INDIVIDUAZIONE E RILEVAMENTO DEI BENI MINORI DEL PAESAGGIO RURALE
NELLE VALLI VALDOSTANE DEL PARCO NAZIONALE GRAN PARADISO
Presentazione del lavoro, svolto all’interno del progetto dal titolo
“M.I.C.Ro P.A.R.Co - Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito”,
Autore: Arch. Paes. Rayna Dimitrova Harizanova; Relatore: Arch. Elio Tompetrini
M.I.C.Ro P.A.R.Co
Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito
Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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1. Due definizioni di Paesaggio............................................................................................................................................................................................................................................03
2. M.I.C.Ro P.A.R.Co - Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito...........................................................................04
3. Fasi del metodo d’indagine..............................................................................................................................................................................................................................................05
3.1. Ricerca storico-documentativa: bibliografica, cartografica, archivistica..............................................................................................................................................................06
3.2. Lettura partecipata: interviste e questionario.............................................................................................................................................................................................................08
3.3. Rilievo critico: fotografico e cartografico....................................................................................................................................................................................................................11
3.4. Restituzione e schedatura: elaborazione dati e restituzione cartografica e interattiva........................................................................................................................................12
4. Area oggetto di studio......................................................................................................................................................................................................................................................14
4.1. Area d’indagine..............................................................................................................................................................................................................................................................15
4.2. Area di rilevamento........................................................................................................................................................................................................................................................16
5. Valli oggetto di studio.......................................................................................................................................................................................................................................................17
5.1. Valle di Cogne.................................................................................................................................................................................................................................................................18
5.2. Valle di Rhemes...............................................................................................................................................................................................................................................................19
5.3. Valsavarenche................................................................................................................................................................................................................................................................20
6. Categorie di beni minori di paesaggio oggetto dell’indagine....................................................................................................................................................................................21
6.1. Beni minori caratterizzanti la rete viaria.......................................................................................................................................................................................................................22
6.2. Beni minori caratterizzanti le aree agro-pastorali.......................................................................................................................................................................................................32
6.3. Beni minori caratterizzanti l’abitato..............................................................................................................................................................................................................................46
7. Interpretazione della presenza quantitativa dei beni minori di paesaggio...............................................................................................................................................................59
7.1. Tabella del rilevamento della presenza.......................................................................................................................................................................................................................59
7.2. Rappresentazione grafica della presenza dei beni...................................................................................................................................................................................................61
INDICE
M.I.C.Ro P.A.R.Co
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“Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle
loro interrelazioni.
Convenzione europea del paesaggio, Firenze, 20 ottobre 2000, (Capitolo 1, art. 1 lettera a)
Per paesaggio si intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni.
Codice dei beni culturali e del paesaggio, gennaio 2004, (Art. 131, comma 1)
1. DUE DEFINIZIONI DI PAESAGGIO
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Il progetto vuole contribuire alla salvaguardia dei paesaggi minacciati da degrado, a partire da quelli che custodiscono la più fragile testimonianza del carattere tradi-
zionale di un territorio, proponendo un Metodo d’indagine che combini i valori culturali ad un utilizzo sostenibile del patrimonio. MICRo PARCo ha come punto di partenza
il “Manuale per il recupero e la valorizzazione dei patrimoni ambientali e rurali”, realizzato dall’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso (PNGP), il partner esterno di questo
progetto. Il Manuale identifica i beni del patrimonio ambientale e rurale presenti sul versante piemontese del Parco e indica degli interventi di recupero. Questo progetto
si propone di integrare e estendere l’indagine svolta su tutta l’area protetta e i Comuni coinvolti.
Oggetto di MICRo PARCo sono i “beni minori”, così definiti dal Manuale per la loro entità minima, ma anche per il minor interesse che le normative di tutela riservano loro.
Si tratta di elementi artificiali e naturali minuti, legati storicamente all’insediamento umano, come muri a secco, sentieri, recinzioni, coltivi, siepi, che tuttavia armonizzano
il paesaggio.
Ai fini di costituire una rete, il progetto indagherà su un’altra “micro” realtà, quella degli abitati rurali minori abbandonati, detti borgate, per i quali il PNGP propone Buone
Pratiche di recupero. La conclusione del progetto consiste nell’applicazione del Metodo d’indagine acquisito presso il partner interno, il Parco Naturale Regionale di Veio,
un’altra area protetta attiva per la tutela e la riqualificazione del patrimonio ambientale e rurale.
L’obiettivo finale del progetto è, in primo luogo, di individuare un nuovo Metodo di lettura e restituzione partecipata dei “beni minori” e di diffusione del materiale prodotto
e, in secondo luogo, di definire una Rete, che metta in relazione questi beni, li renda accessibili e fruibili culturalmente come una visione unitaria del paesaggio tradiziona-
le del luogo. La conclusione del progetto consiste nell’applicazione del Metodo d’indagine acquisito presso il partner interno, il Parco Naturale Regionale di Veio, un’altra
area protetta attiva per la tutela e la riqualificazione del patrimonio ambientale e rurale.
Nella sua prima fase, presso il PNGP, il progetto inizierà con un censimento critico sistemico dei “beni minori” presenti sul versante valdostano del Parco, come integrazione
dell’indagine svolta sul versante piemontese, in modo tale di avere un quadro completo e aggiornato di tutto il Parco e dei Comuni che ne afferiscono. Durante questa
fase di lettura del territorio, di ricerca storico-documentativa e di rilievo cartografico e fotografico, saranno impiegati strumenti e approcci innovativi alla rappresenta-
zione dei paesaggi individuati.
Parallelamente all’utilizzo di software avanzati della Geomatica, come GIS-Geographic Information System per l’informatizzazione dei dati raccolti, si esaminerà la pos-
sibile applicazione anche di strumenti estimativi, come MCDA-Multiple-Criteria Decision Analysis, nonché la sperimentazione di sistemi di Participatory 3D Modelling, che
vedono il coinvolgimento della popolazione del luogo alla modellazione del proprio territorio partendo dalla cartografia 2D.
Soprattutto se in presenza di “beni minori”, in cui le analisi sono vincolate a tracce materiali e a fattori culturali non individuabili e mappabili, l’aiuto delle collettività in-
sediate è fondamentale. Il prodotto di questa valutazione incrociata costituirà una banca dati consultabile in rete a disposizione degli enti, dei singoli proprietari e dei
fruitori del parco. L’impostazione deve risultare accessibile, soprattutto alle popolazioni locali, in quanto sono spesso i proprietari di questi beni ad essere i primi impegnati
nel loro recupero.
A conclusione della prima fase, saranno proposte delle iniziative per l’attivazione del turismo culturale e sostenibile, attraverso la realizzazione di una Rete che metta in
sistema i “beni minori” e le “micro” realtà individuati. Nella seconda fase, presso il Parco di Veio, il progetto applicherà lo stesso iter metodologico di individuazione dei
beni, che verificherà il Metodo come uno strumento utilizzabile anche in altri contesti.
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3. FASI DEL METODO D’INDAGINE
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RICERCA
STORICO-
DOCUMENTATIVA
LETTURA
PARTECIPATA
RILIEVO
CRITICO
RESTITUZIONE
E SCHEDATURA
BIBLIOGRAFICA
circa 30 testi consultati
CARTOGRAFICA
Piano del Parco,
Piano Paesistico,
Piani Regolatori Comunali,
Censimento dell’architettura rurale
della Valle d’Aosta (1991-2015) della
Soprintendenza della RAVdA,
Archivio fotograficio del BREL
FASE 1 FASE 2 FASE 3 FASE 4
INTERVISTE
Claudin Remacle (Architetto),
Giovanni Vauterin (Assessorato Agricol-
tura e risorse naturali),
Franco Allera (Sindaco di Cogne),
Laura Cossard (Sindaco di Rhemes
Saint George),
Emilia Berthod (Valsavarenche)
QUESTIONARIO
alla popolazione locale
FOTOGRAFICO
85 villaggi rilevati
CARTOGRAFICO
85 villaggi rilevati
ELABORAZIONE DEI DATI
59 villaggi elaborati
RESTIRUTUZIONE CARTOGRAFICA
(SCHEDE)
mappatura dei beni censiti
RESTITUZIONE INTERATTIVA
(INDICE FOTOGRAFICO)
documento interattivo per la consulta-
zione dell’archivio fotografico
(BIBLIOGRAFICA E CARTOGRAFICA) (INTERVISTE E QUESTIONARI) (FOTOGRAFICO E CARTOGRAFICO) (ELEBORAZIONE DATI E RESTITUZIONE
CARTOGRAFICA E INTERATTIVA)
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3.1. RICERCA STORICO-DOCUMENTATICA: BIBLIOGRAFICA
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
Aldovandi M., Guida delle valli di Valsavarenche, Val di Rhêmes, Valgrisanche e Valle di La Thuile, Torino, SPE, 197-?
Angioletti M. (a cura di), Paesaggi rurali storici: per un catalogo nazionale, Roma, Laterza, 2011
Bérard J., Ai piedi della Grivola, Aosta, Tipografia Valdostana, 1991
Bodini G., Antichi sistemi di irrigazione nell’arco alpino: ru, bisse, Suonen, Waale, Ivrea, Priuli & Verlucca, 2002
Caniggia M., Epinel: fondamenti di un particolarismo, Aosta, Tipografia Valdostana, 1995
Cerutti A. V., Remacle C., Bétemps A., Philippot L., Eau quotidien: tout ce qu’on voudrait savoir sur l’eau et qu’on raconte rarement, Quart, Musumeci, 2003
Cerutti A. V., Il particolarismo di Cogne e i suoi fondamenti geografici, Aosta, Musumeci, 1971?
Chabod A. e Blanc S. (a cura di), La montagna abita a Valsavarenche, Firenze, Il valico edizioni, 2008
Forcellini M., Milani S., Petey P., Scoffone P., Sistema viario e comunità rurale in Valle d’Aosta, Ivrea, Priuli & Verlucca, 1992
François A., Garello A.(laureandi), Re L. (relatore), Occelli C. (correlatore), Sistemi idrici alpini, identità e problemi di conservazione : antichi canali irrigui in Valle d’Aosta
e in Valle di Susa, Torino, Politecnico, Prima facoltà di architettura
Gerbore E. E., I ru della Valle d’Aosta : regolamentazione ed uso, in COTRAO (a cura di), L’uomo e le Alpi : Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Provence-Alpes-Cote d’A-
zur, Rhône-Alpes, Genève, Valais, Vaud, Torino, Vivalda, 1993
Janin B., La vie rurale et pastorale dans le Val de Rhêmes, S.l., s.n., 1962?
Lambot C., Newmann A.-M., L’eau apprivoisée: à travers les photographies de Emile Bionaz, Jules Brocherel, Octave Bérard, René Willien (1890-1970), Aoste, Région
autonome de la Vallée d’Aoste. Assessorat à l’éducation et à la culture. Bureau régional pour l’ethnologie et la linguistique, 2003?
Lucca G., Le valli del Gran Paradiso, Quart, Musumeci, 1982
Marco D., Remacle C., Osservare, conoscere, conservare : appunti per il recupero dell’architettura tradizionale nei comuni di Perloz e Pontboset, Aosta, Regione auto-
noma Valle d’Aosta. Assessorato istruzione e cultura, 2005
Pelazza U., Alla scoperta di Valle di Rhemes e della Valsavarenche, Ivrea, Priuli & Verlucca, 1995
Perrin J.-C., Bassignana M., Favre S., Remacle C., Bétemps A., Philippot L., Muri d’ alpeggio in Valle d’Aosta : storia & vita, Scarmagno, Priuli & Verlucca, 2009
Remacle C., Vallée D’Aoste. Une vallée, des paysages, Torino, Alemandi, 2002
Remacle C., L’habitat rural valdôtain: étude de géographie historique et sociale: Torgnon, Oyace, Bionaz, Torino, Allemandi, 1994
Remacle C., Architecture rurale : analyse de l’évolution en Vallée d’Aoste, Roma, “L’Erma” di Bretschneider, 1986
Vautherin G., Introd: territorio, storia, curiosità e testimonianze di cultura contadina, Aosta, Le château, 2008
Vautherin G., Gli antichi rû della Valle d’Aosta : profilo storico, agricolo, tecnico e ambientale dei canali irrigui in una regione di montagna, Aosta, Le château, 2007
Vautherin G. (a cura di), Gli antichi canali irrigui dell’arco alpino: storia, gestione e valorizzazione di un elemento del territorio montano = Les anciens canaux d’irrigation
dans l’arc alpin : histoire, gestion et mise en valeur d’un élément du territoire de montagne, Aosta, Le Château, 2003
Vautherin R., Les fontaines de la Vallée d’Aoste, Quart, Musumeci, 2003
Zanotto A., Valsavarenche: une communauté montagnarde au coeur du Grand-Paradis, Aosta, Musumeci, 1983
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3.1. RICERCA STORICO-DOCUMENTATICA: CARTOGRAFICA, ARCHIVISTICA E SITOGRAFIA
CARTOGRAFIA CONSULTATA:
Censimento dell’architettura rurale della Valle d’Aosta
Geonavigatore RAVdA
Piano del Parco Nazionale Gran Paradiso
Piano di Sviluppo Locale
Piano di Sviluppo Rurale
Piano Paesaggistico della Valle d’Aosta
Piano Regolatore Generale del Comune di Cogne
Piano Regolatore Generale del Comune di Valsavarenche
Piano Regolatore Generale del Comune di Rhemes Notre-Dames
Piano Regolatore Generale del Comune di Rhemes.Saint-George
ARCHIVI CONSULTATI:
Archivio fotografico del B.R.E.L. Bureau Regional pour l’Ethnologie e la Linguistique
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3.2. LETTURA PARTECIPATA: INTERVISTE
INTERVISTA 1
CLAUDINE REMACLE
Ruolo: Architetto, esperto in storia del territorio e dell’architettura valdostana, autore di numerose pubblicazioni sull’architettura montana e sul paesaggio valdostano.
Argomento: Il censimento dell’architettura rurale.
Sintesi dell’intervista: L’Arch. Remacle è stata colei che ha messo a punto il metodo di Censimento dell’architettura rurale, il censimento realizzato nel periodo tra il 1991
e 2015 di quasi tutti i comuni della Valle d’Aosta. L’intervista ha riguardato la presentazione di questo lungo ed elaborato lavoro di rilievo. Durante l’intervista, l’architetto
ha fornito alcuni importanti nozioni riguardo la lettura della carta del Catasto d’impianto del 1897 e della lettura delle forme del paesaggio rurale, quali la forma dei lotti,
del loro orientamento e dell’importanza dei loro confini, tutt’oggi legati ai segni che le attività agricole imprimono sul territorio.
INTERVISTA 2
GIOVANNI VAUTHERIN
Ruolo: Istruttore tecnico presso l’Assessorato “Agricoltura e risorse naturali” della Regione Autonoma di Valle d’Aosta, autore di varie pubblicazioni sulla rete irrigua storica
valdostana e sulla storia della Valle d’Aosta.
Argomento: La rete irrigua storica della Valle d’Aosta.
Sintesi dell’intervista: L’intervista è stata centrata su uno dei libri scritti dal Dott. Vautherin, “Gli antichi ru della Valla d’Aosta”. Si è discusso soprattutto sulle vicende storiche
che hanno portato alla nascita della fitta rete dei ru, i canali antichi della rete irrigua, che ha caratterizzato per secoli la Valle d’Aosta, ma anche l’intero arco alpino.
INTERVISTA 3
EMILIA BERTHOD
Ruolo: Agricoltore, nota per la coltivazione di artemisia (Artemisia umbelliformis), la pianta utilizzata per la produzione del Genepì.
Argomento: Ricordi su Bois de Clin.
Sintesi dell’intervista: L’intervista si è svolta sotto la forma di una visita guidata dei campi attorno al villaggio Bois de Clin a Valsavarenche, dove Emilia Berthod vive e col-
tiva l’artemisia. Dai suoi racconti sono emerse informazioni e conferme sulla rete viaria, oggi scomparsa, che collegava Bois de Clin a Rioula e Lotaz sul versante opposto
del torrente, e sulla posizione strategica dell’Oratorio di San Francesco raggiungibile dai tre villaggi. Inoltre, si sono seguite le tracce del gran ru, oggi scomparso, ma è
rimasto visibile il solco a cielo aperto e i tratti intubati.
INTERVISTA 4
FRANCO ALLERA
Ruolo: Sindaco di Comune di Cogne
Argomento: Le fontane e il sistema dei ru
Sintesi dell’intervista: L’intervista è stata centrata sulle fontane storiche dei villaggi e, soprattutto, le trasformazioni che hanno subito negli anni, sia per la loro funzione, sia
per il materiale impiegato. Il Sindaco ha raccontato le vicende storiche che hanno accompagnato la realizzazione della fontana di ferro di Cogne, legata al nome del
suo ideatore Dott. Cesare Grappein, che fu sindaco di Cogne dal 1816 al 1855 e lasciò il segno nella storia del villaggio. Per approfondire il tema ha suggerito diversi testi,
tra i quali alcuni testi dello studioso Caniggia.
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3.2. LETTURA PARTECIPATA: INTERVISTE
INTERVISTA 5
LAURA COSSARD
Ruolo: Sindaco di Comune di Rhemes Saint-George.
Argomento: Interventi di recupero e riqualificazione delle borgate.
Sintesi dell’intervista: L’intervista è stata svolta in due fasi, una discorsiva, relativa all’impegno del comune in termini di riqualificazione dei villaggi abbandonati e, una di
sopralluogo, nella quale il Sindaco ha dimostrato sul posto l’interventi realizzati negli ultimi anni, come Sarral, o ancora in corso, come Frassiney. Il Comune è particolar-
mente attivo per la pavimentazione delle borgate, utilizzando una tecnica di accoltellato con blocchi squadrati. Sono notevoli gli interventi a Voix e a Sarral.
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3.2. LETTURA PARTECIPATA: QUESTIONARIO
MODELLO DI QUESTIONARIO (NON REALIZZATO):
TOPONOMASTICA:
Qual è l’origine del nome del villaggio?
Ci sono altri toponimi caratteristici per il posto?
Ci sono delle leggende legate al luogo?
RETE VIARIA:
Le vecchie strade comunali e vicinali sono ancora presenti?
I vecchi sentieri sono ancora presenti?
Le nuove strade hanno seguito i vecchi tracciati?
Ci sono nuovi sentieri?
Come è realizzata la pavimentazione dei tracciati viari?
Come sono delimitati i vecchi tracciati?
ATTIVITÀ AGRO-PASTORALE:
Quali erano le vecchie colture?
Ci sono ancora le vecchie colture?
I coltivi avevano i terrazzamenti?
Ci sono ancora i terrazzamenti?
Quali sono le odierne attività agro-pastorali?
Ci sono delle delimitazioni nei campi?
Ci sono delle murgeres?
Ci sono ancora dei ru?
ABITATO:
Il villaggio ha una cappella?
Ci sono degli edifici di tipo comunitario: forno, mulino, segheria?
Ci sono delle fontane, abbeveratoi, lavatoi?
Come è la pavimentazione all’interno del villaggio?
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3.3. RILIEVO CRITICO: CARTOGRAFICO E FOTOGRAFICO
VILLAGGI RILEVATI: 85
VILLAGGI ELABORATI: 59
COMUNE DI COGNE
VILLAGGI: 10
Valmianaz, Valnontey, Lillaz, Champlong, Gimillian, Montroz, Cogne, Buttier, Cretaz, Epinel
COMUNE DI AYMAVILLES
VILLAGGI: 10
Silvenoir, Vieyes, Dailleu, Chantet, Belley-Leonard, Vers le Prà, Ozein, Pos Jadey, Ville, Pont d’Ael
COMUNE DI VALSAVARENCHE
VILLAGGI: 21
Breuil, Pont, Pessey, Eau Rousses, Maisonasse, Bien, Creton, Toulaplanaz, Payel, Le Toule, Tignet, Nex, Degioz, Vers le bois, Rovenaud, Lotaz, Rioula, Bois de Clin, Fenille,
Molere
COMUNE DI INTROD
VILLAGGI: 8
Chevrere, Tache – Plan Davide, Tache – Plan di Branloz, Parriod de la Fontain, Parriod di David, Parriod di Cognein, Buillet, Bioley
COMUNE DI RHEMES NOTRE-DAMES
VILLAGGI: 11
Thumel, Pelaud, Chaudanne, Pont, Broillat, Bruil, Oreiller, Chanavey, Carrè, Artalle, Brenan
COMUNE DI RHEMES SAINT-GEORGE
VILLAGGI: 14
Melignon, Barmaz, Creton, Proussaz, Mougnoz, Planpraz, Courthoud, Frassiney, Voix, Vieux, Coveyrand, Sarral, Gerbelle Dessus, Gerbelle Dessous
COMUNE DI VILLENEUVE
VILLAGGI: 12
Saburey, Bertola, Bruillen, Champlong Dessous, Champleval Dessous, Champleval Dessus, Seysogne, Camagne, Champlong Lola, Croix Blanche, Champlong Rosair,
Champlong Vallon
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3.4. RESTITUZIONE E SCHEDATURA: ELABORAZIONE DATI E RESTITUZIONE CARTOGRAFICA E INTERATTIVA (SCHEDE)
Tignet
1665 m s.l.m.
Toponimi: Tigne (1691); Tignet (1757)
Nex
1661 m s.l.m.
Toponimi: da nèce, la fossa dove venivano fatti macerare i fusti di
canapa da cui estrarre le fibre tessili; Nex (1783)
La nuova strada comunale proveniente dal capoluogo segue il vec-
chio percorso solo per il tratto fino a Nex. La strada che una volta
collegava Tignet al capoluogo non esiste più. Sono però ancora pre-
senti tre sentieri, la “strada vicinale de bosco di Bequet” che condu-
ce all’omonimo bosco sottostante l’alpe Livionaz, la “strada vicinale
di Bonne” che va verso NE, attraversa il ru e prosegue verso i semi-
nativi e, infine, il sentiero che da Nex conduce al seminativi sotto la
borgata di Tignet fino al torrente Levionaz in prossimità di Pro-Arny.
Gli antichi seminativi sono in stato di abbandono, divenuti incolti o
pascolo o invasi dal bosco. I terrazzamenti dei coltivi sono ancora
ben conservati presenti in una vasta zona in pendenza, a tratti di-
scontinui, al di sotto del villaggio e a monte del villaggio. I documenti
catastali del 1627 segnano la presenza a Valsavarenche di 13 piccoli
campi di canapa, les chènevières.
Dietro il villaggio si trova ancora il canale irriguo di Tigne, che porta-
va l’acqua al capoluogo, oggi non più utilizzato.
Colpisce subito la cappellina di Tignet, edificata nel 1673, con il suo
piccolo campanile, aggiunto nel mese di agosto 1832. Tignet è l’uni-
co villaggio, a parte il capoluogo, ad avere un campanile.
Sempre nell’agosto 1832 un’inondazione del torrente Levionaz tra-
volse due mulini, ricoprì di fango tutta la piana di Degioz, i campi di
Fienille e 12 ponti furono danneggiati.
Un teleforo per l’esbosco collega il bosco di Bequet con Tignet ed
è tuttora funzionante e utilizzato dal selvicoltore Italo Solferino che si
occupa della successiva lavorazione del legno nella sua segheria vi-
cino al torrente Savara. La segheria vanta una sega ad acqua che il
padre di Italo portò a Valsavarenche nel 1956. L’alluvione del giugno
1957 spazzò via la segheria, ma il padre di Italo riuscì a recuperare e
riparare la sua segheria lasciandola nella sede attuale.
Il villaggio di Nex è un bel esempio di restauro conservativo eseguito
negli anni ’70 dall’ing. Arch. Franco Binel, che aveva conosciuto Val-
savaranche da partigiano. Il restauro durò quasi 5 anni.
TIGNET - NEX
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scheda n°
oggetto
comune
villaggio
scala
base
rilievo
VSV 08_A
area di studio
valsavarenche
tignet-neX
fuori scala
foto aerea 2012 - geonavigatore sct
ott-nov 2015
41SCHEDA A
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scheda n°
oggetto
comune
villaggio
scala
base
rilievo
VSV 08_B
uso del suolo - fine XiX sec.
valsavarenche
toignet - neX
1:2000
foto aerea 2012 e catasto d’imPianto
42SCHEDA B
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scheda n°
oggetto
comune
villaggio
scala
base
rilievo
VSV 08_C
rilievo degli elementi minori del Paesaggio
agricolo montano
valsavarenche
tignet - neX
1:2000
foto aerea 2012 - geonavigatore sct
ott-nov 2015
43SCHEDA C
NEX
visuale dal villaggio di Tignet, lato sud
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3.4. RESTITUZIONE E SCHEDATURA: ELABORAZIONE DATI E RESTITUZIONE CARTOGRAFICA E INTERATTIVA (INDICE FOTOGRAFICO)
scheda c
tignet - neX LEGENDA
elementi caratterizzanti la rete viaria
TRACCIATO VIARIO
elementi caratterizzanti la rete viaria
PONTI ED EDICOLE VOTIVE
elementi caratterizzanti la rete viaria
SOSTEGNO, FONDO E DRENAGGIO
elementi caratterizzanti la rete viaria
DELIMITAZIONI
elementi caratterizzanti l’abitato
EDIFICI RELIGIOSI
elementi caratterizzanti l’abitato
FORNI, MULINI/SEGHERIE, CIMITERI
elementi caratterizzanti l’abitato
FONTANE - ABBEVERATOI - LAVATOI
elementi caratterizzanti l’abitato
DELIMITAZIONI - MURI DI SOSTEGNO
elementi caratterizzanti l’abitato
PAVIMENTAZIONE
elementi caratterizzanti le aree agro-Pastorali
CAMPI APERTI E DELIMITAZIONI
elementi caratterizzanti le aree agro-Pastorali
TERRAZZAMENTI
elementi caratterizzanti le aree agro-Pastorali
RETE IRRIGUA
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SCHEDA A
AREA DI STUDIO
Confine AreA d’indAgine
Confine AreA di rilevAmento
visuAle CopertinA
SCHEDA B
USO DEL SUOLO FINE XIX SEC.
uso e CoperturA del suolo:
Prati irrigui
Seminativi
PaScoli
BoSchi
rete irriguA:
torrente
ru
rete viAriA:
rete Storica
mAnufAtti:
muri a Secco (terrazzamenti, muretti, murgereS)
edifici religioSi e comunitari
SCHEDA C
RILIEVO DEGLI ELEMENTI MINORI
DEL PAESAGGIO RURALE MONTANO
rete irriguA:
ru eSiStente
ru ScomParSo
rete viAriA:
rete Storica eSiStente
rete Storica ScomParSa
rete SentieriStica eSiStente
mAnufAtti:
muri a Secco (terrazzamenti, muretti, murgereS) verificati
muri a Secco (terrazzamenti, muretti, murgereS) non verificati
edifici religioSi e comunitari
LEGENDA E PANNELLO INTERATTIVO
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ELEMENTI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA
Ponti ed edicole votive
Valsavarenche, Breuil Valsavarenche, Pessey
Valsavarenche, Pessey Valsavarenche, Pessey Valsavarenche, Eau Rousses
11 01
01 06
Valsavarenche,
Pont
oratorio di pietra
Valsavarenche,
Pont
oratorio di pietra
06 06
Valsavarenche, tra Pessey e Eau Rousses
00 02
03 Valsavarenche,
Eau Rousses
Valsavarenche, Mai-
sonasse
Valsavarenche, Mai-
sonasse
Valsavarenche, Maisonasse
01 01 01
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ELEMENTI CARATTERIZZANTI LE AREE AGRO-PASTORALI
terrazzamenti
Valsavarenche, Rioula - Lotaz Valsavarenche, Rioula - LotazValsavarenche, Rioula - Lotaz Valsavarenche, Rioula - Lotaz
Valsavarenche, Rioula Valsavarenche, Rioula Valsavarenche, Rioula
Valsavarenche,
Bois de Clin
Valsavarenche, Lotaz Valsavarenche, Lotaz Valsavarenche, Rioula - Lotaz Valsavarenche, Rioula - Lotaz
06 07 07 08
09
12 13 14 15
10 11 11
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ELEMENTI CARATTERIZZANTI L’ABITATO
eDifiCi Comunitari - Cappelle
Valsavarenche, Bien
Intitolata a S. Anna, fu benedetta nel 1964.
Valsavarenche, Tignet
Intitolata a Notre Dames de Protection, è stata
edificata nel 1673. Il piccolo campanile è stato
aggiunto nel 1832. Tignet è l’unico villaggio, a
parte il capoluogo, ad avere un campanile.
Valsavarenche, Creton
Intitolata a San Giovanni Evangelista, venne co-
struita dagli abitanti nel 1799.
(Street View - 2011)
Valsavarenche, Rovenaud
Intitolata sia a San Defendente, sia a Santa Mar-
gherita, è stata costruita nella prima metà del XVII
sec.
Valsavarenche, Bois de Clin
Valsavarenche,
Degioz
Dedicata a Notre
Dame du Mont-Car-
mel, risale al 1889. Il
campanile, rimasto
dalla vecchia cap-
pella, risale al 1483.
Valsavarenche,
Bois de Clin
Intitolata a San Fran-
cesco, fu costruita
verso il 1630.
Valsavarenche,
Fenille
Intitolata sia a No-
tre-Dame de Pitié,
sia a Santa Mar-
gherita e venne
costruita verso il
1633, poi ampliata
alla fine del secolo
scorso.
Valsavarenche, Molère
Dedicata all’Annunciazione e a San Bernardo, fu
edificata nella prima metà del XVII sec. e poi rico-
struita intorno alla metà del XIX sec. San Bernardo
è patrono degli alpinisti e dei viaggiatori.
Valsavarenche, Molère
Dedicata all’Annunciazione e a San Bernardo, fu
edificata nella prima metà del XVII sec. e poi rico-
struita intorno alla metà del XIX sec. San Bernardo
è patrono degli alpinisti e dei viaggiatori.
Valsavarenche,
Chevrere
Dedicata a Santa
Barbara, fu fondata
nel 1650.
Valsavarenche, Breuil - Pont
Intitolata alla Madonna delle Cime, fu costruita
nel 1971-72.
(Street View - 2011)
01 01 01
01 01
01 01 01 01
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4. AREA OGGETTO DI STUDIO
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fonti cartografiche:
Piano del Parco Nazionale del Gran Paradiso
Nell’individuazione dell’area oggetto di studio con-
corrono i confini del Parco Nazionale Gran Paradiso
e i confini dei sette comuni: Cogne, Valsavarenche,
Rhemes Notre-Dames, Rhemes Saint-George, Ay-
mavilles, Introd, Villeneuve.
Il lavoro svolto non ha avuto luogo unicamente
all’interno dei confini del parco, ma si è comunque
contenuto all’interno delle tre valli valdostane del
parco: Valle di Cogne, Valsavarenche, Valle di Rhe-
mes. La definizione dell’area oggetto di studio riferi-
ta alle tre valli risulta così coerente e ben giustificato
in quanto la Valsavarenche è quasi completamente
compresa all’interno del parco e le Dore delle altre
due lambiscono i suoi confini. Inoltre, in questo modo
il lavoro prodotto, riguardante aree al di fuori dei
confini del parco, si presta di essere utilizzato anche
dalle altre istituzioni che vogliono intervenire nell’a-
rea oggetto di studio.
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4.1. AREA D’INDAGINE
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fonti cartografiche:
Piano del Parco Nazionale del Gran Paradiso
L’area oggetto di studio è stata differenziata in due
aree, una definita Area d’indagine e l’altra, Area di
rilevamento, dove quest’ultima è compresa nella
prima.
Questa differenziazione è stata necessaria in quanto
l’area effettivamente rilevata è di dimensioni molto
ridotte rispetto all’area di riferimento analizzata at-
traverso gli altri strumenti, quali la cartografia e la do-
cumentazione bibliografica.
Così l’Area d’indagine è stata circoscritta dal limi-
te di estensione delle aree coltivate come riportato
dalla Carta dell’uso del suolo alla fine del XIX sec.
(Censimento dell’architettura minore) e l’area di rile-
vamento, invece, indica l’area dove effettivamen-
te si è potuto realizzare il sopralluogo e dove (a da
dove) si sono potuti individuare i beni minori di pae-
saggio oggetto di questo lavoro.
Entrambi i confini hanno un valore approssimativo.
Nella mappa accanto è stata evidenziata l’esten-
sione dell’Area d’indagine. L’Area di rilevamento
non è stata indicata in quanto troppo piccola per
essere rappresentata a questa scala.
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4.2. AREA DI RILEVAMENTO
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Le Aree di rilevamento hanno come punto gravita-
zionale i villaggi. Il rilievo ha riguardato il nucleo abi-
tativo stesso, la rete viaria interna e esterna e le aree
agricole limitrofe.
Sono stati elaborati i rilievi di 58 villaggi, che trovate
indicati nella mappa accanto.
Si tratta di villaggi collocati tutti lungo l’alveo dei tor-
renti che definiscono le tre valli: la Dora di Grand Ey-
via (Torrente di Urtier e Valnontey), la Dora di Savara,
la Dora di Rhemes. Il corso del torrente è un primo e
fondamentale segno che identifica e accomuna i
paesaggi di questi villaggi.
17
VALLE DI COGNE:
COMUNE DI COGNE E COMUNE DI AYMAVILLES
VALSAVARENCHE:
COMUNE DI VALSAVARENCHE E COMUNE DI INTROD
VALLE DI RHEMES:
COMUNE DI RHEMES NOTRE-DAMES E COMUNE DI RHEMES
SIANT-GEORGES
5. VALLI OGGETTO DI STUDIO
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La valle prende il suo nome dal capoluogo, il villaggio di
Cogne. Dal Col Fenetre di 2822 m slm ad Aymavilles di 628
m slm, lo sviluppo della valle è di 32 km.
Fino al ponte di Chevril (crollato nel 2011) la valle risulta
aspra e selvaggia, con i versanti ripidissimi coperti da fitto
bosco. Oltre il ponte la valle si allarga formando il vallone
Gran Nomenon, sovrastato dalla Grivola, per richiudersi in
corrispondenza de La Nouva.
Gli avvenimenti storici nella valle di Cogne si differenzia
no dalle altre 16 principali valli valdostane grazie a due
aspetti fondamentali: la collocazione geografica e la par-
ticolare condizione politica.
La collocazione geografica della valle determinò che la
sua colonizzazione avvenne da due fronti diversi. Gruppi
di origine celto-ligure colonizzarono Cogne varcando i
monti che oggi separano la Valle d’Aosta da Piemonte,
arrestandosi alla fine nella vallata di Cogne senza spingersi
fino ad Epinel che allora risultava avvolto in fitta vegetazio-
ne. I salassi, invece, in fuga dai romani, conquistarono la
valle dal versante di Epinel, allora ancora difficile da rag-
giungere da Aymavilles. Anche i romani successivamente
conquistarono la valle da Piemonte piuttosto che da Ay-
mavilles, attratti dalla sua ricchezza di minerali, lo testimo-
nia il ponte acquedotto di Pont D’Ael.
Nel 1024 la Valle d’Aosta passò alla nobile stirpe dei Savo-
ia. Fino al XIII sec. la Valle di Cogne risultava ancora isolata
dalla Valle di Aosta a causa dell’inesistenza di una strada
collegata con Aosta. I colli della vallata, invece, risulta-
vano facilmente praticabili anche perché non ricoperti
dal ghiaccio e dalla neve come oggi. Nell’alto medioevo,
quello che oggi viene definito colle, era denominato fine-
stra, come la Finestra di Champorcher, per indicare quan-
to quei passaggi fossero facili e molto frequentati.
L’altra caratteristicità della Valle di Cogne è la particolare
autonomia di cui godette autogovernandosi grazie alla
Sogne, una sorta di assemblea feudale. Nel corso dei se-
coli i cogneins si mantennero sfruttando le miniere delle
montagne circostanti. Le miniere, già utilizzate in epoca
romana, furono particolarmente sfruttate dal XII secolo in
poi per concludersi definitivamente nel 1979.
A partire della seconda metà del ‘700, la Valle d’Aosta
iniziò a divenire un’importante meta turistica per gli appas-
sionati della natura. Il turismo scoppiò solo negli anni ’30
del XIX sec.
5.1. VALLE DI COGNE
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Il nome della vallata appare per la prima volta in un docu-
mento del 1231 come Val Savarenchy. Il nome del torren-
te Savara che attraversa la valle, invece, viene citato per
la prima volta all’inizio del XIX sec e questo evince che è
il torrente che prende il nome della valle e non viceversa.
Sia la desinenza val, sia il suffisso enche di origine prelatina,
hanno lo stesso significato, la valle. Le radici sav e ar sono
antichi idronomi, cioè riscontrabili nei nomi di altri fiumi, e
indicano la portata sovrabbondante delle acque, che in
epoca antica e recente hanno provocato disastrose inon-
dazioni.
La valle è lunga circa 26 km, larga tra 3 e 10 km e ha l’an-
golo più stretto delle valli valdostane, 88°, ne consegue un
periodo di soleggiamento assai limitato: 4 ore al solstizio
d’inverno e 8 d’estate. Tre quarti del territorio sono impro-
duttive perché occupate da rocce e ghiacciai, situati pre-
valentemente sulla destra orografica.
Sull’insediamento di Valsavarenche mancano precise no-
tizie storiche. Sembra comunque che i Romani non siano
penetrati nella vallata, ma vi si siano rifugiati piuttosto i Sa-
lassi sfuggiti al massacro dei romani.
I primi insediamenti documentati risalgono alla fine del X
sec DC. Il più antico documento riguardante Valsavaren-
che fa riferimento a Funil (Fenille), risalente al 923.
Nel 1032 la Valsavarenche passò alle dipendenze di Cha-
tel-Argent, i Signori di Bard e di Saint-Pierre, fino all’abolizio-
ne del regime feudale nel 1784.
Nei documenti concernenti i villaggi a 2000 m di quota
si trova il toponimo frumentiére, probabile testimonianza
di aree agricole coltivate a frumento Durante il periodo
caldo dell’età medievale (dal 750 al 1115 DC). In quel pe-
riodo furono annoverando ben 15 valichi alpini di Valsa-
varenche.
I “vassavareins” sono i primi a coltivare la patata (primato
contestato con Chatillon), motivo per il quale a lungo fu-
rono chiamati “mangiatori di patate”.
Nonostante la ripetuta presenza dei reali di casa Savoia
per la caccia allo stambecco nella seconda metà dell’800
e nel primo ‘900, la valle rimase isolata, quando nello stes-
so periodo si concludeva l’epoca dei viaggiatori e si inizia-
va quella del turismo con lo sfruttamento economico del
paesaggio.
5.2. VALSAVARENCHE
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L’origine del nome della valle è molto incerto, dall’antico
ligure rayma o rema, cioè voce, eco o dal dialettale rem-
ma, trave o remà, i termini con i quali veniva chiamata la
mucca pezzata di rosso e nero.
La Valle di Rhemes ha una lunghezza di circa 28 km e lar-
ghezza tra 4 e 7 km. La Dora di Rhemes, riceve l’apporto di
numerosi piccoli affluenti che durante l’inverno diventano
canaloni di valanga, specialmente sul versante ovest, più
scosceso, dove perfino i larici crescono con difficoltà. Il
versante est, invece, si apre su ampie conche, con fitte
foreste che nascondono i resti di antiche carbonaie, a do-
cumentare un intenso sfruttamento a cavallo del secolo,
dovuto alla richiesta di combustibile e alla ricerca di pa-
scoli.
Risalendo la valle, dopo Creton, il bacino si apre e propo-
ne sullo sfondo la Granta Parei, la grande parete (3387 m),
mentre si profila sulla destra il bianco campanile di Meli-
gnon.
La Valle di Rhemes è stata abitata dall’età del Bronzo
come testimoniano, un periodo in cui gli insediamenti
umani, favoriti da ottime condizioni climatiche erano lo-
calizzati in quota, in vicinanza di boschi, protetti da difese
naturali, lontani dalle bassure malsane, soggetta ad allu-
vioni e percorse da gruppi di nomadi razziatori. E’ probabi-
le che la valle sia stata insediata dai Salassi in fuga, di più
facile accesso rispetto alla Valsavarenche. Nel medioevo
la valle era compresa nel mandatario di Chatel Argent, i
Bard e i Sarriod d’Introd. Nel 1740 la valle ritornò sotto il do-
minio diretto dei Savoia e nel 1784 fu affrancata da censi
e servizi e poté godere delle proprietà dei boschi e delle
acque.
Anche qui, come nella Valsavarenche, prima dell’arrivo
della piccola età glaciale, verso il 1650, le abitazioni si
estendevano fino a 2000 m, dove si poteva coltivare la
segale. Nel 1800, le prime iniziative industriali portarono
all’abbandono dei villaggi e l’occupazione francese pro-
vocò danni alle chiese e ai villaggi in generale. Nel 1939,
sotto il regime fascista, la toponomastica locale venne ita-
lianizzata: la Valle di Rema fu divisa in due comuni: San
Giorgio e Madonna di Rema. Nel secondo dopoguerra,
anche nella Valle di Rhemes l’iniziativa turistica, sia estiva,
sia invernale piano piano andò a sostituite le attività tra-
dizionali di allevamento e agricoltura praticati dei locali.
5.3. VALLE DI RHEMES
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6. CATEGORIE DI BENI MINORI DI PAESAGGIO OGGETTO DELL’INDAGINE
BENI MINORI
CARATTERIZZANTI
LA RETE VIARIA
BENI MINORI
CARATTERIZZANTI
LE AREE AGRO-PASTORALI
BENI MINORI
CARATTERIZZANTI
L’ABITATO
tracciato viario
soluzioni di sostegno
fondo stardale e drenaggio
ponti
delimitazioni
oratori e edicole votive
campi aperti
terrazzamenti
delimitazioni e muri di sostegno
rete irrigua
cappelle
forni
mulini e segherie
cimiteri
fontane
pavimentazione
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6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA
La strada si inserisce nella definizione del quadro completo
del paesaggio come un elemento di legante: conduce
verso, attraversa e delimita i paesaggi.
Il sistema delle strade di caccia reale, realizzato tra il 1860
e il 1863 da Vittorio Emanuele II, composto da “dorsali”
e “costole”, costituisce un patrimonio di indubbio valo-
re storico-culturale e costituiscono la principale rete per
le attività di sorveglianza dell’area protetta da parte dei
guardaparco, oltre che per la fruizione turistica. Queste
strade nascono con l’obiettivo di collegare le cinque case
reali di caccia, quindi con una finalità nuova rispetto al
collegamento fra i nuclei e gli alpeggi. Dal sistema origi-
nario rimangono oggi nel PNGP 92 km di “dorsale” e 203
km di “costole”.
Ma la rete viaria montana doveva rispondere anche alle
necessità della popolazione locale e prestarsi alla più tipi-
ca delle attività montane, la pastorizia. Esercitata per se-
coli, è un’attività che ha dei ritmi ben precisi e richiede dei
tracciati idonei e facilmente percorribili.
Oltre la fitta rete di ripidi sentieri, prima, e mulattiere, dopo,
una fitta rete di percorsi serviva per collegare i villaggi sul-
lo stesso versante o su versanti opposti e per raggiungere i
campi, i prati, i boschi e molto spesso venivano affiancati
da corsi d’acqua, i così detti ru.
Molti di questi percorsi continuano a essere ricalcati da
un nuovo tracciato, magari ampliato e asfaltato, ma che
continua a “tagliare” il paesaggio nello stesso punto con-
servandone le visuali e le prospettive storiche e, soprattut-
to, rammentando le scelte funzionali che i nostri avi hanno
compiuto nella loro realizzazione.
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6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA
M.I.C.Ro P.A.R.Co
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6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA
TRACCIATO VIARIO
La rete viaria della “montagne” doveva, in primo luogo, garantire il collegamento con la “plaine” dove lungo l’antica strada consolare delle Gallie avvenivano gli scambi commerciali.
In secondo luogo, la rete viaria esterna serviva a collegare i villaggi dello stesso versante, attraverso dei tracciati di cornice, o dei versanti opposti, attraverso strade intervallive. I tracciati di
cornice, pressoché pianeggianti, venivano utilizzati, inoltre, per raggiungere i campi, i prati, i boschi e molto spesso venivano affiancati da corsi d’acqua, i ru.
Il sentiero nasce da una necessità di utilizzo frequente di un passaggio e aveva l’obiettivo di garantire il raggiungimento facile, sicuro e rapido della meta. Dal XV sec in poi, soprattutto per
lo sviluppo degli scambi agricolo-commerciali, il sentiero si allarga e assume le caratteristiche tipologiche della mulattiera, per poter essere percorsi, appunto, con il mulo. Così ebbe inizio
una lenta e spesso ardita trasformazione del territorio. Vengono realizzate diverse strutture per impedire il degrado dei tracciati operato dagli agenti atmosferici e dagli smottamenti di terra
e neve: scoline e canaline per favorire lo smaltimento delle acque meteoriche; suggestive gradinate in pietra e opere murarie di sostegno.
Le strade di caccia reale, realizzate tra il 1860 e il 1863, sono tracciati eseguiti con grande cura, ad ampi tornanti e pendenze regolari, mediamente dell’8%, caratteristiche che permet-
tevano il trasporto someggiato e il transito su carrozze del re e della sua corte. Alcune tratte sono in rilevato e la sede viaria è generalmente larga 1,50-2 m. E’ diffusa la presenza di muri in
pietra a secco, di colatoi trasversali e della lastricatura della pavimentazione.
SOLUZIONI DI SOSTEGNO, FONDO STRADALE, DRENAGGIO, PONTI
In una realtà montana, il problema principale che si è dovuto affrontare e risolvere nella costruzione di un tracciato viario è rappresentato dalla necessità di dover superare dei ripidi versanti.
Una delle soluzioni per allevare la fatica delle salite e delle discese è la realizzazione dei tornanti, tagliando la roccia o creando dei muri di sostegno. Un’altra tecnica era la sistemazione del
fondo a gradoni impiegando roccia trovata sul posto, tronchi d’albero o pietre di vario spessore infilate nel terreno.
I tracciati viari possono essere di tipo: con muri di sostegno a monte e a valle, o scarpata naturale a monte o a valle; in trincea, delimitati da muretti di sostegno a monte e/o a valle, murgeres
(muri da spietramento), o da scarpate naturali; in rilevato, per regolarizzare il tracciato su terreni irregolari o su pietraie; complanari con la morfologia circostante, senza opere di sostegno.
Un secondo problema da affrontare nella costruzione del tracciato è stato quello dell’attraversamento dei corsi d’acqua attraverso ponti e passarelle. I ponti storici sono realizzati di legno,
con travi portanti longitudinali e tavole trasversali.
L’allontanamento e il drenaggio delle acque superficiali dal sedime dei tracciati è fondamentale per ridurre gli interventi di manutenzione e consentire la percorribilità per gran parte
dell’anno. Trasversalmente al tracciato viario sono poste dei taglioni a intercettare l’acqua e deviare il flusso fuori dalla sede stradale, evitando l’erosione. Questa sistemazione è stata
utilizzata a Breuil nel percorso che riprende il tratto della strada reale di caccia. In altri casi, a lato del sentiero, dei canali convogliano le acque nel terreno circostante (esempio a Tignet).
Quando il sentiero deve attraversare un ru, alcune volte l’attraversamento è realizzato rivestendo il canale con lastre di pietra e poi ricoprendolo di terra (esempio a Buttier, Lillaz, Frassiney).
EDICOLE VOTIVE
L’ubicazione delle cappelle ha un suo significato ben preciso: quelle dedicate alla Madonna sono quasi sempre poste su di un promontorio; quelle dedicate a San Rocco si trovano soli-
tamente all’entrata del villaggio o vicino ad un ponte; quelle dedicate a San Grato sono rivolte verso la campagna. Le cappelle e le edicole sorgono in mezzo al campo per scongiurare
la grandine, nei pascoli per proteggere il bestiame, agli incroci per difendere il viandante. Lungo i percorsi storici si invocavano i santi dai poteri particolari: San Michele per la protezione
degli animali, Santa Barbara contro gli incendi, San Grato che provvede alla campagna, fa la pioggia e il bel tempo, frena l’impeto dei venti, allontana la grandine, disperde la folgore,
addolcisce la crudeltà dei geli, rende ogni stagione propizia. Molte delle cappelle edificate a partire dal 1630, anno della grande peste a Valle d’Aosta, vennero dedicate a San Rocco,
protettore delle malattie infettive.
DELIMITAZIONI
I sentieri, le mulattiere, i vecchi tracciati in genere mutavano le loro caratteristiche a seconda se si trovassero vicino o lontano dai siti abitativi: allontanandosi da essi tendevano ad assume-
re una configurazione più lineare e rarefatta. Le staccionate erano presenti dove era necessario confinare il bestiame nella loro particella. Dovevano essere realizzate con pali di piccolo
diametro o tavole per avere una superficie di contatto tale per essere facilmente fissati tra di loro. Oppure erano realizzate con pali di legno scavati permettendo che dei pali trasversali
si potevano inserire e rimuovere in base alle necessità. Questa caratteristica di smontaggio della staccionata è stata fondamentale per il pascolo libero che si praticava a seguito della
desarpa e della fienagione autunnale. Inoltre, la possibilità di decomporre le delimitazioni è stato utile nel periodo invernale per evitare il loro deterioramento. Sono stati individuati due siti
di delimitazioni di legno che portano le caratteristiche delle antiche staccionate smontabili (esempio a Degioz e Chaudanne).
Sul territorio rilevato sono diffuse sono le recinzioni a montanti in legno a due o tre traverse; ogni traversa è costituita da pali appoggiati gli uni agli altri, a volte con un intaglio di invito. Queste
tipologie di recinzioni impiegano spesso legno a lavorazione industriale e non rispettano le caratteri dimensionali e formali delle recinzioni tradizionali.
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25
Valsavarenche, BreuilValsavarenche, Breuil
Valsavarenche, PontValsavarenche, Breuil
6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA - TRACCIATO, SOSTEGNO, FONDO, DRENAGGIO, DELIMITAZIONI, PONTI, ORATORI
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26
Valsavarenche, Eau RoussesValsavarenche, Eau Rousses
Valsavarenche, Eau RoussesValsavarenche, Bien
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Valle di Cogne, Sylvenoire Valle di Cogne, Sylvenoire
Valle di Cogne, tra Montroz e Gimillian Valle di Cogne, Gimillian
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Valsavarenche, TignetValsavarenche, MolereValsavarenche, Creton
Valsavarenche, BienValsavarenche, Pessey
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Valle di Rhemes, Thumel Valle di Rhemes, Carrè
Valle di Rhemes, Pellaud Valle di Rhemes, Creton
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Valle di Rhemes, Bruil
Valle di Rhemes, Coveyrand Valle di Rhemes, Coveyrand
Valle di Rhemes, Bruil
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Valle di Rhemes, Chaudanne
Valle di Rhemes, BruilValle di Rhemes, BruilValle di Rhemes, Chaudanne
Valsavarenche, Degioz
6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA - DELIMITAZIONI
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6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI
L’attività agro-pastorale è l’attività dominante nella Val-
le d’Aosta nei piani oltre i 1000 m. Il “binomio nutrizionale
inossidabile”, pane e prodotti lattiferi, ha costituito per se-
coli l’alimentazione ideale.
Il paesaggio agro-pastorale era facile da leggere. Sui ter-
reni disboscati dall’uomo si distinguevano: prima, superfici
terrazzate, raramente accessibili dall’acqua e occupati
dai cereali; secondo, superfici irrigate, prati da fieno e pa-
scoli primaverili o autunnali. Questo paesaggio è ancora
riconoscibile, nonostante l’uso del suolo sia cambiato e,
attualmente, sia caratterizzato da les friches, i terreni ab-
bandonati dall’uomo.
Come in gran parte del territorio della Valle d’Aosta, la
coltivazione dei cereali era alla base dell’economia Me-
dievale. Durante tutto il Medioevo e nei secoli successivi,
gli scambi commerciali erano molto scarsi e le comunità
erano costrette a produrre tutto quanto li era necessario,
accontentandosi di quanto il territorio poteva offrire, an-
che a costo di immani fatiche. A partire dal secondo do-
poguerra, con il miglioramento delle vie di comunicazio-
ne e l’inizio dello sviluppo economico della regione, ebbe
inizio il fenomeno dello spopolamento della montagna.
Questo portò ad una drastica diminuzione della manodo-
pera e il progressivo invecchiamento di chi si occupava
della coltivazione e, di conseguenza, i terreni non adatti
alla fienagione meccanizzata divennero pascoli per ovini
e caprini.
Non esiste una fonte che possa permettere di dare un
quadro cartografico generale della pianificazione agraria
prima dell’inizio del XX sec. Indipendentemente dell’alti-
tudine, ma anche indipendentemente dell’epoca, il mon-
tanaro tendeva di consociare più colture sullo stesso lotto:
fave e patate, fagioli e mais e, vicino alle case, negli orti,
legumi, piante medicinali e fiori. Nel XIX e XX sec., i nuovi
principi mirati a razionalizzare l’agricoltura di montagna,
portarono esclusivamente all’allevamento bovino, la pro-
duzione della fontina, o ancora, la produzione dei vini se-
lezionati. L’organizzazione tipica dell’azienda zootecnica
valdostana prevede la pratica della transumanza e nasce
dalla possibilità di sfruttare durante la buona stagione i
prati e i pascoli d’alta quota, permettendo così di racco-
gliere il fieno dai prati di fondovalle per la scorta invernale
di foraggio. Attualmente, il concetto di qualità e di unicità
locale sta soppiantando quello della quantità e, nel set-
tore agricolo, la diversità, parola chiave per la pianifica-
zione tradizionale della montagna, sta riprendendo forza.
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6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI
CAMPI APERTI E DELIMITAZIONI
Il paesaggio agrario a campi aperti è legato all’attività pastorizia. In alta montagna si praticava la rotazione biennale legata al maggese, a causa delle rigide condizioni climatiche. Grazie
alla rotazione si poteva praticare il libero pascolo che permetteva di concimare il terreno grazie al passaggio delle mandrie sul terreno a riposo, una pratica che molto presto è scomparsa.
Il libero pascolo era il diritto di pascolare sui campi e sui prati degli altri prima del periodo produttivo, in autunno, dopo la raccolta, e in primavera, prima della semina.
Nelle valli strette come Valsavarenche, Rhemes, ma anche Cogne, la dimensione dei villaggi era proporzionale alla superficie minima di terra sfruttabile. In queste valli il bosco e i terreni
sterili e incolti sono dominanti e i terreni ricavati per la coltura erano contesti fragili. I villaggi erano compatti e restavano contenuti come le limitate dimensioni delle terre coltivabili.
I campi aperti sono privi di delimitazioni. Solo i sentieri erano recintati o bordati da alberi. I muretti e le murgeres, cumuli da spietramento trasversali, a loro volta bordati d’alberi “foraggeri”,
quali frassini e aceri, appaiono sui confini delle proprietà, non prima e non dopo il confine.
TERRAZZAMENTI
I terrazzamenti venivano realizzati su pendii composti di depositi sciolti, quali depositi alluvionali, detriti di falda, antichi depositi di frana stabilizzati ecc. Infatti, nella maggioranza dei casi si
tratta di suoli favorevoli alla coltivazione, in quanto sono costituti da una matrice non molto fina che permette la penetrazione degli elementi concimanti e dell’acqua in profondità. La siste-
mazione dei versanti a terrazze è una pratica efficace di stabilizzazione dei coltri in movimento, quindi ha lo scopo di controllare i fenomeni erosivi dei terreni coltivabili, regimare le acque
e creare strutture di accumulo di terra e di acqua interstiziale. L’abbondanza di materiale lapideo e il bisogno di spietrare il terreno per migliorarlo, portarono naturalmente alla realizzazione
di questa tipologia di manufatti. La materia prima era reperita in loco, tanto che l’osservazione dei tali manufatti può aiutare a comprendere la natura del substrato litologico, che può
essere la roccia in posto oppure blocchi contenuti nella coltre detritica. Ma il materiale poteva derivare anche da piccole cave, dalle demolizioni di edifici abbandonati o ciottoli di fiume.
In genere, i terrazzamenti sono discontinui, interrompendosi in corrispondenza del cambio di proprietà. Ciononostante certi terreni sono sistemati a grandi terrazze che seguono le curve di
livello per qualche centinaia di metri. Questo è il caso di Eau Rousses, Gimillian, Rioulaz.
L’andamento del terrazzamento, cioè l’ampiezza delle terrazze (pedata) e l’altezza del muro a secco (alzata) è direttamente rapportabile all’andamento del pendio. Ma dipendono anche
da altri fattori, quali le condizioni geomorfologiche del versante, la disponibilità di pietra adatta alla costruzione del muro di contenimento delle terrazze, il microclima, la coltura che andrà
a praticarsi. Nel primo caso, tanto più scarse sono le garanzie di stabilità del versante, tanto più modeste sono le alzate delle terrazze. Nel secondo caso, la realizzazione di muri di un’elevata
altezza, di due tre metri, presuppone la presenza in loco di frammenti di pietra facilmente lavorabile (rocce ofiolitiche, calcari stratificati, lave), a differenza di zone di flysh, dove il materiale
di costruzione sono scaglie di argilloscisti o di marne. Nel terzo caso, il microclima determina l’estensione altimetrica dei terrazzamenti, nelle valli valdostane del parco i terrazzamenti arri-
vano fino a 1800 m (Pellaud), in confronto alla Liguria dove non superano i 1000 m. Nel quarto caso, in questo caso delle colture di cereali, i terrazzamenti devono avere un’ampia pedata,
invece, nel caso dell’ulivo, è sufficiente una pedata esigua.
I terrazzamenti sono patrimonio culturale fragile per le sue caratteristiche costruttive, le quali necessitano di continue manutenzioni. La stragrande maggioranza di muretti a secco e ter-
razze in pietra che osserviamo oggi risalgono alla fine del 1800 e i primi decenni del 1900, in quanto i manufatti più antichi sono stati demoliti da agenti naturali o per mano dell’uomo o
per abbandono degli stessi. Infatti, la diffusione dei terrazzamenti non può essere disgiunta dalla diffusione e sviluppo delle colture e delle principali tecniche agrarie. Si può affermare che
la diffusione dei terrazzamenti avviene in un periodo di aumento demografico che richiedeva più superficie adibita all’agricoltura e, rispettivamente, il loro degrado è dovuto a periodi di
carestie, guerre, emigrazioni, comportando il loro abbandono che è definitivo a seguito dello sviluppo di tecniche moderne e meccanizzate di coltivazione.
RETE IRRIGUA
“I véhen l’aigo e suffrisen la sé”, Vedono l’acqua e soffrono la sete, cita un detto valdostano che anticipa l’importanza della vasta rete irrigua di cui godette la Valle d’Aosta fino al secondo
dopo guerra.
Rû, ruz, riu, tutti a significare un solco creato artificialmente nel terreno che, derivando una parte del flusso di un torrente o di una sorgente, è utilizzato principalmente per il trasporto dell’ac-
qua necessaria all’irrigazione delle colture agricole. Tutte le parti che compongono o sono a servizio di un ru si possono chiamare genericamente con lo stesso nome, anche se esistono
delle specifiche distinzioni anche nei nomi dei singoli componenti. Il termine deriva dal latino rivus, rivum, rivuscellus, che significano rio, rivolo. La prima citazione “acqua ad irrigandum”
risale al 1186. Questo vocabolo è stato comunemente impiegato dal XII al XVI sec. circa, in particolare, nella regione di Borgogna, dove ha acquisito il significato di ruscello, alimentato da
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6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI
acque sorgive. E’ stato inserito nel Dizionario dell’accademia francese solo nel 1762. Oggigiorno il termine è caduto in disuso nella lingua francese e viene usato solo dal patois nella media
e alta valle. Nella bassa valle invece vengono impiegati riva, rivo e roggia. Negli atti ufficiali del Ducato d’Aosta redatti in lingua francese sono riportati anche i nomi ruisseau o ruysseau.
La funzione preminente dei ru era sicuramente l’apporto idrico alle colture, ma non si può ignorare che spesso erano utilizzati per far muovere le ruote ad acqua dei mulini, forge e frantoi.
I ru che avevano tale uso venivano denominati “rivus artificiorum”, ruscello degli artifici. Questo è il caso dei ru ancora presenti nei villaggi di Maisonasse, Carrè, Voix, Chaudanne, Pellaud
e tanti altri scomparsi come di Champlong, Proussaz ecc.
Il periodo più recente vede molti antichi canali intubati per evitare principalmente la loro onerosa manutenzione, seppur continuando a irrigare le coltivazioni. Come ogni altra attività pro-
duttiva, anche l’agricoltura deve trovare i propri riscontri economici, altrimenti rischia l’abbandono.
Le ragioni per la presenza di una rete tanto estesa di ru è dovuta agli aspetti morfologici e pedoclimatici della regione e al tipo di coltura prevalente che si è instaurata alla fine del Medio-
evo. In questo periodo, infatti, a discapito dei prati naturali, inizia lo sviluppo della rete dei rivi nei prati coltivati, uno sviluppo, al quale le comunità inizialmente tentarono di opporsi perché
si vedevano sottrarre un bene comune disponibile per tutti quali i prati da pascolo. Durante optimum climatico dell’età feudale si è assistito alla costruzione di gran parte della rete irrigua
nella nostra regione nel XIV e XV sec. Nel XVI sec. la rete irrigua era oramai praticamente sviluppata e poche aggiunte sono state fatte in periodi successivi.
La scomparsa della rete è dovuta a degli avvenimenti storici: la piccola era glaciale, avvenuta tra 1560 e 1860, che abbassò significativamente il limite climatico delle colture, portando
all’abbandono di numerosi canali irrigui situati in elevate altitudini, e la peste del 1630, anno in cui la peste decimò la popolazione in Valle d’Aosta e quando, secondo la storiografia, pare
sia stata abbandonata la maggior parte dei Ru de Pan Perdu. A causa della mancanza di manodopera non era più possibile svolgere la manutenzione ad alcuni canali irrigui esistenti de-
terminandone il loro abbandono e progressiva scomparsa.
I diritti delle comunità sulle acque erano esplicitati nelle franchigie che i signori locali concessero alle comunità a partire dal XIII sec. La ripartizione dell’utilizzo dell’acqua è conosciuta con
il termine égances (dal latino equare, suddividere equamente), i turni di irrigazione, menzionati per la prima volta nel 1389. La durata del periodo in cui un proprietario aveva diritto all’ac-
qua non era stabilita sulle ore, non facilmente determinabili a quell’epoca, ma seconda la posizione del sole e dell’ombra che esso proiettava su tal parete o su tal altro luogo. Un atto
del 1433 stabilisce: “…dal sorgere del sole all’indomani quando l’ombra della montagna arriva ai piedi di Montjovet…”. I canali erano costruiti nella maggior parte dei casi con un lavoro
collettivo, coinvolgendo tutte le comunità o i proprietari interessati. Sia le opere di costruzione, sia gli annuali interventi di manutenzione, denominati corvées, contribuivano alla coesione
del villaggio che si sentiva unito dallo stesso bisogno e dallo stesso fine. Nel XVI sec. venne redatto il Coutumier, la raccolta delle leggi consuetudinarie valdostane, che contiene anche la
regolamentazione dei rivi.
Diversi personaggi storici scrivono dei ru. Jean-Bapriste de Tillier (1678-1744) è stato forse il primo storico ad occuparsi dei ru. Nell’Historique della Vallée d’Aoste del 1740, ci fornisce indica-
zioni sul tipo di colture praticate ai suoi tempi, utili per comprendere l’origine degli antichi canali irrigui: “…le alte montagne del Ducato di Aosta abbondavano di pascoli sui quali si nutriva
una grande quantità di bestiame di grossa e media taglia, dai quali si otteneva un ottimo burro e una grande varietà di formaggi. I mayen di montagna producevano il grano, la segale,
l’avena, l’orzo, qualche legume e buoni formaggi. Le colline più basse fornivano ancora dei semi, mandorle, noci, castagne, tutti gli alberi da frutto e tanto vino rosso, bianco, moscato…”.
La coltivazione delle terre avveniva quasi esclusivamente manualmente perché era scarso l’utilizzo degli animali e pressoché sconosciuto l’aratro. Inoltre, le colture foraggere davano una
produzione infruttuosa se non venivano irrigate abbondantemente e questo a causa dei leggeri terreni ghiaiosi. In relazione al clima, De Tillier scrive: “Il clima del duché d’Aoste è molto buo-
no per la salute anche se un po’ pungente per coloro che non sono abituati. Certe volte è estremamente freddo d’inverno, troppo secco, ventilato e arido la primavera e d’estate”. Mentre,
motivando le cause della relativa aridità in Valle d’Aosta, sostiene: “La siccità causata dai venti continentali devia le piogge e appassisce le terre, lasciando non altro che cenere e polve-
re…”. Si può affermare che una grande parte resterà incolta e non produttiva, in quanto sono stati sempre gli abitanti a derivare i canali dai torrenti o dai fiumi e a condurli attraverso cavità
scavate nella pietra viva o archi di legno sospesi e aggrappati alla roccia con pendenza a picco, per arrivare a irrigare, non solamente, i giardini e i prati, ma anche i campi e le vigne.
Un documento allegato alla richiesta di riconoscimento dell’antico diritto di derivare acqua a uso irriguo inoltrato presso l’Ufficio del Genio civile di Torino, è particolarmente utile per com-
prendere la situazione irrigua della Valle d’Aosta attorno all’anno 1922. La maggior parte della rete dei canali della Valsavarenche è ubicata in quote rilevanti ed è utilizzata di conseguenza
per l’irrigazione e la fertirrigazione degli alpeggi, oltre che per l’abbeveraggio del bestiame. Nella Valle di Cogne, come in gran parte dei comuni situati ad altitudini medio elevate, la rete
irrigua è costituita da un gran numero di canali con portate e lunghezze generalmente poco rilevanti. Possiamo, infatti, supporre che la quantità dei canali irrigui sia stata proporzionata alla
relativa facilità di derivare le acque dai vari torrenti che disponevano nel periodo estivo delle portate necessarie.
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Valle di Cogne, Cogne
Valsavarenche, Pessey
Valle di Cogne, Epinel
Valsavarenche, Eau-Rousses
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Valsavarenche, DegiozVallsavarenche, Bien
Valle di Rhemes, Thumel Valle di Rhemes, Bruil
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37
Valle di Rhemes, Artalle Valle di Rhemes, Mougnoz
Valle di Rhemes, Proussaz
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Valle di Cogne, Gimillian Valle di Cogne, Epinel
Valle di Cogne, SylvenoireValle di Cogne, Champlong
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39
Valsavarenche, Eau-Rousses
Valsavarenche, Rioula Valsavarenche, Lotaz
Valsavarenche, Eau-Rousses
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Valle di Rhemes, Pellaud Valle di Rhemes, Mougnoz
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Valle di Cogne, Valmianaz Valle di Cogne, Valmianaz
Valsavarenche, Pessey Valsavarenche, Bois de Clin
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Valle di Rhemes, OreillerValle di Rhemes, Bruil
Valle di Rhemes, Artalle Valle di Rhemes, Brenand
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Valle di Cogne, Valmianaz
Valle di Cogne, Montroz
Valle di Cogne, Valmianaz Valle di Cogne, Valmianaz
Valle di Cogne, Gimillian
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Valsavarenche, Rovenaud Valsavarenche, Maisonasse Valsavarenche, Degioz
Valle di Cogne, Lillaz Valle di Cogne, Buttier Valsavarenche, Pessey
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Valle di Rhemes, Pellaud
Valle di Rhemes, Chaudane Valle di Rhemes, Artalle Valle di Rhemes, Carrè
Valle di Rhemes, Thumel
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6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO
Gli abitati montani sorgevano dove l’uomo trovava terre-
no fertile da colonizzare, nonostante i pericoli che questi
terreni presentavano, in quanto collocati alla base di coni
di deiezione dei torrenti e ai bordi delle linee di impluvio,
quindi soggetti a frequenti alluvioni.
Alla base della scelta dove instaurarsi un insediamento,
ci sono sempre delle ragioni socio-economiche. Anche
se le condizioni di sicurezza erano lontanamente ottimali,
gli insediamenti più importanti si stabilirono nei fondovalle
lungo le strade antiche o medievali.
Anche l’esposizione del versante era determinante. Esiste
un netto contrasto tra l’adret e l’envers, termini in genere
utilizzati per i versanti della valle principale, ma anche, e
soprattutto, in queste valli laterali del tipico orientamento
nord-sud.
Ma i villaggi sono stati costruiti, soprattutto, in funzione alle
esigenze delle attività rurali e la presenza di certe struttu-
re del patrimonio collettivo degli abitanti del posto (forni,
latterie, mulini, segherie, erano conseguenza della pratica
di queste attività. Queste strutture sono da sempre stretta-
mente legate a degli avvenimenti della vita rurale monta-
na, funesti e lieti, come le alluvioni e le festività, la morte e
i santi patroni.
Non tutti gli abitati possedevano una chiesa nella quale si
potevano svolgere tutte le messe e gli abitanti dovevano
recarsi nel villaggio vicino per partecipare alle altre mes-
se. Perciò l’elevazione delle chiese da cappelle a parroc-
chie era di grande prestigio e in occasione di questo esse
venivano restaurate e i campanili innalzati. Il campanile
che svetta sopra l’abitato rappresenta il landmark di pae-
saggio per eccellenza, ma non lo sono di meno i cimiteri,
ritagliati ai limiti dell’abitato, sono spesso lo sfondo o la cor-
nice di notevoli panorami.
Le fontane sono il bene minore che meglio rappresenta
questa categoria, sia per l’adeguata dimensione, sia per
l’elevata diffusione sul territorio oggetto di questo rilievo.
E’ stata individuata la presenza di 33 edifici religiosi, 14 for-
ni, 5 mulini, 1 segheria, 5 cimiteri e, infine, 119 fontane.
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EDIFICI RELIGIOSI, EDIFICI COMUNITARI E CIMITERI
A seguito di questo rilievo sono stati individuati 33 edifici religiosi di cappelle, chiese parrocchiali e oratori. I più rilevanti, soprattutto per i loro campanili, sono quelli di Tignet, Degioz, Cogne,
Epinel, Sylvenoire, Bruil, Melignon, Coveyrand. I cimiteri individuati sono quelli a Cogne, a Degioz, a Bruil e due a Rhemes Saint-Georges.
Molti dei mulini, che appaiono segnati nella mappa catastale, non sono sopravvissuti alle varie alluvioni che nei secoli hanno colpito queste valli. Durante questo studio, sono stati individuati
4 mulini nella Valle di Rhemes e 1 segheria a Maisonasse, nella Valsavarenche, attualmente in stato d’abbandono. I mulini di Pellaud, di Chaudanne e di Voix sono stati oggetto di recenti
restauri conservativi. Dal mulino di Bruil-Oreiller sono rimaste le rovine. Negli ultimi anni, attraverso programmi di finanziamento europei, i forni di numerosi villaggi sono stati oggetto di rilevanti
restauri conservativi, grazie ai quali, oggi questi forni sono tornati ad essere utilizzati in occasione della tradizionale cottura annuale del pan ner. Sono stati individuati 14 forni, 3 nella valle di
Cogne, 3 nella Valsavarenche e 8 nella Valle di Rhemes.
FONTANE - ABBEVERATOI - LAVATOI
Il documento più antico che parla della costruzione di un acquedotto e delle fontane nella Valle d’Aosta è datato 14 gennaio 1469 e la fontana più antica ancora esistente nel villaggio di
Bard è del 27 maggio 1598 e un’altra del 1599 a Verrés. La maggior parte del resto delle fontane valdostane ancora esistenti portano le date dal 1753 al 1920. Nelle valli oggetto di questo
rilievo sono state identificate 119 fontane, di cui solo 17 fontane di pietra datate e altre 22 di pietra, il resto sono fontane di cemento prefabbricate o gettate sul posto. La più antica è la
fontana di ferro di Cogne (1809) nell’omonima valle, seguita dalla fontana di Chevrere (1878) nella Valsavarenche e la fontana di Tache-Plan Davide (1880) nella Valle di Rhemes.
Dal 1945 in poi, a seguito del rapido e potente sviluppo industriale, le fontane di pietra diventarono sempre più rare, sostituite da fontane di cemento o sacrificate, assieme a forni e mulini, pur
di far passare la strada che avrebbe permesso l’accesso ai villaggi. Alcune fontane, scampate alla demolizione, sono state spostate di qualche metro, sono state accorciate goffamente o
inglobati in nuove costruzioni (Epinel, Toulaplanaz, Chevrere). Altre ancora sono state interrate sul posto e oggi si può ancora notare la loro impronta lungo le strade. Gli abitanti locali rac-
contano che le fontane non sono state risparmiate perché non reggevano più l’acqua quindi rimpiazzate con una di cemento. Con l’arrivo dell’acqua direttamente nelle case, l’attenzione
a questo patrimonio si è ridotta ulteriormente. Solo negli ultimi anni si notano dei miglioramenti e il ritorno dell’orgoglio dei locali di possedere una fontana di pietra, soprattutto se datata.
Le fontane sono di solito situate in mezzo al villaggio, su un piccolo spiazzo, facilmente accessibili a tutti gli usi, ma in particolare al bestiame, perciò non è raro incontrare qualcuna di queste
strutture anche lungo i sentieri, all’angolo delle case, in cime del villaggio. In base al luogo dove si trova la fontana, si usavano nomi differenti: boueil di fon (in fondo), di menten (mezzo),
di sondzor di velladzo (in cima del villaggio), lo boueil de la traversa (traversa), lo grou boueil (la grande fontana) o, semplicemente, lo bornë.
Certe fontane si trovano a chouta, a riparo sotto una tettoia o sotto una volta. Questo permetteva alle donne di lavarci i panni anche con il maltempo. Tra le fontane datate sono a chouta
quelle a Degioz (1899), a Chevrere (1938) e a Frassiney (1953).
Le fontane di legno erano dedicate quasi esclusivamente al bestiame. Intagliati con l’ascia (in patois dzé) nel tronco del larice o castagno, oggi sono un po’ stretti e hanno una capacità
limitata. Sono rare da incontrare e l’unica fontana di legno rilevata, di probabile origine storica, è la fontana di Payel a Valsavarenche, provvista anche di colonna di legno. Esiste un altro
tipo di fontana in legno anche questa fatta da un tronco scavato: sono le boueil a loppe, fontane costruite con palanche molto spesse di legno assemblati con cinghie di ferro bullonate
con delle viti. Ricordano un po’ la forma delle artse, grosse canalizzazioni di legno che servivano per far passare l’acqua in corrispondenza di depressioni del terreno.
Le fontane in pietra sono fatte da pietra trasportata dalla cava più vicina possibile. La più difficile da trasportare era la fontana scavata nello stesso blocco di pietra. Questo tipo, in patois
boueil tot d’un bocon. Le altre fontane, dove le pareti sono assemblate e fissate all’estremità da un’asta di ferro bullonata, sono chiamate boueil senllio, doblo, triplo, in base se erano for-
mate da una o più vasche. I pezzi per l’assemblaggio della fontana venivano trasportati d’inverno sulla slitta. Normalmente i scalpellini (peccapëre) oggi utilizzano le larpé, o muri di pietra
che si lavorano facilmente con le forbici (cesail), ma qualora non fosse possibile, si utilizzava anche la përe bèse, una sorta di pietra grigio bluastra difficile da lavorare (serpentino).
L’unica fontana di metallo riscontrata sul territorio è la fontana di ferro di Cogne, risalente al 1809, la più antica fontana rilevata.
La forma più utilizzata è quella rettangolare. Su uno dei lati lunghi era solito incidere l’anno e/o gli iniziali di chi ha fatto la fontana o del suo proprietario. Con questo rilievo sono state segna-
late anche le fontane di piccole dimensioni, addossate alle abitazioni (Lillaz) o ai forni (Bruil), ritenute rilevanti in quanto fontane di utilizzo pubblico.
Quando una fontana era formata da due o più vasche, la tradizione voleva che nella prima non si potevano lavare i panni in quanto quella vasca era riservata all’abbeveraggio del be-
stiame. Quando la fontana era fatta di una sola vasca, i panni si dovevano lavare in modo che l’acqua sporca dal lavaggio non rientrasse nella vasca, lasciando così l’acqua pulita per
l’abbeveraggio. Questo dimostra quanto fossero rigide le regole da osservare per garantire il buon utilizzo della proprietà comune e in caso di trasgressioni venivano fatte delle multe. Sul
6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO
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6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO
territorio oggetto di questo studio, si può generalizzare che la maggior parte delle fontane di cemento di recente realizzazione sono fatte di due vasche e quelle, invece, di pietra datate
da due vasche sono formate le fontane di Chevrere, Rovenod, Degioz, Tignet, Creton.
La tsëvra è la colonna della fontana, intagliata all’interno, nella quale l’acqua si alza a un’altezza di circa un metro e trenta centimetri, per uscire dalla brotsetta (bocchetta). Nella maggior
parte dei casi questa tsëvra era fatta di legno, come le tubature che conducevano l’acqua alla fontana. Questi ultimi avevano una durata limitata, normalmente non più di due anni. La
tsëvra è sempre esterna alla vasca, posta sul lato corto o sul lato lungo (Cogne). A partire dal 1910, tutte le tsëvre sono stati rimpiazzate con altre di cemento prodotte in serie. Le fontane
di pietra di recente realizzazione, invece, spesso hanno anche la colonna in pietra. E’ rimasta di pietra la colonna della fontana di Vieux, datata 1897 e di Cogne, non datata. Le brotsette,
invece, sono in bronzo o in ottone, generalmente decorate con animali, ad esempio serpente o lumaca, come alcune fontane a Cogne. Sotto le bocchette, spesso sono agganciate alla
vasca barre in ferro che servivano da base di appoggio per i secchi mentre venivano riempiti di acqua.
La manutenzione delle fontane, come anche delle tubature, si svolgeva con i corvées (corvë) che si suddivideva in turni, le intsardzo. La legna utilizzata per fare questi tubi erano normal-
mente di daille, o pino alpestre (pino silvestre o pino mugo), un albero “grasso” che aveva una durata superiore di qualsiasi altro legno. Le tubature erano giuntate con una guarnizione, il
cercillio o con raccordi di metallo, i vire. Si preparavano d’inverno ed era sempre la stessa persona che aveva l’incarico, l’intsardzo, giacché l’operazione richiedeva una grande precisione
e conoscenza delle piante: dovevano essere giovani e non dovevano avere troppi nodi. Il canale, anche se superficiale, richiedeva la stessa cura giornaliera. Normalmente veniva riempito
con pietre alla base, poi livellato con terra fina o sabbia sulla quale venivano posati i tubi; e con le courvait si toglievano attentamente le pietre accanto il tubo. A volte, nelle borgate più
povere, il tubo veniva posato direttamente sul suolo senza nessuna protezione. D’inverno non era raro vederli gelare e le fontane rimanevano senza acqua. Capitava spesso anche che i
tubi si otturavano a causa delle radici che si introducevano nelle giunture e venivano chiamate cuye, ovvero code. I tubi di legno sono stati progressivamente rimpiazzati da altri di arenario
o di piombo. Anche questi tipi di tubi presentavano dei problemi, il primo era troppo fragile, l’altro si schiacciava troppo facilmente. Sono stati utilizzati anche tubi di ferro, per arrivare ai
giorni di oggi e l’utilizzo dei tubi di plastica.
DELIMITAZIONI E MURI DI SOSTEGNO
Le recinzioni all’interno dell’abitato non fanno parte della tradizione costruttiva locale, in quanto storicamente le proprietà delle abitazioni tendevano a non essere delimitate. Le uniche
delimitazioni tradizionali sono quelle che caratterizzano le aree coltivate, gli orti, usate come protezione dagli animali selvatici, e le aree a pascolo, usate per sorvegliare il bestiame all’inter-
no di recinti. Gli orti, spesso situati all’interno o in prossimità dell’abitato, hanno una recinzione fatta da tavole di legno con le estremità appuntite, disposte verticalmente, affiancate senza
lasciare sazio tra di loro e inchiodate su due traverse. ll legno storicamente più impiegato è di castagno o di larice, di facile reperibilità e lavorabilità. Oggi molti orti sono stati recintati con
reti metalliche o plastiche fissate su paletti di legno o di metallo.
Un’altra tipologia di recinzione riscontrata, che riprende un modello di recinzione tradizionale, è caratterizzata da montanti costituiti da una spessa lastra di pietra infissa nel terreno, lavorata
per ricavarne una sella dove si appoggia il corrente.
PAVIMENTAZIONI E DRENAGGIO DELLE ACQUE SUPERFICIALI
Le pavimentazioni in pietra hanno sostituito storicamente le superfici in terra battuta per migliorare il drenaggio delle acque piovane e il transito dei mezzi su ruote. La pavimentazione tradi-
zionale può essere in acciottolato, in lastricato o in selciato.
A seguito di questa ricerca non sono state individuati esempi di pavimentazioni tradizionali. Molte delle pavimentazioni dei villaggi rilevati, sono tuttora in terra battuta, come Valnontey,
Maisonasse, Frassiney, e, in base all’esposizione del villaggio, risultano più o meno inerbiti.
Sono state riscontrate diverse sistemazioni recenti di lastricato, prevalentemente percorsi privati, pavimentati con lastre, rettangolari o irregolari, disposti a giunti sfalsati creando un disegno
irregolare. Altro tipo di pavimentazione, sempre recente, è la pavimentazione a cubetti di pietra disposti a formare delle geometrie. E’ rappresentativo l’intervento a Voix, Sarral, Bruil.
Le vie interne principali dei villaggi di maggiore dimensione, a partire della fine del XVIII sec, iniziano ad essere pavimentati preoccupandosi soprattutto dei ruscelli che scorrono nelle vie
principali e causano dei problemi alla viabilità. I tradizionali canali in legno, in pietra o in alveo naturale furono sostituiti con le cosi dette conques, delle vere e proprie cunette centrali,
formate da due contrapposte pendenze delle careggiate convergenti verso l’asse centrale. Ha contribuito a questo fondamentale ammodernamento, Vignetes des Etoles, originario di
Thonon (Haute Savoie) è il primo intendente sabaudo presso la Valle d’Aosta dal 1773 al 1784, il quale, nonostante l’opposizione del consiglio comunale perché non si sarebbe più potuto
lavare comodamente il bucato, realizzò un primo tratto a scopo dimostrativo, ancora oggi presente sul decumano massimo della città di Aosta. Questo tipo di pavimentazione è presente
anche nelle strade principali di Cogne.
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Valle di Cogne, Cogne Valle di Cogne, Cogne
Valsavarenche, DegiozValsavarenche, Degioz
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Valsavarenche, Tignet
Valsavarenche, Tache-Plan David Valsavarenche, Tache-Plan David
Valsavarenche, Tignet
6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - FONTANE, ABBEVERATOI, LAVATOI
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Valsavarenche, Rovenaud Valsavarenche, Rovenaud
Valsavarenche, Chevrere Valsavarenche, Chevrere
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Valle di Rhemes, Vieux
Valle di Rhemes, Coveyrand Valle di Rhemes, Coveyrand
Valle di Rhemes, Vieux
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Valle di Cogne, Champlong
Valle di Cogne, Maisonasse Valle di Cogne, Degioz
Valle di Cogne, Vieyes
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Valle di Rhemes, Pellaud
Valle di Rhemes, Bruil
Valle di Rhemes, Chaudanne
Valle di Rhemes, Carrè
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Valle di Rhemes, FrassineyValle di Rhemes, Creton
Valle di Rhemes, CoveyrandValle di Rhemes, Voix
Valle di Rhemes, Artalle
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ELEMENTI CARATTERIZZANTI L’ABITATO
eDifiCi religiosi
Valle di Cogne, Montroz
Dedicata alla Pietà, è stata rifondata nel 1712.
Valle di Cogne,
Cogne
Dedicata a Sant’Or-
so, protettore contro
le calamità naturali
e molte malattie, la
chiesa parrocchiale
di Cogne fu costruita
nella prima metà del
XVII sec. e Il campa-
nile, alto 40,50 m, fu
sopraelevato e rico-
struito nel 1840 per
adattare le fonda-
menta al nuovo peso.
Valle di Cogne,
Cretaz
La cappella, fondata
nel 1667, è dedicata
alla Conversione di S.
Paolo.
Valle di Cogne, Epinel
Intitolata ai Santi Sebastiano e Fabiano, protettori
contro la peste e le epidemie, risale a 1699. La
torre campanaria risale a inizio XVIII sec.
Valle di Valnontey, Valnontey
Intitolata a San Leonardo, protettore degli agri-
coltori e del bestiame, è stata rifondata nel 1715.
(Street View - 2011)
Valle di Cogne, Lillaz
Intitolata a S. Clemente, già Sant’Anna, è stata
fondata nel 1606, distrutta dall’alluvione del 1863
e ricostruita nel 1875.
Valle di Cogne, Gimillian
Intitolata a San Pantaleone, protettore degli op-
pressi, medico dei malati e persecutore dei de-
moni, risulta esistente nel XVII secolo.
Valle di Cogne, Champlong
Intitolata a S. Barbara, protettrice contro i fulmi-
ni e la morte improvvisa, fu ricostruita a seguito
dell’alluvione del 1863.
Valle di Cogne, Cogne
(Street View - 2011)
Valle di Cogne,
Vieyes
Intitolata a S. Grato,
protettore dei raccolti
dalle tempeste, spe-
cie dalla grandine,
è stata costruita nel
1772 e rifatta nel 1855.
Valle di Cogne, Sylvenoire
Intitolata a S. Barbara, protettrice contro i fulmini
e la morte improvvisa, e S. Margherita, protettrice
delle donne in gravidanza, è stata ricostruita ex
novo nel 1872.
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ELEMENTI CARATTERIZZANTI L’ABITATO
eDifiCi Comunitari - Cappelle
Valsavarenche, Bien
Intitolata a S. Anna, fu benedetta nel 1964.
Valsavarenche, Tignet
Intitolata a Notre Dames de Protection, è stata
edificata nel 1673. Il piccolo campanile è stato
aggiunto nel 1832. Tignet è l’unico villaggio, a
parte il capoluogo, ad avere un campanile.
Valsavarenche, Creton
Intitolata a San Giovanni Evangelista, venne co-
struita dagli abitanti nel 1799.
(Street View - 2011)
Valsavarenche, Rovenaud
Intitolata sia a San Defendente, sia a Santa Mar-
gherita, è stata costruita nella prima metà del XVII
sec.
Valsavarenche, Bois de Clin
Valsavarenche,
Degioz
Dedicata a Notre
Dame du Mont-Car-
mel, risale al 1889. Il
campanile, rimasto
dalla vecchia cap-
pella, risale al 1483.
Valsavarenche,
Bois de Clin
Intitolata a San Fran-
cesco, fu costruita
verso il 1630.
Valsavarenche,
Fenille
Intitolata sia a No-
tre-Dame de Pitié,
sia a Santa Mar-
gherita e venne
costruita verso il
1633, poi ampliata
alla fine del secolo
scorso.
Valsavarenche, Molère
Dedicata all’Annunciazione e a San Bernardo, fu
edificata nella prima metà del XVII sec. e poi rico-
struita intorno alla metà del XIX sec. San Bernardo
è patrono degli alpinisti e dei viaggiatori.
Valsavarenche, Molère
Dedicata all’Annunciazione e a San Bernardo, fu
edificata nella prima metà del XVII sec. e poi rico-
struita intorno alla metà del XIX sec. San Bernardo
è patrono degli alpinisti e dei viaggiatori.
Valsavarenche,
Chevrere
Dedicata a Santa
Barbara, fu fondata
nel 1650.
Valsavarenche, Breuil - Pont
Intitolata alla Madonna delle Cime, fu costruita
nel 1971-72.
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ELEMENTI CARATTERIZZANTI L’ABITATO
eDifiCi Comunitari - Cappelle
Valle di Rhemes,
Pellaud
Intitolata a SS. Fabia-
no e Sebastiano e S.
Rocco, fu costruita
nel 1869. Di fronte,
sulla roccia, è stato
costruito un piccolo
campanile.
Valle di Rhemes,
Melignon
Dedicata a S. Mar-
gherita e S. Cassiano,
fu costruita nel 1679.
Valle di Rhemes,
Frassiney
Dedicata a S. Giaco-
mo e a S. Giovanni,-
viene ricostruita nel
1626-27.
Valle di Rhemes,
Sarral
Dedicata a St. Defen-
dent (patrono di Sar-
ral) e di St. Georges,
venne edificata nel
1710. Nel 1810 le case
di Sarral furono deva-
state da un violento
incendio che rispar-
miò la sola cappella.
Valle di Rhemes,
Creton
L’oratorio è caratteriz-
zato dall’affresco del-
la Vergine Maria sulla
facciata.
Valle di Rhemes,
Proussaz
Dedicata a SS. Ber-
nardo e Agata nel
1717-18.
Valle di Rhemes,
Vieux
Intitolata alla Madon-
na e ai SS. Rocco,
Sebastiano, Fabiano
e Marco, fu costruita
nel 1662 in seguito ad
un voto della popola-
zione locale per scon-
giurare il contagio nel
1630.
Valle di Rhemes,
Tache - Plan Brando
Dedicata a San Le-
onardo. La trave di
colmo riporta le prime
tre cifre, 168?, della
data.
Valle di Rhemes, Bruil
Intitolata all’Immacolata Concezione, La chiesa
odierna fu costruita nel 1680 al posto della cap-
pella del 1495, della quale rimane il campanile.
Valle di Rhemes, Coveyrand
Dedicata a S. Antonio abate, il cui culto è asso-
ciato alla protezione del bestiame e S. Margheri-
ta, patrona della salute ed invocata nei prati, è
stata totalmente trasformata nel 1713.
Valle di Rhemes, Carrè
Dedicata a Sant’Anna, è stata fondata nel 1620.
Fu interamente ricostruita nel 1864 e benedetta
nel 1865. E’ la più antica del comune.
Valle di Rhemes, Voix
Dedicata a S.S. Firmi e Pantaleon per scongiurare
il pericolo delle valanghe a di altri disastri naturali.
E’ la più recente delle cappelle nella parrocchia
di S. George, eretta nel 1781.
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6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - EDIFICI RELIGIOSI
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7.1. INTERPRETAZIONE DELLA PRESENZA QUANTITATIVA DEI BENI MINORI DI PAESAGGIO - TABELLA DEL RILEVAMENTO
	 VERS. ALT. VALLE	DI	COGNE TRACCIATO MURI	DI	SOSTEGNO FONDO	E	DRENAGGIO DELIMITAZIONI PONTI ORATORI CAMPI	APERTI TERRAZZAMENTI DELIMITAZIONI RETE	IRRIGUA CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE DELIMITAZIONI PAVIMENTAZIONE
1 DX 1731 VALMIANAZ 1 0 1 0 0 0 1 0 1 1 0 0 0 0 1 1 1
2 DX 1666 VALNONTEY 1 0 1 1 1 0 1 1 0 1 1 0 0 0 1 1 1
3 SX 1613 LILLAZ 1 1 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 0 0 1 1 0
4 DX 1600 CHAMPLONG 1 0 1 0 1 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0
5 DX 1788 GIMILLAN 1 1 1 0 1 0 1 1 0 1 1 1 0 0 1 1 0
6 DX 1672 MONTROZ 1 1 1 0 0 1 1 1 1 1 1 0 0 0 1 0 0
7 SX 1500 COGNE 1 1 1 0 1 0 1 1 0 0 1 0 0 1 1 1 1
8 SX 1500 BUTTIER 1 0 1 0 1 0 1 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0
9 DX 1500 CRETAZ 1 1 1 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0 0 1 1 1
10 DX 1400 EPINEL 1 1 0 1 1 0 1 1 1 0 1 0 0 0 1 0 0
11 SX 1200 SILVENOIR 1 1 1 0 0 0 0 1 0 1 1 0 0 0 1 0 1
12 DX 1200 VIEYES 1 0 0 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0
	 VERS. ALT. VALSAVARENCHE TRACCIATO MURI	DI	SOSTEGNO FONDO	E	DRENAGGIO DELIMITAZIONI PONTI ORATORI CAMPI	APERTI TERRAZZAMENTI DELIMITAZIONI RETE	IRRIGUA CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE DELIMITAZIONI PAVIMENTAZIONE
1 SX 1900 BREUIL 1 1 1 1 1 0 1 0 1 1 1 0 0 0 0 0 0
2 SX 1900 PONT 1 1 0 1 0 1 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
3 DX 1800 PESSEY	 1 1 1 1 1 1 1 0 0 1 0 0 0 0 0 1 1
4 SX 1600 EAU	ROUSSES 1 1 1 1 0 1 1 1 0 0 0 1 0 0 1 0 0
5 SX 1600 MAISONASSE 1 1 1 1 1 1 0 1 1 1 0 1 1 0 1 1 1
6 DX 1629 BIEN 1 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0 0 1 0 1
7 SX 1600 CRETON 1 1 1 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0
8 SX 1600 TOULAPLANAZ 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
9 SX 1600 PAYEL 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 1 1 1
10 DX 1600 LE	TOULE 1 0 1 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
11 DX 1600 TIGNET 1 1 1 0 1 0 1 1 0 1 1 0 0 0 1 1 1
12 DX 1600 NEX 1 0 1 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1
13 DX 1500 DEGIOZ 1 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 1 0 1 1 1 0
14 SX 1500 VERS	LE	BOIS 1 1 1 0 0 1 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 1
15 DX 1400 ROVENAUD 1 0 1 0 1 0 1 1 1 1 1 0 0 0 1 1 1
16 DX 1400 LOTAZ 0 1 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
17 DX 1400 RIOULA 0 1 1 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
18 SX 1400 BOIS	DE	CLIN 1 0 1 0 0 0 1 1 1 1 1 0 1 0 1 0 0
19 SX 1300 FENILLE 1 0 1 0 0 0 1 1 0 0 1 0 0 0 1 1 1
20 DX 1200 MOLERE 1 0 1 0 0 1 1 0 0 0 1 0 0 0 1 1 1
21 DX 1100 CHEVRERE 1 0 1 1 0 0 0 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0
	 VERS. ALT. VALLE	DI	RHEMES TRACCIATO MURI	DI	SOSTEGNO FONDO	E	DRENAGGIO DELIMITAZIONI PONTI ORATORI CAMPI	APERTI TERRAZZAMENTI DELIMITAZIONI RETE	IRRIGUA CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE DELIMITAZIONI PAVIMENTAZIONE
1 DX 1900 THUMEL 0 0 1 0 1 1 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
2 DX 1800 PELLAUD 1 0 1 0 1 0 1 1 1 1 1 1 1 0 1 0 1
3 DX 1800 CHAUDANNE 1 0 0 1 0 0 1 0 1 1 0 1 1 0 1 1 1
4 DX 1800 PONT 1 0 1 0 1 0 1 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0
5 DX 1800 BROILLAT 1 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
6 DX 1700 BRUIL 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 1 1 1 1 1 1 1
7 DX 1700 OREILLER 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 0 0 0 0 1 0 0
8 SX 1700 CHANAVEY 1 0 1 0 1 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1
9 SX 1600 CARRE' 1 0 1 1 0 0 1 0 1 1 1 1 0 0 1 0 0
10 DX 1600 ARTALLE 1 1 1 0 0 0 1 1 1 1 0 1 0 0 1 0 1
11 DX 1600 BRENAN 1 0 1 0 0 0 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 1
12 SX 1500 MELIGNON 1 1 1 0 0 0 1 1 1 0 1 0 0 0 1 0 0
13 SX 1500 BARMAZ 1 0 1 0 0 0 1 1 1 0 0 0 0 0 1 0 0
14 DX 1500 CRETON 1 1 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0
15 SX 1400 PROUSSAZ 1 1 0 0 0 0 1 1 1 1 1 0 0 0 1 1 0
16 SX 1500 MOUGNOZ 1 1 1 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 1 0 1
17 SX 1600 PLANPRAZ 1 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
18 SX 1600 COURTHOUD 1 1 1 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0 1
19 SX 1300 FRASSINEY 1 0 1 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0
20 SX 1200 VOIX 1 0 1 0 0 0 1 1 0 1 1 0 1 0 1 0 1
21 DX 1200 VIEUX 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0
22 DX 1200 COVEYRAND 1 0 1 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0 1 1 0 0
23 SX 1000 SARRAL 1 0 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 1 0 1
24 SX 1000 TACHE	-	PLAN	DAVID 1 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
25 SX 1000 TACHE	-	PLAN	DI	BRANLOZ 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0
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Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito
Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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7.1. INTERPRETAZIONE DELLA PRESENZA QUANTITATIVA DEI BENI MINORI DI PAESAGGIO - TABELLA DEL RILEVAMENTO
VALLE	DI	COGNE PONTI ORATORI CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE VALSAVARENCHE PONTI ORATORI CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE VALLE	DI	RHEMES PONTI ORATORI CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE
VALMIANAZ 0 0 0 0 0 0 1 BREUIL 1 0 1 0 0 0 0 THUMEL 1 1 0 0 0 0 0
VALNONTEY 1 0 1 0 0 0 2 PONT 0 1 0 0 0 0 0 PELLAUD 1 0 1 1 1 0 2
LILLAZ 0 0 1 0 0 0 4 PESSEY	 1 1 0 0 0 0 0 CHAUDANNE 0 0 0 1 1 0 3
CHAMPLONG 1 0 1 1 0 0 1 EAU	ROUSSES 0 1 0 1 0 0 1 PONT 1 0 0 1 0 0 1
GIMILLAN 1 0 1 1 0 0 3 MAISONASSE 1 1 0 1 1 0 2 BROILLAT 0 0 0 0 0 0 1
MONTROZ 0 1 1 0 0 0 1 BIEN 0 0 1 0 0 0 2 BRUIL 0 0 1 1 1 1 6
COGNE 1 1 2 0 0 1 8 CRETON 0 0 1 0 0 0 3 OREILLER 0 0 0 0 0 0 1
BUTTIER 1 0 0 0 0 0 0 TOULAPLANAZ 1 0 0 0 0 0 2 CHANAVEY 1 0 0 0 0 0 0
CRETAZ 0 0 1 0 0 0 5 PAYEL 0 0 0 0 0 0 1 CARRE' 0 0 1 1 0 0 2
EPINEL 1 0 1 0 0 0 5 LE	TOULE 0 0 0 0 0 0 0 ARTALLE 0 0 0 1 0 0 3
SILVENOIR 0 0 1 0 0 0 3 TIGNET 0 0 1 0 0 0 1 BRENAN 0 0 0 0 0 0 0
VIEYES 0 0 1 1 0 0 3 NEX 0 0 0 0 0 0 1 MELIGNON 0 0 1 0 0 0 3
6 2 11 3 0 1 36 DEGIOZ 0 0 1 1 0 1 6 BARMAZ 0 0 0 0 0 0 1
VERS	LE	BOIS 0 1 0 0 0 0 2 CRETON 0 0 1 1 0 0 1
ROVENAUD 1 0 1 0 0 0 2 PROUSSAZ 0 0 1 0 0 0 5
LOTAZ 0 0 0 0 0 0 0 MOUGNOZ 0 0 0 0 0 0 2
RIOULA 0 0 0 0 0 0 0 PLANPRAZ 0 0 0 0 0 0 0
BOIS	DE	CLIN 0 0 1 0 1 0 1 COURTHOUD 0 1 0 0 0 0 1
FENILLE 0 0 1 0 0 0 2 FRASSINEY 0 0 1 1 0 0 3
MOLERE 0 0 1 0 0 0 3 VOIX 0 0 1 0 1 0 5
CHEVRERE 0 0 1 0 0 0 3 VIEUX 0 0 1 0 0 0 4
5 5 10 3 2 1 32 COVEYRAND 0 0 1 0 0 2 3
	 SARRAL 0 0 1 0 0 0 3
							 							 TACHE	-	PLAN	DAVID 0 0 1 0 0 0 1
TACHE	-	PLAN	DI	BRANLOZ 0 0 1 0 0 0 0
4 2 12 8 4 3 51
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7.2. INTERPRETAZIONE DELLA PRESENZA QUANTITATIVA DEI BENI MINORI DI PAESAGGIO - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA
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7.2. INTERPRETAZIONE DELLA PRESENZA QUANTITATIVA DEI BENI MINORI DI PAESAGGIO - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA
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7.2. INTERPRETAZIONE DELLA PRESENZA QUANTITATIVA DEI BENI MINORI DI PAESAGGIO - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA
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M.I.C.Ro P.A.R.Co - Metodo d'Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito

  • 1.
    INDIVIDUAZIONE E RILEVAMENTODEI BENI MINORI DEL PAESAGGIO RURALE NELLE VALLI VALDOSTANE DEL PARCO NAZIONALE GRAN PARADISO Presentazione del lavoro, svolto all’interno del progetto dal titolo “M.I.C.Ro P.A.R.Co - Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito”, Autore: Arch. Paes. Rayna Dimitrova Harizanova; Relatore: Arch. Elio Tompetrini M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
  • 2.
    02 1. Due definizionidi Paesaggio............................................................................................................................................................................................................................................03 2. M.I.C.Ro P.A.R.Co - Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito...........................................................................04 3. Fasi del metodo d’indagine..............................................................................................................................................................................................................................................05 3.1. Ricerca storico-documentativa: bibliografica, cartografica, archivistica..............................................................................................................................................................06 3.2. Lettura partecipata: interviste e questionario.............................................................................................................................................................................................................08 3.3. Rilievo critico: fotografico e cartografico....................................................................................................................................................................................................................11 3.4. Restituzione e schedatura: elaborazione dati e restituzione cartografica e interattiva........................................................................................................................................12 4. Area oggetto di studio......................................................................................................................................................................................................................................................14 4.1. Area d’indagine..............................................................................................................................................................................................................................................................15 4.2. Area di rilevamento........................................................................................................................................................................................................................................................16 5. Valli oggetto di studio.......................................................................................................................................................................................................................................................17 5.1. Valle di Cogne.................................................................................................................................................................................................................................................................18 5.2. Valle di Rhemes...............................................................................................................................................................................................................................................................19 5.3. Valsavarenche................................................................................................................................................................................................................................................................20 6. Categorie di beni minori di paesaggio oggetto dell’indagine....................................................................................................................................................................................21 6.1. Beni minori caratterizzanti la rete viaria.......................................................................................................................................................................................................................22 6.2. Beni minori caratterizzanti le aree agro-pastorali.......................................................................................................................................................................................................32 6.3. Beni minori caratterizzanti l’abitato..............................................................................................................................................................................................................................46 7. Interpretazione della presenza quantitativa dei beni minori di paesaggio...............................................................................................................................................................59 7.1. Tabella del rilevamento della presenza.......................................................................................................................................................................................................................59 7.2. Rappresentazione grafica della presenza dei beni...................................................................................................................................................................................................61 INDICE M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
  • 3.
    03 “Paesaggio” designa unadeterminata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. Convenzione europea del paesaggio, Firenze, 20 ottobre 2000, (Capitolo 1, art. 1 lettera a) Per paesaggio si intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni. Codice dei beni culturali e del paesaggio, gennaio 2004, (Art. 131, comma 1) 1. DUE DEFINIZIONI DI PAESAGGIO M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
  • 4.
    04 Il progetto vuolecontribuire alla salvaguardia dei paesaggi minacciati da degrado, a partire da quelli che custodiscono la più fragile testimonianza del carattere tradi- zionale di un territorio, proponendo un Metodo d’indagine che combini i valori culturali ad un utilizzo sostenibile del patrimonio. MICRo PARCo ha come punto di partenza il “Manuale per il recupero e la valorizzazione dei patrimoni ambientali e rurali”, realizzato dall’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso (PNGP), il partner esterno di questo progetto. Il Manuale identifica i beni del patrimonio ambientale e rurale presenti sul versante piemontese del Parco e indica degli interventi di recupero. Questo progetto si propone di integrare e estendere l’indagine svolta su tutta l’area protetta e i Comuni coinvolti. Oggetto di MICRo PARCo sono i “beni minori”, così definiti dal Manuale per la loro entità minima, ma anche per il minor interesse che le normative di tutela riservano loro. Si tratta di elementi artificiali e naturali minuti, legati storicamente all’insediamento umano, come muri a secco, sentieri, recinzioni, coltivi, siepi, che tuttavia armonizzano il paesaggio. Ai fini di costituire una rete, il progetto indagherà su un’altra “micro” realtà, quella degli abitati rurali minori abbandonati, detti borgate, per i quali il PNGP propone Buone Pratiche di recupero. La conclusione del progetto consiste nell’applicazione del Metodo d’indagine acquisito presso il partner interno, il Parco Naturale Regionale di Veio, un’altra area protetta attiva per la tutela e la riqualificazione del patrimonio ambientale e rurale. L’obiettivo finale del progetto è, in primo luogo, di individuare un nuovo Metodo di lettura e restituzione partecipata dei “beni minori” e di diffusione del materiale prodotto e, in secondo luogo, di definire una Rete, che metta in relazione questi beni, li renda accessibili e fruibili culturalmente come una visione unitaria del paesaggio tradiziona- le del luogo. La conclusione del progetto consiste nell’applicazione del Metodo d’indagine acquisito presso il partner interno, il Parco Naturale Regionale di Veio, un’altra area protetta attiva per la tutela e la riqualificazione del patrimonio ambientale e rurale. Nella sua prima fase, presso il PNGP, il progetto inizierà con un censimento critico sistemico dei “beni minori” presenti sul versante valdostano del Parco, come integrazione dell’indagine svolta sul versante piemontese, in modo tale di avere un quadro completo e aggiornato di tutto il Parco e dei Comuni che ne afferiscono. Durante questa fase di lettura del territorio, di ricerca storico-documentativa e di rilievo cartografico e fotografico, saranno impiegati strumenti e approcci innovativi alla rappresenta- zione dei paesaggi individuati. Parallelamente all’utilizzo di software avanzati della Geomatica, come GIS-Geographic Information System per l’informatizzazione dei dati raccolti, si esaminerà la pos- sibile applicazione anche di strumenti estimativi, come MCDA-Multiple-Criteria Decision Analysis, nonché la sperimentazione di sistemi di Participatory 3D Modelling, che vedono il coinvolgimento della popolazione del luogo alla modellazione del proprio territorio partendo dalla cartografia 2D. Soprattutto se in presenza di “beni minori”, in cui le analisi sono vincolate a tracce materiali e a fattori culturali non individuabili e mappabili, l’aiuto delle collettività in- sediate è fondamentale. Il prodotto di questa valutazione incrociata costituirà una banca dati consultabile in rete a disposizione degli enti, dei singoli proprietari e dei fruitori del parco. L’impostazione deve risultare accessibile, soprattutto alle popolazioni locali, in quanto sono spesso i proprietari di questi beni ad essere i primi impegnati nel loro recupero. A conclusione della prima fase, saranno proposte delle iniziative per l’attivazione del turismo culturale e sostenibile, attraverso la realizzazione di una Rete che metta in sistema i “beni minori” e le “micro” realtà individuati. Nella seconda fase, presso il Parco di Veio, il progetto applicherà lo stesso iter metodologico di individuazione dei beni, che verificherà il Metodo come uno strumento utilizzabile anche in altri contesti. 2. M.I.C.Ro P.A.R.Co - Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
  • 5.
    05 3. FASI DELMETODO D’INDAGINE M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio RICERCA STORICO- DOCUMENTATIVA LETTURA PARTECIPATA RILIEVO CRITICO RESTITUZIONE E SCHEDATURA BIBLIOGRAFICA circa 30 testi consultati CARTOGRAFICA Piano del Parco, Piano Paesistico, Piani Regolatori Comunali, Censimento dell’architettura rurale della Valle d’Aosta (1991-2015) della Soprintendenza della RAVdA, Archivio fotograficio del BREL FASE 1 FASE 2 FASE 3 FASE 4 INTERVISTE Claudin Remacle (Architetto), Giovanni Vauterin (Assessorato Agricol- tura e risorse naturali), Franco Allera (Sindaco di Cogne), Laura Cossard (Sindaco di Rhemes Saint George), Emilia Berthod (Valsavarenche) QUESTIONARIO alla popolazione locale FOTOGRAFICO 85 villaggi rilevati CARTOGRAFICO 85 villaggi rilevati ELABORAZIONE DEI DATI 59 villaggi elaborati RESTIRUTUZIONE CARTOGRAFICA (SCHEDE) mappatura dei beni censiti RESTITUZIONE INTERATTIVA (INDICE FOTOGRAFICO) documento interattivo per la consulta- zione dell’archivio fotografico (BIBLIOGRAFICA E CARTOGRAFICA) (INTERVISTE E QUESTIONARI) (FOTOGRAFICO E CARTOGRAFICO) (ELEBORAZIONE DATI E RESTITUZIONE CARTOGRAFICA E INTERATTIVA)
  • 6.
    06 3.1. RICERCA STORICO-DOCUMENTATICA:BIBLIOGRAFICA BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO: Aldovandi M., Guida delle valli di Valsavarenche, Val di Rhêmes, Valgrisanche e Valle di La Thuile, Torino, SPE, 197-? Angioletti M. (a cura di), Paesaggi rurali storici: per un catalogo nazionale, Roma, Laterza, 2011 Bérard J., Ai piedi della Grivola, Aosta, Tipografia Valdostana, 1991 Bodini G., Antichi sistemi di irrigazione nell’arco alpino: ru, bisse, Suonen, Waale, Ivrea, Priuli & Verlucca, 2002 Caniggia M., Epinel: fondamenti di un particolarismo, Aosta, Tipografia Valdostana, 1995 Cerutti A. V., Remacle C., Bétemps A., Philippot L., Eau quotidien: tout ce qu’on voudrait savoir sur l’eau et qu’on raconte rarement, Quart, Musumeci, 2003 Cerutti A. V., Il particolarismo di Cogne e i suoi fondamenti geografici, Aosta, Musumeci, 1971? Chabod A. e Blanc S. (a cura di), La montagna abita a Valsavarenche, Firenze, Il valico edizioni, 2008 Forcellini M., Milani S., Petey P., Scoffone P., Sistema viario e comunità rurale in Valle d’Aosta, Ivrea, Priuli & Verlucca, 1992 François A., Garello A.(laureandi), Re L. (relatore), Occelli C. (correlatore), Sistemi idrici alpini, identità e problemi di conservazione : antichi canali irrigui in Valle d’Aosta e in Valle di Susa, Torino, Politecnico, Prima facoltà di architettura Gerbore E. E., I ru della Valle d’Aosta : regolamentazione ed uso, in COTRAO (a cura di), L’uomo e le Alpi : Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Provence-Alpes-Cote d’A- zur, Rhône-Alpes, Genève, Valais, Vaud, Torino, Vivalda, 1993 Janin B., La vie rurale et pastorale dans le Val de Rhêmes, S.l., s.n., 1962? Lambot C., Newmann A.-M., L’eau apprivoisée: à travers les photographies de Emile Bionaz, Jules Brocherel, Octave Bérard, René Willien (1890-1970), Aoste, Région autonome de la Vallée d’Aoste. Assessorat à l’éducation et à la culture. Bureau régional pour l’ethnologie et la linguistique, 2003? Lucca G., Le valli del Gran Paradiso, Quart, Musumeci, 1982 Marco D., Remacle C., Osservare, conoscere, conservare : appunti per il recupero dell’architettura tradizionale nei comuni di Perloz e Pontboset, Aosta, Regione auto- noma Valle d’Aosta. Assessorato istruzione e cultura, 2005 Pelazza U., Alla scoperta di Valle di Rhemes e della Valsavarenche, Ivrea, Priuli & Verlucca, 1995 Perrin J.-C., Bassignana M., Favre S., Remacle C., Bétemps A., Philippot L., Muri d’ alpeggio in Valle d’Aosta : storia & vita, Scarmagno, Priuli & Verlucca, 2009 Remacle C., Vallée D’Aoste. Une vallée, des paysages, Torino, Alemandi, 2002 Remacle C., L’habitat rural valdôtain: étude de géographie historique et sociale: Torgnon, Oyace, Bionaz, Torino, Allemandi, 1994 Remacle C., Architecture rurale : analyse de l’évolution en Vallée d’Aoste, Roma, “L’Erma” di Bretschneider, 1986 Vautherin G., Introd: territorio, storia, curiosità e testimonianze di cultura contadina, Aosta, Le château, 2008 Vautherin G., Gli antichi rû della Valle d’Aosta : profilo storico, agricolo, tecnico e ambientale dei canali irrigui in una regione di montagna, Aosta, Le château, 2007 Vautherin G. (a cura di), Gli antichi canali irrigui dell’arco alpino: storia, gestione e valorizzazione di un elemento del territorio montano = Les anciens canaux d’irrigation dans l’arc alpin : histoire, gestion et mise en valeur d’un élément du territoire de montagne, Aosta, Le Château, 2003 Vautherin R., Les fontaines de la Vallée d’Aoste, Quart, Musumeci, 2003 Zanotto A., Valsavarenche: une communauté montagnarde au coeur du Grand-Paradis, Aosta, Musumeci, 1983 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
  • 7.
    07 3.1. RICERCA STORICO-DOCUMENTATICA:CARTOGRAFICA, ARCHIVISTICA E SITOGRAFIA CARTOGRAFIA CONSULTATA: Censimento dell’architettura rurale della Valle d’Aosta Geonavigatore RAVdA Piano del Parco Nazionale Gran Paradiso Piano di Sviluppo Locale Piano di Sviluppo Rurale Piano Paesaggistico della Valle d’Aosta Piano Regolatore Generale del Comune di Cogne Piano Regolatore Generale del Comune di Valsavarenche Piano Regolatore Generale del Comune di Rhemes Notre-Dames Piano Regolatore Generale del Comune di Rhemes.Saint-George ARCHIVI CONSULTATI: Archivio fotografico del B.R.E.L. Bureau Regional pour l’Ethnologie e la Linguistique M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    08 3.2. LETTURA PARTECIPATA:INTERVISTE INTERVISTA 1 CLAUDINE REMACLE Ruolo: Architetto, esperto in storia del territorio e dell’architettura valdostana, autore di numerose pubblicazioni sull’architettura montana e sul paesaggio valdostano. Argomento: Il censimento dell’architettura rurale. Sintesi dell’intervista: L’Arch. Remacle è stata colei che ha messo a punto il metodo di Censimento dell’architettura rurale, il censimento realizzato nel periodo tra il 1991 e 2015 di quasi tutti i comuni della Valle d’Aosta. L’intervista ha riguardato la presentazione di questo lungo ed elaborato lavoro di rilievo. Durante l’intervista, l’architetto ha fornito alcuni importanti nozioni riguardo la lettura della carta del Catasto d’impianto del 1897 e della lettura delle forme del paesaggio rurale, quali la forma dei lotti, del loro orientamento e dell’importanza dei loro confini, tutt’oggi legati ai segni che le attività agricole imprimono sul territorio. INTERVISTA 2 GIOVANNI VAUTHERIN Ruolo: Istruttore tecnico presso l’Assessorato “Agricoltura e risorse naturali” della Regione Autonoma di Valle d’Aosta, autore di varie pubblicazioni sulla rete irrigua storica valdostana e sulla storia della Valle d’Aosta. Argomento: La rete irrigua storica della Valle d’Aosta. Sintesi dell’intervista: L’intervista è stata centrata su uno dei libri scritti dal Dott. Vautherin, “Gli antichi ru della Valla d’Aosta”. Si è discusso soprattutto sulle vicende storiche che hanno portato alla nascita della fitta rete dei ru, i canali antichi della rete irrigua, che ha caratterizzato per secoli la Valle d’Aosta, ma anche l’intero arco alpino. INTERVISTA 3 EMILIA BERTHOD Ruolo: Agricoltore, nota per la coltivazione di artemisia (Artemisia umbelliformis), la pianta utilizzata per la produzione del Genepì. Argomento: Ricordi su Bois de Clin. Sintesi dell’intervista: L’intervista si è svolta sotto la forma di una visita guidata dei campi attorno al villaggio Bois de Clin a Valsavarenche, dove Emilia Berthod vive e col- tiva l’artemisia. Dai suoi racconti sono emerse informazioni e conferme sulla rete viaria, oggi scomparsa, che collegava Bois de Clin a Rioula e Lotaz sul versante opposto del torrente, e sulla posizione strategica dell’Oratorio di San Francesco raggiungibile dai tre villaggi. Inoltre, si sono seguite le tracce del gran ru, oggi scomparso, ma è rimasto visibile il solco a cielo aperto e i tratti intubati. INTERVISTA 4 FRANCO ALLERA Ruolo: Sindaco di Comune di Cogne Argomento: Le fontane e il sistema dei ru Sintesi dell’intervista: L’intervista è stata centrata sulle fontane storiche dei villaggi e, soprattutto, le trasformazioni che hanno subito negli anni, sia per la loro funzione, sia per il materiale impiegato. Il Sindaco ha raccontato le vicende storiche che hanno accompagnato la realizzazione della fontana di ferro di Cogne, legata al nome del suo ideatore Dott. Cesare Grappein, che fu sindaco di Cogne dal 1816 al 1855 e lasciò il segno nella storia del villaggio. Per approfondire il tema ha suggerito diversi testi, tra i quali alcuni testi dello studioso Caniggia. M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    09 3.2. LETTURA PARTECIPATA:INTERVISTE INTERVISTA 5 LAURA COSSARD Ruolo: Sindaco di Comune di Rhemes Saint-George. Argomento: Interventi di recupero e riqualificazione delle borgate. Sintesi dell’intervista: L’intervista è stata svolta in due fasi, una discorsiva, relativa all’impegno del comune in termini di riqualificazione dei villaggi abbandonati e, una di sopralluogo, nella quale il Sindaco ha dimostrato sul posto l’interventi realizzati negli ultimi anni, come Sarral, o ancora in corso, come Frassiney. Il Comune è particolar- mente attivo per la pavimentazione delle borgate, utilizzando una tecnica di accoltellato con blocchi squadrati. Sono notevoli gli interventi a Voix e a Sarral. M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    10 3.2. LETTURA PARTECIPATA:QUESTIONARIO MODELLO DI QUESTIONARIO (NON REALIZZATO): TOPONOMASTICA: Qual è l’origine del nome del villaggio? Ci sono altri toponimi caratteristici per il posto? Ci sono delle leggende legate al luogo? RETE VIARIA: Le vecchie strade comunali e vicinali sono ancora presenti? I vecchi sentieri sono ancora presenti? Le nuove strade hanno seguito i vecchi tracciati? Ci sono nuovi sentieri? Come è realizzata la pavimentazione dei tracciati viari? Come sono delimitati i vecchi tracciati? ATTIVITÀ AGRO-PASTORALE: Quali erano le vecchie colture? Ci sono ancora le vecchie colture? I coltivi avevano i terrazzamenti? Ci sono ancora i terrazzamenti? Quali sono le odierne attività agro-pastorali? Ci sono delle delimitazioni nei campi? Ci sono delle murgeres? Ci sono ancora dei ru? ABITATO: Il villaggio ha una cappella? Ci sono degli edifici di tipo comunitario: forno, mulino, segheria? Ci sono delle fontane, abbeveratoi, lavatoi? Come è la pavimentazione all’interno del villaggio? M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    11 3.3. RILIEVO CRITICO:CARTOGRAFICO E FOTOGRAFICO VILLAGGI RILEVATI: 85 VILLAGGI ELABORATI: 59 COMUNE DI COGNE VILLAGGI: 10 Valmianaz, Valnontey, Lillaz, Champlong, Gimillian, Montroz, Cogne, Buttier, Cretaz, Epinel COMUNE DI AYMAVILLES VILLAGGI: 10 Silvenoir, Vieyes, Dailleu, Chantet, Belley-Leonard, Vers le Prà, Ozein, Pos Jadey, Ville, Pont d’Ael COMUNE DI VALSAVARENCHE VILLAGGI: 21 Breuil, Pont, Pessey, Eau Rousses, Maisonasse, Bien, Creton, Toulaplanaz, Payel, Le Toule, Tignet, Nex, Degioz, Vers le bois, Rovenaud, Lotaz, Rioula, Bois de Clin, Fenille, Molere COMUNE DI INTROD VILLAGGI: 8 Chevrere, Tache – Plan Davide, Tache – Plan di Branloz, Parriod de la Fontain, Parriod di David, Parriod di Cognein, Buillet, Bioley COMUNE DI RHEMES NOTRE-DAMES VILLAGGI: 11 Thumel, Pelaud, Chaudanne, Pont, Broillat, Bruil, Oreiller, Chanavey, Carrè, Artalle, Brenan COMUNE DI RHEMES SAINT-GEORGE VILLAGGI: 14 Melignon, Barmaz, Creton, Proussaz, Mougnoz, Planpraz, Courthoud, Frassiney, Voix, Vieux, Coveyrand, Sarral, Gerbelle Dessus, Gerbelle Dessous COMUNE DI VILLENEUVE VILLAGGI: 12 Saburey, Bertola, Bruillen, Champlong Dessous, Champleval Dessous, Champleval Dessus, Seysogne, Camagne, Champlong Lola, Croix Blanche, Champlong Rosair, Champlong Vallon M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    12 3.4. RESTITUZIONE ESCHEDATURA: ELABORAZIONE DATI E RESTITUZIONE CARTOGRAFICA E INTERATTIVA (SCHEDE) Tignet 1665 m s.l.m. Toponimi: Tigne (1691); Tignet (1757) Nex 1661 m s.l.m. Toponimi: da nèce, la fossa dove venivano fatti macerare i fusti di canapa da cui estrarre le fibre tessili; Nex (1783) La nuova strada comunale proveniente dal capoluogo segue il vec- chio percorso solo per il tratto fino a Nex. La strada che una volta collegava Tignet al capoluogo non esiste più. Sono però ancora pre- senti tre sentieri, la “strada vicinale de bosco di Bequet” che condu- ce all’omonimo bosco sottostante l’alpe Livionaz, la “strada vicinale di Bonne” che va verso NE, attraversa il ru e prosegue verso i semi- nativi e, infine, il sentiero che da Nex conduce al seminativi sotto la borgata di Tignet fino al torrente Levionaz in prossimità di Pro-Arny. Gli antichi seminativi sono in stato di abbandono, divenuti incolti o pascolo o invasi dal bosco. I terrazzamenti dei coltivi sono ancora ben conservati presenti in una vasta zona in pendenza, a tratti di- scontinui, al di sotto del villaggio e a monte del villaggio. I documenti catastali del 1627 segnano la presenza a Valsavarenche di 13 piccoli campi di canapa, les chènevières. Dietro il villaggio si trova ancora il canale irriguo di Tigne, che porta- va l’acqua al capoluogo, oggi non più utilizzato. Colpisce subito la cappellina di Tignet, edificata nel 1673, con il suo piccolo campanile, aggiunto nel mese di agosto 1832. Tignet è l’uni- co villaggio, a parte il capoluogo, ad avere un campanile. Sempre nell’agosto 1832 un’inondazione del torrente Levionaz tra- volse due mulini, ricoprì di fango tutta la piana di Degioz, i campi di Fienille e 12 ponti furono danneggiati. Un teleforo per l’esbosco collega il bosco di Bequet con Tignet ed è tuttora funzionante e utilizzato dal selvicoltore Italo Solferino che si occupa della successiva lavorazione del legno nella sua segheria vi- cino al torrente Savara. La segheria vanta una sega ad acqua che il padre di Italo portò a Valsavarenche nel 1956. L’alluvione del giugno 1957 spazzò via la segheria, ma il padre di Italo riuscì a recuperare e riparare la sua segheria lasciandola nella sede attuale. Il villaggio di Nex è un bel esempio di restauro conservativo eseguito negli anni ’70 dall’ing. Arch. Franco Binel, che aveva conosciuto Val- savaranche da partigiano. Il restauro durò quasi 5 anni. TIGNET - NEX M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio scheda n° oggetto comune villaggio scala base rilievo VSV 08_A area di studio valsavarenche tignet-neX fuori scala foto aerea 2012 - geonavigatore sct ott-nov 2015 41SCHEDA A M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio scheda n° oggetto comune villaggio scala base rilievo VSV 08_B uso del suolo - fine XiX sec. valsavarenche toignet - neX 1:2000 foto aerea 2012 e catasto d’imPianto 42SCHEDA B M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio scheda n° oggetto comune villaggio scala base rilievo VSV 08_C rilievo degli elementi minori del Paesaggio agricolo montano valsavarenche tignet - neX 1:2000 foto aerea 2012 - geonavigatore sct ott-nov 2015 43SCHEDA C NEX visuale dal villaggio di Tignet, lato sud M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio 39COPERTINA1 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    13 3.4. RESTITUZIONE ESCHEDATURA: ELABORAZIONE DATI E RESTITUZIONE CARTOGRAFICA E INTERATTIVA (INDICE FOTOGRAFICO) scheda c tignet - neX LEGENDA elementi caratterizzanti la rete viaria TRACCIATO VIARIO elementi caratterizzanti la rete viaria PONTI ED EDICOLE VOTIVE elementi caratterizzanti la rete viaria SOSTEGNO, FONDO E DRENAGGIO elementi caratterizzanti la rete viaria DELIMITAZIONI elementi caratterizzanti l’abitato EDIFICI RELIGIOSI elementi caratterizzanti l’abitato FORNI, MULINI/SEGHERIE, CIMITERI elementi caratterizzanti l’abitato FONTANE - ABBEVERATOI - LAVATOI elementi caratterizzanti l’abitato DELIMITAZIONI - MURI DI SOSTEGNO elementi caratterizzanti l’abitato PAVIMENTAZIONE elementi caratterizzanti le aree agro-Pastorali CAMPI APERTI E DELIMITAZIONI elementi caratterizzanti le aree agro-Pastorali TERRAZZAMENTI elementi caratterizzanti le aree agro-Pastorali RETE IRRIGUA Pannello interattivo - clicca sul pallino per essere rimandato alla rispettiva scheda Pannello interattivo - clicca sul pallino per essere rimandato alla rispettiva scheda Pannello interattivo - clicca sul pallino per essere rimandato alla rispettiva scheda SCHEDA A AREA DI STUDIO Confine AreA d’indAgine Confine AreA di rilevAmento visuAle CopertinA SCHEDA B USO DEL SUOLO FINE XIX SEC. uso e CoperturA del suolo: Prati irrigui Seminativi PaScoli BoSchi rete irriguA: torrente ru rete viAriA: rete Storica mAnufAtti: muri a Secco (terrazzamenti, muretti, murgereS) edifici religioSi e comunitari SCHEDA C RILIEVO DEGLI ELEMENTI MINORI DEL PAESAGGIO RURALE MONTANO rete irriguA: ru eSiStente ru ScomParSo rete viAriA: rete Storica eSiStente rete Storica ScomParSa rete SentieriStica eSiStente mAnufAtti: muri a Secco (terrazzamenti, muretti, murgereS) verificati muri a Secco (terrazzamenti, muretti, murgereS) non verificati edifici religioSi e comunitari LEGENDA E PANNELLO INTERATTIVO M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio 44 ELEMENTI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA Ponti ed edicole votive Valsavarenche, Breuil Valsavarenche, Pessey Valsavarenche, Pessey Valsavarenche, Pessey Valsavarenche, Eau Rousses 11 01 01 06 Valsavarenche, Pont oratorio di pietra Valsavarenche, Pont oratorio di pietra 06 06 Valsavarenche, tra Pessey e Eau Rousses 00 02 03 Valsavarenche, Eau Rousses Valsavarenche, Mai- sonasse Valsavarenche, Mai- sonasse Valsavarenche, Maisonasse 01 01 01 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio 95 ELEMENTI CARATTERIZZANTI LE AREE AGRO-PASTORALI terrazzamenti Valsavarenche, Rioula - Lotaz Valsavarenche, Rioula - LotazValsavarenche, Rioula - Lotaz Valsavarenche, Rioula - Lotaz Valsavarenche, Rioula Valsavarenche, Rioula Valsavarenche, Rioula Valsavarenche, Bois de Clin Valsavarenche, Lotaz Valsavarenche, Lotaz Valsavarenche, Rioula - Lotaz Valsavarenche, Rioula - Lotaz 06 07 07 08 09 12 13 14 15 10 11 11 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio 107 ELEMENTI CARATTERIZZANTI L’ABITATO eDifiCi Comunitari - Cappelle Valsavarenche, Bien Intitolata a S. Anna, fu benedetta nel 1964. Valsavarenche, Tignet Intitolata a Notre Dames de Protection, è stata edificata nel 1673. Il piccolo campanile è stato aggiunto nel 1832. Tignet è l’unico villaggio, a parte il capoluogo, ad avere un campanile. Valsavarenche, Creton Intitolata a San Giovanni Evangelista, venne co- struita dagli abitanti nel 1799. (Street View - 2011) Valsavarenche, Rovenaud Intitolata sia a San Defendente, sia a Santa Mar- gherita, è stata costruita nella prima metà del XVII sec. Valsavarenche, Bois de Clin Valsavarenche, Degioz Dedicata a Notre Dame du Mont-Car- mel, risale al 1889. Il campanile, rimasto dalla vecchia cap- pella, risale al 1483. Valsavarenche, Bois de Clin Intitolata a San Fran- cesco, fu costruita verso il 1630. Valsavarenche, Fenille Intitolata sia a No- tre-Dame de Pitié, sia a Santa Mar- gherita e venne costruita verso il 1633, poi ampliata alla fine del secolo scorso. Valsavarenche, Molère Dedicata all’Annunciazione e a San Bernardo, fu edificata nella prima metà del XVII sec. e poi rico- struita intorno alla metà del XIX sec. San Bernardo è patrono degli alpinisti e dei viaggiatori. Valsavarenche, Molère Dedicata all’Annunciazione e a San Bernardo, fu edificata nella prima metà del XVII sec. e poi rico- struita intorno alla metà del XIX sec. San Bernardo è patrono degli alpinisti e dei viaggiatori. Valsavarenche, Chevrere Dedicata a Santa Barbara, fu fondata nel 1650. Valsavarenche, Breuil - Pont Intitolata alla Madonna delle Cime, fu costruita nel 1971-72. (Street View - 2011) 01 01 01 01 01 01 01 01 01 01 02 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio 110 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    14 4. AREA OGGETTODI STUDIO M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio fonti cartografiche: Piano del Parco Nazionale del Gran Paradiso Nell’individuazione dell’area oggetto di studio con- corrono i confini del Parco Nazionale Gran Paradiso e i confini dei sette comuni: Cogne, Valsavarenche, Rhemes Notre-Dames, Rhemes Saint-George, Ay- mavilles, Introd, Villeneuve. Il lavoro svolto non ha avuto luogo unicamente all’interno dei confini del parco, ma si è comunque contenuto all’interno delle tre valli valdostane del parco: Valle di Cogne, Valsavarenche, Valle di Rhe- mes. La definizione dell’area oggetto di studio riferi- ta alle tre valli risulta così coerente e ben giustificato in quanto la Valsavarenche è quasi completamente compresa all’interno del parco e le Dore delle altre due lambiscono i suoi confini. Inoltre, in questo modo il lavoro prodotto, riguardante aree al di fuori dei confini del parco, si presta di essere utilizzato anche dalle altre istituzioni che vogliono intervenire nell’a- rea oggetto di studio.
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    15 4.1. AREA D’INDAGINE M.I.C.RoP.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio fonti cartografiche: Piano del Parco Nazionale del Gran Paradiso L’area oggetto di studio è stata differenziata in due aree, una definita Area d’indagine e l’altra, Area di rilevamento, dove quest’ultima è compresa nella prima. Questa differenziazione è stata necessaria in quanto l’area effettivamente rilevata è di dimensioni molto ridotte rispetto all’area di riferimento analizzata at- traverso gli altri strumenti, quali la cartografia e la do- cumentazione bibliografica. Così l’Area d’indagine è stata circoscritta dal limi- te di estensione delle aree coltivate come riportato dalla Carta dell’uso del suolo alla fine del XIX sec. (Censimento dell’architettura minore) e l’area di rile- vamento, invece, indica l’area dove effettivamen- te si è potuto realizzare il sopralluogo e dove (a da dove) si sono potuti individuare i beni minori di pae- saggio oggetto di questo lavoro. Entrambi i confini hanno un valore approssimativo. Nella mappa accanto è stata evidenziata l’esten- sione dell’Area d’indagine. L’Area di rilevamento non è stata indicata in quanto troppo piccola per essere rappresentata a questa scala.
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    16 4.2. AREA DIRILEVAMENTO M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio Le Aree di rilevamento hanno come punto gravita- zionale i villaggi. Il rilievo ha riguardato il nucleo abi- tativo stesso, la rete viaria interna e esterna e le aree agricole limitrofe. Sono stati elaborati i rilievi di 58 villaggi, che trovate indicati nella mappa accanto. Si tratta di villaggi collocati tutti lungo l’alveo dei tor- renti che definiscono le tre valli: la Dora di Grand Ey- via (Torrente di Urtier e Valnontey), la Dora di Savara, la Dora di Rhemes. Il corso del torrente è un primo e fondamentale segno che identifica e accomuna i paesaggi di questi villaggi.
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    17 VALLE DI COGNE: COMUNEDI COGNE E COMUNE DI AYMAVILLES VALSAVARENCHE: COMUNE DI VALSAVARENCHE E COMUNE DI INTROD VALLE DI RHEMES: COMUNE DI RHEMES NOTRE-DAMES E COMUNE DI RHEMES SIANT-GEORGES 5. VALLI OGGETTO DI STUDIO M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    18 La valle prendeil suo nome dal capoluogo, il villaggio di Cogne. Dal Col Fenetre di 2822 m slm ad Aymavilles di 628 m slm, lo sviluppo della valle è di 32 km. Fino al ponte di Chevril (crollato nel 2011) la valle risulta aspra e selvaggia, con i versanti ripidissimi coperti da fitto bosco. Oltre il ponte la valle si allarga formando il vallone Gran Nomenon, sovrastato dalla Grivola, per richiudersi in corrispondenza de La Nouva. Gli avvenimenti storici nella valle di Cogne si differenzia no dalle altre 16 principali valli valdostane grazie a due aspetti fondamentali: la collocazione geografica e la par- ticolare condizione politica. La collocazione geografica della valle determinò che la sua colonizzazione avvenne da due fronti diversi. Gruppi di origine celto-ligure colonizzarono Cogne varcando i monti che oggi separano la Valle d’Aosta da Piemonte, arrestandosi alla fine nella vallata di Cogne senza spingersi fino ad Epinel che allora risultava avvolto in fitta vegetazio- ne. I salassi, invece, in fuga dai romani, conquistarono la valle dal versante di Epinel, allora ancora difficile da rag- giungere da Aymavilles. Anche i romani successivamente conquistarono la valle da Piemonte piuttosto che da Ay- mavilles, attratti dalla sua ricchezza di minerali, lo testimo- nia il ponte acquedotto di Pont D’Ael. Nel 1024 la Valle d’Aosta passò alla nobile stirpe dei Savo- ia. Fino al XIII sec. la Valle di Cogne risultava ancora isolata dalla Valle di Aosta a causa dell’inesistenza di una strada collegata con Aosta. I colli della vallata, invece, risulta- vano facilmente praticabili anche perché non ricoperti dal ghiaccio e dalla neve come oggi. Nell’alto medioevo, quello che oggi viene definito colle, era denominato fine- stra, come la Finestra di Champorcher, per indicare quan- to quei passaggi fossero facili e molto frequentati. L’altra caratteristicità della Valle di Cogne è la particolare autonomia di cui godette autogovernandosi grazie alla Sogne, una sorta di assemblea feudale. Nel corso dei se- coli i cogneins si mantennero sfruttando le miniere delle montagne circostanti. Le miniere, già utilizzate in epoca romana, furono particolarmente sfruttate dal XII secolo in poi per concludersi definitivamente nel 1979. A partire della seconda metà del ‘700, la Valle d’Aosta iniziò a divenire un’importante meta turistica per gli appas- sionati della natura. Il turismo scoppiò solo negli anni ’30 del XIX sec. 5.1. VALLE DI COGNE M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    19 Il nome dellavallata appare per la prima volta in un docu- mento del 1231 come Val Savarenchy. Il nome del torren- te Savara che attraversa la valle, invece, viene citato per la prima volta all’inizio del XIX sec e questo evince che è il torrente che prende il nome della valle e non viceversa. Sia la desinenza val, sia il suffisso enche di origine prelatina, hanno lo stesso significato, la valle. Le radici sav e ar sono antichi idronomi, cioè riscontrabili nei nomi di altri fiumi, e indicano la portata sovrabbondante delle acque, che in epoca antica e recente hanno provocato disastrose inon- dazioni. La valle è lunga circa 26 km, larga tra 3 e 10 km e ha l’an- golo più stretto delle valli valdostane, 88°, ne consegue un periodo di soleggiamento assai limitato: 4 ore al solstizio d’inverno e 8 d’estate. Tre quarti del territorio sono impro- duttive perché occupate da rocce e ghiacciai, situati pre- valentemente sulla destra orografica. Sull’insediamento di Valsavarenche mancano precise no- tizie storiche. Sembra comunque che i Romani non siano penetrati nella vallata, ma vi si siano rifugiati piuttosto i Sa- lassi sfuggiti al massacro dei romani. I primi insediamenti documentati risalgono alla fine del X sec DC. Il più antico documento riguardante Valsavaren- che fa riferimento a Funil (Fenille), risalente al 923. Nel 1032 la Valsavarenche passò alle dipendenze di Cha- tel-Argent, i Signori di Bard e di Saint-Pierre, fino all’abolizio- ne del regime feudale nel 1784. Nei documenti concernenti i villaggi a 2000 m di quota si trova il toponimo frumentiére, probabile testimonianza di aree agricole coltivate a frumento Durante il periodo caldo dell’età medievale (dal 750 al 1115 DC). In quel pe- riodo furono annoverando ben 15 valichi alpini di Valsa- varenche. I “vassavareins” sono i primi a coltivare la patata (primato contestato con Chatillon), motivo per il quale a lungo fu- rono chiamati “mangiatori di patate”. Nonostante la ripetuta presenza dei reali di casa Savoia per la caccia allo stambecco nella seconda metà dell’800 e nel primo ‘900, la valle rimase isolata, quando nello stes- so periodo si concludeva l’epoca dei viaggiatori e si inizia- va quella del turismo con lo sfruttamento economico del paesaggio. 5.2. VALSAVARENCHE M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    20 L’origine del nomedella valle è molto incerto, dall’antico ligure rayma o rema, cioè voce, eco o dal dialettale rem- ma, trave o remà, i termini con i quali veniva chiamata la mucca pezzata di rosso e nero. La Valle di Rhemes ha una lunghezza di circa 28 km e lar- ghezza tra 4 e 7 km. La Dora di Rhemes, riceve l’apporto di numerosi piccoli affluenti che durante l’inverno diventano canaloni di valanga, specialmente sul versante ovest, più scosceso, dove perfino i larici crescono con difficoltà. Il versante est, invece, si apre su ampie conche, con fitte foreste che nascondono i resti di antiche carbonaie, a do- cumentare un intenso sfruttamento a cavallo del secolo, dovuto alla richiesta di combustibile e alla ricerca di pa- scoli. Risalendo la valle, dopo Creton, il bacino si apre e propo- ne sullo sfondo la Granta Parei, la grande parete (3387 m), mentre si profila sulla destra il bianco campanile di Meli- gnon. La Valle di Rhemes è stata abitata dall’età del Bronzo come testimoniano, un periodo in cui gli insediamenti umani, favoriti da ottime condizioni climatiche erano lo- calizzati in quota, in vicinanza di boschi, protetti da difese naturali, lontani dalle bassure malsane, soggetta ad allu- vioni e percorse da gruppi di nomadi razziatori. E’ probabi- le che la valle sia stata insediata dai Salassi in fuga, di più facile accesso rispetto alla Valsavarenche. Nel medioevo la valle era compresa nel mandatario di Chatel Argent, i Bard e i Sarriod d’Introd. Nel 1740 la valle ritornò sotto il do- minio diretto dei Savoia e nel 1784 fu affrancata da censi e servizi e poté godere delle proprietà dei boschi e delle acque. Anche qui, come nella Valsavarenche, prima dell’arrivo della piccola età glaciale, verso il 1650, le abitazioni si estendevano fino a 2000 m, dove si poteva coltivare la segale. Nel 1800, le prime iniziative industriali portarono all’abbandono dei villaggi e l’occupazione francese pro- vocò danni alle chiese e ai villaggi in generale. Nel 1939, sotto il regime fascista, la toponomastica locale venne ita- lianizzata: la Valle di Rema fu divisa in due comuni: San Giorgio e Madonna di Rema. Nel secondo dopoguerra, anche nella Valle di Rhemes l’iniziativa turistica, sia estiva, sia invernale piano piano andò a sostituite le attività tra- dizionali di allevamento e agricoltura praticati dei locali. 5.3. VALLE DI RHEMES M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    21 6. CATEGORIE DIBENI MINORI DI PAESAGGIO OGGETTO DELL’INDAGINE BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE AGRO-PASTORALI BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO tracciato viario soluzioni di sostegno fondo stardale e drenaggio ponti delimitazioni oratori e edicole votive campi aperti terrazzamenti delimitazioni e muri di sostegno rete irrigua cappelle forni mulini e segherie cimiteri fontane pavimentazione M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    22 6.1. BENI MINORICARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA La strada si inserisce nella definizione del quadro completo del paesaggio come un elemento di legante: conduce verso, attraversa e delimita i paesaggi. Il sistema delle strade di caccia reale, realizzato tra il 1860 e il 1863 da Vittorio Emanuele II, composto da “dorsali” e “costole”, costituisce un patrimonio di indubbio valo- re storico-culturale e costituiscono la principale rete per le attività di sorveglianza dell’area protetta da parte dei guardaparco, oltre che per la fruizione turistica. Queste strade nascono con l’obiettivo di collegare le cinque case reali di caccia, quindi con una finalità nuova rispetto al collegamento fra i nuclei e gli alpeggi. Dal sistema origi- nario rimangono oggi nel PNGP 92 km di “dorsale” e 203 km di “costole”. Ma la rete viaria montana doveva rispondere anche alle necessità della popolazione locale e prestarsi alla più tipi- ca delle attività montane, la pastorizia. Esercitata per se- coli, è un’attività che ha dei ritmi ben precisi e richiede dei tracciati idonei e facilmente percorribili. Oltre la fitta rete di ripidi sentieri, prima, e mulattiere, dopo, una fitta rete di percorsi serviva per collegare i villaggi sul- lo stesso versante o su versanti opposti e per raggiungere i campi, i prati, i boschi e molto spesso venivano affiancati da corsi d’acqua, i così detti ru. Molti di questi percorsi continuano a essere ricalcati da un nuovo tracciato, magari ampliato e asfaltato, ma che continua a “tagliare” il paesaggio nello stesso punto con- servandone le visuali e le prospettive storiche e, soprattut- to, rammentando le scelte funzionali che i nostri avi hanno compiuto nella loro realizzazione. M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    23 6.1. BENI MINORICARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    24 6.1. BENI MINORICARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA TRACCIATO VIARIO La rete viaria della “montagne” doveva, in primo luogo, garantire il collegamento con la “plaine” dove lungo l’antica strada consolare delle Gallie avvenivano gli scambi commerciali. In secondo luogo, la rete viaria esterna serviva a collegare i villaggi dello stesso versante, attraverso dei tracciati di cornice, o dei versanti opposti, attraverso strade intervallive. I tracciati di cornice, pressoché pianeggianti, venivano utilizzati, inoltre, per raggiungere i campi, i prati, i boschi e molto spesso venivano affiancati da corsi d’acqua, i ru. Il sentiero nasce da una necessità di utilizzo frequente di un passaggio e aveva l’obiettivo di garantire il raggiungimento facile, sicuro e rapido della meta. Dal XV sec in poi, soprattutto per lo sviluppo degli scambi agricolo-commerciali, il sentiero si allarga e assume le caratteristiche tipologiche della mulattiera, per poter essere percorsi, appunto, con il mulo. Così ebbe inizio una lenta e spesso ardita trasformazione del territorio. Vengono realizzate diverse strutture per impedire il degrado dei tracciati operato dagli agenti atmosferici e dagli smottamenti di terra e neve: scoline e canaline per favorire lo smaltimento delle acque meteoriche; suggestive gradinate in pietra e opere murarie di sostegno. Le strade di caccia reale, realizzate tra il 1860 e il 1863, sono tracciati eseguiti con grande cura, ad ampi tornanti e pendenze regolari, mediamente dell’8%, caratteristiche che permet- tevano il trasporto someggiato e il transito su carrozze del re e della sua corte. Alcune tratte sono in rilevato e la sede viaria è generalmente larga 1,50-2 m. E’ diffusa la presenza di muri in pietra a secco, di colatoi trasversali e della lastricatura della pavimentazione. SOLUZIONI DI SOSTEGNO, FONDO STRADALE, DRENAGGIO, PONTI In una realtà montana, il problema principale che si è dovuto affrontare e risolvere nella costruzione di un tracciato viario è rappresentato dalla necessità di dover superare dei ripidi versanti. Una delle soluzioni per allevare la fatica delle salite e delle discese è la realizzazione dei tornanti, tagliando la roccia o creando dei muri di sostegno. Un’altra tecnica era la sistemazione del fondo a gradoni impiegando roccia trovata sul posto, tronchi d’albero o pietre di vario spessore infilate nel terreno. I tracciati viari possono essere di tipo: con muri di sostegno a monte e a valle, o scarpata naturale a monte o a valle; in trincea, delimitati da muretti di sostegno a monte e/o a valle, murgeres (muri da spietramento), o da scarpate naturali; in rilevato, per regolarizzare il tracciato su terreni irregolari o su pietraie; complanari con la morfologia circostante, senza opere di sostegno. Un secondo problema da affrontare nella costruzione del tracciato è stato quello dell’attraversamento dei corsi d’acqua attraverso ponti e passarelle. I ponti storici sono realizzati di legno, con travi portanti longitudinali e tavole trasversali. L’allontanamento e il drenaggio delle acque superficiali dal sedime dei tracciati è fondamentale per ridurre gli interventi di manutenzione e consentire la percorribilità per gran parte dell’anno. Trasversalmente al tracciato viario sono poste dei taglioni a intercettare l’acqua e deviare il flusso fuori dalla sede stradale, evitando l’erosione. Questa sistemazione è stata utilizzata a Breuil nel percorso che riprende il tratto della strada reale di caccia. In altri casi, a lato del sentiero, dei canali convogliano le acque nel terreno circostante (esempio a Tignet). Quando il sentiero deve attraversare un ru, alcune volte l’attraversamento è realizzato rivestendo il canale con lastre di pietra e poi ricoprendolo di terra (esempio a Buttier, Lillaz, Frassiney). EDICOLE VOTIVE L’ubicazione delle cappelle ha un suo significato ben preciso: quelle dedicate alla Madonna sono quasi sempre poste su di un promontorio; quelle dedicate a San Rocco si trovano soli- tamente all’entrata del villaggio o vicino ad un ponte; quelle dedicate a San Grato sono rivolte verso la campagna. Le cappelle e le edicole sorgono in mezzo al campo per scongiurare la grandine, nei pascoli per proteggere il bestiame, agli incroci per difendere il viandante. Lungo i percorsi storici si invocavano i santi dai poteri particolari: San Michele per la protezione degli animali, Santa Barbara contro gli incendi, San Grato che provvede alla campagna, fa la pioggia e il bel tempo, frena l’impeto dei venti, allontana la grandine, disperde la folgore, addolcisce la crudeltà dei geli, rende ogni stagione propizia. Molte delle cappelle edificate a partire dal 1630, anno della grande peste a Valle d’Aosta, vennero dedicate a San Rocco, protettore delle malattie infettive. DELIMITAZIONI I sentieri, le mulattiere, i vecchi tracciati in genere mutavano le loro caratteristiche a seconda se si trovassero vicino o lontano dai siti abitativi: allontanandosi da essi tendevano ad assume- re una configurazione più lineare e rarefatta. Le staccionate erano presenti dove era necessario confinare il bestiame nella loro particella. Dovevano essere realizzate con pali di piccolo diametro o tavole per avere una superficie di contatto tale per essere facilmente fissati tra di loro. Oppure erano realizzate con pali di legno scavati permettendo che dei pali trasversali si potevano inserire e rimuovere in base alle necessità. Questa caratteristica di smontaggio della staccionata è stata fondamentale per il pascolo libero che si praticava a seguito della desarpa e della fienagione autunnale. Inoltre, la possibilità di decomporre le delimitazioni è stato utile nel periodo invernale per evitare il loro deterioramento. Sono stati individuati due siti di delimitazioni di legno che portano le caratteristiche delle antiche staccionate smontabili (esempio a Degioz e Chaudanne). Sul territorio rilevato sono diffuse sono le recinzioni a montanti in legno a due o tre traverse; ogni traversa è costituita da pali appoggiati gli uni agli altri, a volte con un intaglio di invito. Queste tipologie di recinzioni impiegano spesso legno a lavorazione industriale e non rispettano le caratteri dimensionali e formali delle recinzioni tradizionali. M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    25 Valsavarenche, BreuilValsavarenche, Breuil Valsavarenche,PontValsavarenche, Breuil 6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA - TRACCIATO, SOSTEGNO, FONDO, DRENAGGIO, DELIMITAZIONI, PONTI, ORATORI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    26 Valsavarenche, Eau RoussesValsavarenche,Eau Rousses Valsavarenche, Eau RoussesValsavarenche, Bien 6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA - TRACCIATO, SOSTEGNO, FONDO, DRENAGGIO, DELIMITAZIONI, PONTI, ORATORI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    27 Valle di Cogne,Sylvenoire Valle di Cogne, Sylvenoire Valle di Cogne, tra Montroz e Gimillian Valle di Cogne, Gimillian 6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA - TRACCIATO, SOSTEGNO, FONDO, DRENAGGIO, DELIMITAZIONI, PONTI, ORATORI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    28 Valsavarenche, TignetValsavarenche, MolereValsavarenche,Creton Valsavarenche, BienValsavarenche, Pessey 6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA - TRACCIATO, SOSTEGNO, FONDO, DRENAGGIO, DELIMITAZIONI, PONTI, ORATORI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    29 Valle di Rhemes,Thumel Valle di Rhemes, Carrè Valle di Rhemes, Pellaud Valle di Rhemes, Creton 6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA - TRACCIATO, SOSTEGNO, FONDO, DRENAGGIO, DELIMITAZIONI, PONTI, ORATORI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    30 Valle di Rhemes,Bruil Valle di Rhemes, Coveyrand Valle di Rhemes, Coveyrand Valle di Rhemes, Bruil 6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA - TRACCIATO, SOSTEGNO, FONDO, DRENAGGIO, DELIMITAZIONI, PONTI, ORATORI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    31 Valle di Rhemes,Chaudanne Valle di Rhemes, BruilValle di Rhemes, BruilValle di Rhemes, Chaudanne Valsavarenche, Degioz 6.1. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LA RETE VIARIA - DELIMITAZIONI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    32 6.2. BENI MINORICARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI L’attività agro-pastorale è l’attività dominante nella Val- le d’Aosta nei piani oltre i 1000 m. Il “binomio nutrizionale inossidabile”, pane e prodotti lattiferi, ha costituito per se- coli l’alimentazione ideale. Il paesaggio agro-pastorale era facile da leggere. Sui ter- reni disboscati dall’uomo si distinguevano: prima, superfici terrazzate, raramente accessibili dall’acqua e occupati dai cereali; secondo, superfici irrigate, prati da fieno e pa- scoli primaverili o autunnali. Questo paesaggio è ancora riconoscibile, nonostante l’uso del suolo sia cambiato e, attualmente, sia caratterizzato da les friches, i terreni ab- bandonati dall’uomo. Come in gran parte del territorio della Valle d’Aosta, la coltivazione dei cereali era alla base dell’economia Me- dievale. Durante tutto il Medioevo e nei secoli successivi, gli scambi commerciali erano molto scarsi e le comunità erano costrette a produrre tutto quanto li era necessario, accontentandosi di quanto il territorio poteva offrire, an- che a costo di immani fatiche. A partire dal secondo do- poguerra, con il miglioramento delle vie di comunicazio- ne e l’inizio dello sviluppo economico della regione, ebbe inizio il fenomeno dello spopolamento della montagna. Questo portò ad una drastica diminuzione della manodo- pera e il progressivo invecchiamento di chi si occupava della coltivazione e, di conseguenza, i terreni non adatti alla fienagione meccanizzata divennero pascoli per ovini e caprini. Non esiste una fonte che possa permettere di dare un quadro cartografico generale della pianificazione agraria prima dell’inizio del XX sec. Indipendentemente dell’alti- tudine, ma anche indipendentemente dell’epoca, il mon- tanaro tendeva di consociare più colture sullo stesso lotto: fave e patate, fagioli e mais e, vicino alle case, negli orti, legumi, piante medicinali e fiori. Nel XIX e XX sec., i nuovi principi mirati a razionalizzare l’agricoltura di montagna, portarono esclusivamente all’allevamento bovino, la pro- duzione della fontina, o ancora, la produzione dei vini se- lezionati. L’organizzazione tipica dell’azienda zootecnica valdostana prevede la pratica della transumanza e nasce dalla possibilità di sfruttare durante la buona stagione i prati e i pascoli d’alta quota, permettendo così di racco- gliere il fieno dai prati di fondovalle per la scorta invernale di foraggio. Attualmente, il concetto di qualità e di unicità locale sta soppiantando quello della quantità e, nel set- tore agricolo, la diversità, parola chiave per la pianifica- zione tradizionale della montagna, sta riprendendo forza. M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    33 6.2. BENI MINORICARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI CAMPI APERTI E DELIMITAZIONI Il paesaggio agrario a campi aperti è legato all’attività pastorizia. In alta montagna si praticava la rotazione biennale legata al maggese, a causa delle rigide condizioni climatiche. Grazie alla rotazione si poteva praticare il libero pascolo che permetteva di concimare il terreno grazie al passaggio delle mandrie sul terreno a riposo, una pratica che molto presto è scomparsa. Il libero pascolo era il diritto di pascolare sui campi e sui prati degli altri prima del periodo produttivo, in autunno, dopo la raccolta, e in primavera, prima della semina. Nelle valli strette come Valsavarenche, Rhemes, ma anche Cogne, la dimensione dei villaggi era proporzionale alla superficie minima di terra sfruttabile. In queste valli il bosco e i terreni sterili e incolti sono dominanti e i terreni ricavati per la coltura erano contesti fragili. I villaggi erano compatti e restavano contenuti come le limitate dimensioni delle terre coltivabili. I campi aperti sono privi di delimitazioni. Solo i sentieri erano recintati o bordati da alberi. I muretti e le murgeres, cumuli da spietramento trasversali, a loro volta bordati d’alberi “foraggeri”, quali frassini e aceri, appaiono sui confini delle proprietà, non prima e non dopo il confine. TERRAZZAMENTI I terrazzamenti venivano realizzati su pendii composti di depositi sciolti, quali depositi alluvionali, detriti di falda, antichi depositi di frana stabilizzati ecc. Infatti, nella maggioranza dei casi si tratta di suoli favorevoli alla coltivazione, in quanto sono costituti da una matrice non molto fina che permette la penetrazione degli elementi concimanti e dell’acqua in profondità. La siste- mazione dei versanti a terrazze è una pratica efficace di stabilizzazione dei coltri in movimento, quindi ha lo scopo di controllare i fenomeni erosivi dei terreni coltivabili, regimare le acque e creare strutture di accumulo di terra e di acqua interstiziale. L’abbondanza di materiale lapideo e il bisogno di spietrare il terreno per migliorarlo, portarono naturalmente alla realizzazione di questa tipologia di manufatti. La materia prima era reperita in loco, tanto che l’osservazione dei tali manufatti può aiutare a comprendere la natura del substrato litologico, che può essere la roccia in posto oppure blocchi contenuti nella coltre detritica. Ma il materiale poteva derivare anche da piccole cave, dalle demolizioni di edifici abbandonati o ciottoli di fiume. In genere, i terrazzamenti sono discontinui, interrompendosi in corrispondenza del cambio di proprietà. Ciononostante certi terreni sono sistemati a grandi terrazze che seguono le curve di livello per qualche centinaia di metri. Questo è il caso di Eau Rousses, Gimillian, Rioulaz. L’andamento del terrazzamento, cioè l’ampiezza delle terrazze (pedata) e l’altezza del muro a secco (alzata) è direttamente rapportabile all’andamento del pendio. Ma dipendono anche da altri fattori, quali le condizioni geomorfologiche del versante, la disponibilità di pietra adatta alla costruzione del muro di contenimento delle terrazze, il microclima, la coltura che andrà a praticarsi. Nel primo caso, tanto più scarse sono le garanzie di stabilità del versante, tanto più modeste sono le alzate delle terrazze. Nel secondo caso, la realizzazione di muri di un’elevata altezza, di due tre metri, presuppone la presenza in loco di frammenti di pietra facilmente lavorabile (rocce ofiolitiche, calcari stratificati, lave), a differenza di zone di flysh, dove il materiale di costruzione sono scaglie di argilloscisti o di marne. Nel terzo caso, il microclima determina l’estensione altimetrica dei terrazzamenti, nelle valli valdostane del parco i terrazzamenti arri- vano fino a 1800 m (Pellaud), in confronto alla Liguria dove non superano i 1000 m. Nel quarto caso, in questo caso delle colture di cereali, i terrazzamenti devono avere un’ampia pedata, invece, nel caso dell’ulivo, è sufficiente una pedata esigua. I terrazzamenti sono patrimonio culturale fragile per le sue caratteristiche costruttive, le quali necessitano di continue manutenzioni. La stragrande maggioranza di muretti a secco e ter- razze in pietra che osserviamo oggi risalgono alla fine del 1800 e i primi decenni del 1900, in quanto i manufatti più antichi sono stati demoliti da agenti naturali o per mano dell’uomo o per abbandono degli stessi. Infatti, la diffusione dei terrazzamenti non può essere disgiunta dalla diffusione e sviluppo delle colture e delle principali tecniche agrarie. Si può affermare che la diffusione dei terrazzamenti avviene in un periodo di aumento demografico che richiedeva più superficie adibita all’agricoltura e, rispettivamente, il loro degrado è dovuto a periodi di carestie, guerre, emigrazioni, comportando il loro abbandono che è definitivo a seguito dello sviluppo di tecniche moderne e meccanizzate di coltivazione. RETE IRRIGUA “I véhen l’aigo e suffrisen la sé”, Vedono l’acqua e soffrono la sete, cita un detto valdostano che anticipa l’importanza della vasta rete irrigua di cui godette la Valle d’Aosta fino al secondo dopo guerra. Rû, ruz, riu, tutti a significare un solco creato artificialmente nel terreno che, derivando una parte del flusso di un torrente o di una sorgente, è utilizzato principalmente per il trasporto dell’ac- qua necessaria all’irrigazione delle colture agricole. Tutte le parti che compongono o sono a servizio di un ru si possono chiamare genericamente con lo stesso nome, anche se esistono delle specifiche distinzioni anche nei nomi dei singoli componenti. Il termine deriva dal latino rivus, rivum, rivuscellus, che significano rio, rivolo. La prima citazione “acqua ad irrigandum” risale al 1186. Questo vocabolo è stato comunemente impiegato dal XII al XVI sec. circa, in particolare, nella regione di Borgogna, dove ha acquisito il significato di ruscello, alimentato da M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    34 6.2. BENI MINORICARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI acque sorgive. E’ stato inserito nel Dizionario dell’accademia francese solo nel 1762. Oggigiorno il termine è caduto in disuso nella lingua francese e viene usato solo dal patois nella media e alta valle. Nella bassa valle invece vengono impiegati riva, rivo e roggia. Negli atti ufficiali del Ducato d’Aosta redatti in lingua francese sono riportati anche i nomi ruisseau o ruysseau. La funzione preminente dei ru era sicuramente l’apporto idrico alle colture, ma non si può ignorare che spesso erano utilizzati per far muovere le ruote ad acqua dei mulini, forge e frantoi. I ru che avevano tale uso venivano denominati “rivus artificiorum”, ruscello degli artifici. Questo è il caso dei ru ancora presenti nei villaggi di Maisonasse, Carrè, Voix, Chaudanne, Pellaud e tanti altri scomparsi come di Champlong, Proussaz ecc. Il periodo più recente vede molti antichi canali intubati per evitare principalmente la loro onerosa manutenzione, seppur continuando a irrigare le coltivazioni. Come ogni altra attività pro- duttiva, anche l’agricoltura deve trovare i propri riscontri economici, altrimenti rischia l’abbandono. Le ragioni per la presenza di una rete tanto estesa di ru è dovuta agli aspetti morfologici e pedoclimatici della regione e al tipo di coltura prevalente che si è instaurata alla fine del Medio- evo. In questo periodo, infatti, a discapito dei prati naturali, inizia lo sviluppo della rete dei rivi nei prati coltivati, uno sviluppo, al quale le comunità inizialmente tentarono di opporsi perché si vedevano sottrarre un bene comune disponibile per tutti quali i prati da pascolo. Durante optimum climatico dell’età feudale si è assistito alla costruzione di gran parte della rete irrigua nella nostra regione nel XIV e XV sec. Nel XVI sec. la rete irrigua era oramai praticamente sviluppata e poche aggiunte sono state fatte in periodi successivi. La scomparsa della rete è dovuta a degli avvenimenti storici: la piccola era glaciale, avvenuta tra 1560 e 1860, che abbassò significativamente il limite climatico delle colture, portando all’abbandono di numerosi canali irrigui situati in elevate altitudini, e la peste del 1630, anno in cui la peste decimò la popolazione in Valle d’Aosta e quando, secondo la storiografia, pare sia stata abbandonata la maggior parte dei Ru de Pan Perdu. A causa della mancanza di manodopera non era più possibile svolgere la manutenzione ad alcuni canali irrigui esistenti de- terminandone il loro abbandono e progressiva scomparsa. I diritti delle comunità sulle acque erano esplicitati nelle franchigie che i signori locali concessero alle comunità a partire dal XIII sec. La ripartizione dell’utilizzo dell’acqua è conosciuta con il termine égances (dal latino equare, suddividere equamente), i turni di irrigazione, menzionati per la prima volta nel 1389. La durata del periodo in cui un proprietario aveva diritto all’ac- qua non era stabilita sulle ore, non facilmente determinabili a quell’epoca, ma seconda la posizione del sole e dell’ombra che esso proiettava su tal parete o su tal altro luogo. Un atto del 1433 stabilisce: “…dal sorgere del sole all’indomani quando l’ombra della montagna arriva ai piedi di Montjovet…”. I canali erano costruiti nella maggior parte dei casi con un lavoro collettivo, coinvolgendo tutte le comunità o i proprietari interessati. Sia le opere di costruzione, sia gli annuali interventi di manutenzione, denominati corvées, contribuivano alla coesione del villaggio che si sentiva unito dallo stesso bisogno e dallo stesso fine. Nel XVI sec. venne redatto il Coutumier, la raccolta delle leggi consuetudinarie valdostane, che contiene anche la regolamentazione dei rivi. Diversi personaggi storici scrivono dei ru. Jean-Bapriste de Tillier (1678-1744) è stato forse il primo storico ad occuparsi dei ru. Nell’Historique della Vallée d’Aoste del 1740, ci fornisce indica- zioni sul tipo di colture praticate ai suoi tempi, utili per comprendere l’origine degli antichi canali irrigui: “…le alte montagne del Ducato di Aosta abbondavano di pascoli sui quali si nutriva una grande quantità di bestiame di grossa e media taglia, dai quali si otteneva un ottimo burro e una grande varietà di formaggi. I mayen di montagna producevano il grano, la segale, l’avena, l’orzo, qualche legume e buoni formaggi. Le colline più basse fornivano ancora dei semi, mandorle, noci, castagne, tutti gli alberi da frutto e tanto vino rosso, bianco, moscato…”. La coltivazione delle terre avveniva quasi esclusivamente manualmente perché era scarso l’utilizzo degli animali e pressoché sconosciuto l’aratro. Inoltre, le colture foraggere davano una produzione infruttuosa se non venivano irrigate abbondantemente e questo a causa dei leggeri terreni ghiaiosi. In relazione al clima, De Tillier scrive: “Il clima del duché d’Aoste è molto buo- no per la salute anche se un po’ pungente per coloro che non sono abituati. Certe volte è estremamente freddo d’inverno, troppo secco, ventilato e arido la primavera e d’estate”. Mentre, motivando le cause della relativa aridità in Valle d’Aosta, sostiene: “La siccità causata dai venti continentali devia le piogge e appassisce le terre, lasciando non altro che cenere e polve- re…”. Si può affermare che una grande parte resterà incolta e non produttiva, in quanto sono stati sempre gli abitanti a derivare i canali dai torrenti o dai fiumi e a condurli attraverso cavità scavate nella pietra viva o archi di legno sospesi e aggrappati alla roccia con pendenza a picco, per arrivare a irrigare, non solamente, i giardini e i prati, ma anche i campi e le vigne. Un documento allegato alla richiesta di riconoscimento dell’antico diritto di derivare acqua a uso irriguo inoltrato presso l’Ufficio del Genio civile di Torino, è particolarmente utile per com- prendere la situazione irrigua della Valle d’Aosta attorno all’anno 1922. La maggior parte della rete dei canali della Valsavarenche è ubicata in quote rilevanti ed è utilizzata di conseguenza per l’irrigazione e la fertirrigazione degli alpeggi, oltre che per l’abbeveraggio del bestiame. Nella Valle di Cogne, come in gran parte dei comuni situati ad altitudini medio elevate, la rete irrigua è costituita da un gran numero di canali con portate e lunghezze generalmente poco rilevanti. Possiamo, infatti, supporre che la quantità dei canali irrigui sia stata proporzionata alla relativa facilità di derivare le acque dai vari torrenti che disponevano nel periodo estivo delle portate necessarie. M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    35 Valle di Cogne,Cogne Valsavarenche, Pessey Valle di Cogne, Epinel Valsavarenche, Eau-Rousses 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - CAMPI APERTI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    36 Valsavarenche, DegiozVallsavarenche, Bien Valledi Rhemes, Thumel Valle di Rhemes, Bruil 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - CAMPI APERTI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    37 Valle di Rhemes,Artalle Valle di Rhemes, Mougnoz Valle di Rhemes, Proussaz 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - CAMPI APERTI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    38 Valle di Cogne,Gimillian Valle di Cogne, Epinel Valle di Cogne, SylvenoireValle di Cogne, Champlong 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - TERRAZZAMENTI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    39 Valsavarenche, Eau-Rousses Valsavarenche, RioulaValsavarenche, Lotaz Valsavarenche, Eau-Rousses 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - TERRAZZAMENTI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    40 Valle di Rhemes,Pellaud Valle di Rhemes, Mougnoz 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - TERRAZZAMENTI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    41 Valle di Cogne,Valmianaz Valle di Cogne, Valmianaz Valsavarenche, Pessey Valsavarenche, Bois de Clin 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - DELIMITAZIONI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    42 Valle di Rhemes,OreillerValle di Rhemes, Bruil Valle di Rhemes, Artalle Valle di Rhemes, Brenand 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - DELIMITAZIONI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    43 Valle di Cogne,Valmianaz Valle di Cogne, Montroz Valle di Cogne, Valmianaz Valle di Cogne, Valmianaz Valle di Cogne, Gimillian 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - RETE IRRIGUA M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    44 Valsavarenche, Rovenaud Valsavarenche,Maisonasse Valsavarenche, Degioz Valle di Cogne, Lillaz Valle di Cogne, Buttier Valsavarenche, Pessey 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - RETE IRRIGUA M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    45 Valle di Rhemes,Pellaud Valle di Rhemes, Chaudane Valle di Rhemes, Artalle Valle di Rhemes, Carrè Valle di Rhemes, Thumel 6.2. BENI MINORI CARATTERIZZANTI LE AREE ARGO-PASTORALI - RETE IRRIGUA M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    46 6.3. BENI MINORICARATTERIZZANTI L’ABITATO Gli abitati montani sorgevano dove l’uomo trovava terre- no fertile da colonizzare, nonostante i pericoli che questi terreni presentavano, in quanto collocati alla base di coni di deiezione dei torrenti e ai bordi delle linee di impluvio, quindi soggetti a frequenti alluvioni. Alla base della scelta dove instaurarsi un insediamento, ci sono sempre delle ragioni socio-economiche. Anche se le condizioni di sicurezza erano lontanamente ottimali, gli insediamenti più importanti si stabilirono nei fondovalle lungo le strade antiche o medievali. Anche l’esposizione del versante era determinante. Esiste un netto contrasto tra l’adret e l’envers, termini in genere utilizzati per i versanti della valle principale, ma anche, e soprattutto, in queste valli laterali del tipico orientamento nord-sud. Ma i villaggi sono stati costruiti, soprattutto, in funzione alle esigenze delle attività rurali e la presenza di certe struttu- re del patrimonio collettivo degli abitanti del posto (forni, latterie, mulini, segherie, erano conseguenza della pratica di queste attività. Queste strutture sono da sempre stretta- mente legate a degli avvenimenti della vita rurale monta- na, funesti e lieti, come le alluvioni e le festività, la morte e i santi patroni. Non tutti gli abitati possedevano una chiesa nella quale si potevano svolgere tutte le messe e gli abitanti dovevano recarsi nel villaggio vicino per partecipare alle altre mes- se. Perciò l’elevazione delle chiese da cappelle a parroc- chie era di grande prestigio e in occasione di questo esse venivano restaurate e i campanili innalzati. Il campanile che svetta sopra l’abitato rappresenta il landmark di pae- saggio per eccellenza, ma non lo sono di meno i cimiteri, ritagliati ai limiti dell’abitato, sono spesso lo sfondo o la cor- nice di notevoli panorami. Le fontane sono il bene minore che meglio rappresenta questa categoria, sia per l’adeguata dimensione, sia per l’elevata diffusione sul territorio oggetto di questo rilievo. E’ stata individuata la presenza di 33 edifici religiosi, 14 for- ni, 5 mulini, 1 segheria, 5 cimiteri e, infine, 119 fontane. M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    47 EDIFICI RELIGIOSI, EDIFICICOMUNITARI E CIMITERI A seguito di questo rilievo sono stati individuati 33 edifici religiosi di cappelle, chiese parrocchiali e oratori. I più rilevanti, soprattutto per i loro campanili, sono quelli di Tignet, Degioz, Cogne, Epinel, Sylvenoire, Bruil, Melignon, Coveyrand. I cimiteri individuati sono quelli a Cogne, a Degioz, a Bruil e due a Rhemes Saint-Georges. Molti dei mulini, che appaiono segnati nella mappa catastale, non sono sopravvissuti alle varie alluvioni che nei secoli hanno colpito queste valli. Durante questo studio, sono stati individuati 4 mulini nella Valle di Rhemes e 1 segheria a Maisonasse, nella Valsavarenche, attualmente in stato d’abbandono. I mulini di Pellaud, di Chaudanne e di Voix sono stati oggetto di recenti restauri conservativi. Dal mulino di Bruil-Oreiller sono rimaste le rovine. Negli ultimi anni, attraverso programmi di finanziamento europei, i forni di numerosi villaggi sono stati oggetto di rilevanti restauri conservativi, grazie ai quali, oggi questi forni sono tornati ad essere utilizzati in occasione della tradizionale cottura annuale del pan ner. Sono stati individuati 14 forni, 3 nella valle di Cogne, 3 nella Valsavarenche e 8 nella Valle di Rhemes. FONTANE - ABBEVERATOI - LAVATOI Il documento più antico che parla della costruzione di un acquedotto e delle fontane nella Valle d’Aosta è datato 14 gennaio 1469 e la fontana più antica ancora esistente nel villaggio di Bard è del 27 maggio 1598 e un’altra del 1599 a Verrés. La maggior parte del resto delle fontane valdostane ancora esistenti portano le date dal 1753 al 1920. Nelle valli oggetto di questo rilievo sono state identificate 119 fontane, di cui solo 17 fontane di pietra datate e altre 22 di pietra, il resto sono fontane di cemento prefabbricate o gettate sul posto. La più antica è la fontana di ferro di Cogne (1809) nell’omonima valle, seguita dalla fontana di Chevrere (1878) nella Valsavarenche e la fontana di Tache-Plan Davide (1880) nella Valle di Rhemes. Dal 1945 in poi, a seguito del rapido e potente sviluppo industriale, le fontane di pietra diventarono sempre più rare, sostituite da fontane di cemento o sacrificate, assieme a forni e mulini, pur di far passare la strada che avrebbe permesso l’accesso ai villaggi. Alcune fontane, scampate alla demolizione, sono state spostate di qualche metro, sono state accorciate goffamente o inglobati in nuove costruzioni (Epinel, Toulaplanaz, Chevrere). Altre ancora sono state interrate sul posto e oggi si può ancora notare la loro impronta lungo le strade. Gli abitanti locali rac- contano che le fontane non sono state risparmiate perché non reggevano più l’acqua quindi rimpiazzate con una di cemento. Con l’arrivo dell’acqua direttamente nelle case, l’attenzione a questo patrimonio si è ridotta ulteriormente. Solo negli ultimi anni si notano dei miglioramenti e il ritorno dell’orgoglio dei locali di possedere una fontana di pietra, soprattutto se datata. Le fontane sono di solito situate in mezzo al villaggio, su un piccolo spiazzo, facilmente accessibili a tutti gli usi, ma in particolare al bestiame, perciò non è raro incontrare qualcuna di queste strutture anche lungo i sentieri, all’angolo delle case, in cime del villaggio. In base al luogo dove si trova la fontana, si usavano nomi differenti: boueil di fon (in fondo), di menten (mezzo), di sondzor di velladzo (in cima del villaggio), lo boueil de la traversa (traversa), lo grou boueil (la grande fontana) o, semplicemente, lo bornë. Certe fontane si trovano a chouta, a riparo sotto una tettoia o sotto una volta. Questo permetteva alle donne di lavarci i panni anche con il maltempo. Tra le fontane datate sono a chouta quelle a Degioz (1899), a Chevrere (1938) e a Frassiney (1953). Le fontane di legno erano dedicate quasi esclusivamente al bestiame. Intagliati con l’ascia (in patois dzé) nel tronco del larice o castagno, oggi sono un po’ stretti e hanno una capacità limitata. Sono rare da incontrare e l’unica fontana di legno rilevata, di probabile origine storica, è la fontana di Payel a Valsavarenche, provvista anche di colonna di legno. Esiste un altro tipo di fontana in legno anche questa fatta da un tronco scavato: sono le boueil a loppe, fontane costruite con palanche molto spesse di legno assemblati con cinghie di ferro bullonate con delle viti. Ricordano un po’ la forma delle artse, grosse canalizzazioni di legno che servivano per far passare l’acqua in corrispondenza di depressioni del terreno. Le fontane in pietra sono fatte da pietra trasportata dalla cava più vicina possibile. La più difficile da trasportare era la fontana scavata nello stesso blocco di pietra. Questo tipo, in patois boueil tot d’un bocon. Le altre fontane, dove le pareti sono assemblate e fissate all’estremità da un’asta di ferro bullonata, sono chiamate boueil senllio, doblo, triplo, in base se erano for- mate da una o più vasche. I pezzi per l’assemblaggio della fontana venivano trasportati d’inverno sulla slitta. Normalmente i scalpellini (peccapëre) oggi utilizzano le larpé, o muri di pietra che si lavorano facilmente con le forbici (cesail), ma qualora non fosse possibile, si utilizzava anche la përe bèse, una sorta di pietra grigio bluastra difficile da lavorare (serpentino). L’unica fontana di metallo riscontrata sul territorio è la fontana di ferro di Cogne, risalente al 1809, la più antica fontana rilevata. La forma più utilizzata è quella rettangolare. Su uno dei lati lunghi era solito incidere l’anno e/o gli iniziali di chi ha fatto la fontana o del suo proprietario. Con questo rilievo sono state segna- late anche le fontane di piccole dimensioni, addossate alle abitazioni (Lillaz) o ai forni (Bruil), ritenute rilevanti in quanto fontane di utilizzo pubblico. Quando una fontana era formata da due o più vasche, la tradizione voleva che nella prima non si potevano lavare i panni in quanto quella vasca era riservata all’abbeveraggio del be- stiame. Quando la fontana era fatta di una sola vasca, i panni si dovevano lavare in modo che l’acqua sporca dal lavaggio non rientrasse nella vasca, lasciando così l’acqua pulita per l’abbeveraggio. Questo dimostra quanto fossero rigide le regole da osservare per garantire il buon utilizzo della proprietà comune e in caso di trasgressioni venivano fatte delle multe. Sul 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    48 6.3. BENI MINORICARATTERIZZANTI L’ABITATO territorio oggetto di questo studio, si può generalizzare che la maggior parte delle fontane di cemento di recente realizzazione sono fatte di due vasche e quelle, invece, di pietra datate da due vasche sono formate le fontane di Chevrere, Rovenod, Degioz, Tignet, Creton. La tsëvra è la colonna della fontana, intagliata all’interno, nella quale l’acqua si alza a un’altezza di circa un metro e trenta centimetri, per uscire dalla brotsetta (bocchetta). Nella maggior parte dei casi questa tsëvra era fatta di legno, come le tubature che conducevano l’acqua alla fontana. Questi ultimi avevano una durata limitata, normalmente non più di due anni. La tsëvra è sempre esterna alla vasca, posta sul lato corto o sul lato lungo (Cogne). A partire dal 1910, tutte le tsëvre sono stati rimpiazzate con altre di cemento prodotte in serie. Le fontane di pietra di recente realizzazione, invece, spesso hanno anche la colonna in pietra. E’ rimasta di pietra la colonna della fontana di Vieux, datata 1897 e di Cogne, non datata. Le brotsette, invece, sono in bronzo o in ottone, generalmente decorate con animali, ad esempio serpente o lumaca, come alcune fontane a Cogne. Sotto le bocchette, spesso sono agganciate alla vasca barre in ferro che servivano da base di appoggio per i secchi mentre venivano riempiti di acqua. La manutenzione delle fontane, come anche delle tubature, si svolgeva con i corvées (corvë) che si suddivideva in turni, le intsardzo. La legna utilizzata per fare questi tubi erano normal- mente di daille, o pino alpestre (pino silvestre o pino mugo), un albero “grasso” che aveva una durata superiore di qualsiasi altro legno. Le tubature erano giuntate con una guarnizione, il cercillio o con raccordi di metallo, i vire. Si preparavano d’inverno ed era sempre la stessa persona che aveva l’incarico, l’intsardzo, giacché l’operazione richiedeva una grande precisione e conoscenza delle piante: dovevano essere giovani e non dovevano avere troppi nodi. Il canale, anche se superficiale, richiedeva la stessa cura giornaliera. Normalmente veniva riempito con pietre alla base, poi livellato con terra fina o sabbia sulla quale venivano posati i tubi; e con le courvait si toglievano attentamente le pietre accanto il tubo. A volte, nelle borgate più povere, il tubo veniva posato direttamente sul suolo senza nessuna protezione. D’inverno non era raro vederli gelare e le fontane rimanevano senza acqua. Capitava spesso anche che i tubi si otturavano a causa delle radici che si introducevano nelle giunture e venivano chiamate cuye, ovvero code. I tubi di legno sono stati progressivamente rimpiazzati da altri di arenario o di piombo. Anche questi tipi di tubi presentavano dei problemi, il primo era troppo fragile, l’altro si schiacciava troppo facilmente. Sono stati utilizzati anche tubi di ferro, per arrivare ai giorni di oggi e l’utilizzo dei tubi di plastica. DELIMITAZIONI E MURI DI SOSTEGNO Le recinzioni all’interno dell’abitato non fanno parte della tradizione costruttiva locale, in quanto storicamente le proprietà delle abitazioni tendevano a non essere delimitate. Le uniche delimitazioni tradizionali sono quelle che caratterizzano le aree coltivate, gli orti, usate come protezione dagli animali selvatici, e le aree a pascolo, usate per sorvegliare il bestiame all’inter- no di recinti. Gli orti, spesso situati all’interno o in prossimità dell’abitato, hanno una recinzione fatta da tavole di legno con le estremità appuntite, disposte verticalmente, affiancate senza lasciare sazio tra di loro e inchiodate su due traverse. ll legno storicamente più impiegato è di castagno o di larice, di facile reperibilità e lavorabilità. Oggi molti orti sono stati recintati con reti metalliche o plastiche fissate su paletti di legno o di metallo. Un’altra tipologia di recinzione riscontrata, che riprende un modello di recinzione tradizionale, è caratterizzata da montanti costituiti da una spessa lastra di pietra infissa nel terreno, lavorata per ricavarne una sella dove si appoggia il corrente. PAVIMENTAZIONI E DRENAGGIO DELLE ACQUE SUPERFICIALI Le pavimentazioni in pietra hanno sostituito storicamente le superfici in terra battuta per migliorare il drenaggio delle acque piovane e il transito dei mezzi su ruote. La pavimentazione tradi- zionale può essere in acciottolato, in lastricato o in selciato. A seguito di questa ricerca non sono state individuati esempi di pavimentazioni tradizionali. Molte delle pavimentazioni dei villaggi rilevati, sono tuttora in terra battuta, come Valnontey, Maisonasse, Frassiney, e, in base all’esposizione del villaggio, risultano più o meno inerbiti. Sono state riscontrate diverse sistemazioni recenti di lastricato, prevalentemente percorsi privati, pavimentati con lastre, rettangolari o irregolari, disposti a giunti sfalsati creando un disegno irregolare. Altro tipo di pavimentazione, sempre recente, è la pavimentazione a cubetti di pietra disposti a formare delle geometrie. E’ rappresentativo l’intervento a Voix, Sarral, Bruil. Le vie interne principali dei villaggi di maggiore dimensione, a partire della fine del XVIII sec, iniziano ad essere pavimentati preoccupandosi soprattutto dei ruscelli che scorrono nelle vie principali e causano dei problemi alla viabilità. I tradizionali canali in legno, in pietra o in alveo naturale furono sostituiti con le cosi dette conques, delle vere e proprie cunette centrali, formate da due contrapposte pendenze delle careggiate convergenti verso l’asse centrale. Ha contribuito a questo fondamentale ammodernamento, Vignetes des Etoles, originario di Thonon (Haute Savoie) è il primo intendente sabaudo presso la Valle d’Aosta dal 1773 al 1784, il quale, nonostante l’opposizione del consiglio comunale perché non si sarebbe più potuto lavare comodamente il bucato, realizzò un primo tratto a scopo dimostrativo, ancora oggi presente sul decumano massimo della città di Aosta. Questo tipo di pavimentazione è presente anche nelle strade principali di Cogne. 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    49 Valle di Cogne,Cogne Valle di Cogne, Cogne Valsavarenche, DegiozValsavarenche, Degioz 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - FONTANE, ABBEVERATOI, LAVATOI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    50 Valsavarenche, Tignet Valsavarenche, Tache-PlanDavid Valsavarenche, Tache-Plan David Valsavarenche, Tignet 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - FONTANE, ABBEVERATOI, LAVATOI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    51 Valsavarenche, Rovenaud Valsavarenche,Rovenaud Valsavarenche, Chevrere Valsavarenche, Chevrere 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - FONTANE, ABBEVERATOI, LAVATOI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    52 Valle di Rhemes,Vieux Valle di Rhemes, Coveyrand Valle di Rhemes, Coveyrand Valle di Rhemes, Vieux 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - FONTANE, ABBEVERATOI, LAVATOI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    53 Valle di Cogne,Champlong Valle di Cogne, Maisonasse Valle di Cogne, Degioz Valle di Cogne, Vieyes 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - FORNI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    54 Valle di Rhemes,Pellaud Valle di Rhemes, Bruil Valle di Rhemes, Chaudanne Valle di Rhemes, Carrè 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - FORNI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    55 Valle di Rhemes,FrassineyValle di Rhemes, Creton Valle di Rhemes, CoveyrandValle di Rhemes, Voix Valle di Rhemes, Artalle 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - FORNI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    56 ELEMENTI CARATTERIZZANTI L’ABITATO eDifiCireligiosi Valle di Cogne, Montroz Dedicata alla Pietà, è stata rifondata nel 1712. Valle di Cogne, Cogne Dedicata a Sant’Or- so, protettore contro le calamità naturali e molte malattie, la chiesa parrocchiale di Cogne fu costruita nella prima metà del XVII sec. e Il campa- nile, alto 40,50 m, fu sopraelevato e rico- struito nel 1840 per adattare le fonda- menta al nuovo peso. Valle di Cogne, Cretaz La cappella, fondata nel 1667, è dedicata alla Conversione di S. Paolo. Valle di Cogne, Epinel Intitolata ai Santi Sebastiano e Fabiano, protettori contro la peste e le epidemie, risale a 1699. La torre campanaria risale a inizio XVIII sec. Valle di Valnontey, Valnontey Intitolata a San Leonardo, protettore degli agri- coltori e del bestiame, è stata rifondata nel 1715. (Street View - 2011) Valle di Cogne, Lillaz Intitolata a S. Clemente, già Sant’Anna, è stata fondata nel 1606, distrutta dall’alluvione del 1863 e ricostruita nel 1875. Valle di Cogne, Gimillian Intitolata a San Pantaleone, protettore degli op- pressi, medico dei malati e persecutore dei de- moni, risulta esistente nel XVII secolo. Valle di Cogne, Champlong Intitolata a S. Barbara, protettrice contro i fulmi- ni e la morte improvvisa, fu ricostruita a seguito dell’alluvione del 1863. Valle di Cogne, Cogne (Street View - 2011) Valle di Cogne, Vieyes Intitolata a S. Grato, protettore dei raccolti dalle tempeste, spe- cie dalla grandine, è stata costruita nel 1772 e rifatta nel 1855. Valle di Cogne, Sylvenoire Intitolata a S. Barbara, protettrice contro i fulmini e la morte improvvisa, e S. Margherita, protettrice delle donne in gravidanza, è stata ricostruita ex novo nel 1872. 04 01 05 15 0202 03 03 01 02 05 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio 80 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - EDIFICI RELIGIOSI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    57 ELEMENTI CARATTERIZZANTI L’ABITATO eDifiCiComunitari - Cappelle Valsavarenche, Bien Intitolata a S. Anna, fu benedetta nel 1964. Valsavarenche, Tignet Intitolata a Notre Dames de Protection, è stata edificata nel 1673. Il piccolo campanile è stato aggiunto nel 1832. Tignet è l’unico villaggio, a parte il capoluogo, ad avere un campanile. Valsavarenche, Creton Intitolata a San Giovanni Evangelista, venne co- struita dagli abitanti nel 1799. (Street View - 2011) Valsavarenche, Rovenaud Intitolata sia a San Defendente, sia a Santa Mar- gherita, è stata costruita nella prima metà del XVII sec. Valsavarenche, Bois de Clin Valsavarenche, Degioz Dedicata a Notre Dame du Mont-Car- mel, risale al 1889. Il campanile, rimasto dalla vecchia cap- pella, risale al 1483. Valsavarenche, Bois de Clin Intitolata a San Fran- cesco, fu costruita verso il 1630. Valsavarenche, Fenille Intitolata sia a No- tre-Dame de Pitié, sia a Santa Mar- gherita e venne costruita verso il 1633, poi ampliata alla fine del secolo scorso. Valsavarenche, Molère Dedicata all’Annunciazione e a San Bernardo, fu edificata nella prima metà del XVII sec. e poi rico- struita intorno alla metà del XIX sec. San Bernardo è patrono degli alpinisti e dei viaggiatori. Valsavarenche, Molère Dedicata all’Annunciazione e a San Bernardo, fu edificata nella prima metà del XVII sec. e poi rico- struita intorno alla metà del XIX sec. San Bernardo è patrono degli alpinisti e dei viaggiatori. Valsavarenche, Chevrere Dedicata a Santa Barbara, fu fondata nel 1650. Valsavarenche, Breuil - Pont Intitolata alla Madonna delle Cime, fu costruita nel 1971-72. (Street View - 2011) 01 01 01 01 01 01 01 01 01 01 02 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio 110 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - EDIFICI RELIGIOSI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    58 ELEMENTI CARATTERIZZANTI L’ABITATO eDifiCiComunitari - Cappelle Valle di Rhemes, Pellaud Intitolata a SS. Fabia- no e Sebastiano e S. Rocco, fu costruita nel 1869. Di fronte, sulla roccia, è stato costruito un piccolo campanile. Valle di Rhemes, Melignon Dedicata a S. Mar- gherita e S. Cassiano, fu costruita nel 1679. Valle di Rhemes, Frassiney Dedicata a S. Giaco- mo e a S. Giovanni,- viene ricostruita nel 1626-27. Valle di Rhemes, Sarral Dedicata a St. Defen- dent (patrono di Sar- ral) e di St. Georges, venne edificata nel 1710. Nel 1810 le case di Sarral furono deva- state da un violento incendio che rispar- miò la sola cappella. Valle di Rhemes, Creton L’oratorio è caratteriz- zato dall’affresco del- la Vergine Maria sulla facciata. Valle di Rhemes, Proussaz Dedicata a SS. Ber- nardo e Agata nel 1717-18. Valle di Rhemes, Vieux Intitolata alla Madon- na e ai SS. Rocco, Sebastiano, Fabiano e Marco, fu costruita nel 1662 in seguito ad un voto della popola- zione locale per scon- giurare il contagio nel 1630. Valle di Rhemes, Tache - Plan Brando Dedicata a San Le- onardo. La trave di colmo riporta le prime tre cifre, 168?, della data. Valle di Rhemes, Bruil Intitolata all’Immacolata Concezione, La chiesa odierna fu costruita nel 1680 al posto della cap- pella del 1495, della quale rimane il campanile. Valle di Rhemes, Coveyrand Dedicata a S. Antonio abate, il cui culto è asso- ciato alla protezione del bestiame e S. Margheri- ta, patrona della salute ed invocata nei prati, è stata totalmente trasformata nel 1713. Valle di Rhemes, Carrè Dedicata a Sant’Anna, è stata fondata nel 1620. Fu interamente ricostruita nel 1864 e benedetta nel 1865. E’ la più antica del comune. Valle di Rhemes, Voix Dedicata a S.S. Firmi e Pantaleon per scongiurare il pericolo delle valanghe a di altri disastri naturali. E’ la più recente delle cappelle nella parrocchia di S. George, eretta nel 1781. 06 03 01 02 01 03 02 01 05 03 05 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio 113 6.3. BENI MINORI CARATTERIZZANTI L’ABITATO - EDIFICI RELIGIOSI M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    59 7.1. INTERPRETAZIONE DELLAPRESENZA QUANTITATIVA DEI BENI MINORI DI PAESAGGIO - TABELLA DEL RILEVAMENTO VERS. ALT. VALLE DI COGNE TRACCIATO MURI DI SOSTEGNO FONDO E DRENAGGIO DELIMITAZIONI PONTI ORATORI CAMPI APERTI TERRAZZAMENTI DELIMITAZIONI RETE IRRIGUA CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE DELIMITAZIONI PAVIMENTAZIONE 1 DX 1731 VALMIANAZ 1 0 1 0 0 0 1 0 1 1 0 0 0 0 1 1 1 2 DX 1666 VALNONTEY 1 0 1 1 1 0 1 1 0 1 1 0 0 0 1 1 1 3 SX 1613 LILLAZ 1 1 1 1 0 0 1 1 0 1 1 0 0 0 1 1 0 4 DX 1600 CHAMPLONG 1 0 1 0 1 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0 5 DX 1788 GIMILLAN 1 1 1 0 1 0 1 1 0 1 1 1 0 0 1 1 0 6 DX 1672 MONTROZ 1 1 1 0 0 1 1 1 1 1 1 0 0 0 1 0 0 7 SX 1500 COGNE 1 1 1 0 1 0 1 1 0 0 1 0 0 1 1 1 1 8 SX 1500 BUTTIER 1 0 1 0 1 0 1 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 9 DX 1500 CRETAZ 1 1 1 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0 0 1 1 1 10 DX 1400 EPINEL 1 1 0 1 1 0 1 1 1 0 1 0 0 0 1 0 0 11 SX 1200 SILVENOIR 1 1 1 0 0 0 0 1 0 1 1 0 0 0 1 0 1 12 DX 1200 VIEYES 1 0 0 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0 VERS. ALT. VALSAVARENCHE TRACCIATO MURI DI SOSTEGNO FONDO E DRENAGGIO DELIMITAZIONI PONTI ORATORI CAMPI APERTI TERRAZZAMENTI DELIMITAZIONI RETE IRRIGUA CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE DELIMITAZIONI PAVIMENTAZIONE 1 SX 1900 BREUIL 1 1 1 1 1 0 1 0 1 1 1 0 0 0 0 0 0 2 SX 1900 PONT 1 1 0 1 0 1 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 3 DX 1800 PESSEY 1 1 1 1 1 1 1 0 0 1 0 0 0 0 0 1 1 4 SX 1600 EAU ROUSSES 1 1 1 1 0 1 1 1 0 0 0 1 0 0 1 0 0 5 SX 1600 MAISONASSE 1 1 1 1 1 1 0 1 1 1 0 1 1 0 1 1 1 6 DX 1629 BIEN 1 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0 0 1 0 1 7 SX 1600 CRETON 1 1 1 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0 8 SX 1600 TOULAPLANAZ 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 9 SX 1600 PAYEL 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 1 1 1 10 DX 1600 LE TOULE 1 0 1 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 11 DX 1600 TIGNET 1 1 1 0 1 0 1 1 0 1 1 0 0 0 1 1 1 12 DX 1600 NEX 1 0 1 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 13 DX 1500 DEGIOZ 1 0 1 1 0 0 1 1 0 1 1 1 0 1 1 1 0 14 SX 1500 VERS LE BOIS 1 1 1 0 0 1 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 1 15 DX 1400 ROVENAUD 1 0 1 0 1 0 1 1 1 1 1 0 0 0 1 1 1 16 DX 1400 LOTAZ 0 1 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 17 DX 1400 RIOULA 0 1 1 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 18 SX 1400 BOIS DE CLIN 1 0 1 0 0 0 1 1 1 1 1 0 1 0 1 0 0 19 SX 1300 FENILLE 1 0 1 0 0 0 1 1 0 0 1 0 0 0 1 1 1 20 DX 1200 MOLERE 1 0 1 0 0 1 1 0 0 0 1 0 0 0 1 1 1 21 DX 1100 CHEVRERE 1 0 1 1 0 0 0 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0 VERS. ALT. VALLE DI RHEMES TRACCIATO MURI DI SOSTEGNO FONDO E DRENAGGIO DELIMITAZIONI PONTI ORATORI CAMPI APERTI TERRAZZAMENTI DELIMITAZIONI RETE IRRIGUA CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE DELIMITAZIONI PAVIMENTAZIONE 1 DX 1900 THUMEL 0 0 1 0 1 1 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 2 DX 1800 PELLAUD 1 0 1 0 1 0 1 1 1 1 1 1 1 0 1 0 1 3 DX 1800 CHAUDANNE 1 0 0 1 0 0 1 0 1 1 0 1 1 0 1 1 1 4 DX 1800 PONT 1 0 1 0 1 0 1 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0 5 DX 1800 BROILLAT 1 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 6 DX 1700 BRUIL 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 1 1 1 1 1 1 1 7 DX 1700 OREILLER 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 0 0 0 0 1 0 0 8 SX 1700 CHANAVEY 1 0 1 0 1 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 9 SX 1600 CARRE' 1 0 1 1 0 0 1 0 1 1 1 1 0 0 1 0 0 10 DX 1600 ARTALLE 1 1 1 0 0 0 1 1 1 1 0 1 0 0 1 0 1 11 DX 1600 BRENAN 1 0 1 0 0 0 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 1 12 SX 1500 MELIGNON 1 1 1 0 0 0 1 1 1 0 1 0 0 0 1 0 0 13 SX 1500 BARMAZ 1 0 1 0 0 0 1 1 1 0 0 0 0 0 1 0 0 14 DX 1500 CRETON 1 1 1 1 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0 15 SX 1400 PROUSSAZ 1 1 0 0 0 0 1 1 1 1 1 0 0 0 1 1 0 16 SX 1500 MOUGNOZ 1 1 1 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 1 0 1 17 SX 1600 PLANPRAZ 1 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 18 SX 1600 COURTHOUD 1 1 1 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0 1 19 SX 1300 FRASSINEY 1 0 1 0 0 0 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0 20 SX 1200 VOIX 1 0 1 0 0 0 1 1 0 1 1 0 1 0 1 0 1 21 DX 1200 VIEUX 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0 22 DX 1200 COVEYRAND 1 0 1 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0 1 1 0 0 23 SX 1000 SARRAL 1 0 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 1 0 1 24 SX 1000 TACHE - PLAN DAVID 1 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 25 SX 1000 TACHE - PLAN DI BRANLOZ 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    60 7.1. INTERPRETAZIONE DELLAPRESENZA QUANTITATIVA DEI BENI MINORI DI PAESAGGIO - TABELLA DEL RILEVAMENTO VALLE DI COGNE PONTI ORATORI CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE VALSAVARENCHE PONTI ORATORI CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE VALLE DI RHEMES PONTI ORATORI CAPPELLE FORNI MULINI CIMITERI FONTANE VALMIANAZ 0 0 0 0 0 0 1 BREUIL 1 0 1 0 0 0 0 THUMEL 1 1 0 0 0 0 0 VALNONTEY 1 0 1 0 0 0 2 PONT 0 1 0 0 0 0 0 PELLAUD 1 0 1 1 1 0 2 LILLAZ 0 0 1 0 0 0 4 PESSEY 1 1 0 0 0 0 0 CHAUDANNE 0 0 0 1 1 0 3 CHAMPLONG 1 0 1 1 0 0 1 EAU ROUSSES 0 1 0 1 0 0 1 PONT 1 0 0 1 0 0 1 GIMILLAN 1 0 1 1 0 0 3 MAISONASSE 1 1 0 1 1 0 2 BROILLAT 0 0 0 0 0 0 1 MONTROZ 0 1 1 0 0 0 1 BIEN 0 0 1 0 0 0 2 BRUIL 0 0 1 1 1 1 6 COGNE 1 1 2 0 0 1 8 CRETON 0 0 1 0 0 0 3 OREILLER 0 0 0 0 0 0 1 BUTTIER 1 0 0 0 0 0 0 TOULAPLANAZ 1 0 0 0 0 0 2 CHANAVEY 1 0 0 0 0 0 0 CRETAZ 0 0 1 0 0 0 5 PAYEL 0 0 0 0 0 0 1 CARRE' 0 0 1 1 0 0 2 EPINEL 1 0 1 0 0 0 5 LE TOULE 0 0 0 0 0 0 0 ARTALLE 0 0 0 1 0 0 3 SILVENOIR 0 0 1 0 0 0 3 TIGNET 0 0 1 0 0 0 1 BRENAN 0 0 0 0 0 0 0 VIEYES 0 0 1 1 0 0 3 NEX 0 0 0 0 0 0 1 MELIGNON 0 0 1 0 0 0 3 6 2 11 3 0 1 36 DEGIOZ 0 0 1 1 0 1 6 BARMAZ 0 0 0 0 0 0 1 VERS LE BOIS 0 1 0 0 0 0 2 CRETON 0 0 1 1 0 0 1 ROVENAUD 1 0 1 0 0 0 2 PROUSSAZ 0 0 1 0 0 0 5 LOTAZ 0 0 0 0 0 0 0 MOUGNOZ 0 0 0 0 0 0 2 RIOULA 0 0 0 0 0 0 0 PLANPRAZ 0 0 0 0 0 0 0 BOIS DE CLIN 0 0 1 0 1 0 1 COURTHOUD 0 1 0 0 0 0 1 FENILLE 0 0 1 0 0 0 2 FRASSINEY 0 0 1 1 0 0 3 MOLERE 0 0 1 0 0 0 3 VOIX 0 0 1 0 1 0 5 CHEVRERE 0 0 1 0 0 0 3 VIEUX 0 0 1 0 0 0 4 5 5 10 3 2 1 32 COVEYRAND 0 0 1 0 0 2 3 SARRAL 0 0 1 0 0 0 3 TACHE - PLAN DAVID 0 0 1 0 0 0 1 TACHE - PLAN DI BRANLOZ 0 0 1 0 0 0 0 4 2 12 8 4 3 51 M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    61 7.2. INTERPRETAZIONE DELLAPRESENZA QUANTITATIVA DEI BENI MINORI DI PAESAGGIO - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    62 7.2. INTERPRETAZIONE DELLAPRESENZA QUANTITATIVA DEI BENI MINORI DI PAESAGGIO - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio
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    63 7.2. INTERPRETAZIONE DELLAPRESENZA QUANTITATIVA DEI BENI MINORI DI PAESAGGIO - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA M.I.C.Ro P.A.R.Co Metodo d’Indagine per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Ambientale, Rurale e Costruito Work experience presso l’Ente PNGP nell’ambito del progetto “Torno Subito” finanziato dal FSE e Regione Lazio