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Manuale ad uso dei lavoratori
Informazione dei lavoratori ai sensi
dell’art. 36 del D.Lgs. 9 aprile 2008 N. 81 e s.m.
e del Decreto n. 388 del 15/07/03
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IL PRIMO SOCCORSO
Il primo soccorso è l’aiuto dato alla
vittima, attraverso azioni standardizzate
compiute da personale non sanitario,
in attesa dell’intervento specializzato.
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COMPITI DEL PRIMO
SOCCORRITORE
- attivare il pronto soccorso (chiamate dei soccorsi):
- valutare la vittima e, se necessario, sostenerne le
funzioni vitali:
- arrestare una emorragia esterna;
- proteggere ferite e ustioni;
- preservare la vittima da ulteriori danni;
- non fare azioni inutili o dannose.
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AZIONI INUTILI O DANNOSE
In emergenza sanitaria vi sono alcune azioni che non devono essere assolutamente intraprese
Tra queste:
NON somministrare da bere alla vittima né acqua né bevande alcoliche;
NON spostare la vittima a meno che l’ambiente non sia seriamente pericoloso e/o
che le condizioni della vittima richiedano una posizione diversa;
NON mettere a tutti i costi la vittima seduta, o, ancor peggio, in piedi;
NON ridurre lussazioni e/o fratture;
NON rimuovere eventuali corpi estranei conficcati profondamente (v’è il serio rischio
di causare gravi emorragie);
NON bucare le flitténe (bolle che si fanno nell’ustione di II grado)
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LE DOTAZIONI DELL’ADDETTO
AL PRIMO SOCCORSO
Sono previste dalla legge (Decreto 388/03), in relazione al numero dei lavoratori
e all’entità dei rischi; si tratta del pacchetto di medicazione (per le aziende più piccole
e a minor rischio) e della cassetta di pronto soccorso (per quelle più grandi e a maggior
rischio).
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L’AUTOPROTEZIONE DAI RISCHI DEL SOCCORSO
In emergenza sanitaria, prima di agire, il soccorritore deve:
• badare alla propria incolumità, garantendo, in via prioritaria la sicurezza della scena;
• pensare ai rischi che si corrono prima di agire.
I pericoli dai quali difendersi possono provenire dall’ambiente del soccorso,
dal sangue e dai fluidi biologici e dalla condizione e/o comportamento
della vittima.
Nelle procedure di primo soccorso i principali presidi di protezione per
Evitare il contatto diretto con il sangue gli altri fluidi biologici, sono:
• i guanti monouso;
• la visiera paraschizzi;
• dispositivi di protezione facciale per la respirazione
bocca/bocca.
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LA GESTIONE DELL’EMERGENZA SANITARIA E
LA “CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA”
La gestione dell’emergenza sanitaria è incardinata in un processo definito
“catena della sopravvivenza”.
Si considera tale processo come costituito da quattro anelli: i primi due (chiamata
dei soccorsi e valutazione ed (eventuale) sostegno delle funzioni vitali) sono
di competenza anche del soccorritore laico.
Gli altri due anelli (supporto avanzato alle funzioni vitali e trasporto del
paziente nell’ospedale adatto) sono di esclusiva competenza del 118.
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LA CHIAMATA DEI SOCCORSI
La buona riuscita di un intervento di soccorso dipende anche dalla tempestività
con la quale il 118 riesce a raggiungere il luogo dell’evento.
Per questa ragione il primo soccorritore incaricato della chiamata dei soccorsi
dovrà indicare con precisione:
• l’indirizzo del luogo ove è occorso l’infortunio (o il malore);
• il numero di infortunati (o di malati);
• la possibile causa che ha scatenato l’evento;
• lo stato delle funzioni vitali dell’infortunato, specificando se il
medesimo sia cosciente o meno e se respiri normalmente o meno
A margine della chiamata è sempre opportuno:
• dare le proprie generalità, indicando un numero telefonico al quale
si può essere raggiunti;
• attendere i soccorritori all’esterno dell’azienda (per esempio, nei pressi
della portineria)
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LA RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI
Giunto sul luogo, il soccorritore osserva la scena dell’evento;
se non è stato testimone del fatto, richiede una sommaria
descrizione ai presenti (valutazione della dinamica dell’evento).
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QUANDO SPOSTARE UN PAZIENTE
Il primo soccorritore, di norma, non deve mai spostare il paziente a meno
che non ricorra anche una sola delle seguenti eventualità:
1. Il luogo dell’evento è pericoloso per il paziente e/o per i soccorritori;
2. L’intervento richiede una diversa posizione della vittima (per esempio,
paziente in arresto respiratorio rinvenuto su un fianco).
Regola generale: nel caso in cui sia assolutamente necessario spostare
o trasportare la vittima di un sospetto trauma, la colonna non deve
mai essere piegata né torta, ma il collo dovrà essere immobilizzato
anche utilizzando mezzi di fortuna e il resto della colonna vertebrale
dovrà rimanere sempre sullo stesso asse.
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ANATOMIA E FISIOLOGIA DELL’APPARATO
CARDIOVASCOLARE E RESPIRATORIO
Il cuore è un organo muscolare cavo, posto al centro del torace e
costituito da quattro cavità, due superiori (gli altri) e due inferiori (i
ventricoli).
La piccola circolazione (o polmonare), che inizia nel ventricolo destro
e finisce nell’atrio sinistro, ha la funzione di ossigenare il sangue.
La grande circolazione (o sistemica) inizia nel ventricolo sinistro e
termina nell’atrio destro ed ha il compito di portare ossigeno ad organi
e tessuti.
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Il sangue circola nel nostro organismo attraverso i vasi sanguigni (arterie,
vene e capillari). Le arterie portano sangue ossigenato dal cuore alla
periferia, le vene conducono sangue utilizzato dai tessuti al cuore.
Nei capillari avvengono gli scambi gassosi tra sangue e cellule dei tessuti
e viceversa.
Il sistema respiratorio è costituito da naso, bocca, laringe, trachea,
bronchi, polmoni.
L’aria viene introdotta dall’interno dei polmoni attraverso il naso e la
bocca, attraversando il laringe e la trachea; questa si divide in due
bronchi (destra e sinistra) che portano l’aria nei due polmoni.
I movimenti respiratori sono regolati da centri nervosi
posti nella porzione di cervello detta “bulbo cerebrale” e
sono garantiti dal funzionamento dei muscoli
intercostali, del collo e del muscolo diaframma.
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ARRESTO CARDIORESPIRATORIO
E RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE
L’arresto cardiorespiratorio è un’emergenza sanitaria assoluta.
In seguito a questo evento si producono alterazioni delle cellule celebrali, che
diventano irreversibili dopo 4-6 minuti dall’arresto cardiaco.
La tempestiva esecuzione di manovre idonee a conservare un’ossigenazione
d’emergenza può frenare l’evoluzione del danno irreversibile ai tessuti cerebrali.
La rianimazione cardiopolmonare (in sigla RCP) è un’insieme d’interventi e
di manovre finalizzate a sostenere l’attività cardiorespiratoria e, se
possibile, a ripristinare le funzioni vitali, vale a dire ad impedire che
coscienza, respirazione e circolazione – attività necessarie a garantire la
sopravvivenza – abbiano un arresto definitivo. In questi casi l’azione del
soccorritore si fonda sul seguente principio: ogni volta che una funzione
vitale (coscienza, respirazione e circolazione) è compromessa, occorre
sostituirla con adeguata manovre
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LA SEQUENZA DI RIANIMAZIONE
CARDIOPOLMONARE
Nell’attesa del personale sanitario di soccorso la valutazione ed il sostegno delle funzioni
vitali devono seguire una sequenza d’azioni che possano essere così riassunte:
• metti in sicurezza te stesso, la vittima e i parenti;
• verifica se la vittima è cosciente;
• valuta l’attività respiratoria;
• avvia la RCP con 30 compressioni toraciche esterne, se non c’è attività
respiratoria;
• prosegui la RCP con 2 insufflazioni respiratorie
• alterna compressioni toraciche con insufflazioni (30 compressioni e 2 insufflazioni);
• continua la RCP, arrestandoti solo quando:
- arrivano i soccorsi qualificati e prendono il tuo posto,
- sei divenuto esausto,
- la vittima comincia a respirare normalmente
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SICUREZZA SULLA SCENA
La prima azione che il soccorritore deve compiere, ancor
prima di verificare le funzioni vitali della vittima, è di
controllare che se stesso, la vittima e gli altri testimoni
dell’evento siano al sicuro, ovvero che non ci siano sulla scena
del soccorso eventuali pericoli ambientali, che possano
minacciare l’incolumità degli astanti.
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VERIFICA DELLO STATO DI COSCIENZA
Solo dopo essersi assicurati di agire in scena sicura. È possibile avvicinarsi all’infortunato
e valutare il suo stato di coscienza: a questo punto, quindi, il soccorritore, accostatosi alla
vittima, la chiama ad alta voce (“Signore! È tutto a posto?...”) e la scuote con dolcezza
afferrandola per le spalle.
Se il soggetto risponde, bisogna lasciarlo nella posizione in cui si trova cercando di
capire, se possibile, cosa è successo e, se serve, chiedendo aiuto. Comunque, anche se il
malessere si risolve, è opportuno controllare, per un po’ la vittima, finchè resta in una
qualche indisposizione fisica.
Ma se la vittima non risponde, la sua coscienza è compromessa (lo stato d’incoscienza
ha alla base una sofferenza cerebrale transitoria che – se non si contrasta subito
potrebbe comprometterne la vita); alla presenza di un soggetto incosciente è
necessario:
• Chiamare in aiuto i presenti; se si è soli, si urla, si agitano le braccia per attirare
l’attenzione di qualche passante;
• Posizionare la vittima distesa sulla schiena; se è distesa sulla pancia, ruotarla sul
dorso (con visto e pancia all’insù);
• Aprire, dunque, le vie aeree della vittima estendendo il capo e sollevando il mento.
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APERTURA DELLE VIE AEREE
La manovra si effettua esercitando una leggera pressione sulla
fronte, mentre contemporaneamente viene sollevato il mento
(iperestensione del capo) e serve a impedire l’eventuale ostruzione
al passaggio dell’area esercitata dal rilasciamento della base della
lingua sulla trachea.
Tecnica d’esecuzione. Si portano le mani sulla fronte della vittima e
sulla parte ossea del mento e si procede, nel contempo, a far ruotare
in dietro il capo e a mandare su il mento
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VALUTAZIONE DELL’ATTIVITA’ RESPIRATORIA
Dopo l’apertura delle vie aeree si valuta il respiro e, se questo è assente o non è
normale, s’allerta il sistema di emergenza.
Il soccorritore, avvicinatosi alla bocca ed al naso della vittima, esegue la manovra
secondo la seguente procedura:
1. Guarda le eventuali escursioni del torace
2. Ascolta il rumore dell’aria nel caso che fuoriesca dalla bocca e dal naso della
vittima e, infine,
3. Sente sulla propria guancia la più lieve brezza d’aria che eventualmente
scaturisce dalla bocca e dal naso della vittima
Questa sequenza, che con una stratagemma mnemonico è indicata con la sigla
GAS (Guardo, Ascolto e Sento), dovrà essere effettuata per 10 secondi, contando a
voce alta da uno a dieci
In questo modo si determina se la vittima respira normalmente e, se non
si è certi che respiri regolarmente, occorre comportarsi come se fosse in
arresto respiratorio
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Se la vittima respira normalmente:
• Mettere in posizione laterale di sicurezza (PLS)
• Far chiamare o chiamare il 118 comunicando che c’è un soggetto in stato
d’incoscienza che respira.
La posizione laterale di sicurezza. Permette di controllare con facilità le funzioni
vitali e d’intervenire rapidamente in caso d’arresto respiratorio; favorisce, anche,
la fuoriuscita spontanea di fluidi dalla bocca, che altrimenti potrebbero ingorgare
le vie respiratorie.
La PLS consente al soccorritore, anche se è solo, di allertare il 118 o di assistere
altri infermi.
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Se la vittima non respira normalmente:
Far allertare da uno dei presenti, il 118, facendo loro comunicare che c’è
un soggetto in stato d’incoscienza ed in arresto respiratorio;
Se si è da soli, allontanarsi dalla vittima ed avvisare il servizio territoriale
d’emergenza che si sta soccorrendo un soggetto con assenza della
coscienza ed in arresto respiratorio, ma, al ritorno, occorre avviare le
compressioni toraciche esterne.
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COMPRESSIONI TORACICHE ESTERNE
La verifica dell’assenza dell’attività respiratoria è sufficiente al soccorritore laico per avviare
la RCP: pertanto, se la vittima non respira, dopo aver fatto chiamare (o chiamato) il 118, il
soccorritore laico pone senza indugi le mani al centro del torace della vittima e parte con 30
compressioni toraciche esterne.
Tecnica d’esecuzione. Per eseguire correttamente le compressioni toraciche esterne:
 Il punto esatto di posizionamento delle mani è sulla parte piatta (sterno) e non
sulla parte carenata (costole) del torace;
 Non appoggiarsi sopra l’addome superiore o l’estremità inferiore dello sterno;
 Collocare al centro del petto, sullo sterno, la parte più vicina al polso del palmo della
mano, facendo attenzione a non appoggiare anche le dita;
 Mettere l’altra mano sulla prima intrecciando le dita delle mani sovrapposte;
 Le dita s’intrecciano per esser certi che la pressione
non sia esercitata sulle coste della vittima
Il ritmo delle compressioni è di circa 2 al secondo per poter tenere una velocità complessiva,
nel massaggio cardiaco esterno, di 100 compressioni al minuto.
Nell’eseguire le compressioni cardiache esterne è opportuno che il soccorritore conti ad alta
voce da 1 a 30, mentre le esegue
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INSUFFLAZIONI CON LA TECNICA BOCCA-BOCCA
Dopo trenta compressioni, aperte di nuovo le vie aeree con la tecnica
dell’iperestensione del capo, si eseguono, con la tecnica bocca-bocca,
due ventilazioni della durata di circa un secondo, con un quantitativo
d’aria ad ogni insufflazione sufficiente a far espandere il torace
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INSUFFLAZIONI CON LA TECNICA BOCCA-BOCCA
(segue)
Tecnica d’esecuzione. Per eseguire correttamente le insufflazioni con la tecnica
bocca-bocca:
 pinzare con il pollice e l’indice le narici chiudendo il naso;
 fatta una normale inspirazione, porre le labbra intorno alla bocca della vittima;
 insufflare 2 volte consecutivamente in modo costante per circa 1 secondo,
assicurandosi che il torace della vittima si sollevi
Se l’insufflazione iniziale non fa sollevare il torace, prima del successivo tentativo si
deve:
 controllare la bocca della vittima e rimuovere qualsiasi ostruzione;
 ricontrollare se il capo è stato esteso adeguatamente e se il mento è stato
sollevato correttamente;
 non tentare più di due insufflazioni ogni volta prima di eseguire di nuovo le
compressioni
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Guardando all’interno della bocca, se sono presenti corpi estranei, questi
devono essere rimossi prima di proseguire con la seconda insufflazione.
I corpi solidi (denti, dentiera, bolo alimentare etc.) potranno essere rimossi
manualmente, utilizzando la manovra del dito ad uncino. Per evitare la
chiusura accidentale della bocca da parte della vittima, che potrebbe ferire il
soccorritore, questi dovrà adottare la manovra delle dita incrociate.
I corpi liquidi si rimuovono asciugandoli con una garza o con altri tessuti
(panno, lembo di una camicia, etc.) e, se la vittima non è sospetta di lesioni
alla colonna, facendogli ruotare la testa di lato verso il soccorritore.
INSUFFLAZIONI CON LA TECNICA BOCCA-BOCCA
(segue)
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Dispositivi di protezione nel bocca-bocca.
Nel bocca-bocca, per proteggersi da un eventuale contagio, si può far uso di
svariati dispositivi di protezione (facciali, boccagli con valvole unidirezionali,
garze sovrapposte).
Le insufflazioni con la pocket mask (tecnica bocca-maschera), prima
fortemente consigliate a tutti soccorritori laici, ora vengono sconsigliate
(l’uso della pocket mask, infatti, richiede, uno specifico addestramento ed
un periodico retraining per garantire un adeguato livello di abilità”); sono
comunque, indicate come dispositivo specifico di protezione per quei
soccorritori che lavorano in aree a rischio d’avvelenamento per
intossicazione professionale acuta (ad es.: esposizione a cianuro,
organofosforici o altri agenti tossici); in questi casi si rivela indispensabile
l’autoprotezione dalla vittima ma con pocket mask
INSUFFLAZIONI CON LA TECNICA BOCCA-BOCCA
(segue)
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LA SEQUENZA DELLA RCP
Le compressioni toraciche vanno proseguite senza alcuna interruzione, alternate con
le insufflazioni, al ritmo di trenta compressioni e due insufflazioni:
Le 30 compressioni vanno eseguite alla velocità di circa 2 al secondo per ottenere
una frequenza di 100 compressioni al minuto;
Le 2 insufflazioni vanno eseguite ciascuna per circa 1 secondo
La sequenza è interrotta solo:
 quando arrivano i soccorsi qualificati;
 è disponibile e utilizzabile un defibrillatore semiautomatico esterno (DAE);
 la vittima comincia a respirare normalmente;
 il soccorritore non ha più la forza per proseguire la RCP.
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Per ovviare a quest’ultima evenienza, la persona che esegue le compressioni
toraciche dovrebbe cambiare ogni 2 minuti; la presenza di un altro
soccorritore addestrato alla RCP potrebbe prevenire la fatica (i due
soccorritori dovrebbero, ogni 1-2 minuti, alternarsi nelle manovre di
rianimazione)
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RCP CON LE SOLE COMPRESSIONI TORACICHE ESTERNE
E’ consentito al soccorritore laico d’eseguire le sole compressioni toraciche
esterne, evitando di praticare le insufflazioni, se non è capace o sia
riluttante ad insufflare; se si massaggia soltanto, le compressioni devono
essere eseguite ad una frequenza di 100 al minuto.
Le interruzioni anche in questo sono analoghe a quelle della sequenza della
RCP (arrivo di soccorritori qualificati; utilizzo di DAE; ripresa del respiro;
soccorritore divenuto esausto)
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OSTRUZIONE PER INGESTIONE
ACCIDENTALE DI CORPO ESTRANEO
E’ una emergenza che va affrontata in maniera diversa nel soggetto cosciente e
nel soggetto non cosciente. Per prima cosa il soccorritore dovrà valutare la
gravità dell’evento. Si tratta di una:
 Ostruzione grave, se il paziente non tossisce;
 Ostruzione moderata, se il paziente ancora è in grado di tossire e tenta di
espellere il corpo estraneo
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OSTRUZIONE GRAVE
(ASSENZA DI TOSSE)
Il paziente presenta una ostruzione completa delle vie aeree: non parla, non tossisce,
soffoca e perde conoscenza molto rapidamente. Nel caso di ostruzione grave, il tipo di
intervento dipende dallo stato di coscienza della vittima.
Soggetto cosciente
Se il paziente è ancora cosciente, dopo aver chiamato i soccorsi, il soccorritore può
facilitare l’espulsione del corpo estraneo effettuando le seguenti manovre:
• rimozione dalla bocca di eventuali corpi estranei visibili (dentiera, monete, cibo etc.)
• mettersi al fianco della vittima e poi:
 aiutarla a piegarsi in avanti
 percuoterla con il palmo della mano ripetutamente (fino a 5 colpi) tra
le scapole, mentre con l’altra mano gli sostiene il torace
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OSTRUZIONE GRAVE
(ASSENZA DI TOSSE) - segue
Quando queste manovre non sono efficaci ed il paziente sta perdendo conoscenza, il
soccorritore stando alle spalle della vittima:
- pratica cicli di 4-5 brusche compressioni addominali (manovra di Heimlich);
- alterna a 5 pacche dorsali;
- prosegue nella sequenza 5 compressioni addominali / 5 pacche dorsali fino
all’espulsione del corpo estraneo o alla perdita di coscienza della vittima.
Soggetto non cosciente
Se la vittima perde conoscenza, comportarsi come nella RCP, alternando 30
compressioni toraciche esterne a 2 insufflazioni.
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OSTRUZIONE MODERATA (TOSSE EFFICACE)
Nell’ostruzione moderata si ha una ostruzione incompleta delle vie aeree; per questo
il paziente respira, tossisce e tenta di espellere il corpo estraneo.
In questo caso bisognerà chiamare immediatamente i soccorsi,prima che il blocco del
respiro diventi totale, ed incoraggiare la vittima a tossire, assicurandosi che continui a
respirare normalmente.
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L’ABCDE
DEL TRAUMATIZZATO
Nei traumi maggiori (vertebrali, cranici, come pure in tutte le altre situazioni di primo
soccorso per evitare manovre errate o trascurare dei segni importanti, il soccorritore
interviene sui danni specifici solo se il paziente è stabile, se, cioè, non c’è alcuna
alterazione dei parametri vitali; si adotta, quindi un protocollo di comportamento
costituito dal cosiddetto ABCDE.
Così, il primo soccorso nei traumatizzati si basa sulla valutazione primaria e
secondaria, quindi solo se non c’è alterazione dei parametri vitali, si passa da un
eventuale trattamento della patologia accertata.
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L’ABCDE
DEL TRAUMATIZZATO - segue
La valutazione primaria ha lo scopo di stabilire se c’è un imminente pericolo di vita per
eventuali alterazioni dei parametri vitali.
Essa, inoltre, consente al soccorritore di agire in condizioni di sicurezza: la prima azione
di questa fase, infatti, è la valutazione della scena per prevenire l’esposizione ad
eventuali pericoli ambientali e valutare i dispositivi di protezione individuali da
impiegare.
Con la procedura dell’ABCDE si valutano le condizioni generali del traumatizzato, alla
ricerca di danni ancora latenti, pericolosi per la sopravvivenza, se non fossero
precocemente trattati; l’ABCDE assicura, anche, al traumatizzato la protezione delle
funzioni vitali
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L’ABCDE
DEL TRAUMATIZZATO - segue
Nella fase A (Airway – apertura delle vie aeree), come nella RCP, occorre valutare la
coscienza e garantire la pervietà delle vie aeree, eseguendo una cauta manovra di
iperestensione del capo e sollevamento del mento.
Sulla base delle linee guida dell’European Resusciation Council (2005) ai soccorritori
laici viene indicato di aprire le vie aeree utilizzando sempre la stessa manovra di
iperestensione del capo e sollevamento del mento, anche nel trauma.
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L’ABCDE
DEL TRAUMATIZZATO - segue
Nella fase B (Breathing – sostegno del respiro), se il paziente è incosciente, occorre
valutare il respiro con la manovra GAS; pertanto, se non respira, è necessario ovviare le
manovre di RCP (vedi diapositiva 15); se riprende il respiro, evitare di effettuare la
posizione laterale di sicurezza. Occorre, comunque, tener in conto che in caso d’arresto
respiratorio o cardiaco le manovre rianimatorie hanno scarse possibilità di successo.
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L’ABCDE
DEL TRAUMATIZZATO - segue
Se il soggetto respira, in Fase C (Circulation – sostegno dell’attività
cardiocircolatoria), si palpa il polso radiale per valutare lo stato pressorio del
traumatizzato in funzione del contrasto dello stato di shock; se si rilevano emorragie
(del cuoio capelluto o in altri distretti) vanno immediatamente tamponate, ad
eccezione delle rinoree e delle otorragie, che richiedono uno specifico trattamento
In Fase D (Disability – disfunzionalità cerebrale), il soccorritore esegue una
sommaria valutazione del livello d’alterazione della coscienza; se il paziente è
cosciente, va fatta anche una rapida valutazione della capacità di movimento degli
arti.
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L’ABCDE
DEL TRAUMATIZZATO - segue
In Fase E (Esposure – esposizione della ferita), il soccorritore toglie indumenti ed
altre coperture, per esaminare in loco le lesioni traumatiche, che vanno, poi,
medicate.
In questa fase, subito dopo la valutazione, per contrastare l’ipotermia, che favorisce
lo shock, occorre coprire il paziente con la copertura isotermica o riutilizzando i suoi
indumenti.
La fase E nel trauma spinale è di competenza del solo personale sanitario del 118.
I dati ottenuti nella valutazione primaria e secondaria del traumatizzato vanno
comunicati al 118, che stabilirà per il trauma in atto il tipo di risposta più appropriata.
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TRAUMI
Una forza applicata allo scheletro, se è particolarmente intensa, induce lesioni, che a
seconda della componente interessata sono distinte in distorsioni, lussazioni e fratture.
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Distorsioni e lussazioni
Le distorsioni sono lesioni prodotte in un’articolazione da una capo osseo che, per un
movimento forzato, esce temporaneamente dalla propria sede danneggiando la
capsula e i legamenti.
Le lussazioni sono lesioni in cui un capo articolare, per un movimento forzato, esce
dalla sede naturale e perde permanentemente i normali rapporti con gli altri capi
articolari costituenti l’articolazione, compromettendo non solo la capsula ed i
legamenti, ma a volte, anche i vasi e nervi.
Distorsioni e lussazioni si manifestano con segni e sintomi comuni (più accentuati nelle
lussazioni): dolore, tumefazione e mancata funzionalità della parte lesa.
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TRATTAMENTO DI DISTORSIONI E LUSSAZIONI
Si trattano allo stesso modo, rammentando che, nel dubbio, ogni trauma che interessa
le ossa va considerato come se fosse una frattura:
• occorre immobilizzare l’articolazione nella posizione in cui si trova dopo il trauma,
assecondando la posizione antalgica dell’infortunato senza tentare pericolose
manovre di riduzione dell’osso;
• sono indispensabili steccaggio e fasciatura;
• va applicato il freddo (con il sacchetto di ghiaccio pronto uso o con altri sistemi)
Eseguite in sequenza queste operazioni, si devono attendere i soccorsi per il trasporto
del soggetto in ospedale.
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LE FRATTURE
Il termine indica l’interruzione nella continuità di un osso.
Una distinzione molto importante è quella che raggruppa le fratture in chiuse, se la
pelle sovrastante resta integra, ed esposte, in cui i frammenti ossei sono in
comunicazione con l’esterno a causa della lesione del rivestimento cutaneo.
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FRATTURA CHIUSA
I segni e i sintomi (dolore, tumefazione, mancata funzionalità della parte lesa) possono
confondersi con quelli di distorsioni e lussazioni: in questi casi, nell’equivoco, occorre
ipotizzare l’eventualità più grave e comportarsi di conseguenza.
Subito dopo il trauma, assieme a questi segni possono comparire mobilità anomala e
scrosci.
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Trattamento delle fratture chiuse
• immobilizzare l’articolazione nella posizione in cui si trova dopo il trauma,
assecondando la posizine antalgica, senza tentare pericolose manovre di riduzione;
• eseguire lo steccaggio, l’applicazione, cioè, di stecche, docce ed altro;
• tenere sollevata più in alto del cuore la regione traumatizzata ed applicare il freddo
Eseguite in sequenza queste operazioni, si può richiedere il trasporto in ambulanza
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FRATTURA ESPOSTA
In caso di frattura esposta, per scongiurare la sua contaminazione o un’eventuale
lesione di vasi e nervi, va evitato di toccare l’area traumatizzata. I monconi ossei della
frattura non vanno mai spinti dentro i piani profondi di provenienza.
Lo steccaggio, inoltre, non va mai praticato dal primo soccorritore. La frattura esposta
facilmente evolve in emergenza; pertanto, preliminare ad ogni trattamento è la
chiamata al 118.
In caso del 118 in sequenza si deve:
• controllare l’emorragia, tamponandola immediatamente con una compressione a
distanza sui punti di compressione specifici .
• contrastare l’eventuale shock, lasciando il paziente disteso;
• coprire la ferita con una garza sterile per evitarne la contaminazione
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LE FERITE
CUTANEE E MUCOSE
Sono lesioni dei tessuti prodotte da forze
meccaniche di varia natura che determinano la
perdita dell’integrità di una o più regioni cutanee o
mucose ed eventualmente dei tessuti sottostanti.
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TRATTAMENTO DELLE FERITE
SUPERFICIALI
Dopo aver indossato un paio di guanti sterili:
• esporre e pulire la ferita, eliminando gli indumenti che la coprono
e lavandola accuratamente;
• disinfettarla sciacquandola sotto abbondanti getti d’acqua corrente
e poi con acqua ossigenata o soluzione fisiologica;
• medicarla coprendola con garze sterili
Per ferite di testa, mani e piedi, dopo
averle medicate, chiedere sempre l’inter-
vento di un medico, per i possibili danni a
nervi e tendini.
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Corpi estranei voluminosi o molto conficcati non vanno rimossi per il
rischio di emorragia
Nel disinfettare la ferita NON bisogna utilizzare ovatta, alcol denaturato, polvere
antibiotica.
Dopo aver lavato, medicato e disinfettato la ferita, si procede con la fasciatura,
arrotolando sulla medicazione la striscia di garza, che così avvolge e stringe la
medicazione sull’area della ferita; nel far questo:
• far aderire bene i lembi della benda intorno alla medicazione, in modo che
questa non si muova;
• evitare di stringere troppo la benda, per permettere un buon afflusso
locale di sangue
E’ infine importante suggerire all’infortunato di verificare la propria
copertura vaccinale contro il tetano.
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TRATTAMENTO DELLE FERITE
PROFONDE
La gravità di una semplice ferita cutanea dipende dalla
profondità della lesione e dal coinvolgimento del sistema
circolatorio sottostante: più la lesione è penetrante maggiore
è la probabilità di danneggiare un’arteria.
Quando, pertanto, in una ferita cutanea è lesionata un’arteria
di grosso calibro, prima di medicarla và data la precedenza al
trattamento dell’emorragia.
Nel trattamento di una ferita profonda delle estremità è
prioritario:
• proteggersi dal rischio di contagio utilizzando i presidi di protezione (guanti e
visiera paraschizzi);
• mettere l’infortunato in posizione antishock;
• tamponare l’emorragia fino ad arrestarla o fino all’arrivo dell’ambulanza ;
con la pressione diretta e poi, se è necessario, utilizzando i punti compressione;
• chiamare o far chiamare il 118, riferendo che si sta tamponando un’emorragia
arteriosa.
Solo se l’emorragia è sotto controllo si passa a trattare specificamente la ferita.
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AMPUTAZIONE
Il distacco di parti del corpo può essere totale o parziale; se riguarda un arto è più
difficilmente contenibile; le amputazioni delle dita sono invece eventi più facilmente
gestibili.
Nell’amputazione di un arto:
• chiamare il 118 riferendo che si sta tamponando un’emorragia arteriosa da
amputazione d’arto;
• indossare guanti monouso e visiera paraschizzi;
• bloccare l’emorragia;
• porre il ferito in posizione antishock (vedi figura slide….) e tenerlo in
questa posizione fino all’arrivo dell’ambulanza;
• sciacquare la parte amputata con acqua o soluzione fisiologica, per rimuovere
lo sporco presente, senza disinfettarla, coprendola con garze sterili inumidite
con soluzione fisiologica;
• imbustare il pezzo amputato in un sacchetto di plastica o, se manca, avvolgendolo
più volte in una benda ; inserire l’involucro così confezionato in un altro contenitore
in cui si è collocato del ghiaccio per refrigerarlo evitando che il pezzo sia a contatto
diretto con il ghiaccio
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Nell’amputazione delle dita:
• chiamare il 118 riferendo che si sta tamponando un’emorragia arteriosa da
amputazione delle dita;
• dopo aver indossato i guanti, procedere alla compressione diretta del moncone
sanguinante;
• ridotte lo sgocciolamento, medicare e fasciare la ferita con un tamponamento
compressivo;
• pulire la parte amputata sciacquandola con acqua o soluzione fisiologica senza
disinfettarla e procedere come nel caso dell’amputazione dell’arto.
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TRAUMI E LESIONI
TORACOADDOMINALI
Ferite gravi del torace
Una delle conseguenze più gravi del trauma del torace è la lesione di una o più coste che
può determinare una breccia nelle parete toracica, creando una comunicazione fra torace
e l’esterno e quindi l’afflusso d’aria nella cavità pleurica (pneumotorace). Tra i segni e i
sintomi principali sono l’aumento della frequenza ventilatoria, il dolore toracico e la
presenza di lesione della parete toracica.
Trattamento
Il ruolo del soccorritore è quello di chiamare il 118 e, nell’attesa, a solo scopo
antidolorifico limitare i movimenti del torace facendo distendere il paziente sul lato
colpito o posizionargli il braccio ad armacollo, in maniera, cioè, che sia accostato e
bloccato al petto del lato traumatizzato (manovre di bloccaggio).
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TRAUMI E LESIONI
TORACOADDOMINALI (segue)
Ferite gravi dell’addome
Le lesioni addominali si classificano in ferite chiuse e aperte. E’ molto importante che il
soccorritore sia in grado di descrivere il tipo ferita all’addome, quando allerta il 118.
Trattamento delle ferite “chiuse”
In attesa dell’arrivo dell’ambulanza:
 garantire l’apertura delle vie aeree;
 non dare da bere alla vittima, anche se questa ha sete
Trattamento delle ferite “aperte”
Dopo aver chiamato il 118:
 far sdraiare la vittima a terra con le ginocchia flesse sull’addome;
 non far bere il soggetto e, se vomita, garantire la pervietà delle vie aeree;
chiudere la breccia con una medicazione occlusiva
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LE EMORRAGIE
Se si presentano una o più lesioni in qualche punto del sistema circolatorio, si realizza
un’emorragia.
Possono esser distinti tre tipi di emorragie: emorragie esterne, interne ed esteriorizzate.
Emorragie esterne
Il sangue defluisce all’esterno del corpo. Le più pericolose sono quelle arteriose che
interessano i vasi che trasportano il sangue dal cuore ai vari organi; in questi casi il flusso
è abbondante, sincrono con i battiti del cuore.
Le emorragie venose sono caratterizzate dalla fuoriuscita di sangue con un flusso lento;
esse non sono gravi perché vengono tamponate con processi fisiologici d’emostasi.
Nelle emorragie capillari, le meno gravi, il sangue fuoriesce dai vasi capillari in piccole
quantità e lentamente
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TRATTAMENTO DELLE EMORRAGIE ESTERNE
E’ opportuno agire utilizzando una sequenza d’interventi via via più aggressivi, per
bloccare la perdita di sangue:
Si comincia con la pressione diretta con mano guantata sul punto d’emorragia, dopo
aver interpostato tra all’emorragia e la mano del soccorritore un tampone di garze sterili;
 Se la pressione diretta non è efficace, si passa al sollevamento dell’arto;
 Se anche quest’intervento è infruttuoso, si esegue la compressione a distanza dei
punti arteriosi a monte dell’emorragia.
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L’impiego del laccio emostatico, applicato soltanto a livello degli arti a monte della lesione,
va adottato come ultima chance, quando tute le altre tecniche di emostasi (compressione
diretta, sollevamento, compressione a distanza) si siano dimostrate inefficaci; esso deve
essere tenuto nella cassetta di pronto e nel pacchetto di medicazione;
un utile “surrogato” è il bracciale dello sfigmomanometro gonfiato lentamente siano a
raggiungere una pressione idonea a far cessare la perdita di sangue; come extrema ratio
per tamponare un’emorragia si può utilizzare una cravatta, una sciarpa, una cintura larga.
TRATTAMENTO DELLE EMORRAGIE ESTERNE (segue)
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L’USO DEL LACCIO
Bisogna sempre documentare il momento in cui lo si applica: generalmente si scrive sulla
fronte del paziente la lettera “L” e l’ora di applicazione del laccio: questa procedura dà la
possibilità ai soccorritori del 118 di riconoscere e di trattare immediatamente
l’emorragia.
Il paziente emorragico va comunque posto in posizione antishock per favore l’afflusso di
sangue agli organi nobili (in caso di sospette fratture degli arti inferiori, tale posizione è
controindicata).
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Esempio di punti di compressione
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EMORRAGIE INTERNE
Sono emorragie che avvengono all’interno di cavità (addome, torace, ecc) e per
tale ragione sono difficilmente individuabili).
Vanno sempre sospettate in caso di gravi traumi cranici, addominali, toracici etc.,
situazioni nelle quali è prioritario attivare il 118.
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EMORRAGIE ESTERIORIZZATE
Sono emorragie che avvengono all’interno di cavità collegate con l’esterno (tubo
digerente, polmone, orecchio, naso). Sono facilmente riconoscibili poiché il sangue
fuoriesce dalla cavità; tra le emorragie esteriorizzate che possono essere trattate dal
primo soccorritore abbiamo l’otorragia (perdita di sangue dalle orecchie) e l’epistassi
(sanguinamento dal naso).
Trattamento dell’epistassi
Il paziente deve essere invitato a sedersi con la testa leggermente piegata in avanti,
stringendo le narici tra pollice ed indice. La posizione della testa reclinata all’indietro è
controindicata perché comporta l’ingestione di sangue con il rischio di soffocamento.
Trattamento dell’otorragia
A differenza di altre emorragie esteriorizzate, non deve essere tamponata; al contrario, il
paziente deve essere posto in una posizione tale da consentire un più facile deflusso del
sangue.
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IL TRAUMA CRANICO
Qualsiasi situazione che produce
danni alle varie componenti del cranio
è un trauma cranico. Nei traumi cranici
generalmente è coinvolto il cuoio
cappelluto, rivestimento del capo
coperto dai capelli.
Le fratture possono riguardare la
volta e la base del cranio.
Su meningi ed encefalo i principali
danni sono la commozione cerebrale,
gli ematomi e le emorragie intracranici,
le contusioni e le lacerazioni encefaliche,
lesioni queste (ad eccezione della commozione cerebrale) gravissime , che, se
il paziente sopravvive, causano invalidità permanente.
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IL TRAUMA CRANICO - segue
Trattamento
Un soccorso appropriato si fa con la procedura dell’ABCDE già richiamata sopra (slide n.
35).
Tutti i traumi cranici vanno sottoposti a controllo medico, ma tale controllo varia in base
al danno. Una banale contusione del cuoio capelluto (il classico bernoccolo), richiede,
senza urgenza, un riscontro medico; nell’attesa, contro l’ematoma basta una borsa di
ghiaccio o una confezione di ghiaccio pronto uso; il bernoccolo, tuttavia, non va
compresso per il rischio d’infossare un’eventuale frattura cranica sottostante.
Una contusione del cuoio capelluto, se compare uno dei segni di lesione encefalica (mal
di testa, vomito, amnesia, perdita di coscienza, anche se passeggera) richiede il ricovero
del traumatizzato.
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IL TRAUMA CRANICO - segue
Trattamento
Una ferita lacerocontusa, senza fratture e senza segni di lesioni encefaliche, esige
l’ospedalizzare del ferito. Una frattura del cranio, specie se associata a liquorrea è una
condizione di grave pericolo; quindi, allertato il 118,il ferito va trasportato d’urgenza in
ospedale. Nell’attesa del pronto soccorso il soccorritore deve contrastare l’insorgenza
del coma, stimolando il paziente a restare sveglio; così, se compare questo segno,
comunicato al 118 la situazione d’emergenza, potrà avviare la rianimazione del soggetto
(evitare la posizione laterale di sicurezza).
Nelle ferite lacero-contuse e nelle fratture per tamponare le emorragie, spesso
imponenti, non bisogna premere né con le dita né con fasciatura compressiva: c’è
rischio d’infossare fratture craniche o di’introdurre frammenti ossei liberi negli spazi
sottostanti; per la stessa ragione non bisogna togliere corpi estranei dal cranio. Le
emorragie, medicate con garza sterile e bende, si bloccano con il freddo; nella
medicazione, inoltre, va evitato di muovere il capo al paziente incosciente per il rischio
di un trauma spinale. Infine, non si bloccano un’otorragia, una rinorrea o una liquorrea:
il loro tamponamento potrebbe favorire una compressione cerebrale per ipertensione
endocranica (aumento della pressione all’interno della scatola cranica).
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TRAUMI DELLA COLONNA VERTEBRALE
Gli incidenti stradali rappresentano la causa più
frequente di trauma della colonna vertebrale.
Il danno può riguardare la sola componente ossea o
coinvolgere anche quella midollare (lesioni midollari).
L’interessamento del midollo produce deficit ovvero
paralisi dei soli arti inferiori (paraplegia) o di tutti e
quattro gli arti (tetraplegia), paralisi sensitive con perdita
della sensibiilità superficiale e profonda; inoltre, una
lesione nel tratto iniziale del midollo spinale può
compromettere la sopravvivenza del traumatizzato,
perché questo tratto contiene i centri nervosi che
controllano il respiro ed il battito cardiaco.
In caso di trauma spinale si deve sospettare sempre una
lesione midollare e, quindi, comportarsi con estrema
prudenza nel praticare le manovre di primo soccorso.
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TRAUMI DELLA COLONNA VERTEBRALE - segue
Trattamento
In caso di un trauma spinale, nell’attesa del 118, il soccorritore deve proteggere
l’infortunato dallo shock termico e, se l’infortunato è cosciente, sarà un suo compito
tassativo d’impedirgli di muoversi.
• Probabilmente non c’è alcuna lesione del midollo spinale, se il traumatizzato
sente su mani e piedi il pizzicotto, muove entrambi gli arti, stringe con le mani
la mano del soccorritore, spinge con i piedi, opponendosi alla forza esercitata
dal soccorritore;
• Può essere insorto un danno midollare inferiore, se il traumatizzato riesce a sentire
il pizzicotto sulle mani, ma non sui piedi; muove entrambe le mani, ma non i piedi;
stringe con le mani una mano del soccorritore, ma non spinge con i piedi;
• Può esserci un danno del midollo cervicale, quando il traumatizzato non riesce a
muovere mani e piedi, a stringere con le mani una mano del soccorritore,
a spingere con entrambi i piedi
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Il coma non consente la rilevazione dei segni di danno spinale; per questo si considera
il traumatizzato privo di sensi come un soggetto a rischio di danno midollare.
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PRINCIPALI SINDROMI
D’INTERESSE MEDICO
In tali sindromi, se la vittima è ancora cosciente, il compito del primo soccorritore è,
quello di sorveglianza e chiamare i soccorsi.
Esistono comunque comportamenti che devono essere avviati e comportamenti non
consentiti, che bisogna conoscere.
IL DOLORE CARDIACO
All’origine del dolore cardiaco c’è un’insufficiente apporto di sangue ossigenato al cuore.
Quando si deve temere che un dolore al petto sia d’origine cardiaca? Se il dolore insorge
dietro lo sterno e s’irradia al collo e alla mandibola, oppure alla parete superiore della
schiena, agli arti superiori, alla parte centrale superiore dell’addome ed è accompagnato
da nausea e vomito, se compare difficoltà respiratoria e debolezza inspiegabile, in questi
casi è opportuno chiedere l’intervento al 118.
Dopo aver attivato il sistema 118:
- liberare il soggetto da indumenti stretti;
- metterlo in condizioni di riposo e tranquillizzarlo (limita la fatica
del cuore);
- chiedergli se ha già avuto in passato episodi simili e se assume
farmaci per il cuore (se il soggetto è un cardiopatico già in
trattamento, può avere con sé i farmaci; in tal caso aiutarlo
ad assumerli).
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IL MALESSERE DIABETICO
Il diabete è una malattia dovuta ad un’alterazione del metabolismo degli zuccheri, che si
accumulano nel sangue senza che i tessuti dell’organismo possano utilizzarli per la
produzione di energia. Bisogna sempre sospettare un malessere in diabetico quando
insorgano disturbi della coscienza, preceduti da sonnolenza ed agitazione.
Trattamento
Avuta la conferma che si sta soccorendo un diabetico con disturbi della coscienza, va
applicata la regola del glucosio per tutti, somministrando zucchero in ogni caso.
Un’altra importantissima azione è la chiamata dei soccorsi che, nel caso di assenza della
coscienza deve precedere qualunque altro intervento.
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Trattamento - segue
• nel soggetto cosciente bisognerà:
- somministrare zucchero (acqua e zucchero, succo d’arancia ecc);
- poi chiamare i soccorsi;
• nel soggetto incosciente sarà necessario:
- per prima cosa chiamare i soccorsi;
- poi somministrare un pizzico di zucchero sotto la lingua (non somministrare acqua
e zucchero; la vittima potrebbe soffocare!!);
- infine, valutare il respiro e, se presente, porre il paziente in posizione laterale di
sicurezza.
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LE CONVULSIONI
Si tratta di contrazioni muscolari improvvise, non controllate, volontariamente, provocate da
un’alterazione dell’attività elettrica cerebrale, che coinvolgono singoli distretti muscolari o
investono tutto il corpo e sono di solito accompagnate da perdita dei sensi e seguite da
perdita involontaria di urina e feci.
Trattamento
• adagiare il paziente sul pavimento e cercare di proteggerlo da urti, cadute, senza
però bloccargli i movimenti;
• non infilare alcun genere d’oggetti in bocca a protezione della lingua;
Quando termina la crisi e persiste lo stato di sopore, controllare che:
• il respiro sia di regolare frequenza;
• che non vi siano ostacoli al flusso aereo o corpi estranei in bocca
Se il paziente non riprende i sensi:
• metterlo in posizione laterale di sicurezza per consentire il deflusso dalla
bocca di saliva
Quando s’avvia una crisi, occorre allertare subito il 118 e aggiornarlo nel
corso della sua evoluzione
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DISTURBI INIZIALI DELLA COSCIENZA
(LITOPIA E SINCOPE)
Un ridotto afflusso di sangue al cervello inizialmente produce disturbi che scompaiono o si
attenuano fortemente, se il paziente passa dall’abituale posizione eretta ad una posizione seduta
o supina; può anche succedere che a questi disturbi si associ un senso di mancamento, che a volte
evolve fino alla perdita di coscienza. La lipotimia è il quadro meno grave, in cui fiacchezza,
stordimento, fischi, ronzii, disturbi della vista, malessere, nausea, pallore, sudorazione, sensazione
d’imminente mancamento non sono accompagnati da perdita di coscienza. Nella sincope
l’improvvisa e transitoria perdita di coscienza obbliga il soggetto a distendersi per terra.
Trattamento
I casi più lievi di lipotimia si risolvono facilmente, ponendo il paziente:
• seduto con la testa abbassata tra le ginocchia,
• adagiato per terra con le gambe più in alto della testa (posizione antishock),
• liberandola di cinte e indumenti stretti
Nella sincope:
• porre il paziente in posizione antishock e sottoporlo a stimoli verbali e tattili;
• se malgrado questi stimoli il paziente non risponde, comportarsi come nella RCP
(diapositiva 15)
• coprire il paziente per proteggerlo dal raffreddamento
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LO SHOCK
E’ una grave alterazione dei meccanismi della circolazione del sangue e del metabolismo
dell’organismo provocata da una ridotta irrorazione ematica e da un inadeguato apporto
di ossigeno agli organi vitali.
Il primo soccorritore può svolgere un ruolo molto importante, individuando
precocemente i segni che ne fanno sospettare l’insorgenza ed avviando quei trattamenti
indispensabili a sostenere le funzioni vitali ed arrestare la rapida evoluzione verso la
morte.
Segni iniziali di shock sono:
• pallore e poi cianosi (colorazione bluastra) delle estremità (volto, labbra, naso,
orecchie, mani, piedi), dovute a insufficiente ossigenazione del sangue;
• cute delle estremità fredda al tatto;
• respiro frequente e corto (fame d’aria), altro segno precoce di shock;
• polso rapido e difficile da palpare in sede radiale;
• agitazione, ansietà, sonnolenza.
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LO SHOCK - segue
Trattamento
Prima di attivare una qualsiasi altra procedura, valutare le funzioni vitali della vittima:
• se sono alterate, è necessario garantire il loro mantenimento con la procedura della RCP
(slide 15);
• se ci sono emorragie, vanno tamponate;
• porre il paziente in posizione antishock;
• coprire il paziente con una coperta isotermica o con indumenti pesanti, ponendolo
possibilmente al chiuso ed al caldo per non esporlo agli agenti atmosferici
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IL COMA
Il coma è uno stato d’incoscienza dal quale il soggetto non riesce ad uscire, anche se
sottoposto a stimoli verbali, tattili o dolorifici.
Il disturbo dipende da una situazione di sofferenza cerebrale transitoria o permanente.
Trattamento
Nei casi di coma occorre:
• comportarsi come nella RCP (vedi pag. 15)
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PATOLOGIE IN AMBIENTE DI LAVORO
COLPO DI SOLE
E’ causato dalla esposizione diretta dell’organismo (ed in particolare
del capo) ai raggi del sole. Nelle fasi iniziali il paziente si presenta
con il volto congestionato, ha un violento mal di testa e un forte
senso di fastidio provocato dalla luce, crampi muscolari e, talvolta,
nausea, vomito, rigidità nucale e possibile svenimento.
Se dura a lungo l’esposizione, potranno aversi allucinazioni,
depressione respiratoria sino al coma.
Trattamento
Il paziente deve essere condotto in un ambiente fresco,
ventilato e poco illuminato e comunque al riparo dal
sole; va, quindi, posto disteso a terra e gli vanno praticati
impacchi freddi sulla pelle ed in particolare sulla fronte;
se la vittima è cosciente, è possibile dargli da bere acqua.
Non bisogna mai far bere alcol.
Se la vittima perde conoscenza, occorre chiamare il 118.
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COLPO DI CALORE
E’ prodotto dalla permanenza in ambienti particolarmente caldi ed umidi, che
portano ad una eccessiva sudorazione.
Ciò può avvenire all’aperto oppure in ambienti chiusi e scarsamente ventilati, in
prossimità di macchinari che producono calore. Il lavoro muscolare in ambienti caldi
predispone al colpo di calore.
I segni e i sintomi sono: malessere diffuso con cute fredda, umida e pallida, nausea,
vomito, svenimento.
Trattamento
Il paziente deve essere prontamente condotto in un ambiente fresco, ventilato e
comunque al riparo dal caldo, sdraiato con coperte o abiti asciutti; se è cosciente si
potrà dare da bere acqua.
Non effettuare impacchi freddi né somministrare bevande alcoliche.
Se perde conoscenza chiamare il 118, e se occorre, avviare la rianimazione, in attesa
dei soccorsi sanitari.
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CONGELAMENTO
Le lesioni da congelamento sono ferite simili alle ustioni, localizzate, in genere, alle
dita delle mani, dei piedi, alle orecchie, al naso e causate dall’esposizione al freddo. Il
congelamento si presenta dapprima con il dolore della parte colpita, che appare
pallida e fredda, poi arrossata; se perdura l’esposizione, compaiono delle vescicole e
poi la morte dei tessuti colpiti e l’amputazione da freddo.
Man mano che il danno diventa irreversibile il dolore s’attenua fino a scomparire.
Trattamento
Bisogna tenere la vittima in un ambiente caldo e poi sdraiarlo, invitarlo a muovere
l’arto colpito, rimuovere abiti, guanti e calzature troppo strette, bagnate, lacerate,
coprire la parte lesionata con coperte oppure abiti asciutti, senza stringere quella
zona.
Non bisogna applicare sulla parte lesa direttamente il calore, non vanno mai dati alla
vittima alcolici, che provocano un’ulteriore perdita di calore per vasodilatazione né
rotte le bolle, perché aumenta il rischio d’infezione.
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ASSIDERAMENTO
E’ causato dall’esposizione a basse temperature, che fanno crollare la temperatura
corporea sotto i 35° C (ipotermia).
Segni e sintomi
Ipotermia lieve: brividi, intorpidimento o sonnolenza; ipotermia grave: rallentamento
della respirazione e del battito cardiaco, con deficit visivo, incoordinazione motoria e
sonnolenza; ipotermia molto grave: assenza di coscienza e possibile arresto cardiaco
e respiratorio.
Trattamento
E’ legato al grado dell’ipotermia, che quindi bisogna essere in grado di riconoscere.
Nei casi di lieve ipotermia, chiamati subito i soccorsi, bisogna condurre la vittima al
caldo ed all’asciutto, comunque, al riparo dal freddo, sdraiarlo e , se gli abiti sono
bagnati, spogliarlo e coprirlo con indumenti asciutti, massaggiare il corpo; non dare
da bere alcolici. Rianimare la vittima, se non respira.
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ASSIDERAMENTO (segue)
Nell’ipotermia grave, il paziente è ad alto rischio di fibrillazione ventricolare;
bisognerà dunque per prima cosa chiamare i soccorsi, condurre la vittima in un
ambiente caldo e asciutto, metterlo in posizione antishock ed avvolgergli intorno
la coperta isotermica assieme ad indumenti caldi e coperte; non tentare di
riscaldare il paziente (la manovra potrebbe indurre fibrillazione ventricolare) né
dare a bere alcolici.
Nell’ipotermia molto grave nel caso in cui la vittima non respiri, trattarla con le
procedure di RCP (vedi pag. 15).
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AVVELENAMENTO
E’ una condizione, spesso molto grave, indotta dall’assorbimento
di sostanze che, per le loro proprietà, possono
compromettere più o meno gravemente
la funzionalità dell’organismo.
I sintomi variano notevolmente a seconda
del tossico e della sua concentrazione,
ma anche in base alla via di penetrazione
nell’organismo; alcuni sono comuni a tutte le intossicazioni.
Tra i sintomi iniziali abbiamo una stanchezza improvvisa e non giustificata e
malessere, mal di testa, nausea e vomito, crampi addominali.
Nelle intossicazioni più gravi i dati clinici peggiorano
rapidamente con vertigine, instabilità motoria, sonnolenza e
confusione mentale, convulsioni
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AVVELENAMENTO (segue)
Trattamento dell’avvelenamento varia da sostanza a sostanza.
Qualunque sia la causa e le modalità di avvelenamento,
nell’approccio al paziente si deve sempre:
 Controllare e, nel caso, mantenere le funzioni vitali
 Individuare la sostanza in causa, operazione di vitale importanza per
il successivo trattamento;
 Mettersi in contatto con un centro antiveleni;
 Avviare la rimozione delle sostanze tossiche non ancora assorbite
Il primo soccorritore deve a sua volta proteggersi con gli appositi
dispositivi di protezione che dovranno essere individuati preventivamente
nella valutazione dei rischi.
Nel caso si debba procedere alla rianimazione cardipolmonare, è
necessario pulire accuratamente le superfici cutanee contaminate ed
applicare alla pocket mask uno specifico filtro di sicurezza
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MORSO DI VIPERA
E’ raramente un evento immediatamente mortale: il veleno della vipera
ha una reazione piuttosto lenta e molto spesso è inoculato solo superficialmente.
Nel primo trattamento il primo soccorritore non deve:
• praticare incisioni: questa manovra è inutile;
• succhiare il sangue: la manovra espone il soccorritore
all’assorbimento del veleno;
• muovere il paziente: il movimento facilita la circolazione
del veleno;
• dare da bere alla vittima (specie gli alcolici): i liquidi
facilitano la circolazione del veleno;
• somministrare il siero antivipera: non è una pratica di
primo soccorso, ma una terapia di pronto soccorso.
Nel morso di vipera interventi realmente efficaci sono:
• chiamare il 118;
• in attesa dei soccorsi, tranquillizzare la vittima, sdraiarla per tenerla più ferma possibile,
evitando ogni movimento, specie della zona interessata;
• tamponare la zona interessata con un bendaggio debolmente compressivo
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USTIONI
Le ustioni sono lesioni della pelle indotte da calore, agenti chimici, corrente elettrica.
La gravità di un’ustione si giudica in base alla profondità e all’estensione.
In base alla profondità si distinguono tre tipi di ustione:
• di 1° grado, che si manifesta con l’eritema, l’arrossamento della cute, ed il dolore;
• di 2° grado, che ha come segno tipico la presenza di vescicole cutanee (flittène) ed
è accompagnato da eritema e dolore più intensi;
• di 3° grado, che presenta una superficie cutanea di colorito bianco avorio o brunastro
e si riconosce, anche per la perdita circoscritta della sensibilità dolorosa.
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USTIONI (segue)
Per valutare l’estensione di un’ustione si usa la regola del 9:
e’ possibile dividere il corpo in aree corrispondenti a circa il 9% della sua superficie ed
assegnare a queste aree un punteggio in percentuale (ad es. il collo ed il capo 9% ;
il braccio 9%; l’arto inferiore 18%, ecc.), che poi permette un veloce calcolo della
superficie ustionata.
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USTIONI (segue)
Altri fattori che condizionano la gravità di un’ustione sono la localizzazione del danno in
aree critiche (volto, mani e piedi, gomiti e ginocchia, genitali, natiche, faccia interna delle
cosce), l’età del paziente (un’ustione moderata rischia di essere fatale per un anziano), la
preesistenza d’eventuali malattie croniche; inoltre, il danno è più grave se a produrlo sono
agenti chimici o la corrente elettrica.
Primo trattamento delle ustioni termiche gravi
Da non fare:
• Non utilizzare acqua fredda né ghiaccio;
• Non rimuovere gli abiti del paziente né gli eventuali corpi estranei, se questi
sono appiccicati alla superficie ustionata;
• Non bucare le flitténe;
• Non utilizzare polveri né pomate.
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USTIONI (segue)
Da fare:
• garantire per soccorritore e vittima la sicurezza della scena e rimuovere e limitare
l’esposizione alla fonte di calore del soccorritore e dell’ustionato;
• chiamare il 118;
• soffocare gli eventuali focolai ancora accesi sul corpo del paziente con una coperta;
• medicare le zone di cute scoperta con garze sterili o teli puliti.
• monitorare le funzioni vitali della vittima sino all’arrivo del 118, avviando
le procedure di rianimazione, se la vittima non respira;
• coprire la vittima con la coperta isotermica o con qualche indumento pesante.
Primo trattamento delle ustioni termiche lievi / moderate
Nelle ustioni localizzate l’obiettivo del trattamento è quello di alleviare le sofferenze
della vittima e di prevenire la contaminazione batterica delle ferite. Il primo obiettivo si
raggiunge applicando sulla parte ustionata il freddo. La prevenzione della
contaminazione delle ferite si ottiene con una medicazione, coprendo la parte con
garze sterili o teli puliti e fasciandola con benda o isolandola con un sacchetto di
polietilene.
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LESIONI DA ELETTRICITA’
La folgorazione è un evento relativamente raro, ma con conseguenze spesso molto
gravi: colpisce soggetti di tutte le età, è equilibrato e riguarda non solo i lavoratori ,
ma anche i semplici cittadini esposti ai rischi generici di un ambiente domestico.
Gli effetti più gravi sull’organismo interessano l’apparato cardiovascolare e l’apparato
respiratorio; danni egualmente molto seri sono prodotti della corrente elettrica sui
tessuti di rivestimento.
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MORTE DA FOLGORAZIONE
Può avvenire per tre sostanziali ragioni:
• per fibrillazione ventricolare, alla quale segue l’arresto respiratorio;
• per asfissia causata da paralisi dei muscoli respiratori, alla quale segue l’arresto cardiaco;
• per arresto respiratorio e cardiaco da inibizione dei centri bulbari
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USTIONI DA FOLGORAZIONE
Le alte tensioni determinano ustioni di III° grado di difficile guarigione e che possono porre
il paziente in pericolo di vita. Le basse e medie tensioni inducono danni localizzati e
si presentano nei punti di entrata e di uscita della corrente.
Intervento d’emergenza per tensioni inferiori a 1.000 Volts:
• togliere la corrente;
• se non è possibile, staccare la vittima dall’elemento in tensione,
isolandosi adeguatamente e senza toccare la vittima;
• valutare le funzioni vitali e se è il caso, sostenerle (procedura RCP,
vedi slide 15);
• coprire le ferite da ustione con garze sterili e fasciarle
• non avvicinarsi all’elemento in tensione prima di avere interrotto la corrente;
• soccorrere il folgorato, valutare le funzioni vitali e, se è il caso, sostenerle
(procedura RCP);
• medicare le ustioni con garze sterili e coprirle con bende;
Intervento d’emergenza per tensioni superiori a 1.000 Volts:
Il passaggio della corrente
da un braccio all’altro
è uno dei percorsi
più pericolosi
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SPOSTAMENTI D’ EMERGENZA
Non si dovrebbe mai spostare il paziente senza una specifica preparazione ed appositi
supporti; infatti, quest’azione può comportare gravi danni alla vittima e al soccorritore.
D’altronde, può essere indispensabile compiere uno spostamento d’emergenza per
allontanare un paziente da un’area ad alto rischio ambientale in cui la sua vita e quella dei
soccorritori si trovano in immediato pericolo.
In questi casi, la conoscenza di alcune tecniche di spostamento permette al soccorritore di
intervenire, limitando in qualche misura il danno inevitabile che le operazioni di
movimentazione comportano sull’infermo; occorre, anche, che il soccorritore movimenti il
soggetto utilizzando tecniche di sollevamento corrette per proteggere la propria schiena.
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TRASCINAMENTO PER LE CAVIGLIE
Dopo aver spostato le braccia completamente distese del paziente sopra la testa,
disponendole a corona sul capo per stabilizzare il tratto cervicale della colonna, si afferrano
le sue caviglie, sollevando le gambe al minimo per non sollecitare il tratto lombare della
colonna vertebrale, lo si trascina, tirando il suo corpo sempre lungo il suo asse verticale.
Può esser impiegata per spostare un soggetto con un sospetto trauma spinale, mentre non
deve esser impiegata in caso di traumi degli arti inferiori.
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METODO DEL POMPIERE
Porre un braccio del paziente sulle proprie spalle, afferrandogli il polso, abbracciar le sue
cosce e sollevare il soggetto.
Questa tecnica può esser impiegata per allontanarsi in emergenza con un paziente da un
luogo pericoloso lungo un percorso accidentato o da un locale in condizioni logistiche
precarie, per cui il soccorritore deve poter aiutarsi con una mano nella fuga.
Non è una tecnica d’impiego nei traumi toracici e spinali o se il soggetto ha difficoltà
respiratorie; a causa delle prese sul polso e sulle cosce del paziente essa è impraticabile nei
traumi di braccia e gambe.
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CARICAMENTO SUL DORSO
Si esegue sollevato il paziente e passando le sue braccia sulle proprie spalle ed issandolo sul dorso.
Questa tecnica di spostamento può essere impiegata in alternativa alla tecnica del pompiere per
allontanarsi in emergenza; è impraticabile in pazienti con traumi toracici o se il soggetto ha
difficoltà respiratorie o traumi delle braccia, a causa delle prese sui polsi del paziente.
Una tecnica di sollevamento e di trasporto a più soccorritori è riportata nella figura in basso.

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  • 2. 24/03/2016 2 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it IL PRIMO SOCCORSO Il primo soccorso è l’aiuto dato alla vittima, attraverso azioni standardizzate compiute da personale non sanitario, in attesa dell’intervento specializzato.
  • 3. 24/03/2016 3 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it COMPITI DEL PRIMO SOCCORRITORE - attivare il pronto soccorso (chiamate dei soccorsi): - valutare la vittima e, se necessario, sostenerne le funzioni vitali: - arrestare una emorragia esterna; - proteggere ferite e ustioni; - preservare la vittima da ulteriori danni; - non fare azioni inutili o dannose.
  • 4. 24/03/2016 4 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it AZIONI INUTILI O DANNOSE In emergenza sanitaria vi sono alcune azioni che non devono essere assolutamente intraprese Tra queste: NON somministrare da bere alla vittima né acqua né bevande alcoliche; NON spostare la vittima a meno che l’ambiente non sia seriamente pericoloso e/o che le condizioni della vittima richiedano una posizione diversa; NON mettere a tutti i costi la vittima seduta, o, ancor peggio, in piedi; NON ridurre lussazioni e/o fratture; NON rimuovere eventuali corpi estranei conficcati profondamente (v’è il serio rischio di causare gravi emorragie); NON bucare le flitténe (bolle che si fanno nell’ustione di II grado)
  • 5. 24/03/2016 5 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LE DOTAZIONI DELL’ADDETTO AL PRIMO SOCCORSO Sono previste dalla legge (Decreto 388/03), in relazione al numero dei lavoratori e all’entità dei rischi; si tratta del pacchetto di medicazione (per le aziende più piccole e a minor rischio) e della cassetta di pronto soccorso (per quelle più grandi e a maggior rischio).
  • 6. 24/03/2016 6 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it
  • 7. 24/03/2016 7Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it L’AUTOPROTEZIONE DAI RISCHI DEL SOCCORSO In emergenza sanitaria, prima di agire, il soccorritore deve: • badare alla propria incolumità, garantendo, in via prioritaria la sicurezza della scena; • pensare ai rischi che si corrono prima di agire. I pericoli dai quali difendersi possono provenire dall’ambiente del soccorso, dal sangue e dai fluidi biologici e dalla condizione e/o comportamento della vittima. Nelle procedure di primo soccorso i principali presidi di protezione per Evitare il contatto diretto con il sangue gli altri fluidi biologici, sono: • i guanti monouso; • la visiera paraschizzi; • dispositivi di protezione facciale per la respirazione bocca/bocca.
  • 8. 24/03/2016 8 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LA GESTIONE DELL’EMERGENZA SANITARIA E LA “CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA” La gestione dell’emergenza sanitaria è incardinata in un processo definito “catena della sopravvivenza”. Si considera tale processo come costituito da quattro anelli: i primi due (chiamata dei soccorsi e valutazione ed (eventuale) sostegno delle funzioni vitali) sono di competenza anche del soccorritore laico. Gli altri due anelli (supporto avanzato alle funzioni vitali e trasporto del paziente nell’ospedale adatto) sono di esclusiva competenza del 118.
  • 9. 24/03/2016 9 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LA CHIAMATA DEI SOCCORSI La buona riuscita di un intervento di soccorso dipende anche dalla tempestività con la quale il 118 riesce a raggiungere il luogo dell’evento. Per questa ragione il primo soccorritore incaricato della chiamata dei soccorsi dovrà indicare con precisione: • l’indirizzo del luogo ove è occorso l’infortunio (o il malore); • il numero di infortunati (o di malati); • la possibile causa che ha scatenato l’evento; • lo stato delle funzioni vitali dell’infortunato, specificando se il medesimo sia cosciente o meno e se respiri normalmente o meno A margine della chiamata è sempre opportuno: • dare le proprie generalità, indicando un numero telefonico al quale si può essere raggiunti; • attendere i soccorritori all’esterno dell’azienda (per esempio, nei pressi della portineria)
  • 10. 24/03/2016 10 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LA RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI Giunto sul luogo, il soccorritore osserva la scena dell’evento; se non è stato testimone del fatto, richiede una sommaria descrizione ai presenti (valutazione della dinamica dell’evento).
  • 11. 24/03/2016 11Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it QUANDO SPOSTARE UN PAZIENTE Il primo soccorritore, di norma, non deve mai spostare il paziente a meno che non ricorra anche una sola delle seguenti eventualità: 1. Il luogo dell’evento è pericoloso per il paziente e/o per i soccorritori; 2. L’intervento richiede una diversa posizione della vittima (per esempio, paziente in arresto respiratorio rinvenuto su un fianco). Regola generale: nel caso in cui sia assolutamente necessario spostare o trasportare la vittima di un sospetto trauma, la colonna non deve mai essere piegata né torta, ma il collo dovrà essere immobilizzato anche utilizzando mezzi di fortuna e il resto della colonna vertebrale dovrà rimanere sempre sullo stesso asse.
  • 12. 24/03/2016 12 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it ANATOMIA E FISIOLOGIA DELL’APPARATO CARDIOVASCOLARE E RESPIRATORIO Il cuore è un organo muscolare cavo, posto al centro del torace e costituito da quattro cavità, due superiori (gli altri) e due inferiori (i ventricoli). La piccola circolazione (o polmonare), che inizia nel ventricolo destro e finisce nell’atrio sinistro, ha la funzione di ossigenare il sangue. La grande circolazione (o sistemica) inizia nel ventricolo sinistro e termina nell’atrio destro ed ha il compito di portare ossigeno ad organi e tessuti.
  • 13. 24/03/2016 13 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Il sangue circola nel nostro organismo attraverso i vasi sanguigni (arterie, vene e capillari). Le arterie portano sangue ossigenato dal cuore alla periferia, le vene conducono sangue utilizzato dai tessuti al cuore. Nei capillari avvengono gli scambi gassosi tra sangue e cellule dei tessuti e viceversa. Il sistema respiratorio è costituito da naso, bocca, laringe, trachea, bronchi, polmoni. L’aria viene introdotta dall’interno dei polmoni attraverso il naso e la bocca, attraversando il laringe e la trachea; questa si divide in due bronchi (destra e sinistra) che portano l’aria nei due polmoni. I movimenti respiratori sono regolati da centri nervosi posti nella porzione di cervello detta “bulbo cerebrale” e sono garantiti dal funzionamento dei muscoli intercostali, del collo e del muscolo diaframma.
  • 14. 24/03/2016 14 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it ARRESTO CARDIORESPIRATORIO E RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE L’arresto cardiorespiratorio è un’emergenza sanitaria assoluta. In seguito a questo evento si producono alterazioni delle cellule celebrali, che diventano irreversibili dopo 4-6 minuti dall’arresto cardiaco. La tempestiva esecuzione di manovre idonee a conservare un’ossigenazione d’emergenza può frenare l’evoluzione del danno irreversibile ai tessuti cerebrali. La rianimazione cardiopolmonare (in sigla RCP) è un’insieme d’interventi e di manovre finalizzate a sostenere l’attività cardiorespiratoria e, se possibile, a ripristinare le funzioni vitali, vale a dire ad impedire che coscienza, respirazione e circolazione – attività necessarie a garantire la sopravvivenza – abbiano un arresto definitivo. In questi casi l’azione del soccorritore si fonda sul seguente principio: ogni volta che una funzione vitale (coscienza, respirazione e circolazione) è compromessa, occorre sostituirla con adeguata manovre
  • 15. 24/03/2016 15 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LA SEQUENZA DI RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE Nell’attesa del personale sanitario di soccorso la valutazione ed il sostegno delle funzioni vitali devono seguire una sequenza d’azioni che possano essere così riassunte: • metti in sicurezza te stesso, la vittima e i parenti; • verifica se la vittima è cosciente; • valuta l’attività respiratoria; • avvia la RCP con 30 compressioni toraciche esterne, se non c’è attività respiratoria; • prosegui la RCP con 2 insufflazioni respiratorie • alterna compressioni toraciche con insufflazioni (30 compressioni e 2 insufflazioni); • continua la RCP, arrestandoti solo quando: - arrivano i soccorsi qualificati e prendono il tuo posto, - sei divenuto esausto, - la vittima comincia a respirare normalmente
  • 16. 24/03/2016 16 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it SICUREZZA SULLA SCENA La prima azione che il soccorritore deve compiere, ancor prima di verificare le funzioni vitali della vittima, è di controllare che se stesso, la vittima e gli altri testimoni dell’evento siano al sicuro, ovvero che non ci siano sulla scena del soccorso eventuali pericoli ambientali, che possano minacciare l’incolumità degli astanti.
  • 17. 24/03/2016 17 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it VERIFICA DELLO STATO DI COSCIENZA Solo dopo essersi assicurati di agire in scena sicura. È possibile avvicinarsi all’infortunato e valutare il suo stato di coscienza: a questo punto, quindi, il soccorritore, accostatosi alla vittima, la chiama ad alta voce (“Signore! È tutto a posto?...”) e la scuote con dolcezza afferrandola per le spalle. Se il soggetto risponde, bisogna lasciarlo nella posizione in cui si trova cercando di capire, se possibile, cosa è successo e, se serve, chiedendo aiuto. Comunque, anche se il malessere si risolve, è opportuno controllare, per un po’ la vittima, finchè resta in una qualche indisposizione fisica. Ma se la vittima non risponde, la sua coscienza è compromessa (lo stato d’incoscienza ha alla base una sofferenza cerebrale transitoria che – se non si contrasta subito potrebbe comprometterne la vita); alla presenza di un soggetto incosciente è necessario: • Chiamare in aiuto i presenti; se si è soli, si urla, si agitano le braccia per attirare l’attenzione di qualche passante; • Posizionare la vittima distesa sulla schiena; se è distesa sulla pancia, ruotarla sul dorso (con visto e pancia all’insù); • Aprire, dunque, le vie aeree della vittima estendendo il capo e sollevando il mento.
  • 18. 24/03/2016 18 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it APERTURA DELLE VIE AEREE La manovra si effettua esercitando una leggera pressione sulla fronte, mentre contemporaneamente viene sollevato il mento (iperestensione del capo) e serve a impedire l’eventuale ostruzione al passaggio dell’area esercitata dal rilasciamento della base della lingua sulla trachea. Tecnica d’esecuzione. Si portano le mani sulla fronte della vittima e sulla parte ossea del mento e si procede, nel contempo, a far ruotare in dietro il capo e a mandare su il mento
  • 19. 24/03/2016 19 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it VALUTAZIONE DELL’ATTIVITA’ RESPIRATORIA Dopo l’apertura delle vie aeree si valuta il respiro e, se questo è assente o non è normale, s’allerta il sistema di emergenza. Il soccorritore, avvicinatosi alla bocca ed al naso della vittima, esegue la manovra secondo la seguente procedura: 1. Guarda le eventuali escursioni del torace 2. Ascolta il rumore dell’aria nel caso che fuoriesca dalla bocca e dal naso della vittima e, infine, 3. Sente sulla propria guancia la più lieve brezza d’aria che eventualmente scaturisce dalla bocca e dal naso della vittima Questa sequenza, che con una stratagemma mnemonico è indicata con la sigla GAS (Guardo, Ascolto e Sento), dovrà essere effettuata per 10 secondi, contando a voce alta da uno a dieci In questo modo si determina se la vittima respira normalmente e, se non si è certi che respiri regolarmente, occorre comportarsi come se fosse in arresto respiratorio
  • 20. 24/03/2016 20 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Se la vittima respira normalmente: • Mettere in posizione laterale di sicurezza (PLS) • Far chiamare o chiamare il 118 comunicando che c’è un soggetto in stato d’incoscienza che respira. La posizione laterale di sicurezza. Permette di controllare con facilità le funzioni vitali e d’intervenire rapidamente in caso d’arresto respiratorio; favorisce, anche, la fuoriuscita spontanea di fluidi dalla bocca, che altrimenti potrebbero ingorgare le vie respiratorie. La PLS consente al soccorritore, anche se è solo, di allertare il 118 o di assistere altri infermi.
  • 21. 24/03/2016 21 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Se la vittima non respira normalmente: Far allertare da uno dei presenti, il 118, facendo loro comunicare che c’è un soggetto in stato d’incoscienza ed in arresto respiratorio; Se si è da soli, allontanarsi dalla vittima ed avvisare il servizio territoriale d’emergenza che si sta soccorrendo un soggetto con assenza della coscienza ed in arresto respiratorio, ma, al ritorno, occorre avviare le compressioni toraciche esterne.
  • 22. 24/03/2016 22 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it COMPRESSIONI TORACICHE ESTERNE La verifica dell’assenza dell’attività respiratoria è sufficiente al soccorritore laico per avviare la RCP: pertanto, se la vittima non respira, dopo aver fatto chiamare (o chiamato) il 118, il soccorritore laico pone senza indugi le mani al centro del torace della vittima e parte con 30 compressioni toraciche esterne. Tecnica d’esecuzione. Per eseguire correttamente le compressioni toraciche esterne:  Il punto esatto di posizionamento delle mani è sulla parte piatta (sterno) e non sulla parte carenata (costole) del torace;  Non appoggiarsi sopra l’addome superiore o l’estremità inferiore dello sterno;  Collocare al centro del petto, sullo sterno, la parte più vicina al polso del palmo della mano, facendo attenzione a non appoggiare anche le dita;  Mettere l’altra mano sulla prima intrecciando le dita delle mani sovrapposte;  Le dita s’intrecciano per esser certi che la pressione non sia esercitata sulle coste della vittima Il ritmo delle compressioni è di circa 2 al secondo per poter tenere una velocità complessiva, nel massaggio cardiaco esterno, di 100 compressioni al minuto. Nell’eseguire le compressioni cardiache esterne è opportuno che il soccorritore conti ad alta voce da 1 a 30, mentre le esegue
  • 23. 24/03/2016 23 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it INSUFFLAZIONI CON LA TECNICA BOCCA-BOCCA Dopo trenta compressioni, aperte di nuovo le vie aeree con la tecnica dell’iperestensione del capo, si eseguono, con la tecnica bocca-bocca, due ventilazioni della durata di circa un secondo, con un quantitativo d’aria ad ogni insufflazione sufficiente a far espandere il torace
  • 24. 24/03/2016 24 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it INSUFFLAZIONI CON LA TECNICA BOCCA-BOCCA (segue) Tecnica d’esecuzione. Per eseguire correttamente le insufflazioni con la tecnica bocca-bocca:  pinzare con il pollice e l’indice le narici chiudendo il naso;  fatta una normale inspirazione, porre le labbra intorno alla bocca della vittima;  insufflare 2 volte consecutivamente in modo costante per circa 1 secondo, assicurandosi che il torace della vittima si sollevi Se l’insufflazione iniziale non fa sollevare il torace, prima del successivo tentativo si deve:  controllare la bocca della vittima e rimuovere qualsiasi ostruzione;  ricontrollare se il capo è stato esteso adeguatamente e se il mento è stato sollevato correttamente;  non tentare più di due insufflazioni ogni volta prima di eseguire di nuovo le compressioni
  • 25. 24/03/2016 25 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Guardando all’interno della bocca, se sono presenti corpi estranei, questi devono essere rimossi prima di proseguire con la seconda insufflazione. I corpi solidi (denti, dentiera, bolo alimentare etc.) potranno essere rimossi manualmente, utilizzando la manovra del dito ad uncino. Per evitare la chiusura accidentale della bocca da parte della vittima, che potrebbe ferire il soccorritore, questi dovrà adottare la manovra delle dita incrociate. I corpi liquidi si rimuovono asciugandoli con una garza o con altri tessuti (panno, lembo di una camicia, etc.) e, se la vittima non è sospetta di lesioni alla colonna, facendogli ruotare la testa di lato verso il soccorritore. INSUFFLAZIONI CON LA TECNICA BOCCA-BOCCA (segue)
  • 26. 24/03/2016 26 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Dispositivi di protezione nel bocca-bocca. Nel bocca-bocca, per proteggersi da un eventuale contagio, si può far uso di svariati dispositivi di protezione (facciali, boccagli con valvole unidirezionali, garze sovrapposte). Le insufflazioni con la pocket mask (tecnica bocca-maschera), prima fortemente consigliate a tutti soccorritori laici, ora vengono sconsigliate (l’uso della pocket mask, infatti, richiede, uno specifico addestramento ed un periodico retraining per garantire un adeguato livello di abilità”); sono comunque, indicate come dispositivo specifico di protezione per quei soccorritori che lavorano in aree a rischio d’avvelenamento per intossicazione professionale acuta (ad es.: esposizione a cianuro, organofosforici o altri agenti tossici); in questi casi si rivela indispensabile l’autoprotezione dalla vittima ma con pocket mask INSUFFLAZIONI CON LA TECNICA BOCCA-BOCCA (segue)
  • 27. 24/03/2016 27 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LA SEQUENZA DELLA RCP Le compressioni toraciche vanno proseguite senza alcuna interruzione, alternate con le insufflazioni, al ritmo di trenta compressioni e due insufflazioni: Le 30 compressioni vanno eseguite alla velocità di circa 2 al secondo per ottenere una frequenza di 100 compressioni al minuto; Le 2 insufflazioni vanno eseguite ciascuna per circa 1 secondo La sequenza è interrotta solo:  quando arrivano i soccorsi qualificati;  è disponibile e utilizzabile un defibrillatore semiautomatico esterno (DAE);  la vittima comincia a respirare normalmente;  il soccorritore non ha più la forza per proseguire la RCP.
  • 28. 24/03/2016 28 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Per ovviare a quest’ultima evenienza, la persona che esegue le compressioni toraciche dovrebbe cambiare ogni 2 minuti; la presenza di un altro soccorritore addestrato alla RCP potrebbe prevenire la fatica (i due soccorritori dovrebbero, ogni 1-2 minuti, alternarsi nelle manovre di rianimazione)
  • 29. 24/03/2016 29 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it RCP CON LE SOLE COMPRESSIONI TORACICHE ESTERNE E’ consentito al soccorritore laico d’eseguire le sole compressioni toraciche esterne, evitando di praticare le insufflazioni, se non è capace o sia riluttante ad insufflare; se si massaggia soltanto, le compressioni devono essere eseguite ad una frequenza di 100 al minuto. Le interruzioni anche in questo sono analoghe a quelle della sequenza della RCP (arrivo di soccorritori qualificati; utilizzo di DAE; ripresa del respiro; soccorritore divenuto esausto)
  • 30. 24/03/2016 30 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it OSTRUZIONE PER INGESTIONE ACCIDENTALE DI CORPO ESTRANEO E’ una emergenza che va affrontata in maniera diversa nel soggetto cosciente e nel soggetto non cosciente. Per prima cosa il soccorritore dovrà valutare la gravità dell’evento. Si tratta di una:  Ostruzione grave, se il paziente non tossisce;  Ostruzione moderata, se il paziente ancora è in grado di tossire e tenta di espellere il corpo estraneo
  • 31. 24/03/2016 31 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it OSTRUZIONE GRAVE (ASSENZA DI TOSSE) Il paziente presenta una ostruzione completa delle vie aeree: non parla, non tossisce, soffoca e perde conoscenza molto rapidamente. Nel caso di ostruzione grave, il tipo di intervento dipende dallo stato di coscienza della vittima. Soggetto cosciente Se il paziente è ancora cosciente, dopo aver chiamato i soccorsi, il soccorritore può facilitare l’espulsione del corpo estraneo effettuando le seguenti manovre: • rimozione dalla bocca di eventuali corpi estranei visibili (dentiera, monete, cibo etc.) • mettersi al fianco della vittima e poi:  aiutarla a piegarsi in avanti  percuoterla con il palmo della mano ripetutamente (fino a 5 colpi) tra le scapole, mentre con l’altra mano gli sostiene il torace
  • 32. 24/03/2016 32 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it
  • 33. 24/03/2016 33 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it OSTRUZIONE GRAVE (ASSENZA DI TOSSE) - segue Quando queste manovre non sono efficaci ed il paziente sta perdendo conoscenza, il soccorritore stando alle spalle della vittima: - pratica cicli di 4-5 brusche compressioni addominali (manovra di Heimlich); - alterna a 5 pacche dorsali; - prosegue nella sequenza 5 compressioni addominali / 5 pacche dorsali fino all’espulsione del corpo estraneo o alla perdita di coscienza della vittima. Soggetto non cosciente Se la vittima perde conoscenza, comportarsi come nella RCP, alternando 30 compressioni toraciche esterne a 2 insufflazioni.
  • 34. 24/03/2016 34 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it OSTRUZIONE MODERATA (TOSSE EFFICACE) Nell’ostruzione moderata si ha una ostruzione incompleta delle vie aeree; per questo il paziente respira, tossisce e tenta di espellere il corpo estraneo. In questo caso bisognerà chiamare immediatamente i soccorsi,prima che il blocco del respiro diventi totale, ed incoraggiare la vittima a tossire, assicurandosi che continui a respirare normalmente.
  • 35. 24/03/2016 35 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it L’ABCDE DEL TRAUMATIZZATO Nei traumi maggiori (vertebrali, cranici, come pure in tutte le altre situazioni di primo soccorso per evitare manovre errate o trascurare dei segni importanti, il soccorritore interviene sui danni specifici solo se il paziente è stabile, se, cioè, non c’è alcuna alterazione dei parametri vitali; si adotta, quindi un protocollo di comportamento costituito dal cosiddetto ABCDE. Così, il primo soccorso nei traumatizzati si basa sulla valutazione primaria e secondaria, quindi solo se non c’è alterazione dei parametri vitali, si passa da un eventuale trattamento della patologia accertata.
  • 36. 24/03/2016 36 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it L’ABCDE DEL TRAUMATIZZATO - segue La valutazione primaria ha lo scopo di stabilire se c’è un imminente pericolo di vita per eventuali alterazioni dei parametri vitali. Essa, inoltre, consente al soccorritore di agire in condizioni di sicurezza: la prima azione di questa fase, infatti, è la valutazione della scena per prevenire l’esposizione ad eventuali pericoli ambientali e valutare i dispositivi di protezione individuali da impiegare. Con la procedura dell’ABCDE si valutano le condizioni generali del traumatizzato, alla ricerca di danni ancora latenti, pericolosi per la sopravvivenza, se non fossero precocemente trattati; l’ABCDE assicura, anche, al traumatizzato la protezione delle funzioni vitali
  • 37. 24/03/2016 37 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it L’ABCDE DEL TRAUMATIZZATO - segue Nella fase A (Airway – apertura delle vie aeree), come nella RCP, occorre valutare la coscienza e garantire la pervietà delle vie aeree, eseguendo una cauta manovra di iperestensione del capo e sollevamento del mento. Sulla base delle linee guida dell’European Resusciation Council (2005) ai soccorritori laici viene indicato di aprire le vie aeree utilizzando sempre la stessa manovra di iperestensione del capo e sollevamento del mento, anche nel trauma.
  • 38. 24/03/2016 38 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it L’ABCDE DEL TRAUMATIZZATO - segue Nella fase B (Breathing – sostegno del respiro), se il paziente è incosciente, occorre valutare il respiro con la manovra GAS; pertanto, se non respira, è necessario ovviare le manovre di RCP (vedi diapositiva 15); se riprende il respiro, evitare di effettuare la posizione laterale di sicurezza. Occorre, comunque, tener in conto che in caso d’arresto respiratorio o cardiaco le manovre rianimatorie hanno scarse possibilità di successo.
  • 39. 24/03/2016 39 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it L’ABCDE DEL TRAUMATIZZATO - segue Se il soggetto respira, in Fase C (Circulation – sostegno dell’attività cardiocircolatoria), si palpa il polso radiale per valutare lo stato pressorio del traumatizzato in funzione del contrasto dello stato di shock; se si rilevano emorragie (del cuoio capelluto o in altri distretti) vanno immediatamente tamponate, ad eccezione delle rinoree e delle otorragie, che richiedono uno specifico trattamento In Fase D (Disability – disfunzionalità cerebrale), il soccorritore esegue una sommaria valutazione del livello d’alterazione della coscienza; se il paziente è cosciente, va fatta anche una rapida valutazione della capacità di movimento degli arti.
  • 40. 24/03/2016 40Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it L’ABCDE DEL TRAUMATIZZATO - segue In Fase E (Esposure – esposizione della ferita), il soccorritore toglie indumenti ed altre coperture, per esaminare in loco le lesioni traumatiche, che vanno, poi, medicate. In questa fase, subito dopo la valutazione, per contrastare l’ipotermia, che favorisce lo shock, occorre coprire il paziente con la copertura isotermica o riutilizzando i suoi indumenti. La fase E nel trauma spinale è di competenza del solo personale sanitario del 118. I dati ottenuti nella valutazione primaria e secondaria del traumatizzato vanno comunicati al 118, che stabilirà per il trauma in atto il tipo di risposta più appropriata.
  • 41. 24/03/2016 41 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it TRAUMI Una forza applicata allo scheletro, se è particolarmente intensa, induce lesioni, che a seconda della componente interessata sono distinte in distorsioni, lussazioni e fratture.
  • 42. 24/03/2016 42 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Distorsioni e lussazioni Le distorsioni sono lesioni prodotte in un’articolazione da una capo osseo che, per un movimento forzato, esce temporaneamente dalla propria sede danneggiando la capsula e i legamenti. Le lussazioni sono lesioni in cui un capo articolare, per un movimento forzato, esce dalla sede naturale e perde permanentemente i normali rapporti con gli altri capi articolari costituenti l’articolazione, compromettendo non solo la capsula ed i legamenti, ma a volte, anche i vasi e nervi. Distorsioni e lussazioni si manifestano con segni e sintomi comuni (più accentuati nelle lussazioni): dolore, tumefazione e mancata funzionalità della parte lesa.
  • 43. 24/03/2016 43 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it TRATTAMENTO DI DISTORSIONI E LUSSAZIONI Si trattano allo stesso modo, rammentando che, nel dubbio, ogni trauma che interessa le ossa va considerato come se fosse una frattura: • occorre immobilizzare l’articolazione nella posizione in cui si trova dopo il trauma, assecondando la posizione antalgica dell’infortunato senza tentare pericolose manovre di riduzione dell’osso; • sono indispensabili steccaggio e fasciatura; • va applicato il freddo (con il sacchetto di ghiaccio pronto uso o con altri sistemi) Eseguite in sequenza queste operazioni, si devono attendere i soccorsi per il trasporto del soggetto in ospedale.
  • 44. 24/03/2016 44 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LE FRATTURE Il termine indica l’interruzione nella continuità di un osso. Una distinzione molto importante è quella che raggruppa le fratture in chiuse, se la pelle sovrastante resta integra, ed esposte, in cui i frammenti ossei sono in comunicazione con l’esterno a causa della lesione del rivestimento cutaneo.
  • 45. 24/03/2016 45 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it FRATTURA CHIUSA I segni e i sintomi (dolore, tumefazione, mancata funzionalità della parte lesa) possono confondersi con quelli di distorsioni e lussazioni: in questi casi, nell’equivoco, occorre ipotizzare l’eventualità più grave e comportarsi di conseguenza. Subito dopo il trauma, assieme a questi segni possono comparire mobilità anomala e scrosci.
  • 46. 24/03/2016 46 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Trattamento delle fratture chiuse • immobilizzare l’articolazione nella posizione in cui si trova dopo il trauma, assecondando la posizine antalgica, senza tentare pericolose manovre di riduzione; • eseguire lo steccaggio, l’applicazione, cioè, di stecche, docce ed altro; • tenere sollevata più in alto del cuore la regione traumatizzata ed applicare il freddo Eseguite in sequenza queste operazioni, si può richiedere il trasporto in ambulanza
  • 47. 24/03/2016 47 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it FRATTURA ESPOSTA In caso di frattura esposta, per scongiurare la sua contaminazione o un’eventuale lesione di vasi e nervi, va evitato di toccare l’area traumatizzata. I monconi ossei della frattura non vanno mai spinti dentro i piani profondi di provenienza. Lo steccaggio, inoltre, non va mai praticato dal primo soccorritore. La frattura esposta facilmente evolve in emergenza; pertanto, preliminare ad ogni trattamento è la chiamata al 118. In caso del 118 in sequenza si deve: • controllare l’emorragia, tamponandola immediatamente con una compressione a distanza sui punti di compressione specifici . • contrastare l’eventuale shock, lasciando il paziente disteso; • coprire la ferita con una garza sterile per evitarne la contaminazione
  • 48. 24/03/2016 48 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LE FERITE CUTANEE E MUCOSE Sono lesioni dei tessuti prodotte da forze meccaniche di varia natura che determinano la perdita dell’integrità di una o più regioni cutanee o mucose ed eventualmente dei tessuti sottostanti.
  • 49. 24/03/2016 49 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it TRATTAMENTO DELLE FERITE SUPERFICIALI Dopo aver indossato un paio di guanti sterili: • esporre e pulire la ferita, eliminando gli indumenti che la coprono e lavandola accuratamente; • disinfettarla sciacquandola sotto abbondanti getti d’acqua corrente e poi con acqua ossigenata o soluzione fisiologica; • medicarla coprendola con garze sterili Per ferite di testa, mani e piedi, dopo averle medicate, chiedere sempre l’inter- vento di un medico, per i possibili danni a nervi e tendini.
  • 50. 24/03/2016 50 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Corpi estranei voluminosi o molto conficcati non vanno rimossi per il rischio di emorragia Nel disinfettare la ferita NON bisogna utilizzare ovatta, alcol denaturato, polvere antibiotica. Dopo aver lavato, medicato e disinfettato la ferita, si procede con la fasciatura, arrotolando sulla medicazione la striscia di garza, che così avvolge e stringe la medicazione sull’area della ferita; nel far questo: • far aderire bene i lembi della benda intorno alla medicazione, in modo che questa non si muova; • evitare di stringere troppo la benda, per permettere un buon afflusso locale di sangue E’ infine importante suggerire all’infortunato di verificare la propria copertura vaccinale contro il tetano.
  • 51. 24/03/2016 51 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it TRATTAMENTO DELLE FERITE PROFONDE La gravità di una semplice ferita cutanea dipende dalla profondità della lesione e dal coinvolgimento del sistema circolatorio sottostante: più la lesione è penetrante maggiore è la probabilità di danneggiare un’arteria. Quando, pertanto, in una ferita cutanea è lesionata un’arteria di grosso calibro, prima di medicarla và data la precedenza al trattamento dell’emorragia. Nel trattamento di una ferita profonda delle estremità è prioritario: • proteggersi dal rischio di contagio utilizzando i presidi di protezione (guanti e visiera paraschizzi); • mettere l’infortunato in posizione antishock; • tamponare l’emorragia fino ad arrestarla o fino all’arrivo dell’ambulanza ; con la pressione diretta e poi, se è necessario, utilizzando i punti compressione; • chiamare o far chiamare il 118, riferendo che si sta tamponando un’emorragia arteriosa. Solo se l’emorragia è sotto controllo si passa a trattare specificamente la ferita.
  • 52. 24/03/2016 52 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it AMPUTAZIONE Il distacco di parti del corpo può essere totale o parziale; se riguarda un arto è più difficilmente contenibile; le amputazioni delle dita sono invece eventi più facilmente gestibili. Nell’amputazione di un arto: • chiamare il 118 riferendo che si sta tamponando un’emorragia arteriosa da amputazione d’arto; • indossare guanti monouso e visiera paraschizzi; • bloccare l’emorragia; • porre il ferito in posizione antishock (vedi figura slide….) e tenerlo in questa posizione fino all’arrivo dell’ambulanza; • sciacquare la parte amputata con acqua o soluzione fisiologica, per rimuovere lo sporco presente, senza disinfettarla, coprendola con garze sterili inumidite con soluzione fisiologica; • imbustare il pezzo amputato in un sacchetto di plastica o, se manca, avvolgendolo più volte in una benda ; inserire l’involucro così confezionato in un altro contenitore in cui si è collocato del ghiaccio per refrigerarlo evitando che il pezzo sia a contatto diretto con il ghiaccio
  • 53. 24/03/2016 53 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Nell’amputazione delle dita: • chiamare il 118 riferendo che si sta tamponando un’emorragia arteriosa da amputazione delle dita; • dopo aver indossato i guanti, procedere alla compressione diretta del moncone sanguinante; • ridotte lo sgocciolamento, medicare e fasciare la ferita con un tamponamento compressivo; • pulire la parte amputata sciacquandola con acqua o soluzione fisiologica senza disinfettarla e procedere come nel caso dell’amputazione dell’arto.
  • 54. 24/03/2016 54 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it TRAUMI E LESIONI TORACOADDOMINALI Ferite gravi del torace Una delle conseguenze più gravi del trauma del torace è la lesione di una o più coste che può determinare una breccia nelle parete toracica, creando una comunicazione fra torace e l’esterno e quindi l’afflusso d’aria nella cavità pleurica (pneumotorace). Tra i segni e i sintomi principali sono l’aumento della frequenza ventilatoria, il dolore toracico e la presenza di lesione della parete toracica. Trattamento Il ruolo del soccorritore è quello di chiamare il 118 e, nell’attesa, a solo scopo antidolorifico limitare i movimenti del torace facendo distendere il paziente sul lato colpito o posizionargli il braccio ad armacollo, in maniera, cioè, che sia accostato e bloccato al petto del lato traumatizzato (manovre di bloccaggio).
  • 55. 24/03/2016 55 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it TRAUMI E LESIONI TORACOADDOMINALI (segue) Ferite gravi dell’addome Le lesioni addominali si classificano in ferite chiuse e aperte. E’ molto importante che il soccorritore sia in grado di descrivere il tipo ferita all’addome, quando allerta il 118. Trattamento delle ferite “chiuse” In attesa dell’arrivo dell’ambulanza:  garantire l’apertura delle vie aeree;  non dare da bere alla vittima, anche se questa ha sete Trattamento delle ferite “aperte” Dopo aver chiamato il 118:  far sdraiare la vittima a terra con le ginocchia flesse sull’addome;  non far bere il soggetto e, se vomita, garantire la pervietà delle vie aeree; chiudere la breccia con una medicazione occlusiva
  • 56. 24/03/2016 56 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LE EMORRAGIE Se si presentano una o più lesioni in qualche punto del sistema circolatorio, si realizza un’emorragia. Possono esser distinti tre tipi di emorragie: emorragie esterne, interne ed esteriorizzate. Emorragie esterne Il sangue defluisce all’esterno del corpo. Le più pericolose sono quelle arteriose che interessano i vasi che trasportano il sangue dal cuore ai vari organi; in questi casi il flusso è abbondante, sincrono con i battiti del cuore. Le emorragie venose sono caratterizzate dalla fuoriuscita di sangue con un flusso lento; esse non sono gravi perché vengono tamponate con processi fisiologici d’emostasi. Nelle emorragie capillari, le meno gravi, il sangue fuoriesce dai vasi capillari in piccole quantità e lentamente
  • 57. 24/03/2016 57 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it TRATTAMENTO DELLE EMORRAGIE ESTERNE E’ opportuno agire utilizzando una sequenza d’interventi via via più aggressivi, per bloccare la perdita di sangue: Si comincia con la pressione diretta con mano guantata sul punto d’emorragia, dopo aver interpostato tra all’emorragia e la mano del soccorritore un tampone di garze sterili;  Se la pressione diretta non è efficace, si passa al sollevamento dell’arto;  Se anche quest’intervento è infruttuoso, si esegue la compressione a distanza dei punti arteriosi a monte dell’emorragia.
  • 58. 24/03/2016 58 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it L’impiego del laccio emostatico, applicato soltanto a livello degli arti a monte della lesione, va adottato come ultima chance, quando tute le altre tecniche di emostasi (compressione diretta, sollevamento, compressione a distanza) si siano dimostrate inefficaci; esso deve essere tenuto nella cassetta di pronto e nel pacchetto di medicazione; un utile “surrogato” è il bracciale dello sfigmomanometro gonfiato lentamente siano a raggiungere una pressione idonea a far cessare la perdita di sangue; come extrema ratio per tamponare un’emorragia si può utilizzare una cravatta, una sciarpa, una cintura larga. TRATTAMENTO DELLE EMORRAGIE ESTERNE (segue)
  • 59. 24/03/2016 59 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it L’USO DEL LACCIO Bisogna sempre documentare il momento in cui lo si applica: generalmente si scrive sulla fronte del paziente la lettera “L” e l’ora di applicazione del laccio: questa procedura dà la possibilità ai soccorritori del 118 di riconoscere e di trattare immediatamente l’emorragia. Il paziente emorragico va comunque posto in posizione antishock per favore l’afflusso di sangue agli organi nobili (in caso di sospette fratture degli arti inferiori, tale posizione è controindicata).
  • 60. 24/03/2016 60 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Esempio di punti di compressione
  • 61. 24/03/2016 61 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it EMORRAGIE INTERNE Sono emorragie che avvengono all’interno di cavità (addome, torace, ecc) e per tale ragione sono difficilmente individuabili). Vanno sempre sospettate in caso di gravi traumi cranici, addominali, toracici etc., situazioni nelle quali è prioritario attivare il 118.
  • 62. 24/03/2016 62 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it EMORRAGIE ESTERIORIZZATE Sono emorragie che avvengono all’interno di cavità collegate con l’esterno (tubo digerente, polmone, orecchio, naso). Sono facilmente riconoscibili poiché il sangue fuoriesce dalla cavità; tra le emorragie esteriorizzate che possono essere trattate dal primo soccorritore abbiamo l’otorragia (perdita di sangue dalle orecchie) e l’epistassi (sanguinamento dal naso). Trattamento dell’epistassi Il paziente deve essere invitato a sedersi con la testa leggermente piegata in avanti, stringendo le narici tra pollice ed indice. La posizione della testa reclinata all’indietro è controindicata perché comporta l’ingestione di sangue con il rischio di soffocamento. Trattamento dell’otorragia A differenza di altre emorragie esteriorizzate, non deve essere tamponata; al contrario, il paziente deve essere posto in una posizione tale da consentire un più facile deflusso del sangue.
  • 63. 24/03/2016 63 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it IL TRAUMA CRANICO Qualsiasi situazione che produce danni alle varie componenti del cranio è un trauma cranico. Nei traumi cranici generalmente è coinvolto il cuoio cappelluto, rivestimento del capo coperto dai capelli. Le fratture possono riguardare la volta e la base del cranio. Su meningi ed encefalo i principali danni sono la commozione cerebrale, gli ematomi e le emorragie intracranici, le contusioni e le lacerazioni encefaliche, lesioni queste (ad eccezione della commozione cerebrale) gravissime , che, se il paziente sopravvive, causano invalidità permanente.
  • 64. 24/03/2016 64 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it IL TRAUMA CRANICO - segue Trattamento Un soccorso appropriato si fa con la procedura dell’ABCDE già richiamata sopra (slide n. 35). Tutti i traumi cranici vanno sottoposti a controllo medico, ma tale controllo varia in base al danno. Una banale contusione del cuoio capelluto (il classico bernoccolo), richiede, senza urgenza, un riscontro medico; nell’attesa, contro l’ematoma basta una borsa di ghiaccio o una confezione di ghiaccio pronto uso; il bernoccolo, tuttavia, non va compresso per il rischio d’infossare un’eventuale frattura cranica sottostante. Una contusione del cuoio capelluto, se compare uno dei segni di lesione encefalica (mal di testa, vomito, amnesia, perdita di coscienza, anche se passeggera) richiede il ricovero del traumatizzato.
  • 65. 24/03/2016 65 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it IL TRAUMA CRANICO - segue Trattamento Una ferita lacerocontusa, senza fratture e senza segni di lesioni encefaliche, esige l’ospedalizzare del ferito. Una frattura del cranio, specie se associata a liquorrea è una condizione di grave pericolo; quindi, allertato il 118,il ferito va trasportato d’urgenza in ospedale. Nell’attesa del pronto soccorso il soccorritore deve contrastare l’insorgenza del coma, stimolando il paziente a restare sveglio; così, se compare questo segno, comunicato al 118 la situazione d’emergenza, potrà avviare la rianimazione del soggetto (evitare la posizione laterale di sicurezza). Nelle ferite lacero-contuse e nelle fratture per tamponare le emorragie, spesso imponenti, non bisogna premere né con le dita né con fasciatura compressiva: c’è rischio d’infossare fratture craniche o di’introdurre frammenti ossei liberi negli spazi sottostanti; per la stessa ragione non bisogna togliere corpi estranei dal cranio. Le emorragie, medicate con garza sterile e bende, si bloccano con il freddo; nella medicazione, inoltre, va evitato di muovere il capo al paziente incosciente per il rischio di un trauma spinale. Infine, non si bloccano un’otorragia, una rinorrea o una liquorrea: il loro tamponamento potrebbe favorire una compressione cerebrale per ipertensione endocranica (aumento della pressione all’interno della scatola cranica).
  • 66. 24/03/2016 66 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it TRAUMI DELLA COLONNA VERTEBRALE Gli incidenti stradali rappresentano la causa più frequente di trauma della colonna vertebrale. Il danno può riguardare la sola componente ossea o coinvolgere anche quella midollare (lesioni midollari). L’interessamento del midollo produce deficit ovvero paralisi dei soli arti inferiori (paraplegia) o di tutti e quattro gli arti (tetraplegia), paralisi sensitive con perdita della sensibiilità superficiale e profonda; inoltre, una lesione nel tratto iniziale del midollo spinale può compromettere la sopravvivenza del traumatizzato, perché questo tratto contiene i centri nervosi che controllano il respiro ed il battito cardiaco. In caso di trauma spinale si deve sospettare sempre una lesione midollare e, quindi, comportarsi con estrema prudenza nel praticare le manovre di primo soccorso.
  • 67. 24/03/2016 67 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it
  • 68. 24/03/2016 68 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it TRAUMI DELLA COLONNA VERTEBRALE - segue Trattamento In caso di un trauma spinale, nell’attesa del 118, il soccorritore deve proteggere l’infortunato dallo shock termico e, se l’infortunato è cosciente, sarà un suo compito tassativo d’impedirgli di muoversi. • Probabilmente non c’è alcuna lesione del midollo spinale, se il traumatizzato sente su mani e piedi il pizzicotto, muove entrambi gli arti, stringe con le mani la mano del soccorritore, spinge con i piedi, opponendosi alla forza esercitata dal soccorritore; • Può essere insorto un danno midollare inferiore, se il traumatizzato riesce a sentire il pizzicotto sulle mani, ma non sui piedi; muove entrambe le mani, ma non i piedi; stringe con le mani una mano del soccorritore, ma non spinge con i piedi; • Può esserci un danno del midollo cervicale, quando il traumatizzato non riesce a muovere mani e piedi, a stringere con le mani una mano del soccorritore, a spingere con entrambi i piedi
  • 69. 24/03/2016 69 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Il coma non consente la rilevazione dei segni di danno spinale; per questo si considera il traumatizzato privo di sensi come un soggetto a rischio di danno midollare.
  • 70. 24/03/2016 70 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it PRINCIPALI SINDROMI D’INTERESSE MEDICO In tali sindromi, se la vittima è ancora cosciente, il compito del primo soccorritore è, quello di sorveglianza e chiamare i soccorsi. Esistono comunque comportamenti che devono essere avviati e comportamenti non consentiti, che bisogna conoscere. IL DOLORE CARDIACO All’origine del dolore cardiaco c’è un’insufficiente apporto di sangue ossigenato al cuore. Quando si deve temere che un dolore al petto sia d’origine cardiaca? Se il dolore insorge dietro lo sterno e s’irradia al collo e alla mandibola, oppure alla parete superiore della schiena, agli arti superiori, alla parte centrale superiore dell’addome ed è accompagnato da nausea e vomito, se compare difficoltà respiratoria e debolezza inspiegabile, in questi casi è opportuno chiedere l’intervento al 118. Dopo aver attivato il sistema 118: - liberare il soggetto da indumenti stretti; - metterlo in condizioni di riposo e tranquillizzarlo (limita la fatica del cuore); - chiedergli se ha già avuto in passato episodi simili e se assume farmaci per il cuore (se il soggetto è un cardiopatico già in trattamento, può avere con sé i farmaci; in tal caso aiutarlo ad assumerli).
  • 71. 24/03/2016 71 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it IL MALESSERE DIABETICO Il diabete è una malattia dovuta ad un’alterazione del metabolismo degli zuccheri, che si accumulano nel sangue senza che i tessuti dell’organismo possano utilizzarli per la produzione di energia. Bisogna sempre sospettare un malessere in diabetico quando insorgano disturbi della coscienza, preceduti da sonnolenza ed agitazione. Trattamento Avuta la conferma che si sta soccorendo un diabetico con disturbi della coscienza, va applicata la regola del glucosio per tutti, somministrando zucchero in ogni caso. Un’altra importantissima azione è la chiamata dei soccorsi che, nel caso di assenza della coscienza deve precedere qualunque altro intervento.
  • 72. 24/03/2016 72 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it Trattamento - segue • nel soggetto cosciente bisognerà: - somministrare zucchero (acqua e zucchero, succo d’arancia ecc); - poi chiamare i soccorsi; • nel soggetto incosciente sarà necessario: - per prima cosa chiamare i soccorsi; - poi somministrare un pizzico di zucchero sotto la lingua (non somministrare acqua e zucchero; la vittima potrebbe soffocare!!); - infine, valutare il respiro e, se presente, porre il paziente in posizione laterale di sicurezza.
  • 73. 24/03/2016 73 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LE CONVULSIONI Si tratta di contrazioni muscolari improvvise, non controllate, volontariamente, provocate da un’alterazione dell’attività elettrica cerebrale, che coinvolgono singoli distretti muscolari o investono tutto il corpo e sono di solito accompagnate da perdita dei sensi e seguite da perdita involontaria di urina e feci. Trattamento • adagiare il paziente sul pavimento e cercare di proteggerlo da urti, cadute, senza però bloccargli i movimenti; • non infilare alcun genere d’oggetti in bocca a protezione della lingua; Quando termina la crisi e persiste lo stato di sopore, controllare che: • il respiro sia di regolare frequenza; • che non vi siano ostacoli al flusso aereo o corpi estranei in bocca Se il paziente non riprende i sensi: • metterlo in posizione laterale di sicurezza per consentire il deflusso dalla bocca di saliva Quando s’avvia una crisi, occorre allertare subito il 118 e aggiornarlo nel corso della sua evoluzione
  • 74. 24/03/2016 74 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it DISTURBI INIZIALI DELLA COSCIENZA (LITOPIA E SINCOPE) Un ridotto afflusso di sangue al cervello inizialmente produce disturbi che scompaiono o si attenuano fortemente, se il paziente passa dall’abituale posizione eretta ad una posizione seduta o supina; può anche succedere che a questi disturbi si associ un senso di mancamento, che a volte evolve fino alla perdita di coscienza. La lipotimia è il quadro meno grave, in cui fiacchezza, stordimento, fischi, ronzii, disturbi della vista, malessere, nausea, pallore, sudorazione, sensazione d’imminente mancamento non sono accompagnati da perdita di coscienza. Nella sincope l’improvvisa e transitoria perdita di coscienza obbliga il soggetto a distendersi per terra. Trattamento I casi più lievi di lipotimia si risolvono facilmente, ponendo il paziente: • seduto con la testa abbassata tra le ginocchia, • adagiato per terra con le gambe più in alto della testa (posizione antishock), • liberandola di cinte e indumenti stretti Nella sincope: • porre il paziente in posizione antishock e sottoporlo a stimoli verbali e tattili; • se malgrado questi stimoli il paziente non risponde, comportarsi come nella RCP (diapositiva 15) • coprire il paziente per proteggerlo dal raffreddamento
  • 75. 24/03/2016 75 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LO SHOCK E’ una grave alterazione dei meccanismi della circolazione del sangue e del metabolismo dell’organismo provocata da una ridotta irrorazione ematica e da un inadeguato apporto di ossigeno agli organi vitali. Il primo soccorritore può svolgere un ruolo molto importante, individuando precocemente i segni che ne fanno sospettare l’insorgenza ed avviando quei trattamenti indispensabili a sostenere le funzioni vitali ed arrestare la rapida evoluzione verso la morte. Segni iniziali di shock sono: • pallore e poi cianosi (colorazione bluastra) delle estremità (volto, labbra, naso, orecchie, mani, piedi), dovute a insufficiente ossigenazione del sangue; • cute delle estremità fredda al tatto; • respiro frequente e corto (fame d’aria), altro segno precoce di shock; • polso rapido e difficile da palpare in sede radiale; • agitazione, ansietà, sonnolenza.
  • 76. 24/03/2016 76 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LO SHOCK - segue Trattamento Prima di attivare una qualsiasi altra procedura, valutare le funzioni vitali della vittima: • se sono alterate, è necessario garantire il loro mantenimento con la procedura della RCP (slide 15); • se ci sono emorragie, vanno tamponate; • porre il paziente in posizione antishock; • coprire il paziente con una coperta isotermica o con indumenti pesanti, ponendolo possibilmente al chiuso ed al caldo per non esporlo agli agenti atmosferici
  • 77. 24/03/2016 77 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it IL COMA Il coma è uno stato d’incoscienza dal quale il soggetto non riesce ad uscire, anche se sottoposto a stimoli verbali, tattili o dolorifici. Il disturbo dipende da una situazione di sofferenza cerebrale transitoria o permanente. Trattamento Nei casi di coma occorre: • comportarsi come nella RCP (vedi pag. 15)
  • 78. 24/03/2016 78 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it PATOLOGIE IN AMBIENTE DI LAVORO COLPO DI SOLE E’ causato dalla esposizione diretta dell’organismo (ed in particolare del capo) ai raggi del sole. Nelle fasi iniziali il paziente si presenta con il volto congestionato, ha un violento mal di testa e un forte senso di fastidio provocato dalla luce, crampi muscolari e, talvolta, nausea, vomito, rigidità nucale e possibile svenimento. Se dura a lungo l’esposizione, potranno aversi allucinazioni, depressione respiratoria sino al coma. Trattamento Il paziente deve essere condotto in un ambiente fresco, ventilato e poco illuminato e comunque al riparo dal sole; va, quindi, posto disteso a terra e gli vanno praticati impacchi freddi sulla pelle ed in particolare sulla fronte; se la vittima è cosciente, è possibile dargli da bere acqua. Non bisogna mai far bere alcol. Se la vittima perde conoscenza, occorre chiamare il 118.
  • 79. 24/03/2016 79 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it COLPO DI CALORE E’ prodotto dalla permanenza in ambienti particolarmente caldi ed umidi, che portano ad una eccessiva sudorazione. Ciò può avvenire all’aperto oppure in ambienti chiusi e scarsamente ventilati, in prossimità di macchinari che producono calore. Il lavoro muscolare in ambienti caldi predispone al colpo di calore. I segni e i sintomi sono: malessere diffuso con cute fredda, umida e pallida, nausea, vomito, svenimento. Trattamento Il paziente deve essere prontamente condotto in un ambiente fresco, ventilato e comunque al riparo dal caldo, sdraiato con coperte o abiti asciutti; se è cosciente si potrà dare da bere acqua. Non effettuare impacchi freddi né somministrare bevande alcoliche. Se perde conoscenza chiamare il 118, e se occorre, avviare la rianimazione, in attesa dei soccorsi sanitari.
  • 80. 24/03/2016 80 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it CONGELAMENTO Le lesioni da congelamento sono ferite simili alle ustioni, localizzate, in genere, alle dita delle mani, dei piedi, alle orecchie, al naso e causate dall’esposizione al freddo. Il congelamento si presenta dapprima con il dolore della parte colpita, che appare pallida e fredda, poi arrossata; se perdura l’esposizione, compaiono delle vescicole e poi la morte dei tessuti colpiti e l’amputazione da freddo. Man mano che il danno diventa irreversibile il dolore s’attenua fino a scomparire. Trattamento Bisogna tenere la vittima in un ambiente caldo e poi sdraiarlo, invitarlo a muovere l’arto colpito, rimuovere abiti, guanti e calzature troppo strette, bagnate, lacerate, coprire la parte lesionata con coperte oppure abiti asciutti, senza stringere quella zona. Non bisogna applicare sulla parte lesa direttamente il calore, non vanno mai dati alla vittima alcolici, che provocano un’ulteriore perdita di calore per vasodilatazione né rotte le bolle, perché aumenta il rischio d’infezione.
  • 81. 24/03/2016 81 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it ASSIDERAMENTO E’ causato dall’esposizione a basse temperature, che fanno crollare la temperatura corporea sotto i 35° C (ipotermia). Segni e sintomi Ipotermia lieve: brividi, intorpidimento o sonnolenza; ipotermia grave: rallentamento della respirazione e del battito cardiaco, con deficit visivo, incoordinazione motoria e sonnolenza; ipotermia molto grave: assenza di coscienza e possibile arresto cardiaco e respiratorio. Trattamento E’ legato al grado dell’ipotermia, che quindi bisogna essere in grado di riconoscere. Nei casi di lieve ipotermia, chiamati subito i soccorsi, bisogna condurre la vittima al caldo ed all’asciutto, comunque, al riparo dal freddo, sdraiarlo e , se gli abiti sono bagnati, spogliarlo e coprirlo con indumenti asciutti, massaggiare il corpo; non dare da bere alcolici. Rianimare la vittima, se non respira.
  • 82. 24/03/2016 82 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it ASSIDERAMENTO (segue) Nell’ipotermia grave, il paziente è ad alto rischio di fibrillazione ventricolare; bisognerà dunque per prima cosa chiamare i soccorsi, condurre la vittima in un ambiente caldo e asciutto, metterlo in posizione antishock ed avvolgergli intorno la coperta isotermica assieme ad indumenti caldi e coperte; non tentare di riscaldare il paziente (la manovra potrebbe indurre fibrillazione ventricolare) né dare a bere alcolici. Nell’ipotermia molto grave nel caso in cui la vittima non respiri, trattarla con le procedure di RCP (vedi pag. 15).
  • 83. 24/03/2016 83 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it AVVELENAMENTO E’ una condizione, spesso molto grave, indotta dall’assorbimento di sostanze che, per le loro proprietà, possono compromettere più o meno gravemente la funzionalità dell’organismo. I sintomi variano notevolmente a seconda del tossico e della sua concentrazione, ma anche in base alla via di penetrazione nell’organismo; alcuni sono comuni a tutte le intossicazioni. Tra i sintomi iniziali abbiamo una stanchezza improvvisa e non giustificata e malessere, mal di testa, nausea e vomito, crampi addominali. Nelle intossicazioni più gravi i dati clinici peggiorano rapidamente con vertigine, instabilità motoria, sonnolenza e confusione mentale, convulsioni
  • 84. 24/03/2016 84 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it AVVELENAMENTO (segue) Trattamento dell’avvelenamento varia da sostanza a sostanza. Qualunque sia la causa e le modalità di avvelenamento, nell’approccio al paziente si deve sempre:  Controllare e, nel caso, mantenere le funzioni vitali  Individuare la sostanza in causa, operazione di vitale importanza per il successivo trattamento;  Mettersi in contatto con un centro antiveleni;  Avviare la rimozione delle sostanze tossiche non ancora assorbite Il primo soccorritore deve a sua volta proteggersi con gli appositi dispositivi di protezione che dovranno essere individuati preventivamente nella valutazione dei rischi. Nel caso si debba procedere alla rianimazione cardipolmonare, è necessario pulire accuratamente le superfici cutanee contaminate ed applicare alla pocket mask uno specifico filtro di sicurezza
  • 85. 24/03/2016 85 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it MORSO DI VIPERA E’ raramente un evento immediatamente mortale: il veleno della vipera ha una reazione piuttosto lenta e molto spesso è inoculato solo superficialmente. Nel primo trattamento il primo soccorritore non deve: • praticare incisioni: questa manovra è inutile; • succhiare il sangue: la manovra espone il soccorritore all’assorbimento del veleno; • muovere il paziente: il movimento facilita la circolazione del veleno; • dare da bere alla vittima (specie gli alcolici): i liquidi facilitano la circolazione del veleno; • somministrare il siero antivipera: non è una pratica di primo soccorso, ma una terapia di pronto soccorso. Nel morso di vipera interventi realmente efficaci sono: • chiamare il 118; • in attesa dei soccorsi, tranquillizzare la vittima, sdraiarla per tenerla più ferma possibile, evitando ogni movimento, specie della zona interessata; • tamponare la zona interessata con un bendaggio debolmente compressivo
  • 86. 24/03/2016 86 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it USTIONI Le ustioni sono lesioni della pelle indotte da calore, agenti chimici, corrente elettrica. La gravità di un’ustione si giudica in base alla profondità e all’estensione. In base alla profondità si distinguono tre tipi di ustione: • di 1° grado, che si manifesta con l’eritema, l’arrossamento della cute, ed il dolore; • di 2° grado, che ha come segno tipico la presenza di vescicole cutanee (flittène) ed è accompagnato da eritema e dolore più intensi; • di 3° grado, che presenta una superficie cutanea di colorito bianco avorio o brunastro e si riconosce, anche per la perdita circoscritta della sensibilità dolorosa.
  • 87. 24/03/2016 87 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it USTIONI (segue) Per valutare l’estensione di un’ustione si usa la regola del 9: e’ possibile dividere il corpo in aree corrispondenti a circa il 9% della sua superficie ed assegnare a queste aree un punteggio in percentuale (ad es. il collo ed il capo 9% ; il braccio 9%; l’arto inferiore 18%, ecc.), che poi permette un veloce calcolo della superficie ustionata.
  • 88. 24/03/2016 88 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it USTIONI (segue) Altri fattori che condizionano la gravità di un’ustione sono la localizzazione del danno in aree critiche (volto, mani e piedi, gomiti e ginocchia, genitali, natiche, faccia interna delle cosce), l’età del paziente (un’ustione moderata rischia di essere fatale per un anziano), la preesistenza d’eventuali malattie croniche; inoltre, il danno è più grave se a produrlo sono agenti chimici o la corrente elettrica. Primo trattamento delle ustioni termiche gravi Da non fare: • Non utilizzare acqua fredda né ghiaccio; • Non rimuovere gli abiti del paziente né gli eventuali corpi estranei, se questi sono appiccicati alla superficie ustionata; • Non bucare le flitténe; • Non utilizzare polveri né pomate.
  • 89. 24/03/2016 89 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it USTIONI (segue) Da fare: • garantire per soccorritore e vittima la sicurezza della scena e rimuovere e limitare l’esposizione alla fonte di calore del soccorritore e dell’ustionato; • chiamare il 118; • soffocare gli eventuali focolai ancora accesi sul corpo del paziente con una coperta; • medicare le zone di cute scoperta con garze sterili o teli puliti. • monitorare le funzioni vitali della vittima sino all’arrivo del 118, avviando le procedure di rianimazione, se la vittima non respira; • coprire la vittima con la coperta isotermica o con qualche indumento pesante. Primo trattamento delle ustioni termiche lievi / moderate Nelle ustioni localizzate l’obiettivo del trattamento è quello di alleviare le sofferenze della vittima e di prevenire la contaminazione batterica delle ferite. Il primo obiettivo si raggiunge applicando sulla parte ustionata il freddo. La prevenzione della contaminazione delle ferite si ottiene con una medicazione, coprendo la parte con garze sterili o teli puliti e fasciandola con benda o isolandola con un sacchetto di polietilene.
  • 90. 24/03/2016 90 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it LESIONI DA ELETTRICITA’ La folgorazione è un evento relativamente raro, ma con conseguenze spesso molto gravi: colpisce soggetti di tutte le età, è equilibrato e riguarda non solo i lavoratori , ma anche i semplici cittadini esposti ai rischi generici di un ambiente domestico. Gli effetti più gravi sull’organismo interessano l’apparato cardiovascolare e l’apparato respiratorio; danni egualmente molto seri sono prodotti della corrente elettrica sui tessuti di rivestimento.
  • 91. 24/03/2016 91 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it MORTE DA FOLGORAZIONE Può avvenire per tre sostanziali ragioni: • per fibrillazione ventricolare, alla quale segue l’arresto respiratorio; • per asfissia causata da paralisi dei muscoli respiratori, alla quale segue l’arresto cardiaco; • per arresto respiratorio e cardiaco da inibizione dei centri bulbari
  • 92. 24/03/2016 92 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it USTIONI DA FOLGORAZIONE Le alte tensioni determinano ustioni di III° grado di difficile guarigione e che possono porre il paziente in pericolo di vita. Le basse e medie tensioni inducono danni localizzati e si presentano nei punti di entrata e di uscita della corrente. Intervento d’emergenza per tensioni inferiori a 1.000 Volts: • togliere la corrente; • se non è possibile, staccare la vittima dall’elemento in tensione, isolandosi adeguatamente e senza toccare la vittima; • valutare le funzioni vitali e se è il caso, sostenerle (procedura RCP, vedi slide 15); • coprire le ferite da ustione con garze sterili e fasciarle • non avvicinarsi all’elemento in tensione prima di avere interrotto la corrente; • soccorrere il folgorato, valutare le funzioni vitali e, se è il caso, sostenerle (procedura RCP); • medicare le ustioni con garze sterili e coprirle con bende; Intervento d’emergenza per tensioni superiori a 1.000 Volts: Il passaggio della corrente da un braccio all’altro è uno dei percorsi più pericolosi
  • 93. 24/03/2016 93 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it SPOSTAMENTI D’ EMERGENZA Non si dovrebbe mai spostare il paziente senza una specifica preparazione ed appositi supporti; infatti, quest’azione può comportare gravi danni alla vittima e al soccorritore. D’altronde, può essere indispensabile compiere uno spostamento d’emergenza per allontanare un paziente da un’area ad alto rischio ambientale in cui la sua vita e quella dei soccorritori si trovano in immediato pericolo. In questi casi, la conoscenza di alcune tecniche di spostamento permette al soccorritore di intervenire, limitando in qualche misura il danno inevitabile che le operazioni di movimentazione comportano sull’infermo; occorre, anche, che il soccorritore movimenti il soggetto utilizzando tecniche di sollevamento corrette per proteggere la propria schiena.
  • 94. 24/03/2016 94 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it TRASCINAMENTO PER LE CAVIGLIE Dopo aver spostato le braccia completamente distese del paziente sopra la testa, disponendole a corona sul capo per stabilizzare il tratto cervicale della colonna, si afferrano le sue caviglie, sollevando le gambe al minimo per non sollecitare il tratto lombare della colonna vertebrale, lo si trascina, tirando il suo corpo sempre lungo il suo asse verticale. Può esser impiegata per spostare un soggetto con un sospetto trauma spinale, mentre non deve esser impiegata in caso di traumi degli arti inferiori.
  • 95. 24/03/2016 95 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it METODO DEL POMPIERE Porre un braccio del paziente sulle proprie spalle, afferrandogli il polso, abbracciar le sue cosce e sollevare il soggetto. Questa tecnica può esser impiegata per allontanarsi in emergenza con un paziente da un luogo pericoloso lungo un percorso accidentato o da un locale in condizioni logistiche precarie, per cui il soccorritore deve poter aiutarsi con una mano nella fuga. Non è una tecnica d’impiego nei traumi toracici e spinali o se il soggetto ha difficoltà respiratorie; a causa delle prese sul polso e sulle cosce del paziente essa è impraticabile nei traumi di braccia e gambe.
  • 96. 24/03/2016 96 Istituto Tecnico Tecnologico Informatico - Economico Turismo S. Freud – Via Accademia 26 Milano www.istitutofreud.it CARICAMENTO SUL DORSO Si esegue sollevato il paziente e passando le sue braccia sulle proprie spalle ed issandolo sul dorso. Questa tecnica di spostamento può essere impiegata in alternativa alla tecnica del pompiere per allontanarsi in emergenza; è impraticabile in pazienti con traumi toracici o se il soggetto ha difficoltà respiratorie o traumi delle braccia, a causa delle prese sui polsi del paziente. Una tecnica di sollevamento e di trasporto a più soccorritori è riportata nella figura in basso.