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Le origini della lingua in
Italia.
LA LINGUA LATINA NEL MONDOLA LINGUA LATINA NEL MONDO
ANTICOANTICO.
Nel mondo antico, a dalla fine del I secolo a. C.
al V secolo d.C., la lingua latina era
l’idioma più diffuso, soprattutto per
l’estensione dell’impero romano che aveva
costituito un dominio nella zona euroasiatica i
cui confini delimitavano un’area
che andava da est
nella zona degli attuali paesi mediorientali
(Siria) a ovest nell’attuale Gran Bretagna.
LA MASSIMA ESTENSIONE GEOGRAFICO – LINGUISTICA DEL
LATINO IN ETA’ IMPERIALE (III SECOLO D.C., CIRCA)
I DIVERSI TIPI DI
“SERMONES”
Essendo una lingua d’uso, il latino era
caratterizzato da una forte varietà di forme
secondo gli ambienti sociali e gli usi che se ne
facevano.
Una prima distinzione fondamentale fu quella
tra
 lingua scritta , fissata e strutturata
e
 lingua orale, che presentava diversi aspetti
I DIVERSI TIPI DI “SERMONES”.
Rispetto alla lingua orale, già i latini
cominciarono a distinguere tra le diverse
forme d’uso, chiamate “sermo cotidianus”
(lingua di tutti i giorni):
- SERMO PROVINCIALIS (degli abitanti delle
province)
- SERMO MILITARIS (lingua dei soldati)
- SERMO VULGARIS/PLEBEIUS (lingua di
persone incolte)
- SERMO RUSTICUS (lingua di “illitterati”)
L’ORIGINE DELLE LINGUE NEOLATINE.
Il linguaggio quotidiano, “sermo
cotidianus”, presentava parole di maggiore
evidenza espressiva, ricche di diminutivi e
vezzeggiativi, come i termini seguenti:
- auricola (“orecchietta”) per auris (“orecchio) da cui
l’italiano “orecchia”
- testa (vaso a forma di testa umana) era più usato di
caput ed è passato in italiano tale quale
- caballus (“cavallo”) (termine del gergo militare) era più
usato di equus, che nella pronuncia si poteva confondere
con aequus (aggettivo che significa “uguale”): ne
derivarono “cavallo”(it.), “cheval”(fr.), “cabajo”(sp.)
L’ORIGINE DELLE LINGUE NEOLATINE o ROMANZE.
Possiamo perciò dire che le lingue
neolatine, tra cui l’italiano, chiamate
LINGUE ROMANZE, per il loro legame con la
cultura e il mondo romano, abbiano avuto
origine dal latino,
ma non tanto dal latino letterario (quello
che si studia a scuola), quanto
dal “sermo cotidianus”, che ha in comune
con la lingua letteraria le basi del
lessico e della sintassi, ma che presentava
caratteri propri.
Esse si svilupparono nelle zone a più forte
romanizzazione.
L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE.
- nella pronuncia del latino i diversi popoli
mantennero spesso le tracce della lingua parlata
prima della conquista romana →→ si parla di
SUBSTRATOSUBSTRATO
- sia la lingua greca, molto usata nella parte
orientale dell’impero, sia le lingue dei popoli
germanici e degli arabi che conquistarono i
territori romani a loro volta lasciarono tracce
sulle lingue moderne → si parla di SUPERSTRATO:
ad esempio, dal greco «parabola» proviene “parola”,
“guerra” proviene dalla lingua longobarda.
L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE.
Riassumendo si può dire che le lingue romanze siano il
prodotto della sovrapposizione di tre livelli
linguistici:
- STRATO cioè il LATINO parlato
quotidianamente (“sermo cotidianus”)
- SUBSTRATO cioè la lingua che i diversi
popoli parlavano prima della conquista
romana
- SUPERSTRATO cioè la lingua che i popoli
barbari portarono con sé attraverso le loro
conquiste nell’ex impero romano.
L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE.
Si può sintetizzare questo processo storico con lo
schema seguente, che sintetizza le lingue parlate
nella “Romània” (insieme geografico delle zone in cui
si parlano lingue romanze):
L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE.
Questa è invece l’attuale estensione geografica
delle lingue romanze, erede della Romània.
L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN
EUROPA.
Dopo la dissoluzione dell’impero romano,
che viene comunemente datata al 476 d.C.,
il latino rimase la lingua più utilizzata
nei documenti e nelle corti e veniva
insegnato nelle scuole.
Tuttavia, tra le persone comuni e nella
vita quotidiana, andò sviluppandosi il
“sermo vulgaris” (lingua del popolo).
L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN
EUROPA.
In ogni zona geografica si affermò un diverso
“sermo vulgaris”, spesso su base latina, ma con
caratteri propri che finirono col rendere la
lingua d’uso sempre più lontana da quella che era
stata la lingua comune dell’impero romano.
Dopo l’unificazione geografica dell’Europa
occidentale continentale realizzata da Carlo
Magno nel Sacro Romano Impero (fine VIII secolo
d.C.), il latino era lingua ufficiale alla corte
dell’imperatore, nei tribunali e negli uffici, ma
non era la lingua più usata e la comprendeva un
numero relativamente ristretto di persone.
L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS”
IN EUROPA.
Due atti ufficiali indicarono la presa d’atto
da parte delle autorità religiose e civili
dell’esistenza ormai irreversibile di diversi
“sermones”:
813: la raccomandazione del Concilio di Tours
842: i giuramenti di Strasburgo.
L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN EUROPA.
LA RACCOMANDAZIONE DI TOURS (813)
Al termine del Concilio di
Tours dell’813, venne
raccomandato ai vescovi:
« Ciascuno si studi di
tradurre le omelie in lingua
rustica o in tedesco, affinchè
tutti possano meglio capire
ciò che viene detto».
Raccomandazione del Concilio
di Tours
L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN EUROPA.
I GIURAMENTI DI STRASBURGO (842)
Nell’ 842
Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico
si allearono per combattere contro il loro
fratello Lotario.
I due re, per farsi comprendere dai propri
soldati, testimoni dell’evento, pronunciarono
il loro giuramento nella rispettiva lingua
volgare: francese e tedesco e poi nella lingua
dell’altro sovrano.
Questo avvenne per motivi pratici: i rispettivi
soldati avrebbero dovuto ribellarsi al proprio
signore se il patto solennemente stretto non
fosse stato rispettato.
IL “SERMO VULGARIS” IN ITALIA.
UNA PERIODIZZAZIONE.
Lo storico della lingua B. Migliorini distinse tre nell’evoluzione dal latino al
“sermo vulgaris”
- Fase 1, IL LATINO IN ETÀ IMPERIALE (I SEC. A.C.-
476 D.C.)
- Fase 2, TRA LATINO E ITALIANO (476 - 960 D.C.)
- Fase 3, PRIMI ELEMENTI DI LINGUA ITALIANA
(960-1225)
IL “SERMO VULGARIS” IN ITALIA.
Durante la fase 2 comparvero i primi documenti
scritti di “sermo vulgaris” in Italia, i quali sono
oggetto di discussione:
- L’INDOVINELLO VERONESE (800 D.C.)
- L’ISCRIZIONE NELLA CATACOMBA DI COMMODILLA
(ENTRO IX SECOLO D.C.)
- IL «PLACITO CAPUANO» (960 D.C.)
- L’ISCRIZIONE NELLA BASILICA DI
S. CLEMENTE (XI SECOLO ca.)
L’indovinello
veronese (800 d.C.)
Opera di un copista, scritto in
calce a un documento, diceva:
SE PAREBA BOVES,
ALBA PRATALIA ARABA,
ET ALBO VERSORIO
TENEBA,
ET NEGRO SEMEN
SEMINABA.
« Si spingeva avanti i buoi,
arava un bianco prato
e reggeva un bianco aratro,
seminava nero seme.»
“buoi” = dita/
“bianco prato” = pergamena/
“bianco aratro” = penna/
“nero seme” = inchiostro
separebabouesalbaprataliaaraba&albseparebabouesalbaprataliaaraba&alb
oversoriotenebae&negrosemenseminoversoriotenebae&negrosemensemin
abagratiastibiagimusomnip[oten]sseabagratiastibiagimusomnip[oten]sse
mpiterned[eu]smpiterned[eu]s
Se pareba boves, alba pratalia araba
Albo versorio teneba, et negro semen seminaba.
Gratias tibi agimus onnipotens sempiterne
Deus.
ISCRIZIONE NELLA
CATACOMBA DI COMMODILLA
(tra VIII e IX secolo).
E’ un graffito, lasciato da una
persona ignota
NON DICERE ILLE SECRITA
A BBOCE,
“non dire quei segreti
a voce alta”
L’espressione A BBOCE
rende graficamente la
pronuncia della parola
che è già “sermo
vulgaris”.
I PLACITI CAPUANI (960
- 963)
Documenti giuridici registrati in
cause di proprietà tra un privato
e l’Abbazia di Cassino, che
contengono formule di giuramento
con espressioni in volgare:
SAO KE KELLE TERRE,
PER KELLE FINI QUE KI
CONTENE, TRENTA ANNI
LE POSSETTE PARTE
SANCTI BENEDICTI.
«So che quelle terre entro
quei confini che qui si
contiene, per trenta anni le
possedette la parte [il
monastero] di san
Benedetto.»
EPITAFIO DI GREGORIO V (999 D.C.)
Iscrizione che si trova sul sepolcro
del papa Gregorio V
«Usus francisca, vulgari, et voce latina instituit
populos eloquio triplici.»
“Istruì le folle in tre lingue usando il francese, il
volgare [italiano] e il latino.
L’iscrizione in latino testimonia che intorno al
1000 si cominciava a usare il “sermo vulgaris” in
occasioni pubbliche, come nelle predicazioni.
ISCRIZIONE NELLA BASILICA DI SAN
CLEMENTE (1084)
L’ iscrizione commenta, quasi come un fumetto,
un affresco che si trova su un muro della
basilica di S. Clemente a Roma:
 sono riportate le parole, in latino, attribuite a
S. Clemente
 In volgare leggiamo invece le parole
pronunciate dal patrizio pagano Sisinnio, che
ordina ai servi di trascinare per terra il santo
che egli vuole uccidere
ISCRIZIONE NELLA BASILICA DI SAN CLEMENTE.
volgare
Falite dereto
co lo palo latino lati latino latino
Cervoncelle
Falite dereto co
Falite dereto
co lo palo, Cervoncelle
Fili de
Fagliti dietro le pute
col palo,
traite
Cervoncello
IL “SERMO VULGARIS” IN ITALIA.
La discussione su questi testi
riguarda prima di tutto la
consapevolezza, cioè, come scrive lo
storico della lingua C.Marazzini:
«Chi ha lasciato il documento voleva
scrivere in italiano o in latino?
Quale lingua aveva scelto ?»
IL SERMO VULGARIS IN ITALIA
 L’indovinello veronese è un testo latino in cui sono presenti
volgarismi
 L’iscrizione nella tomba di Commodilla presenta un volgarismo
espresso nella grafia della sua pronuncia
 I “Placiti Capuani” sono IL PRIMO DOCUMENTO
EFFETTIVO IN LINGUA ITALIANA, in quanto essi
contengono coscientemente formule
 Infine l’iscrizione nella tomba di S.Clemente attesta come
già verso la fine dell’XI secolo il bilinguismo fosse una realtà
effettiva, poiché le parole di
s. Clemente e di Sisinnio esprimono una contrapposizione
netta tra latino e volgare. in volgare affinchè fossero
comprese da tutte le parti coinvolte nella causa dinanzi al
giudice.
Bibliografia
 Francesco Sabatini, La comunicazione e gli usi
della lingua, Torino, Loescher
 La letteratura italiana, a cura di Emilio Cecchi
e Natalino Sapegno, Milano, Garzanti, vol.1
 Storia della letteratura italiana, a cura di Nino
Borsellino e Walter Pedullà, Milano, Federico
Motta Editore

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Le origini della lingua in Italia

  • 1. Le origini della lingua in Italia.
  • 2. LA LINGUA LATINA NEL MONDOLA LINGUA LATINA NEL MONDO ANTICOANTICO. Nel mondo antico, a dalla fine del I secolo a. C. al V secolo d.C., la lingua latina era l’idioma più diffuso, soprattutto per l’estensione dell’impero romano che aveva costituito un dominio nella zona euroasiatica i cui confini delimitavano un’area che andava da est nella zona degli attuali paesi mediorientali (Siria) a ovest nell’attuale Gran Bretagna.
  • 3. LA MASSIMA ESTENSIONE GEOGRAFICO – LINGUISTICA DEL LATINO IN ETA’ IMPERIALE (III SECOLO D.C., CIRCA)
  • 4. I DIVERSI TIPI DI “SERMONES” Essendo una lingua d’uso, il latino era caratterizzato da una forte varietà di forme secondo gli ambienti sociali e gli usi che se ne facevano. Una prima distinzione fondamentale fu quella tra  lingua scritta , fissata e strutturata e  lingua orale, che presentava diversi aspetti
  • 5. I DIVERSI TIPI DI “SERMONES”. Rispetto alla lingua orale, già i latini cominciarono a distinguere tra le diverse forme d’uso, chiamate “sermo cotidianus” (lingua di tutti i giorni): - SERMO PROVINCIALIS (degli abitanti delle province) - SERMO MILITARIS (lingua dei soldati) - SERMO VULGARIS/PLEBEIUS (lingua di persone incolte) - SERMO RUSTICUS (lingua di “illitterati”)
  • 6. L’ORIGINE DELLE LINGUE NEOLATINE. Il linguaggio quotidiano, “sermo cotidianus”, presentava parole di maggiore evidenza espressiva, ricche di diminutivi e vezzeggiativi, come i termini seguenti: - auricola (“orecchietta”) per auris (“orecchio) da cui l’italiano “orecchia” - testa (vaso a forma di testa umana) era più usato di caput ed è passato in italiano tale quale - caballus (“cavallo”) (termine del gergo militare) era più usato di equus, che nella pronuncia si poteva confondere con aequus (aggettivo che significa “uguale”): ne derivarono “cavallo”(it.), “cheval”(fr.), “cabajo”(sp.)
  • 7. L’ORIGINE DELLE LINGUE NEOLATINE o ROMANZE. Possiamo perciò dire che le lingue neolatine, tra cui l’italiano, chiamate LINGUE ROMANZE, per il loro legame con la cultura e il mondo romano, abbiano avuto origine dal latino, ma non tanto dal latino letterario (quello che si studia a scuola), quanto dal “sermo cotidianus”, che ha in comune con la lingua letteraria le basi del lessico e della sintassi, ma che presentava caratteri propri. Esse si svilupparono nelle zone a più forte romanizzazione.
  • 8. L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE. - nella pronuncia del latino i diversi popoli mantennero spesso le tracce della lingua parlata prima della conquista romana →→ si parla di SUBSTRATOSUBSTRATO - sia la lingua greca, molto usata nella parte orientale dell’impero, sia le lingue dei popoli germanici e degli arabi che conquistarono i territori romani a loro volta lasciarono tracce sulle lingue moderne → si parla di SUPERSTRATO: ad esempio, dal greco «parabola» proviene “parola”, “guerra” proviene dalla lingua longobarda.
  • 9. L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE. Riassumendo si può dire che le lingue romanze siano il prodotto della sovrapposizione di tre livelli linguistici: - STRATO cioè il LATINO parlato quotidianamente (“sermo cotidianus”) - SUBSTRATO cioè la lingua che i diversi popoli parlavano prima della conquista romana - SUPERSTRATO cioè la lingua che i popoli barbari portarono con sé attraverso le loro conquiste nell’ex impero romano.
  • 10. L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE. Si può sintetizzare questo processo storico con lo schema seguente, che sintetizza le lingue parlate nella “Romània” (insieme geografico delle zone in cui si parlano lingue romanze):
  • 11. L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE. Questa è invece l’attuale estensione geografica delle lingue romanze, erede della Romània.
  • 12. L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN EUROPA. Dopo la dissoluzione dell’impero romano, che viene comunemente datata al 476 d.C., il latino rimase la lingua più utilizzata nei documenti e nelle corti e veniva insegnato nelle scuole. Tuttavia, tra le persone comuni e nella vita quotidiana, andò sviluppandosi il “sermo vulgaris” (lingua del popolo).
  • 13. L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN EUROPA. In ogni zona geografica si affermò un diverso “sermo vulgaris”, spesso su base latina, ma con caratteri propri che finirono col rendere la lingua d’uso sempre più lontana da quella che era stata la lingua comune dell’impero romano. Dopo l’unificazione geografica dell’Europa occidentale continentale realizzata da Carlo Magno nel Sacro Romano Impero (fine VIII secolo d.C.), il latino era lingua ufficiale alla corte dell’imperatore, nei tribunali e negli uffici, ma non era la lingua più usata e la comprendeva un numero relativamente ristretto di persone.
  • 14. L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN EUROPA. Due atti ufficiali indicarono la presa d’atto da parte delle autorità religiose e civili dell’esistenza ormai irreversibile di diversi “sermones”: 813: la raccomandazione del Concilio di Tours 842: i giuramenti di Strasburgo.
  • 15. L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN EUROPA. LA RACCOMANDAZIONE DI TOURS (813) Al termine del Concilio di Tours dell’813, venne raccomandato ai vescovi: « Ciascuno si studi di tradurre le omelie in lingua rustica o in tedesco, affinchè tutti possano meglio capire ciò che viene detto». Raccomandazione del Concilio di Tours
  • 16. L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN EUROPA. I GIURAMENTI DI STRASBURGO (842) Nell’ 842 Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si allearono per combattere contro il loro fratello Lotario. I due re, per farsi comprendere dai propri soldati, testimoni dell’evento, pronunciarono il loro giuramento nella rispettiva lingua volgare: francese e tedesco e poi nella lingua dell’altro sovrano. Questo avvenne per motivi pratici: i rispettivi soldati avrebbero dovuto ribellarsi al proprio signore se il patto solennemente stretto non fosse stato rispettato.
  • 17. IL “SERMO VULGARIS” IN ITALIA. UNA PERIODIZZAZIONE. Lo storico della lingua B. Migliorini distinse tre nell’evoluzione dal latino al “sermo vulgaris” - Fase 1, IL LATINO IN ETÀ IMPERIALE (I SEC. A.C.- 476 D.C.) - Fase 2, TRA LATINO E ITALIANO (476 - 960 D.C.) - Fase 3, PRIMI ELEMENTI DI LINGUA ITALIANA (960-1225)
  • 18. IL “SERMO VULGARIS” IN ITALIA. Durante la fase 2 comparvero i primi documenti scritti di “sermo vulgaris” in Italia, i quali sono oggetto di discussione: - L’INDOVINELLO VERONESE (800 D.C.) - L’ISCRIZIONE NELLA CATACOMBA DI COMMODILLA (ENTRO IX SECOLO D.C.) - IL «PLACITO CAPUANO» (960 D.C.) - L’ISCRIZIONE NELLA BASILICA DI S. CLEMENTE (XI SECOLO ca.)
  • 19. L’indovinello veronese (800 d.C.) Opera di un copista, scritto in calce a un documento, diceva: SE PAREBA BOVES, ALBA PRATALIA ARABA, ET ALBO VERSORIO TENEBA, ET NEGRO SEMEN SEMINABA. « Si spingeva avanti i buoi, arava un bianco prato e reggeva un bianco aratro, seminava nero seme.» “buoi” = dita/ “bianco prato” = pergamena/ “bianco aratro” = penna/ “nero seme” = inchiostro separebabouesalbaprataliaaraba&albseparebabouesalbaprataliaaraba&alb oversoriotenebae&negrosemenseminoversoriotenebae&negrosemensemin abagratiastibiagimusomnip[oten]sseabagratiastibiagimusomnip[oten]sse mpiterned[eu]smpiterned[eu]s Se pareba boves, alba pratalia araba Albo versorio teneba, et negro semen seminaba. Gratias tibi agimus onnipotens sempiterne Deus.
  • 20. ISCRIZIONE NELLA CATACOMBA DI COMMODILLA (tra VIII e IX secolo). E’ un graffito, lasciato da una persona ignota NON DICERE ILLE SECRITA A BBOCE, “non dire quei segreti a voce alta” L’espressione A BBOCE rende graficamente la pronuncia della parola che è già “sermo vulgaris”.
  • 21. I PLACITI CAPUANI (960 - 963) Documenti giuridici registrati in cause di proprietà tra un privato e l’Abbazia di Cassino, che contengono formule di giuramento con espressioni in volgare: SAO KE KELLE TERRE, PER KELLE FINI QUE KI CONTENE, TRENTA ANNI LE POSSETTE PARTE SANCTI BENEDICTI. «So che quelle terre entro quei confini che qui si contiene, per trenta anni le possedette la parte [il monastero] di san Benedetto.»
  • 22. EPITAFIO DI GREGORIO V (999 D.C.) Iscrizione che si trova sul sepolcro del papa Gregorio V «Usus francisca, vulgari, et voce latina instituit populos eloquio triplici.» “Istruì le folle in tre lingue usando il francese, il volgare [italiano] e il latino. L’iscrizione in latino testimonia che intorno al 1000 si cominciava a usare il “sermo vulgaris” in occasioni pubbliche, come nelle predicazioni.
  • 23. ISCRIZIONE NELLA BASILICA DI SAN CLEMENTE (1084) L’ iscrizione commenta, quasi come un fumetto, un affresco che si trova su un muro della basilica di S. Clemente a Roma:  sono riportate le parole, in latino, attribuite a S. Clemente  In volgare leggiamo invece le parole pronunciate dal patrizio pagano Sisinnio, che ordina ai servi di trascinare per terra il santo che egli vuole uccidere
  • 24. ISCRIZIONE NELLA BASILICA DI SAN CLEMENTE. volgare Falite dereto co lo palo latino lati latino latino Cervoncelle Falite dereto co Falite dereto co lo palo, Cervoncelle Fili de Fagliti dietro le pute col palo, traite Cervoncello
  • 25. IL “SERMO VULGARIS” IN ITALIA. La discussione su questi testi riguarda prima di tutto la consapevolezza, cioè, come scrive lo storico della lingua C.Marazzini: «Chi ha lasciato il documento voleva scrivere in italiano o in latino? Quale lingua aveva scelto ?»
  • 26. IL SERMO VULGARIS IN ITALIA  L’indovinello veronese è un testo latino in cui sono presenti volgarismi  L’iscrizione nella tomba di Commodilla presenta un volgarismo espresso nella grafia della sua pronuncia  I “Placiti Capuani” sono IL PRIMO DOCUMENTO EFFETTIVO IN LINGUA ITALIANA, in quanto essi contengono coscientemente formule  Infine l’iscrizione nella tomba di S.Clemente attesta come già verso la fine dell’XI secolo il bilinguismo fosse una realtà effettiva, poiché le parole di s. Clemente e di Sisinnio esprimono una contrapposizione netta tra latino e volgare. in volgare affinchè fossero comprese da tutte le parti coinvolte nella causa dinanzi al giudice.
  • 27. Bibliografia  Francesco Sabatini, La comunicazione e gli usi della lingua, Torino, Loescher  La letteratura italiana, a cura di Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, Milano, Garzanti, vol.1  Storia della letteratura italiana, a cura di Nino Borsellino e Walter Pedullà, Milano, Federico Motta Editore