
hanno chi fa lor spalle e li nutrisce e difende. E perchè V. Ecc.
conosca ch'io non m'inganno in tutto, le mando similmente qui
incluso una lettera che oggi mi è venuta in mani, voglio dire la copia
d'una lettera che scrive Bastiano Coiaio a questi banditi del Silico, il
quale Bastiano è, come per un'altra mia ho scritto a V. Ecc., il
consigliere e guidatore de la fazione di Pierino, e in casa del quale li
banditi spesso si riducono a consiglio, come ne sono esaminati
testimonî appresso il Capitano qui. E acciò che V. Ecc. intenda il
tenore della lettera, quella sappia, che quel dì proprio ch'io giunsi qui
fu tolto un mulo a Camporeggiano e trafugato a Cicerana in mano
del Moro dal Silico, il quale è fratello di quelli che ammazzâro Ser
Ferdiano, ed esso ancora per altre cause ha bando: tuttavia sta nel
paese, e tiene la Rocca di Cicerana. Colui a chi fu tolto il mulo è
stato ritenuto a non venire a lamentarsi a me, parte con minaccie,
parte con promissione di fargli restituire il mulo. Oggi si condusse a
Bastiano Coiaio il quale gli ha fatto la lettera della quale io mando la
copia; ma prima ch'abbia dato la lettera è stato indotto venire a me,
e io gli ho dato giuramento quella lettera essere di mano di Bastiano
e che esso glie l'ha veduta scrivere, e poi n'ho fatto la copia, la quale
io mando acciò che V. Ecc. conosca che esso Bastiano ed
Evangelista, che sono partesani e consiglieri di Pierino, sono quelli
che aiutano e consigliano questi banditi; e chi li levasse di questa
terra insieme al loro capo Pierino la risanerebbe, come chi ne levasse
tutto il morbo.
Questa è la copia de la lettera:
«Adì 13 di sett. 1522.
«Moro. Io sì ho visto li conti fra Bastiano Catucio e quelli di Pierlenzo,
in modo ch'io vedo che quelli di Pierlenzo si hanno torto, sicchè
pertanto egli diceva che voleva andare dal Commissario e io non ho
volsuto per onor tuo, perchè il mulo l'avete in le man vostre; e per
tanto a me pare che per mezzo tuo tu gli facci rendere il suo mulo in
ogni modo, senza fargli pagar nulla; e questo sia l'onor di noi: e se
gli voleva por taglia, non lo doveva menar costì in le man vostre:
pertanto fatelo sùbito; se non voi avrete un comandamento di
renderlo, perchè qua si dice che voi l'avete in le mani. Appresso
farete quanto Giorgino vi dirà, e fate che non sia fallo perchè a Ser
Evangelista e a tutti noi ci pare che lo facciate e sùbito. De l'altre
cose io vi terrò avvisato per il mio mezzadro del tutto. A me pare che
voi dobbiate dare il mulo a Giorgino; e non sia fallo, perchè a noi
serà vergogna grande: e se quelli di Pierlenzo credono aver nulla da
Ser Bastiano Catucio, facciami intendere sue ragioni, e poi lasci fare
a me.
«Bastiano Coiaio, in Castelnovo.»
Questa è la copia de la lettera, sopra la quale V. Ecc. faccia quel
giudicio che le pare; e a questa e a molt'altre cose pertinenti a
questa provincia supplico che faccia quella provvisione che le pare
più espediente: in buona grazia de la quale umilmente mi
raccomando.
Castelnovi, XII sept. 1522.
XXXIII
Mag. Mes. Obizo. Vostra Mag. vederà per quest'altra mia quanto io
scrivo al Signore. [232] Prego quella che faccia presto ch'io abbia
risposta, perchè veramente che se non si rimedia a questi disordini,
ne nascerà un dì uno che non vi si potrà rimediare. Pierino è pur
anco in questa terra, e per quanto intendo non mi par ch'abbia
voglia di venire a Ferrara, e non si può pensare altro, se non che
costui sia consapevole di qualche gran maleficio, e non è sicuro che
non si sappia, e per questo dubita di venire. Già son sei dì ch'io son
qui, e ancora non è stato ardito di venire dove io sia. Ieri sera arrivò
un suo messo che aveva mandato a Ferrara, ed è quello al quale io
dò la colpa che tra via abbia tolte le lettere a quel nostro corriere.
Ogni modo io gli vo porre le mani addosso, ma voglio aspettare che
Pierino sia partito, se si ha a partire. Costui, cioè Pierino, ha pratica
secreta a Ferrara di persone che gli fanno animo di poter far ciò che
vole, e dopo che V. S. gli scrisse quella lettera ducale, venne da
Ferrara un balestriero il quale ha nome Quirino da Brescello, e
parlato che gli ebbe tornò subito indrieto. Prego V. Mag. che faccia
intendere ogni cosa al Sig., e forse non serìa male intendere da quel
balestriero che venne a fare. Appresso per levare spesa a questi
poveri uomini, acciò che per ogni cosa non abbino a venire a
Ferrara, piglio cura di mandare lor supplicazioni; e così mando
questa inclusa, la qual parendo a V. M. di segnare, la rimetta, che
farò che la Cancellaria non perderà il suo consueto: e a V. M. mi
raccomando, e desidero di intendere che Mes. Bonaventura [233] sia
ben guarito.
Castelnovi, 14 sept. 1522.
Di Vostra Magnificenza
Ludovico Ariosto
Post scripta. Pierino Magnano mi ha fatto pregare (chè esso, non so
per che causa, se non quia malus odit lucem, non è mai venuto dove
io sia) ch'io prolunghi il suo termine di comparire a Ferrara otto
giorni ancora. Sono stato contento: non so se verrà.
Fuori — Mag.o Domino Obizo Remo Ducali Secretario mihi honor.o —
Ferrariae.
XXXIV
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